ASSOCIAZIONE S. VOLTO di GESU’ – R.n.S
Centro Divina Misericordia
Via Refrancore, 86/6 – TORINO
ALLA RICERCA DEI TESORI NASCOSTI
Borghetto S.Spirito Esercizi spirituali – luglio 2004
Dio è amore: agape
La Chiesa senza lo Spirito Santo è soltanto una istituzione ed è proprio lo Spirito Santo che continua nei secoli a benedire ed a suscitare preghiere.
Dio è amore.
Dio non può fare a meno di amare e la fedeltà di Dio si manifesta nel suo incondizionato amore per noi.
Infatti non dice all’uomo: “Poiché sei stato fedele Io ti amo” ma, amandoci da sempre, ha mandato suo figlio Gesù a morire per noi, per noi peccatori, per noi che non meritiamo nulla o meglio avremmo meritato la sua giustizia.
Dice la scrittura:
“Si può trovare qualcuno che muoia per una persona dabbene” (Rm.5,7), ma Gesù è morto per noi, che lo abbiamo rifiutato e tradito.
L’amore di Dio è un amore di donazione che ci dà la salvezza per l’eternità, attraverso il sangue di suo Figlio.
E’ una salvezza che inizia già qui, sulla terra, per ogni uomo che decida liberamente, con un atto di volontà, di appropriarsi del dono d’amore.
Evidenziamo la parola “appropriarsi” perché l’uomo mette la sua parte proprio con la sua volontà.
Riceviamo il dono per trattenerlo nel cuore, lo riceviamo per usarlo, lo riceviamo e nello stesso tempo ringraziamo Dio per la salvezza.
Allora il piccolo vangelo (Gv.3,16) risuona ininterrottamente nel cuore dell’uomo salvato:
“Dio ha tanto amato il mondo, da dare il suo figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna”.
Ricevuto il dono della salvezza, ci rendiamo conto che il Signore agisce ed opera già in questa vita. Per questo ci rallegriamo ed esultiamo con Maria nostra madre, e testimoniamo quanto è grande l’amore che Dio ha per noi, un amore che chiede nulla in cambio, un amore che si chiama agape.
Ogni fratello deve cercare di vivere questo tipo di amore affinché, alimentando tutti i cuori, si possa formare il corpo di Cristo, nostro Signore: la comunità.
Ne consegue che l’uomo deve avere continuamente nel cuore l’atteggiamento della riconoscenza per questo Dio che ci ama così tanto e deve anche comprendere quando lo stesso Dio, nostro Padre, ci corregge, perché corregge chi ama.
Grazie per il tuo amore, Signore.
Eternità e provvidenza
Cosa dobbiamo fare per vivere l’oggi di Dio?
Una parola affiora nel nostro cuore in preghiera: ”eternità”.
Dio è eterno, Dio è fuori del tempo. Noi invece siamo e viviamo nel tempo ed ogni giorno tocchiamo, con mano, la nostra caducità: la morte, a cui è destinato il nostro corpo.
Dio, creando l’uomo a sua immagine e somiglianza (spirito,anima e corpo) ha dato a ciascuno di noi, con il dono dello Spirito Santo, un timbro della sua eternità: la nostra anima, che attraverso gli eventi della nostra vita, gli eventi di chi vive accanto a noi e le situazioni che succedono attorno a noi, ci prepara a riflettere sulla nostra caducità e comprendere il bisogno di abbandonarci nelle mani di Dio, nostro Creatore.
Noi attendiamo fiduciosi che per i meriti di Gesù, Egli si prenda cura di noi intervenendo con la sua provvidenza e usando, se necessario, miriadi di angeli a servizio dei suoi figli.
Fede e fedeltà
Grazie, Signore, per il dono della tua Parola, trasmessa attraverso i secoli per mezzo dei profeti e per mezzo di Gesù.
Oggi Tu ci hai detto che la cosa più importante è conoscere Te; allora noi vogliamo ubbidire e meditare su di Te, o Dio, al fine di esercitare la fede vittoriosa.
Abbiamo cantato la tua fedeltà, tua prerogativa. Fedeltà alle tue promesse, alla tua alleanza, al patto che Gesù è venuto a completare e spiegare, affinché potessimo vivere di fede.
Il giusto, cioè il giustificato dal sangue di Gesù, vivrà di fede e sarà ancorato a Dio.
Noi potremo anche dimenticare le sue promesse, ma Lui sarà sempre fedele. Ogni volta che dubitiamo, la nostra fede viene meno ed il filo che ci lega a Dio può spezzarsi.
Facciamo attenzione: tutte le volte che chiediamo qualche cosa al Padre, nel nome di Gesù, e apparentemente non ci viene concessa, dobbiamo riconoscere che l’impedimento è per il nostro bene, perché Egli ci ama.
“Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio”. (Rm.8,28)
La fede passa così all’abbandono fiducioso: Dio è nostro Padre e la sua fedeltà dura per sempre.
Con questa sicurezza nel cuore, possiamo vivere cristianamente tutta la vita.
“La fede è certezza di cose che si sperano e dimostrazione di realtà che non si vedono”. (Eb.11,1)
Fede naturale e fede spirituale
Siamo ai piedi del Maestro in attesa che sia Lui, unitamente allo Spirito Santo, ad insegnarci.
La nostra riflessione di oggi la facciamo attingendo ad una esortazione di S. Paolo.
“Badate, fratelli, che non ci sia in nessuno di voi un cuore malvagio e incredulo, che vi allontani dal Dio vivente”. (Eb.3,12)
E’ necessario perciò tenere sotto controllo il proprio cuore, che non è il motorino del nostro corpo, ma la nostra anima o psiche. Noi saremo tentati tutti i giorni non soltanto dalla radice del male che è in noi, quali figli di Adamo ed Eva, ma anche dal maligno, perché l’unico suo scopo è quello di traviare la nostra anima.
Se noi li asseconderemo, lasciandoci andare alle critiche verso il nostro prossimo o coltivando risentimenti per delle sciocchezze, arriveremo all’odio ed infine al cuore perverso. S. Paolo si rivolge ai fratelli e oggi questa raccomandazione è per noi, perché la tentazione l’avremo sempre e vinceremo soltanto con il perdono, senza giudicare e con la preghiera.
Anche se ci sono persone che pensiamo possano averci fatto del male con malefici o altro, noi dobbiamo respingere la tentazione del giudizio per non perdere la grazia.
Preghiamo invece per loro e vediamole abbracciate da Dio, che ama tutti. Con questo atteggiamento noi esercitiamo la fede.
La fede è di due qualità:
la prima è la fede naturale, per la quale noi crediamo in ciò che vediamo e in ciò che tocchiamo.
E’ la fede di S. Tommaso
Noi invece dobbiamo avere la fede dello spirito che crede, senza toccare e senza vedere, e che è basata sull’alleanza di Dio.
“Beati quelli che pur non avendo visto crederanno”. (Gv.20,29)
Questa è la fede spirituale, che ci porterà a “vedere”, a percepire, in ogni incontro, la presenza di Dio che ci parla.
La fede, guidata dallo Spirito Santo, ci fa capire i segni che Dio ci ha promesso e le carezze che ci elargisce, perché siamo suoi figli ed abbiamo bisogno anche di consolazione.
Nello Spirito saremo riuniti e vivremo nell’eterno di Dio, immersi nel “già non ancora”.
Piccola esortazione:
Cerchiamo di aiutare e correggere quelle persone che vengono nei nostri gruppi, alla ricerca del miracolismo.
Queste persone hanno una fede naturale e, nel nome del Signore, sta a noi aiutarle per maturare la vera fede.
Il Signore usa tutto ed usa anche le nostre parole per il bene dei fratelli.
La lode è l’esercizio della fede.
Dobbiamo lodare sempre, in ogni occasione, specialmente negli avvenimenti dolorosi.
La lode a Dio, in questi casi, impedisce che si formino le ferite interiori, perché ci rendiamo conto che quanto avvenuto è permesso da Dio per un bene maggiore, anche se non lo comprendiamo.
Ogni profeta parla a nome di Dio.
Ezechiele 37,13 parlando a noi di Dio esprime una promessa:
“Aprirò le vostre tombe e vi risusciterò dai vostri sepolcri”.
Questa promessa si realizza oggi, non domani, oggi, adesso, perché mi approprio di questa promessa che diventa mia e, nella fede, io la esercito.
Dio, mio Padre, per i meriti di Gesù, vuole farmi risuscitare, perché attraverso il mio peccato e le ferite interiori sono chiusa in me stessa: mi sono spiritualmente sepolta da sola.
Egli mi fa risuscitare, cioè mi dà vita nuova per mezzo dello Spirito Santo, e questa vita nuova porta in me il suo potere non soltanto per allontanare gli spiriti del male, ma anche per guarirmi.
Sono guarita da Dio mio Padre, proprio come il buon samaritano che si piega sull’uomo ferito e abbandonato sulla strada.
E’ Gesù che col suo sangue diventa l’olio per le mie ferite, è Gesù che col suo sangue mi dona la guarigione, è Gesù che col suo sangue mi giustifica davanti a Dio, è Gesù che col suo sangue mi ridona vita adesso, in questo momento, e si prolungherà per l’eternità.
Io non muoio più, la mia anima entra nell’eternità di Dio, guarita, consolata, aiutata e dà a me un compito: quello di consolare con la stessa intensità il mio prossimo, come dice la Parola di Dio:
“Consolate con la stessa consolazione con la quale siete stati consolati”. (2° Cor.1,3-4)
Il salvato non può se non lodare il Signore ed ogni pensiero negativo del proprio passato si trasforma in lode, perché illuminato dall’amore di Dio.
Ecco allora che la guarigione interiore non passa attraverso gli psicologi, perché questi usano un metodo che è contrario alla Parola di Dio
Nell’umano lo psicologo opera per far riaffiorare le ferite e cercare le cause e queste rimarranno sempre vive, come se noi grattassimo una crosta che ricomincia a sanguinare.
I nostri ricordi dolorosi invece li consegniamo a Gesù e diventano lode e ringraziamento per la salvezza che ci dona.
Preghiamo, dunque, affinché nei nostri gruppi entri la fede.
I medici studiano i mezzi per guarire i nostri corpi ma, se non c’è la mano di Dio, possono sbagliare e mandarci ad incontrare Gesù prima del tempo e satana a vinto.
Da alcuni sondaggi risulta che il 12% degli ammalati muoiono anzitempo per gli effetti collaterali: per questo dobbiamo pregare per medici e infermieri, affinché non sbaglino e capiscano quando la medicina, invece di guarire, provoca altri inconvenienti.
Per completare l’insegnamento è necessario mettere in evidenza che alcune malattie, apparentemente psichiche, nella realtà possono essere fisiche, per carenza di minerali od altre sostanze necessarie per il nutrimento del nostro cervello.
Il neurologo, attraverso specifiche analisi, deve determinare queste realtà e prescrivere i farmaci adatti: quindi preghiamo per i neurologi perché debbono curare non solo la psiche, ma anche il corpo.
Preghiamo anche per la conversione di neurologi e psicologi perché, guidati dallo Spirito Santo, possano essere strumenti di guarigione.
Chi guarisce è Gesù, il vero samaritano.
Vincere la paura di Dio
“Ricordatevi che i vostri padri furono messi alla prova per vedere se davvero temevano il loro Dio” (Gdt. 8,26)
Ricordiamoci che questo è un passo dell’Antico Testamento e Gesù, venuto sulla terra per dare compimento alla legge, ci ha fatto comprendere l’amore di Dio.
Per questo noi dobbiamo vedere questo passo biblico alla luce del Nuovo Testamento.
Molti di noi, leggendolo, pensano che per essere amici di Dio dobbiamo passare attraverso tante tribolazioni ed hanno paura di consegnare la propria vita al Signore e camminare con Lui: temono di non essere capaci di superare la prova, perché non hanno compreso che questo modo di ragionare deriva dall’Antico Testamento.
Gesù ha dichiarato, e noi lo crediamo, che Dio è amore.
Dio, mio Padre, mi ama e come Padre non è un sadico, che vuole il male per noi.
Egli permette esclusivamente la correzione, quando noi deviamo dalla vera strada che conduce alla santità e per amore corregge, permettendo prove e tribolazioni.
Quando viviamo una di queste situazioni non siamo abituati a chiedere: “Perché Signore permetti questo?” E’ il momento per un serio esame di coscienza per individuarne i motivi e rettificare, di conseguenza, non tanto il modo di comportarci, quanto la nostra mentalità educata alla superstizione.
Noi continuiamo ad essere superstiziosi e ragioniamo come il mondo e non come figli di Dio.
Allora non dobbiamo avere paura del Signore, perché Lui ci ama da sempre e se non riusciamo a comprendere fino in fondo, ce lo farà comprendere attraverso gli eventi della vita.
Gesù è il nostro pastore, la nostra guida e chi si affida a Lui non sarà deluso.
Ci sono però delle anime chiamate da Gesù a salire in croce con Lui; sono le anime vittime che non si lamentano nelle prove, ma sono felici di subire la passione della croce.
Ascoltiamo le parole di Gesù in Luca 11,11:
“E chi è quel padre fra di voi che, se il figlio gli chiede un pane, gli dia una pietra? O se gli chiede un pesce, gli dia invece un serpente?”
Tanto più Dio Padre provvederà alle nostre necessità, ai nostri bisogni.
Gesù con la morte in croce ha pagato totalmente il prezzo del nostro riscatto.
L’uso della Bibbia
“Sappi oggi e conserva bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra e non ve n’è altro". (Dt.4,39-40)
Dopo aver letto questo passo che mette in evidenza la presenza di Dio, Creatore in cielo e in terra, anche noi dobbiamo riconoscerlo come tale: queste parole sono nell’Antico Testamento e noi, come cristiani seguaci di Gesù, sappiamo che tutto il testo è una preparazione ad accogliere Gesù, il salvatore.
Molti nel mondo affermano di riconoscere l’esistenza di Dio ed a questo Dio che non conoscono fanno offerte, riti, immolazioni di animali e vittime varie, fino a sacrificare persone, in suo onore.
Noi cristiani sappiamo, come ha predicato San Paolo nell’aeropago di Atene, che il dio sconosciuto si è manifestato, presentato come uomo in mezzo a noi e quindi con le due nature: umana e divina.
Vero uomo e vero Dio.
Il cristiano, seguace di Gesù, riconosce che Egli è Dio e come uomo ha preso la nostra natura umana per salvarci.
La nostra fede ha le radici nel sangue di Gesù e per il suo sacrificio riceviamo gratuitamente il dono della salvezza.
Se l’Antico Testamento è una preparazione alla sua venuta, è necessario leggerlo e meditarlo alla luce di Gesù salvatore.
Qualora non riuscissimo, conviene cercare i riferimenti biblici riportati a fondo pagina, che ci rimandano al Nuovo Testamento.
Se non ci sono questi abbinamenti, è consigliabile non leggerli, per non dare interpretazioni errate.
Pure l’Apocalisse è di difficile lettura perché si rivolge in parte alla Chiesa di allora ed in parte alla gioia futura dei salvati, pur non rispecchiando completamente come sarà la nostra vita futura.
Il Signore parla al cuore di ognuno di noi, attraverso particolari della nostra vita che captiamo; avvenimenti che dobbiamo passare al setaccio della sua Parola.
E’ così che il Signore cammina con noi.
Quindi bisogna combattere l’orgoglio, peccato grave che toglie la pace del cuore; un peccato che è stimolato in continuazione dal maligno e che alla fine distruggerà l’orgoglioso, anche attraverso le malattie.
Sono questi i momenti in cui si riconoscono gli sbagli che stiamo facendo. La preghiera ci aiuta a vincere l’orgoglio ed i bisognosi di aiuto, accettando la correzione di Dio, avranno la vittoria.
Dio è fedele. La sua Parola afferma:
“Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia”. (At.16,31)
La Parola: A.T. e N.T.
Gesù è venuto ad annullare, per mezzo della sua carne, la legge fatta di prescrizioni e decreti appartenente all’Antico Testamento. Nel salmo 147 veniva proprio messo in evidenza che Dio aveva proposto la sua legge e i suoi decreti a Israele: era un metodo pedagogico per insegnare a camminare alla presenza di Dio.
Questa pedagogia è annullata dal sangue di Gesù, ma molti cristiani non hanno capito e pensano ancora oggi di applicarla alla lettera.
Gesù afferma che il comandamento è uno solo:
“Amare Dio con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutte le nostre forze ed amare il prossimo come noi stessi”. (Lc.10,27)
Tutta la legge e le prescrizioni si riassumono in questo unico comandamento. Apparentemente sembra molto facile, nella realtà dobbiamo comprendere che per vivere come vuole il Signore dobbiamo cambiare mentalità e analizzarci interiormente.
Non basta ripeterci questi comandamenti, ma è necessario viverli mettendo il Signore al primo posto e rinunciando a tutti i nostri idoli. Non solo, ma imparare ad amare la nostra persona per poter amare gli altri come noi stessi.
L’uomo senza Dio si autodistrugge e non è più in grado di amare né Dio né il suo prossimo.
Accettando questi principi, ognuno può fare il proprio esame e dichiarare al Signore di voler rinunciare al peccato ed al ragionamento secondo lo spirito del mondo.
Nel proprio cuore troverà tutte le risposte che lo Spirito Santo darà, in quanto solo così avremo il dono della vita nuova.
Si realizza la profezia di Ezechiele:
“Dio ci darà un cuore nuovo e uno spirito nuovo”. (Ez.11,19)
Prima evangelizzazione (Gv.3,16)
Vogliamo lodarti, Signore, per la parola che ci hai dato con la 1° lettera di Giovanni 4,14-15 e che in altro modo riflette il passo biblico del Vangelo di Gv.3,16.
E’ il piccolo Vangelo da annunciare a tutti e da proporre a chi, pur essendo battezzato e cresciuto, vive come se Dio non ci fosse.
E la domanda da fare è questa: “Sai che il sangue di Gesù è stato versato per te, per pagare il prezzo del tuo riscatto?
Lo sai? Lo sai?”
Che risposta potremmo avere? Magari una qualsiasi.
Ma se incontriamo qualcuno che intende proseguire il discorso, allora possiamo approfondire l’argomento, altrimenti passiamo al silenzio e preghiamo.
Un esempio:
Se una persona è colpita dal cancro si porrà un interrogativo:
“Perché proprio a me? Dio mi ha abbandonato”.
Se questo grido di dolore viene rivolto a noi, potremmo rispondere:
“No, fratello o sorella, Dio non abbandona nessuno, ma forse non sei tu ad averlo abbandonato? Allora è il momento di chiedere perdono e riconciliarti con Dio e con i fratelli e chiedere al Signore la guarigione”.
La salvezza e la santità
“Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me! La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio, il quale mi ha amato e ha dato se stesso per me”. (Gal.2,20)
Sono stato crocifisso con Cristo e con Lui sono stati crocifissi i miei peccati.
Qualcuno si chiederà: “Ma dovevo ancora nascere, come potevano essere crocifissi i miei peccati?”
Noi siamo eterni, la nostra anima è eterna e tutti siamo sempre esistiti in Dio: miliardi di uomini sempre esistiti.
Gesù, vero Dio, quindi eterno, nel momento della sua Passione ha crocifisso i peccati di tutta l’umanità ancora fuori del tempo, anche se non ancora commessi dalle future generazioni.
I nostri peccati non ci sono più se, nella fede in Cristo, lo crediamo.
Infatti chi non crede in Gesù si riprende purtroppo il suo carico di peccati.
Fin dal peccato originale di Adamo ed Eva, Dio ha pensato di salvare l’umanità ed ha scelto di incarnarsi per mezzo di Maria; nascerà così Colui che ci salva, Gesù.
Paolo parla della vita che vive nella carne: la carne è il corpo mortale, in quanto destinato alla morte.
La salvezza è vivere nella fede di Gesù che ci ha “già” salvati; è sufficiente credere in Lui e convertirci.
E se anche continueremo a peccare per la nostra fragilità umana, il Signore ci ha già perdonati.
Così scrive S. Paolo:
“Infatti io non compio il bene che voglio ma il male che io non voglio”. (Rm7,19)
Ma allora vuol dire che abbiamo le radici del male, tendenze ereditarie. Sta alla nostra libera volontà spezzare queste catene con la rinuncia al peccato ed autorizzare lo Spirito Santo, che vive in noi, a sradicare tutto ciò che è peccaminoso.
Da parte nostra dovremo fare un atto di rinuncia, seguìto dal nostro perdono, alle generazioni passate. Proseguendo nel cammino di fede le radici non ci saranno più: si realizzerà così l’opera dello Spirito Santo.
La santità è opera di Dio; ma anche se ognuno è unico e irrepetibile, possiamo imparare dalla vita dei santi elevati agli altari, senza necessariamente copiarli.
Satana ci tenta suggerendo di imitarli, invece la santità è personale e la si conquista vivendo nel timore di Dio, nell’ambiente in cui siamo e permettendo a Lui di farci creature nuove.
Intercessione e carismi
Il Signore ha detto:
“Ti basta la mia grazia; la mia potenza si manifesta pienamente nella debolezza”. (2°Cor.12,9)
Questo insegnamento di S. Paolo deve essere ben presente in noi e deve essere messo in pratica da chi presume di avere dei carismi.
Dio può usare qualcuno di noi proprio perché siamo deboli e, se sapremo rimanere nell’umiltà, non cadremo nel peccato di presunzione.
Ricordiamoci: noi non possiamo fare nulla, ma Dio può fare tutto.
Se il nostro comportamento non è nell’umiltà, daremo una dimostrazione sbagliata a chi ci ascolta e li indurrà a credere, erroneamente, che abbiamo noi il potere carismatico di guarigione e non Dio.
Noi siamo soltanto strumenti.
Succede, come è già successo, che onorano la creatura e non il Creatore: Dio Padre, Figlio e Spirito Santo.
Noi siamo chiamati ad essere collaboratori di Dio.
San Paolo dice:
“Quando sono debole è allora che sono forte”.
Noi diventiamo forti quando riconosciamo di essere nulla.
Leggiamo nei Vangeli che Gesù mandava i discepoli a due a due, proprio perché non cadessero nel peccato di presunzione. Il nostro “io” non deve esistere, perché dobbiamo sacrificare il nostro orgoglio.
Proprio per seguire l’insegnamento di Gesù, i fratelli del Rinnovamento nello Spirito, nel pregare per intercedere, si accompagneranno a vicenda e andranno sempre, nel nome di Gesù, con l’intenzione di usare i carismi ricevuti.
Nessuno intercede meglio dell’altro, nessuno, ma è Gesù che agisce ed opera nel vedere la fede dei fratelli.
Ecco perché il Signore usa molto le coppie, marito e moglie consacrati, e la comunità del Santo Volto rinnova la consacrazione del matrimonio.
Allora vedremo, dopo la preghiera di intercessione segni, prodigi e miracoli.
Chi viaggia da solo sarà sempre nel pericolo ed ancora di più lo sono i sacerdoti, perché si vedranno messi sul piedestallo da coloro che correranno presso il miracolismo.
L’unico intercessore e vittima è Gesù: se non teniamo sempre presente questa verità, satana vince e tutto il Rinnovamento nello Spirito viene screditato, mettendo in allarme i Vescovi.
Anche quando facciamo preghiere di intercessione per telefono si è in due ed è la fede che unisce ed opera.
All’inizio della preghiera per telefono dobbiamo rendere presente Gesù chiedendo perdono e ricordare che siamo in comunione con i nostri fratelli della comunità.
Chi chiede la preghiera per telefono crede nella preghiera comunitaria ed il Signore lo ascolta e muove le montagne.
Nell’Antico Testamento Abramo aveva chiesto a Dio:
“Se ci sono dieci giusti, non distruggere la città.”
Oggi Dio salva la città per i meriti di Gesù, non certo per i nostri meriti.
Noi siamo giusti, cioè giustificati dal sangue di Gesù, per essere quel ramo innestato nella vite, che è Gesù; quindi siamo giustificati dal suo sangue.
La vera preghiera è questa: chiedere la conversione di tutti, per i meriti di nostro Signore.
E’ questo che conta; altre preghiere possono voler essere una specie di comando a Dio, secondo i nostri progetti spesso sbagliati.
Allora con la richiesta della conversione per l’intera umanità, Dio si prenderà cura di tutti e noi, senza meriti, diventiamo i giusti che salvano la città.
Dio ha bisogno di intercessori che preghino insieme a Gesù; con la ripetizione all’infinito del Nome del Figlio prediletto diventeremo strumenti e collaboratori di salvezza.
Alla presenza del Signore e con il suo Nome nel cuore e sulle labbra, le forze del male non avranno potere.
S. Teresina del Bambino Gesù e del S. Volto diceva:
“Ogni battito del mio cuore diventi un inno di lode a Gesù, nostro Signore, per la salvezza dell’umanità.”
L’intercessione più alta passa attraverso la lode, specialmente quando vi è una situazione di malattia o di morte.
Lodando Dio lo rendiamo presente in quelle prove ed Egli interviene, prendendosi cura delle necessità del momento.
Lo Spirito Santo ci viene in aiuto nella preghiera di intercessione mediante la preghiera in lingue, evitando di cadere nell’errore di comandare a Dio, per risolvere situazioni di sofferenza.
Nella fede dichiariamo la nostra impotenza e Dio, che è Padre, per i meriti di Gesù opererà con potenza secondo la sua volontà.
Grazie, Signore, per la tua potenza.
I Figli di Dio e il carisma dell’insegnamento
“Fate tutto senza mormorazioni e senza critiche, perché siate irreprensibili e semplici, figli di Dio immacolati in mezzo a una generazione perversa e degenere, nella quale dovete splendere come astri nel mondo”. (Fil.2,14-15)
Attraverso questa parola S. Paolo mette in evidenza un interrogativo: “Quali sono i figli di Dio?”.
Coloro che cercano di imitare il più possibile il comportamento di Gesù, nostro Signore, nostro Salvatore, nostro Redentore, Colui che è morto in croce per ognuno di noi e per la salvezza dell’umanità.
Gesù ha vinto la morte con la sua risurrezione e noi siamo autentici figli di Dio se ogni nostra azione, ogni nostro comportamento, lo analizziamo alla luce della sua Parola e del comportamento del Maestro.
Allora ciascuno di noi, in mezzo a questo mondo, in mezzo a questa generazione perversa, risplenderà non di luce propria ma della stessa luce che proviene dallo Spirito Santo.
Ovviamente il mondo, la generazione perversa che è guidata da satana, si comporterà nei nostri confronti in modo difforme, che possiamo catalogare in due filoni:
1°) quelli che vivono come se Dio non esistesse, i cosiddetti pagani, i quali non ci contesteranno ma diranno: “Fortunati voi che avete la fede”;
2°) quelli che purtroppo sono in mezzo a noi, sono i “giuda” che vogliono servirsi della religione (in questo caso non è più una fede) per i loro obiettivi di potere e di denaro al servizio di satana, che si aggira nelle file della Chiesa.
Esattamente come ci ammonisce la seconda lettera di Pietro 5,8-9:
“Siate vigilanti. Il diavolo come leone ruggente va in giro cercando chi divorare, resistetegli saldi nella fede”.
Sempre la Parola di Dio ci mette in guardia dicendo di usare il dono del discernimento e di essere astuti, imitando Gesù che proclamava la verità anche a queste persone e passava al silenzio senza contestare.
Gesù è stato perseguitato e condannato a morte, come tanti nostri fratelli in varie parti del mondo anche nel momento attuale. Signore, noi vogliamo essere tuoi discepoli non puntando il dito e non giudicando alcuno, perché vogliamo splendere come astri in mezzo a questa generazione.
Lasciamo a Te, Gesù, il grande compito di convertire e toccare il cuore di chi non ti conosce ancora, ma che ad un certo momento della vita ti cerca con cuore sincero e Tu lo farai diventare testimone credibile.
L’insegnamento profetico non è l’omelia o la meditazione di un passo biblico.
Chi volesse percorrere questa strada deve nutrirsi continuamente della Parola di Dio che vivrà nel profondo del cuore e verrà espressa al momento opportuno, secondo il tempo di Dio e con l’aiuto dello Spirito Santo.
L’intuizione farà emergere i principi biblici richiesti per quello specifico insegnamento.
L’insegnamento profetico è un carisma.
Abbà: misericordia e non sacrifici
Grazie, Signore, che nel nostro cuore Tu continui a parlare, ad insegnare e ci fai ricordare tutto ciò che Gesù ha detto:
“Vi manderò lo Spirito Santo, il Consolatore, che vi ricorderà tutto quello che io ho detto”. (Gv.15,26)
Gesù ci ricorda una prerogativa di Dio , nostro Padre: misericordia, misericordia, misericordia.
E le parole di Gesù sono:
“Misericordia, Io voglio e non sacrifici”. (Mt.12,7)
Ti ringraziamo, Signore, perché ci ricordi che Tu hai un cuore di compassione verso tutti noi, verso tutti gli uomini, e più l’uomo è caduto in basso, più è ammalato e più presenta il volto sfigurato a causa dei vizi e dell’opera del maligno che vuole distruggerlo, il tuo cuore diventa più grande.
Dio si immedesima nell’uomo peccatore e lo ricopre del sangue di Cristo, anche contro la sua volontà, perché Egli non condanna nessuno e vuole salvare tutti.
Egli ha dato questo compito a suo Figlio che afferma:
“Io non sono venuto per condannare, ma per salvare.”
Allora chi ci condannerà?
Solamente l’Accusatore, il quale punta il dito su ciascuno di noi; cerca di portarci alla disperazione, perché solo così avrà la vittoria: egli vuole condannarci tutti a morte, non alla morte del corpo ma a quella della nostra anima, la parte spirituale in noi, predestinata alla vita eterna nel gaudio, in unione con Gesù e con tutti i santi.
Come discepoli anche noi siamo chiamati a formarci un cuore pieno di misericordia, che non giudica nessuno e mette al primo posto il Signore, nostro Padre, Gesù figlio, nostro salvatore e lo Spirito Santo che è amore.
Di conseguenza, con un libero atto di volontà dichiariamo: “Vogliamo essere tuoi discepoli”.
Il Vangelo di oggi ci ha ricordato che, mettendo al primo posto il Signore, riusciremo a vincere la tentazione di fare della nostra famiglia un idolo; noi dobbiamo amarla, ma nel Signore.
Non metteremo al primo posto i mezzi umani del possedere, la tentazione dell’orgoglio di voler primeggiare sulle altre persone.
Allora il Signore, che diventa realmente nostro Papà, si prenderà cura di ciascuno di noi e a nostra volta potremo cantare all’infinito: “Abbà, misericordia Abbà……..”
Pentecoste: nasce la Chiesa corpo di Cristo
“Se moriamo con lui, vivremo anche con lui, se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo”. (2°Tm.2,11-12)
La parola che ci illumina oggi è questa: “Se moriamo con lui, vivremo anche con lui”, morire con Lui non significa andare nella tomba col nostro corpo mortale, anzitempo, ma significa rinunciare allo spirito del mondo e rinnegarlo, perché possa manifestarsi in noi lo Spirito Santo: quindi far morire il nostro “io” che ha le radici in Adamo ed Eva, il peccato di origine.
Gesù è venuto non solo per morire in croce per me, per te, per il mondo tutto e risorgere donandoci vita per l’eternità, ma ha pure portato il dono dello Spirito Santo, che ci mette in grado di far morire le radici dell’ereditarietà.
Gesù dice:
“Chi mi ama rinneghi se stesso (cioè faccia morire il proprio “io”) prenda la sua croce (che non è la malattia ma la conseguenza di essere suoi discepoli emarginati, disprezzati, perseguitati, magari condannati a morire col corpo) e mi segua”.
Seguire Lui è ricevere la vita per l’eternità.
Il vero discepolo deve avere in sé il dono dello Spirito Santo, perché da solo non è in grado di rinnegare se stesso.
Infatti è nel giorno di Pentecoste che è nata la Chiesa e ognuno di noi, come membra del corpo di Gesù, ha il compito di imitare il nostro Signore, essere un altro Gesù per le strade del mondo e pregare come pregava Lui.
Verifichiamo se la nostra preghiera è in linea.
Gesù non pregava per se stesso, ma sempre per gli altri, sapendo che Dio nostro Padre si sarebbe preso cura di Lui, come si prende cura di noi.
Gesù pregava per i discepoli e noi preghiamo per i nostri fratelli di fede?
Le sue parole erano:
“Ti prego, Padre, di non toglierli dal mondo, ma di proteggerli dal maligno”. Noi preghiamo così per i nostri fratelli?
Quando vediamo cadere un fratello, lo giudichiamo oppure diciamo a Dio:
“Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno?”
Non soltanto pregheremo, ma giustificheremo con il cuore di compassione.
E se vogliamo intercedere per l’umanità “ordiniamo” a Dio o gli “offriamo” il corpo di Cristo per la salvezza?
Il “Padre nostro” è diventata per noi una filastrocca o motivo di meditazione?
Se vogliamo proseguire nel cammino spirituale imitiamo Maria, la sorella di Marta, che ai piedi di Gesù lo ascoltava, al fine di mettere in pratica la sua parola.
Grazie, Signore per questa meditazione; vogliamo mettere in pratica il tuo insegnamento per toccare con mano la tua protezione, perché siamo i tuoi figli.
Il vero culto spirituale
“Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale. Non conformatevi alla mentalità di questo mondo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto”.
(Rm.12,1-2)
La lettura che la Chiesa ci propone oggi è la più importante per la nostra vita spirituale. Dovremmo leggerla sovente, impararla a memoria, quale base per fare l’esame di coscienza.
Intanto vediamo la differenza fra “consacrazione a Dio” e “culto spirituale”.
E’ “consacrazione” quando ci impegniamo in un servizio (opere di bene, distribuzione alimenti ai poveri, visite ai malati, ecc.) perché riteniamo che sia una chiamata specifica di Dio.
E’ “culto spirituale” invece quando consegniamo la vita al Signore.
Allora diremo che buona cosa è la consacrazione, ma dobbiamo aspirare a molto di più: con la consegna della nostra vita a Gesù, senza riserve, sarà lo Spirito Santo che per mezzo della preghiera e dell’intuizione ci farà comprendere quale è la vera volontà di Dio.
Nel caso stessimo sbagliando Egli devierà i nostri passi.
A Dio dobbiamo consegnare la nostra persona: spirito, anima e corpo.
Il vero culto, il sacrificio gradito a Dio, dunque, è la consegna del nostro corpo.
Sta a noi dire a tutti che il culto a Dio non è l’accensione di una candela o portare fiori all’altare di qualche santo, ma che avendo il Dna di Dio la nostra mentalità deve cambiare.
Il vero culto a cui il Signore ci chiama non è la recita di numerosi rosari e preghiere varie, ma il non giudicare per non essere giudicati e l’amare tutti con un cuore pieno di compassione.
“Signore donaci un cuore di compassione. Noi ti ringraziamo per questo insegnamento; con la tua grazia non moriremo più, ma resteremo in vita per tutta l’eternità.”
La liturgia di oggi fa memoria di Maria Maddalena, che aveva il demone della lussuria.
Le persone lussuriose possono essere nate con l’ereditarietà della lussuria oppure possono essere costrette da gente malvagia e quindi sono vittime.
Sovente non vengono liberate da questo demone, perché non vogliono rinunciarvi in quanto dà piacere.
Se poi si tratta di ereditarietà, è difficile sradicare le radici.
Anche l’opera dell’esorcista non servirà, se la persona interessata non fa l’atto di rinuncia al maligno.
Nessun giudizio dunque, ma molte preghiere e Dio, che sa trarre il bene dal male, potrà far cambiare il cuore.
Vivere l’Eucarestia: rendimento di grazie
Signore, siamo alla tua presenza e ti abbiamo ricevuto sotto le specie eucaristiche. In questo momento il tuo corpo diventa parte di noi, il tuo sangue diventa parte del nostro sangue e dovremmo essere uno in Te, pensare come pensi Tu, agire come hai agito Tu, signore Gesù, vivere il presente come lo hai vissuto Tu.
Oggi vogliamo avere la forza di non voltarci più indietro, se non per ricordare le tue meraviglie, i tuoi interventi, i momenti in cui ci hai salvati e di cui noi abbiamo avuto la percezione, perché sempre ci salvi, anche in questo momento.
“Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto”.
La parola che oggi meditiamo è l’esortazione di S. Paolo nella lettera ai Romani 12,14-16, rivolta alla gente del suo tempo, che arrivava alla fede dal paganesimo.
Ancora una volta usa l’imperativo. Non abbiamo la possibilità di agire diversamente, se vogliamo essere suoi discepoli.
Benedire sempre, dire bene di tutti sempre, giustificare tutti, non interferire nella vita del nostro prossimo, desiderare il bene di ognuno, fare attenzione ai bisogni ed alle necessità di chi ti passa accanto, rallegrarti con coloro che sono nella gioia, non invidiando nessuno, sostenere chi è nel pianto, aiutando tutti ad incontrare Gesù ed a convertirsi.
Sarebbe un errore pretendere di giudicare quei cattolici che vivono come se Dio non esistesse, che partecipano alla Messa per abitudine, che non conoscono la Parola di Dio e che, quando escono dall’Eucarestia, non ricordano la Parola annunciata.
Anche ad essi dobbiamo portare la parola di salvezza:
“Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna”. (Gv.3,16)
Dobbiamo aiutarli a cominciare da capo, a rinnovare il loro battesimo; dopo, la Parola di Dio potrà essere vissuta.
S. Paolo ci dice di fare attenzione all’orgoglio, al desiderio di primeggiare nello svolgere i nostri compiti, in contrasto con la volontà di Dio.
Dobbiamo partire dall’umiltà, non pretendere incarichi superiori alle nostre forze e Dio stesso ci farà comprendere quale sarà il nostro ruolo.
Lo Spirito Santo ci ricorderà, a sua volta, tutto ciò che Gesù ha detto e potremo servirlo, con umiltà, tutti i giorni della nostra vita.
Ricordiamo la promessa:
“Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia e tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù”. (Mt.6,33)
“Tutto” significa il necessario, anche le sue benedizioni e anche la vita eterna con Lui.
Occultismo: il regno di satana
“O voi tutti assetati venite all’acqua, chi non ha denaro venga ugualmente; comprate e mangiate senza denaro e, senza spesa, vino e latte”.
Da questa profezia di Isaia 55,1 viene messo in evidenza che il cuore dell’uomo, di tutti gli uomini, è assetato di Dio, ma lo cerca molte volte per vie sbagliate, vie errate, perché il mondo è opera di satana.
Vi è il pullulare di persone che si sono messe al servizio di satana, veri emissari del maligno; si presentano come angeli di luce, affiancandosi agli sprovveduti, e usando rosari, facendo pratiche di pietà, scimmiottando la Chiesa, portano coloro che più hanno bisogno di Gesù nel mondo dell’occulto.
In questi ultimi cento anni sono sorte moltissime sette che propongono un dio, ma non il Dio di Gesù, di Colui che è morto in croce per noi al fine di distruggere i nostri peccati.
Il dio di queste sette è frutto della mentalità orientale e delle meditazioni trascendentali.
E’ la strada sbagliata, perché se la persona è caduta nel peccato mortale non ha più scampo, a meno che non incontri chi le parla di Gesù e della sua salvezza inducendola a chiedere perdono dei peccati: in qualche caso (solo se posseduta da satana) sarà un esorcista a liberarla, spezzando le catene.
Questo è il compito di ogni rinnovato nello Spirito: proporre, a chi è assetato di Dio, Gesù il Cristo: l’unico vero cammino di fede.
Il pericolo di satana è reale.
Attenzione a non evocare gli spiriti dei morti: la Bibbia stessa ci dà un esempio nel racconto di Saul.
1°Samuele 28,7-19 e 31,3-4
Saul, allontanatosi dal Signore, si rivolge ad una negromante per conoscere l’esito della battaglia contro i Filistei e fa evocare lo spirito di Samuele, pur sapendo che era obbrobrio agli occhi di Dio. La predizione è la disfatta di Saul; quando i nemici lo circondano si uccide gettandosi sulla sua spada.
“Non si trovi in mezzo a te chi immola, facendoli passare per il fuoco, suo figlio o sua figlia, né chi esercita divinazione, sortilegio, augurio o magia; né chi faccia incantesimi, né chi consulti gli spiriti o gli indovini, né chi interroghi i morti, perché chi fa queste cose è in abominio al Signore”. (Dt.18,10-14)
Parola di Dio.
Il Combattimento spirituale
“Secondo la sua promessa noi aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova nei quali avrà stabile dimora la giustizia. In attesa di questi eventi, cercate di essere senza macchia e irreprensibili davanti a Dio, in pace”. (2°Pt.3,13-14)
Cercate di essere senza macchia e irreprensibili davanti a Dio: questa esortazione di Pietro sembra quasi di impossibile realizzazione, perché siamo tutti peccatori e continuiamo a cadere nei medesimi peccati.
Se il nostro peccato è ripetitivo, è bene cambiare la nostra vita; ma come facciamo ad essere irreprensibili?
Dobbiamo tenere presenti alcuni accorgimenti:
la parola di Dio e le esortazioni nelle lettere apostoliche che dobbiamo mettere in pratica, cercando di viverle e se, purtroppo, continuiamo a cadere, sappiamo che il sangue di Cristo, oltre a perdonarci, ha il potere di spezzare le catene che ci uniscono a tutto ciò che non è in linea con la sua Parola.
Le esortazioni sono basate sulle parole pronunciate da Gesù e vengono spiegate dagli apostoli nelle lettere indirizzate alle prime comunità: sono quindi “Parola di Dio.”
Il nostro compito è quello di riflettere su questi insegnamenti e sforzarci di conoscere il Nuovo Testamento, mettendolo in pratica.
Un peccato ricorrente è proprio l’ignoranza colpevole, perché il Signore ci ha dato intelligenza e memoria per leggere, conoscere e far dimorare in noi la sua Parola.
Soltanto alla luce dello Spirito Santo potremo fare un efficace esame di coscienza, che ci aiuterà ad essere irreprensibili.
Quando Gesù manda i suoi discepoli a due a due per evangelizzare, cacciare i demoni e guarire gli infermi, ha detto loro di avere paura?
No perché, se siamo mossi dallo Spirito Santo, nulla può farci del male.
Chi può farci del male? La nostra battaglia non è contro le persone, fatte di sangue e carne, ma contro gli spiriti che sono nell’aria e intorno a noi.
Noi abbiamo però un’armatura che ci difende, ma è sufficiente giudicare il nostro prossimo per procurare una breccia nella nostra armatura.
Rinunciamo con un atto di volontà a qualsiasi tipo di superstizione e in grazia di Dio faremo la battaglia con le armi della preghiera e del sangue di Gesù.
Arma preziosa è offrire il sacrificio di Cristo al Padre con la corona della Divina Misericordia voluta da Gesù stesso per la salvezza dell’umanità.
“La salvezza appartiene al nostro Dio seduto sul trono e all’Agnello”.
“ Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen”.
(Ap.7,10.12)
La parola illuminata dallo Spirito Santo è la salvezza di Dio seduto sul trono e all’Agnello.
La parola salvezza non intende il corpo, che è fango e, condannato a morte per il peccato originale, tornerà alla terra.
La salvezza è già qui, in questo momento, in Gesù Cristo nostro Signore.
Gesù è venuto sulla terra proprio per insegnarci che Dio è nostro Papà e come tale non ha pensieri di sventura per noi, ma desidera che ogni creatura viva nella gioia e nella pace, pregustando oggi, adesso, la salvezza; pregustando oggi, adesso, il “già non ancora”; pregustando oggi, adesso, l’eternità con Gesù.
L’anima, liberata dal peso del corpo, vivrà con Gesù, al trono dell’Agnello.
Salvezza vuol dire benedizione, vita non più sottomessa allo spirito del mondo, che è satana, il quale vuole distruggere tutti.
Mentre satana ha progetti di distruzione noi continuiamo a dire: “Papà, siamo peccatori, abbi pietà di noi”. E Papà che ascolta, salverà finchè ci saranno dei giusti che pregano.
Signore, chiediamo la tua misericordia.
Amen.