(Tarcisio Mezzetti – Lozio – luglio 1987)
Cari Fratelli e sorelle, guardatevi attorno e chiedetevi: da chi vorrei
andare per farmi fare una preghiera di guarigione? Qui dentro questa stanza
non ci sono guaritori, non ci sono persone speciali, e allora?
Io voglio farvi una confidenza: io non me la sento di pregare su di voi
né su nessun altro. Non sentite anche voi così? che c’è qualcun altro
che è adatto più di voi a pregare sui fratelli. Quando si tratta di
pregare sulle persone c’è tutta una parte di noi che si rifiuta di farlo.
Bisogna fare violenza su se stessi quando qualcuno chiede di pregare su di
lui. Infatti c’è una parte di noi che afferma che prima di pregare su
altri, noi dobbiamo essere santi. Una voce dentro di noi dice, no, tu non
puoi fare la preghiera di guarigione perché non sei buono abbastanza, se
sapessero chi sei veramente non te lo chiederebbero. Oppure la voce dentro
di noi ci dice che non bastano due minuti per fare quella preghiera di
guarigione, ci vorrebbero due ore, o due giorni, o due anni…allora
troviamo la scusa che abbiamo da fare o fretta.
Invece noi dobbiamo ascoltare cosa ci dice Gesù il quale dice che tutti
noi possiamo pregare su qualcun altro; che tutti noi abbiamo la capacità di
stendere una mano e pregare sul fratello, e che non è necessario che siamo
santi perché non siamo noi che operiamo nessuna guarigione, ma è Lui.
Osservate bene chi chiamò Gesù intorno a sé, chi chiamò per mandare a
guarire i malati e ad insegnare agli altri come guarire: chiamò i dodici
apostoli, non ne scelse uno perché era santo.
Se scorrete attentamente la Scrittura non troverete una sola frase in cui
Gesù. parlando ai dodici, affermi che essi sono santi o perfetti. Anzi,
scelse uno che lo tradì, un altro che lo rinnegò, un altro che dovette
mettere la sua mano nella piaga del costato altrimenti non avrebbe creduto.
Il loro capo era uno che negò perfino di averlo conosciuto. Quando Gesù
aveva più bisogno di loro, essi si addormentarono, e ai piedi della croce
ce n’era rimasto soltanto uno con Maria. Gli altri se ne stavano tappati
in casa perfino dopo la Resurrezione.
A ben guardare sembra che Gesù avesse cercato i più deboli, quelli che
erano più feriti per diventare i suoi Apostoli. Gesù cerca le persone che
sono più ferite, coloro che sono i più piccoli, coloro che non valgono
niente. Fra i Discepoli di Gesù c’erano due fratelli soprannominati figli
del tuono, perché il loro carattere era così impulsivo e irascibile che
bastava irritarli un po’ che subito erano pronti ad invocare che scendesse
il fuoco dal cielo per bruciare vivi tutto un villaggio di samaritani.
Riassumendo: tutti abbiamo la capacità di tendere una mano verso qualcun
altro, se siamo dei feriti che abbiamo permesso a Gesù di toccarci, proprio
perché eravamo feriti; ed abbiamo permesso che le nostre ferite divengano
il modo attraverso cui Gesù tocca qualcun altro, per mezzo della nostra
compassione. Se riusciremo ad accettare di diventare persone ferite che
guariscono gli altri, noi avremo la capacità di stendere la mano verso i
nostri fratelli e Gesù opererà le guarigioni.
Cosa dobbiamo fare per diventare gli inviati di Gesù? Quale tecnica
dobbiamo usare? Si dice che tre uomini che Gesù aveva guarito dalla
cecità, si incontrarono alla piscina di Siloe per scrivere un libro su come
bisognava fare per pregare per la guarigione dalla cecità. Il primo disse:
amici, vi ho radunato qui a Siloe perché qui Gesù mi guarì dalla cecità;
Egli mi mostrò come bisogna fare per pregare, quando si prega sui ciechi.
Si deve fare così: dobbiamo fare un po’ di fango con la saliva, spalmare
gli occhi del cieco con il fango e poi lavarli con quest’acqua. Il secondo
lo interruppe: no, non è così che si fa, questo non è il modo giusto, tu
eri cieco e quindi non sapevi cosa faceva Gesù. Gesù usava saliva, non
fango, poi ti imponeva le mani e diceva: vedi niente? Tu vedevi gli uomini
come alberi che camminavano. Egli pregava nuovamente ed allora la guarigione
era completa. Ma Bartimeo si alzò in piedi a sua volta e disse: no, Gesù
non aveva bisogno né di fango né di saliva, né di imposizione delle mani;
io dissi soltanto: Rabbi, che io riabbia la vista. Egli mi rispose: Va, la
tua fede ti ha guarito: quindi tutto quello che occorre è la fede. Ma il
primo che aveva parlato controbatté: no, caro Bartimeo, a Siloe io neanche
avevo chiesto di essere guarito e non avevo fede; infatti nemmeno conoscevo
chi mi guariva. E così continuarono a discutere e non scrissero mai più il
loro libro perché si preoccupavano di scrivere il metodo giusto per guarire
anziché cercare Colui che guarisce.
Esistono infatti tanti modi di guarire quanti sono i modi di ricevere e
di dare l’amore di Colui che guarisce. Leggendo Gv9, Mc8, 22-25,
Mc10,46-52 si capirà che non c’è una tecnica o una preghiera speciale
per guarire.
Quando si prega per la guarigione, molti si pongono le stesse domande che
i tre ciechi guariti si ponevano alla piscina di Siloe:
Da dove si comincia per essere guariti?
Come si continua la guarigione che è già iniziata?
Come bisogna fare per pregare sugli altri?
Scegliamo oggi il modo più semplice di pregare, riassunto negli esercizi
di preghiera che faremo fra poco.
Il metodo che tutti possono fare e per cui non occorrono più di cinque o
dieci minuti è quello di ripetere una parola, guardare una immagine o
pregare con un gesto. Malgrado il tempo brevissimo, ognuno può sperimentare
l’amore di Gesù e così arrivare a sperimentare la guarigione più
profonda di cui parleremo.
Vi faccio un esempio di come Gesù usa le situazioni più imprevedibili:
mi trovavo a Malta e una suora fu introdotta nella stanza in cui stavamo
pregando. Un sacerdote me la presentò dicendo: questa suora pensa di avere
qualche oppressione dal maligno. Io andai a pregare su di lei ma secondo me
non vi era nessuna oppressione maligna; per farle coraggio le diedi una
pacca sulla spalla dicendo: sorella non hai niente…Il giorno dopo, questa
suora mi venne a cercare, mi si buttò in ginocchio, mi baciava le mani. Era
successo che lei aveva un dolore alla schiena da cinque anni e disse: tu mi
hai toccato proprio in quel punto e il Signore mi ha guarita! Io neppure
sapevo che e dove avesse male! Il Signore ha usato quel tocco, quel gesto,
eppure io non sono assolutamente un guaritore.
Oggi quindi vedremo come, malgrado il tempo brevissimo, ognuno può
sperimentare l’amore di Gesù e così arrivare a sperimentare la
guarigione più profonda di cui parleremo prossimamente. Oggi scopriremo
come può essere semplice, vario e profondo il modo di pregare per la
guarigione dalle ferite della vita.
La domanda iniziale: come devo pregare per guarire, diventa quindi questa
risposta: io posso pregare per la guarigione in tanti modi quanti sono i
modi in cui posso dare e ricevere l’amore di Dio.
Molte volte, dice Padre Matt Linn, non abbiamo pregato noi sulle presone
ma abbiamo fatto in modo che persone senza nessuna esperienza di preghiera
di guarigione, abbiano pregato le une sulle altre, ed il Signore ha compiuto
meraviglie.
Per quanto ogni persona capace di amare può anche pregare per la
guarigione, ci sono tre persone che meglio di tutte le altre possono fare la
preghiera di guarigione. Per esempio, se una persona soffre di dolori alla
schiena, chiederemo a tre persone specifiche di pregare su di lei. Quali
sono queste persone? Il suo migliore amico, qualcuno che sia stato guarito
dal mal di schiena e una persona a cui fa male la schiena. Queste tre
persone spesso riescono a fare una preghiera più profonda perché hanno un
amore più profondo, che rende quindi più presente Dio che è Amore.
Essi non devono convincere Dio ad amare, come se Lui si dimenticasse per
distrazione di quella persona: noi dobbiamo semplicemente offrire a Dio
un canale dove versare dentro tutto il suo amore.
Un amico è uno dei canali più profondi che Dio può trovare. Oltre l’amico,
Dio può usare facilmente l’amore compassionevole di colui che soffre
dello stesso dolore della persona su cui si prega e che quindi prega con
compassione su un altro che soffre del suo stesso dolore.
Infine il terzo, colui che è stato guarito dal male alla schiena, non
solo costui prega con compassione, ma prega anche con l’aspettativa che
quello che è accaduto a lui, può ora accadere al fratello su cui si prega.
Lui lo sa che il Signore ascolta quindi prega con una fede che si aspetta di
essere esaudita.
Padre Linn porta l’esempio di Judy che faceva la cameriera, e che si
era fatta male alla schiena nel cercare di prendere un vassoio pieno di
piatti. Per quanto all’inizio della preghiera Judy fosse piena di dolori e
impossibilitata a reggersi in piedi, dopo appena dieci minuti di preghiera
il dolore alla schiena era totalmente scomparso. Nello stesso momento, un
uomo sofferente col male alla schiena e che aveva pregato anche lui su Judy,
fu guarito al novanta per cento di un’ernia del disco che per anni lo
aveva imprigionato in una gabbia di dolore costante. Judy stava così bene
dopo aver ricevuto la preghiera che dopo aver fatto alcuni giorni di
servizio ai tavoli senza risentire di alcun dolore, si arrischiò di nuovo
ad alzare un vassoi pieno di piatti ed il suo dorso fu trafitto da dolori
lancinanti. Il medico le ordinò il letto e miorilassanti per due settimane.
Poco dopo aver cominciato il suo riposo, Joan la chiamò al telefono: ho
saputo che sei stata guarita dal mal di schiena, il mio mi tormenta da circa
vent’anni, ti spiace se vengo da te per avere una preghiera di guarigione?
Non sapendo che lei aveva già finito l’effetto della preghiera.
Judy sapeva che se un uomo con un dolore alla schiena era stato usato per
guarire il suo stesso dolore, forse la sua preghiera sofferente poteva
aiutare qualcun altro. E mentre Judy pregava, la schiena di Joan guariva e
con grande sorpresa di Judy, anche la propria schiena guarì, nell’atto di
servire e di pregare per qualcun altro. Ambedue sono rimaste totalmente
guarite da allora. Ho chiesto a Judy, dice Padre Linn, come mai lei pensava
che fossero necessarie due guarigioni per la sua schiena. Gli rispose che
lei aveva sempre pensato di essere guarita per mezzo della preghiera, ma non
aveva mai creduto che la sua preghiera potesse essere ascoltata da Dio e
aiutare qualcun altro.
Quando dovette pregare la sua schiena le faceva così male da capire
quanto fosse grande la sofferenza di Joan; la sua compassione per Joan fu
più grande della sua paura di pregare. Dice oggi Judy: penso che il Signore
volesse mostrarci che adesso voleva guarirmi, non solo quando chiedevo
preghiere, ma anche mentre stendevo la mano per pregare sugli altri. Non
solo Dio ha guarito la mia schiena, ma ha guarito anche il mio cuore, e i
miei più profondi risentimenti dal quel giorno sono spariti, e questa è la
cosa più importante. Continua Judy: così tanto stava succedendo per mezzo
della preghiera quando pregavo sugli altri che ho lasciato il mio lavoro di
cameriera per lavorare in una casa di cura, dove mi era possibile pregare su
coloro che erano più scoraggiati e sofferenti. Mi è piaciuto così tanto
il nuovo lavoro, che ora vado a scuola alla sera per diventare infermiera.
Anche per noi che seguiamo questo corso di preghiera, il processo di
guarigione avverrà non solo mentre riceveremo l’amore di Colui che
guarisce, ma anche mentre noi daremo qualcosa agli altri. Il metodo non è
importante, Colui che guarisce è importante.
Prima di tutto tenete gli occhi chiusi in modo da non essere disturbati
da niente, sedete in posizione eretta ed appoggiate bene i piedi sul
pavimento. Le mani sul grembo con le palme rivolte in alto e che non si
tocchino tra loro.
Adesso, con gli occhi chiusi, diventate coscienti delle mani rivolte
verso l’alto, dell’aria che circola tra le dita e sulle palme. Percepite
questa corrente di aria fresca.
Inspirate profondamente, come se l’aria dovesse entrare dalla punta dei
vostri piedi e salire su, su, dentro di voi attraverso le gambe, l’addome
e l’intero corpo. Ad occhi chiusi potete percepire come se l’aria
venisse dalla punta dei piedi, e mentre inspirate dite in silenzio: Gesù
Cristo è il Signore, mentre assorbite da Lui tutto ciò di cui avete
bisogno. La sua pace, la sua gioia, la sua saggezza. Cercate ora di vederlo
in piedi davanti a voi, oppure vederlo che guarda nei vostri occhi. Guardate
il suo Corpo di Luce e sperimentate quella Luce che viene nel vostro corpo:
voi inspirate la sua presenza, Gesù è lì di fronte a voi.
Controllate che non vi siano tensioni nel vostro corpo. Allentate la
tensione rilasciando un dato muscolo e mentre inspirate dicendo Gesù Cristo
è il Signore, quando espirate sorridete e mandate fuori qualsiasi cosa che
possa essere dietro la vostra tensione. Poi con ogni espirazione,
arrendetevi più profondamente possibile, finché avrete fame di Gesù.
Facciamo ora il canto in lingue.
Fratelli abbiamo fatto due minuti di esercizi di preghiera molto
semplici.
Voglio ora approfondire con voi il significato della preghiera del
respiro, infatti non è un esercizio di yoga, si avvicina di più alla
preghiera del cuore. Si cerca infatti solamente di camminare per scoprire
che Dio ci ama. Negli esercizi di yoga e di meditazione trascendentale, si
cerca invece qualche altra cosa: si cerca di diventare Dio.
Non confondiamo quindi le cose, e continuiamo a camminare verso l’amore
di Dio che vuole mostrare a ciascuno di noi la ricchezza del suo Amore.
Abbiamo imparato a pregare respirando, ed è questa una preghiera che
possiamo fare in ogni momento, anche in mezzo alle difficoltà, alle paure,
in autobus: basta buttare fuori espirando ciò che ci opprime ed inspirare
in tutti i modi possibili Lui, l’Amico.
Questa, se voi ci pensate bene, è la preghiera stessa che faceva Gesù
mentre stava morendo sulla Croce; non riusciva neanche più a parlare:
poteva respirare e pregare. Gesù espirava mettendo tutto il suo essere
nelle mani del Padre dicendo: Padre, nelle tue mani io rimetto il mio
Spirito. Spirito, nella Scrittura è vento, soffio, respiro, in ebraico ruah,
è tutto ciò che sta dentro una persona. Gesù quindi, alla lettera,
espirava tutto il suo Io interiore nelle mani del Padre, e fu così che
entrò nell’eternità.
Con questo spirito anche noi possiamo pregare questa stessa preghiera;
non importa cosa ci stia minacciando, se la morte o qualche altra
sofferenza, noi possiamo sempre invitare Gesù ad entrare dentro la nostra
situazione dolorosa e a ristorarci. E’ Lui infatti che ha detto: venite a
Me voi tutti che siete affaticati ed oppressi, ed Io vi ristorerò.
Ma che cosa si fa quando la preghiera non viene esaudita? Per quanto
tutti parlino delle loro preghiere immediatamente esaudite, tutti sanno che
la maggior parte delle preghiere di guarigione non vengono esaudite
immediatamente e totalmente, ma sono soltanto il primo passo di un processo
di guarigione più o meno lungo. Noi abbiamo nel Rinnovamento, la pessima
abitudine di pregare su una persona e poi dirle: il Signore ti ha guarito,
vai in pace! Quello esce, stava male e continua a stare male e si chiede: ma
che hanno fatto? Allora la gente comincia a dire: io non ho il carisma della
guarigione…tutte idee distorte!
Ogni preghiera, se fatta veramente nel nome di Gesù, il Padre la
ascolta, ma non è detto che la ascolti come vogliamo noi: forse per quel
caso ce ne vogliono cento di preghiere, ma siccome noi ne facciamo una e poi
non succede niente, subito lasciamo perdere e ce ne andiamo. Nel filmato
fatto dai due fratelli Linn sulla guarigione, delle otto persone che vengono
mostrate guarite in seguito alla preghiera di guarigione, soltanto due hanno
avuto una guarigione immediata e totale, mentre le altre sei hanno
sperimentato un processo di guarigione che andava da alcune ore a due anni.
Cercheremo di illustrare questo processo con alcune testimonianze, ma
prima di raccontarle è bene farsi alcune domande: come faccio a saper che
quando io prego non sono io che sto facendo un soliloquio, ma è Dio che
parla con me?
Come faccio a sapere che è Dio che mi risponde o invece sono io che
faccio tutto?
Io credo che Dio vuole parlare con noi ogni giorno e che ci sono dei modi
molto semplici per verificare se si tratta di Dio o siamo noi stessi.
Talvolta noi crediamo che la preghiera deve diventare così specializzata
che se non facciamo in un determinato modo, allora Dio non può parlarci. Ma
non c’è una laurea per questa preghiera. Il modo di pensare che per
pregare sia necessaria la professionalità è sbagliato perché la verità
è che Dio vuol parlare a ciascuno di noi in ogni momento della nostra
vita.
Qual’è quindi il modo più facile per permettere a Dio di parlare con
noi?
Per capirlo vi racconterò la storia di Chuck coma la racconta Padre Matt
Linn.
Chuck tentò la preghiera del "biglietto" (che vedremo anche
noi più avanti). Per questo esercizio non sono necessarie le immagini, non
ci vuole un allenamento particolare, è un esercizio che possiamo fare
tutti. Tutto ciò che bisogna fare è di scrivere ciò che si sente,
praticamente il diario: Dio, oggi mi sento proprio stanco, dovresti
conoscere mia moglie, se Tu dovessi vivere con lei, penso che ti
stancheresti anche Tu…Così dovete scrivere a Dio. Bisogna soltanto
scrivere ciò che c’è nel nostro cuore in cinque minuti di tempo; poi
bisogna ascoltare ciò che Lui vuole risponderci.
Chuck quindi scrisse un biglietto a Gesù in cui descriveva quattro aree
di lotta nella sua vita, e che egli voleva che cambiassero nella sua
famiglia e nel suo lavoro. Il cambiamento in noi durante la preghiera, non
avviene al fatto che gli diciamo ciò che sentiamo, questo già Lui lo sa.
Questo aiuta ed è necessario, ma la chiave della preghiera è di
ascoltare ciò che risponde Lui.
Chuck non sentiva però nessuna risposta, e se ciò succederà a qualcuno
di voi, non dovete subito spaventarvi, perché a volte succede che non si
sente niente. Padre Matt Linn pregò su di lui, impose le mani e chiese una
Parola a Dio; ma dalla Scrittura non venne nessuna risposta. Allora prese
una immaginetta di Gesù e gliela mise tra le mani. Chuck fece una prova,
guardò Gesù nell’immaginetta, lo pregò, lo ascoltò e poi scrisse ciò
che gli sembrava Gesù gli avesse risposto. Chuck aveva scritto così: Chuck,
Io conosco le ferite che sono in te, gli uomini hanno ferito anche Me,
fidati di me, abbi fede ed Io ti aiuterò. Queste parole commossero talmente
Chuck, che si mise a piangere lungamente. Egli era l’unico che piangeva
così forte, dice Padre Matt Linn che lo lasciammo piangere per mezz’ora.
Chuck era stato commosso perché diceva: io credevo che Gesù potesse
parlare a mia moglie, a tante altre persone, ma non a me. La preghiera del
biglietto è molto semplice e si applica anche nel fare il diario: si scrive
ciò che si sente e poi si ascolta la risposta di Dio.
Chuck non aveva udito una voce né avuto una visione ma il suo cuore era
stato sopraffatto dall’amore personale di Dio per lui.
Chuck aveva veramente sentito Dio oppure la sua immaginazione aveva
semplicemente proiettato ciò che lui stesso voleva sentire ? (uno psicologo
darebbe subito questa seconda risposta).
Il test per sapere se veramente abbiamo ascoltato la voce di Dio è
semplice: ciò che udiamo ci apre di più per ricevere e dare amore da Dio,
dagli altri e da noi stessi? Se è SI ha parlato Dio.
Per rispondere a questo dobbiamo sapere ciò che successe a Chuck. Con
sua grande sorpresa si accorse che, per quanto non fosse cambiato nulla
nelle quattro situazioni che aveva scritto a Gesù in preghiera, molto
invece era cambiato dentro di lui. Chuck era un alcolizzato che per anni
aveva combattuto contro il vizio senza riuscire; quando tornò a casa, non
decise che non avrebbe più bevuto, andò a casa e si comportò come prima,
ma fece subito una scoperta molto importante per lui: ogni volta che beveva,
quella pace che aveva dentro da quando Dio gli aveva perlato, spariva.
Quando non beveva, la pace di Dio era con lui. Alla fine divenne così
stanco di combattere contro Dio che si fece aiutare, ed oggi è guarito.
Ecco come la sua preghiera fu ascoltata. La pace che il Signore aveva
posto in lui rimaneva o spariva, quando operava bene o quando faceva
qualcosa di sbagliato, e questa pace divenne come un processo di
discernimento per tutta la sua vita, con cui Dio lo guidava e lo aiutò a
guarire.
Questa è la profondità che si può raggiungere in una preghiera di
cinque minuti, quando semplicemente scriviamo a Dio ciò che sentiamo e poi
per un minuto o due lasciamo che il Signore ci risponda.
Quattro mesi dopo che Gesù gli aveva parlato, Chuck era felice perché,
benché né il lavoro né le situazioni familiari fossero cambiate, queste
due cose non lo riempivano più di stress. Ciò era avvenuto perché
condividendo il suo dolore con Gesù, Chuck non si sentiva più solo; adesso
riusciva a sentirsi più vicino ai suoi colleghi e alla sua famiglia, anche
se essi non erano cambiati.
Una coppia vide un tale cambiamento dall’amore che emanava dalle
reazioni di Chuck verso la propria figlia che gli chiesero: in caso della
loro morte, di diventare il tutore dei loro figli. Essi sentivano che se
fossero morti, Chuck sarebbe stato il padre più pieno d’amore che i loro
bambini avrebbero mai potuto avere.
Oltre che amare più gli altri Chuck poteva amare di più se stesso; per
questo aveva potuto eliminare l’alcolismo. Anzi, lui disse che questa era
l’unica parte della sua preghiera che era stata esaudita, ma per quanto il
tutto fosse una strada ancora lunga da percorrere, Chuck era felice perché
Dio gli aveva parlato; le parole che udì lo aiutarono a crescere nel
ricevere e dare amore verso Dio, verso gli altri e verso se stesso.
L’efficacia della preghiera non si misura da come cambiano gli altri,
ma da come la persona che prega cresce anche se gli altri non cambiano per
niente.
Qui dovete guardare dentro di voi: quanto di magico sta nella vostra
testa quando voi pensate che se non siete voi, qualcun altro: Tarcisio, Don
Dino, Padre Faricy o Tardiff, verrà, farà la preghiera magica e tutto
cambierà. Ma non è così; Santa Monica ha pregato per la conversione di
Sant’Agostino, diciannove anni, dopo è uscito un dottore della Chiesa!
Quando le mamme vengono a dirmi: ma il mio figlio si droga, è lontano da
Dio…Prega! magari non diciannove anni. Noi vogliamo pregare nove minuti e
poi diciamo al Signore: ho pregato tanto…
Spesso la risposta alla preghiera, anziché una diminuzione della
battaglia, la fa diventare più intensa. Ma adesso questa battaglia viene
combattuta con la potenza di dare e ricevere più amore, pur essendo in
mezzo alla battaglia.
Come Chuck, anche Gail, una ragazza, scoprì che la risposta era giunta
dopo un certo periodo di tempo. In mezzo a battaglie e dubbi Gail era stata
oggetto della più semplice preghiera possibile: in silenzio totale, tre
persone imposero le mani su di lei per cinque minuti mentre cercavano di
amarla come la amava Gesù. Gail non aveva parlato con loro perché non
sopportava di parlare del suo ricordo più doloroso.
In questo caso la parte più evidente della preghiera era il tocco su di
lei di coloro che pregavano.
Si è scritto molto sugli effetti del contatto fisico. Fra tutti gli
studi fatti ce n’è uno che è stato considerato fondamentale: nel 1910 fu
osservato in un ospedale americano che tutti gli orfani di guerra morivano;
ce ne erano 200 e tutti morirono. Poi osservarono che in Germania la
sopravvivenza dei bambini orfani era esattamente la stessa di quelli che
avevano i genitori. Vollero scoprire quale fosse la differenza e una squadra
di esperti partì per la Germania e andò all’ospedale di Dusseldorf. Qui
scoprirono che i medici usavano lo stesso trattamento e le stesse medicine
usate negli stati Uniti, e non riuscivano a capire perché i bambini
morissero dall’altra parte dell’Atlantico e non da questa parte.
La risposta era molto semplice: mentre uscivano dal reparto videro una
signora anziana e chiesero chi fosse. I dottori che li accompagnavano
risposero: è Anna, una vecchia signore schizofrenica, ogni volta che un
bambino piange la chiamiamo, Anna se lo prende in braccio, lo culla e lo
stringe a sé. La differenza era questa: in Germania i bambini erano tenuti
in braccio ed in America no. Tutti gli ospedali tedeschi avevano queste
persone che avevano il solo compito di tenere in braccio i bambini. Quando
cominciarono a farlo negli ospedali americani, la mortalità si abbassò ai
livelli normali.
Il contatto fisico non è soltanto cruciale per i bambini, ma per tutti.
Quando si studiò come fare uscire i pazienti dal coma, si provò prima con
la musica, ma i risultati non erano buoni. Quando invece, permisero alle
persone che li amavano di abbracciarli e di accarezzarli, questi tornavano
alla vita.
Il gesto del contatto c’è anche nei Sacramenti della Chiesa: basta
pensare alla Unzione degli infermi e alla imposizione delle mani nel
Sacramento della Riconciliazione.
Anche nella pratica della preghiera gli uni sugli altri si vede come il
contatto fisico sia uno dei più potenti mezzi di preghiera. Anche senza
chiedere niente, un fratello ti si avvicina e ti tocca imponendoti le mani
proprio come faceva Gesù: basta farlo cercando di essere la mano di Gesù.
Così, se imponete le mani fatelo proprio come lo farebbe Gesù, senza
pensare a quanti carismi avete.
Gail si ricordava di quando aveva diciannove anni e non riusciva ad
andare d’accordo con suo padre; la relazione era diventata così tesa che
Gail aveva progettato di scappare di casa e lo fece. Ma in quello stesso
giorno suo padre ebbe un attacco di cuore e morì. Gail rimase convinta di
avere letteralmente fermato il cuore di suo padre: immaginatevi i sensi di
colpa. Da quel momento non sopportò più se stessa e non riusciva a
stabilire alcuna relazione con un uomo. Mentre i tre fratelli pregavano
silenziosamente su di lei, Gail condivise con Gesù ciò che aveva nel
cuore, e gli chiese di dire a suo padre i suoi pensieri. Gli disse: Gesù,
ti chiedo di portare a mio padre quello che ti dico: capisco perché era
come era, adesso voglio sapere che lui è con me e che mi ama. Desidero
soprattutto che lui sappia che io lo amo e, Gesù, io non gliel’ho mai
detto perché lui è morto quando glielo volevo dire. Mentre Gail
condivideva quello che aveva nel cuore con Gesù, per la prima volta capì
quanto suo padre la amava e quanto lei stessa amava lui. Allora cominciò a
piangere ed anni di colpa ed odio di sé si dissolsero.
Tuttavia circa un’ora dopo questa esperienza, Gail cominciò a dubitare
della esperienza stessa, pensò che si era autosuggestionata nel sentire l’amore
del padre e che quindi si era inventata tutto. Quando raccontò i suoi dubbi
ad un sacerdote del Rinnovamento, questi le disse: Gail, tu stavi pregando
dal profondo del tuo cuore e le tue lacrime derivano quindi dalla tua
guarigione. Il Signore non permetterà che tu possa buttare via la tua
guarigione: nei prossimi tre mesi Egli ti manderà dei segni per dimostrarti
che tu sei guarita. Tre mesi più tardi un amico la chiamò al telefono e le
disse: Gail, ho avuto un sogno che ti riguardava ma che non riesco a
comprendere. Le descrisse in dettaglio un uomo che stava su un balcone con
Dio Padre, ambedue guardavano verso Gail e Dio le diceva: quest’uomo sa
che tu lo ami e lo perdoni, ed egli ti ama e ti perdona, ma Io ti amo ancora
di più: vieni e seguimi. Queste parole erano state le stese parole che Gail
aveva udito tre mesi prima durante la preghiera di guarigione, ma di cui
aveva cominciato in seguito a dubitare. Per quanto l’amico al telefono non
conoscesse né il padre di Gail né la sua infanzia, nel raccontarle il
sogno descrisse ambedue le cose in dettaglio. Descrisse i vestiti che suo
padre indossava il giorno della morte e perfino la camicia a quadri che
penzolava fuori dai calzoni. Gail pianse di nuovo perché questo era il
segno che il Sacerdote gli aveva predetto tre mesi prima. L’unica
parte nuova era: Io ti amo ancora di più, vieni e seguimi.
Per la prima vota nella sua vita, Gail sentì una relazione stretta con
Dio Padre il Quale guarì tutte le ferite che aveva avuto dal padre
naturale. Da quel momento la vita di Gail cambiò drammaticamente: per
quanto questa fosse stata la sua prima esperienza di preghiera di
guarigione, fu così positiva che si unì ad un gruppo di preghiera per
continuare ad riposarsi all’amore di Dio.
Dice Gail: prima non potevo avvicinarmi alla gente, quando mi
abbracciavano mi sentivo fredda e volevo scappare, adesso voglio abbracciare
tutti perché sento calore e gentilezza. Sono più aperta e fiduciosa
specialmente verso gli uomini: mi sono sposata. Tutto questo cominciò
quando perdonai mio padre e permisi a lui di perdonarmi.
La confidenza in se stessa è aumentata a tal punto che ha accettato una
sfida molto dura: insegnare lettere agli studenti di scuola media. E’ ora
anche disponibile ad aiutare altre donne che sono incapaci di stabilire
relazioni interpersonali con uomini. Gail sa adesso cosa Dio ha fatto con
lei e sa che lo può fare anche con gli altri.
Talvolta, come nel caso di Chuck e Gail, la nostra preghiera non sembra
immediatamente ascoltata: può essere perché gli altri non cambiano come
nel caso di Chuck oppure perché noi dubitiamo di ciò che il Signore ha
fatto in noi come nel caso di Gail.
Alcune delle persone per cui Gesù pregò rifiutarono il suo amore e lo
crocifissero.
Anche Gesù come Gail fu attaccato dal dubbio che il Padre fosse ancora
con Lui nell’ora più oscura.
La preghiera non è una scorciatoia verso la risposta immediata, ma vuol
dire lasciare che Gesù ci conduca dove Lui ha camminato. Se noi, come
Chuk e Gail, persisteremo nel camminare con Gesù, troveremo ciò che essi
hanno trovato: un Padre che ci ama anche quando gli altri non riescono o
quando noi non ci amiamo.
Noi abbiamo un Padre che ci ama così tanto da parlare ad ognuno per
mezzo di Gesù; perfino a quelli come Chuck, che non credono che Dio possa
parlare con loro. Egli insegna perfino per mezzo dei sogni, a coloro che,
come Gail, hanno udito ma non riescono a credere. Quando pensiamo che il
Padre non sta facendo niente per noi…Egli sta già facendo infinitamente
di più di qualsiasi cosa noi possiamo credere o immaginare. Il Padre
dice a ciascuno di noi ciò che ha detto a Chuck: fidati di me ed io
ti aiuterò.
Mettiamoci in preghiera e concentriamoci per chiedere al Signore:
"come vuoi toccarmi adesso, Signore? Forse per guarire una relazione
nella mia famiglia? Forse per guarire una radice di peccato? Forse una
guarigione fisica?". Entrate in contatto con quella cosa che vi
trattiene di più dal dare e ricevere amore. Forse potete essere guariti
nell’area di non riuscire a pregare.
Ecco, voi rimanete soltanto in confidenza e in fiducia che Dio vi ascolta
e vuole rispondere: fate perciò un momento di silenzio e chiedete: "in
che modo Signore mi vuoi toccare adesso?". Condividete in modo generico
con il vostro compagno di coppia nel percorso, l’area dove chiedete di
essere guariti: es. chiedo che sia guarita una relazione, una radice di
peccato, una guarigione fisica…condividete in che modo chiedete a Dio che
vi tocchi adesso.
Ora quelli che, nella coppia sono a destra, devono immaginare di essere
Gesù che mette la sua mano nella mano dell’altro. Prendete la mano del
compagno di coppia, e mettetevi in contatto con l’amore di Gesù. Fate in
modo ora che l’amore di Gesù fluisca dentro il vostro cuore, passi dal
cuore alla vostra mano e attraverso la vostra mano, nel vostro. fratello o
nella sorella di coppia. Fate la preghiera del respiro: espirate l’amore
di Gesù voltandovi verso il fratello. Ogni volta che fate uscire aria,
questa è Gesù che voi volete che raggiunga il fratello. Non dovete fare
altro, non dovete pensare a niente. Quelli invece che stanno alla sinistra e
che ricevono la preghiera, facciano qualche respiro profondo come nella
preghiera del respiro, e lasciate che l’amore di Gesù salga dentro di voi
attraverso le vostre gambe, l’addome, su fino al torace, alla testa…ricevete
in voi l’amore di Gesù.
Poi verranno invertite le parti: chi prima aveva pregato sul fratello,
ora ne riceverà a sua volta la preghiera.
Segue poi un canto e il canto in lingue.
Abbiamo finito per questa sera; vorrei che se qualcuno ha sentito la pace
e l’amore di Gesù come inizio della vostra guarigione, non lo dimentichi
e stasera, andando a letto dica a Lui grazie.