(pro-manoscritto ad uso interno della comunità)

         ASSOCIAZIONE S. VOLTO di GESU’ – R.n.S

Centro Divina Misericordia

Via Refrancore, 86/6 – TORINO

 

 “LA BIBBIA: IL MIO AMICO”

                  Muzzano (Biella) – Esercizi Spirituali.

                                      Agosto – 2002.                                  

“Ogni Scrittura, è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare nella giustizia, affinché l’uomo di Dio sia ben formato, perfettamente attrezzato per ogni opera buona”.(2°Tm.3,16-17) 

Purtroppo la Scrittura, non sempre è conosciuta, anche se San Girolamo diceva: < l’ignoranza della Parola, è ignoranza di Dio >. 

A questo proposito Paolo dice a Timoteo:

“Tu però rimani saldo in quello che hai imparato e di cui sei convinto, sapendo da chi l’hai appreso e che fin dall’infanzia conosci la sacre Scritture: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene per mezzo della fede in Cristo Gesù”.  (2°Tm.3,14-15) 

Tutta la Scrittura è ispirata da Dio, per opera dello Spirito Santo, scritta per mano di uomini (Dio che si rivela agli uomini). Egli, in un momento della storia, decide di svelare il suo nome a Mosè dicendo: “IO SONO” e Mosè, scendendo dal monte, dice al popolo:

“COLUI CHE E’” ( in ebraico JAVHE’) mi ha mandato a voi.  (Es. 3,14-15) 

La Scrittura è diventata patrimonio di tutti, ed ora dobbiamo farla nostra se voglio che dia frutti. Nella Dei Verbum, (Divina rivelazione) al capitolo 2° si legge:                                     

< Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza farsi conoscere e rivelare se stesso manifestando il mistero della sua volontà,  mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne nello Spirito Santo, hanno accesso al Padre e sono partecipi della sua divina natura >.(cfr Ef. 2,18; 2 Pt.1,4)  

Dio, nel suo grande amore, parla agli uomini come ad amici  in un rapporto di comunione intima (Gv. 15,14-15).

Ancora dalla Dei Verbum capitolo 2:

< La profonda verità, sia di Dio sia della salvezza degli uomini, per mezzo di questa rivelazione risplende a noi in Cristo, il quale è insieme mediatore e la pienezza di tutta intera la rivelazione >. 

La Parola di Dio va compresa col cuore interpretata secondo il genere letterario, affinché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato.

Tutti sappiamo che la Bibbia, anche se ci appare in un unico volume, in realtà è suddivisa in due parti ben distinte tra loro, e cioè: < Il Vecchio Testamento > 46 libri; < Il Nuovo Testamento > 27 libri. 

Sono toccati tutti i generi letterari esistenti: dalla narrativa, ai libri storici, ai profetici, ai sapienziali, ai numerici, ai poetici, ai giuridici ecc.

Persino nei Vangeli noi notiamo una diversità tra Matteo, Marco, Luca e Giovanni: una diversa sensibilità.

Sapendo chi erano e soprattutto cosa erano, si riesce a capire la loro cultura e il loro diverso stile dei loro scritti.

Infatti, leggendo ad esempio la passione di Cristo descritta da Luca, notiamo da alcuni particolari che Luca era un medico, quindi aveva una sensibilità di un certo tipo, diversa dagli altri; ma l’ispirazione di Dio c’è sempre.

La Parola di Dio va colta come ispirata, presa, interpretata e mai letta così com’è, per non rischiare di cadere nel fondamentalismo. 

Noi, quindi, dobbiamo essere molto attenti a cogliere esattamente quello che l’autore dei testi ha voluto dire, tenendo presente proprio il genere letterario ed il contesto in cui queste parole sono state scritte, perché sono state scritte al fine di far comprendere sempre meglio il messaggio di Dio agli uomini. 

All’interno della Chiesa vi sono delle persone che hanno consacrato la propria vita allo studio della Parola di Dio,  e dànno alla Chiesa (quindi a tutti noi) sussidi sempre più chiari e comprensibili a tutti. 

La Parola, quella che veramente viene da Dio, diventa utile in tutti i sensi:

“per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona”. (2°Tm.3,16)  

Non si può essere servi di Dio e ignoranti della Parola. 

Noi sappiamo bene che chi è al servizio di Dio ha a che fare col nemico - satana -; questi, se si accorge che un credente è ignorante della Parola di Dio gli tende un tranello, proprio sulla Parola, come ha cercato di fare con Gesù nel deserto. 

Egli ci studia: se la nostra debolezza è solo carnale (nel corpo) ci tenterà nel corpo - se la debolezza sta nella psiche, ci tenterà sulla psiche - se si accorge che la debolezza è spirituale,  tenterà proprio con la parola di Dio. 

Dobbiamo allora ricordarci che i figli di Dio saranno tentati dal diavolo, sempre sulla parola di Dio e allora noi, senza indugi, ma con la massima sicurezza e con forza, dobbiamo rispondere: “STA SCRITTO”.

Ma per poter far questo, bisogna che la Parola cominci a vivere in noi. 

Dio avrebbe potuto rivelarsi a noi in mille modi; forse che mancava a Dio la fantasia?

No di certo, eppure Egli ha scelto il nostro linguaggio, < Parole umane >, affinché noi fossimo in grado di ben comprendere, senza trovare scuse e senza possibilità di fraintendere. Egli ha spiegato il tutto in maniera molto chiara, accessibile a tutti. 

Quindi nel leggere la Bibbia noi dobbiamo tenere conto, come già detto, dell’epoca, del tempo in cui le cose sono state scritte, delle espressioni comprensibili allora e, forse, un po’ meno oggi e della mentalità di duemila anni fa, totalmente diversa da quella attuale. 

Poiché la stessa parola umana è utilizzata anche, purtroppo, in maniera non giusta, non precisamente benedetta da Lui,  è necessario purificare il nostro cuore e la nostra mente prima di accostare la Parola di Dio, per poterla accogliere nella luce dello Spirito. 

Noi, abbiamo un grande dono. Usando nel modo giusto la parola possiamo comunicare all’altro il nostro cuore, possiamo comunicare la vita usando parole buone, però………ben sappiamo che con la parola possiamo anche uccidere, e certo Dio non vuole che ci dimentichiamo di questo pericolo. 

Quindi, fratelli, prima di accostarci alla Parola di Dio, prima di cercare qualsiasi dialogo con Dio, dobbiamo  purificarci sempre e comunque, perché come peccatori quali siamo e molto più facile per noi fare il male anche se non lo vogliamo, che fare il bene che desideriamo. 

Il grande rischio è di accostarci alla Parola senza prima esserci purificati, e quindi far dire alla Parola quello che in quel momento noi abbiamo nel cuore, che può essere odio, vendetta, desiderio di guerra, desiderio di cose insane ecc.

A questo proposito e per non dimenticare, ricordiamo le guerre sante e la santa inquisizione, che di Santo non avevano proprio nulla. 

Il documento della Dei Verbum, sicuramente, è il testo più importante della Chiesa sulla < Rivelazione di Dio >: un documento straordinario ad opera dei Padri conciliari ispirato dallo Spirito Santo e intessuto della Parola di Dio. 

Il numero 2° di questo testo, che ha per titolo < Origine, natura e fine della Rivelazione > ci dice qualcosa di importante: le prime parole sono < Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelare se stesso e manifestare il mistero della sua volontà,   mediante il quale gli uomini per mezzo di

Cristo, Verbo fatto carne nello Spirito Santo, hanno accesso al Padre e sono resi partecipi della Divina natura >. (Ef.2,18 e 2°Pt.1,4) 

Dio, nella Scrittura, si rivela e si fa conoscere come Dio dell’Amore, Dio Padre, un Dio buono, giusto, misericordioso “lento all’ira e ricco di grazia”.

Satana invece, che è mentitore e padre della menzogna, vorrebbe farci conoscere il suo dio - un dio che castiga, pronto a punire per ogni nonnulla, pronto a condannare senza rimedio, un dio che si compiace di vedere interi popoli morire. Un Dio falso che non ha pietà per nessuno. 

Per noi Dio è nostro Padre, Lui ci ama; anche se  non sempre lo capiamo, accettiamo quello che Lui permette per noi perché, come dice Paolo: “Tutto concorre al bene di  coloro che amano Dio”, il quale non vuole il male, non può volerlo, perché è < AMORE > , ma corregge chi è suo figlio, come un vero Papà; noi ci fidiamo di Lui e ci affidiamo a Lui. 

Dio ci AMA, ci AMA,  vuole per noi tutto il meglio e ce lo concede già qui in questa vita rivelandoci la sua volontà.

Ma, qual è la volontà di Dio? La volontà di Dio è la salvezza di tutti per mezzo di Cristo, nello Spirito Santo. 

Grazie a Cristo noi abbiamo nuovamente accesso al Padre, perché Cristo si è incarnato ed è morto in croce per noi e noi, partecipando di questa morte, siamo stati liberati dal peccato.

E’ stato tolto quel velo che ci impediva la comunione col Padre, e ci ha reso capaci di comunione con Dio per il compimento del progetto che Dio ha in mente da sempre:  parteciparci la sua natura divina. Per questo Cristo ha assunto la natura umana, perché noi potessimo assumere la natura divina. 

Continuando, il capitolo 2° della Dei Verbum dice: con questa rivelazione infatti Dio, invisibile nel suo grande amore, parla agli uomini come ad amici (Gesù aveva infatti detto ai discepoli: “non vi chiamo più servi ma amici, perché vi rivelo la volontà del Padre”).

Un rapporto di comunione intima con sé < E si intrattiene con essi per invitarli e ammetterli alla comunione con sé >. 

Ed il numero 6° della Dei Verbum precisa: con la Divina Rivelazione Dio volle manifestare e comunicare se stesso e i decreti eterni della sua volontà, riguardo alla salvezza degli uomini, per renderli partecipi di quei beni divini che trascendono la comprensione della mente umana. 

Nella lettera agli Ebrei, al capitolo 8, noi leggiamo: < Ma ora Gesù è incaricato di una funzione nuova è più grande: quella di essere mediatore di un’alleanza molto migliore, fondata su migliori promesse >.

Infatti se la prima alleanza fosse stata perfetta, non sarebbe stato necessario sostituirla con un’altra. 

Sempre nel capitolo 8 Dio, rimproverando il suo popolo, dice: “Ecco vengono giorni, dice il Signore, quando io stipulerò con la casa d’Israele e con la casa di Giuda un’alleanza nuova; non  come l’alleanza che feci con i loro padri, nel giorno in cui li presi per mano per farli uscire dal paese d’Egitto; poiché essi non son rimasti fedeli alla mia alleanza, anch’io non ebbi più cura di loro, dice il Signore.   E questa é  l’alleanza che io stipulerò con la casa d’Israele dopo quei giorni, dice il Signore: porrò le mie leggi nella loro mente e le imprimerò nei loro cuori;  sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo.

 Né alcuno avrà più da istruire il suo concittadino, né alcuno il proprio fratello, dicendo: Conosci il Signore! Tutti infatti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande di loro. Perché io perdonerò le loro iniquità e non mi ricorderò più dei loro peccati”. (Eb.8,8-12) 

Nel parlare di un’alleanza nuova, Dio ha reso antiquata la precedente. Ora, ogni cosa che viene resa antiquata è vicina a scomparire.

Ognuno di noi dovrebbe almeno una volta leggere attentamente la lettera agli Ebrei; sicuramente - dopo - avremmo le idee molto più chiare circa il Vecchio e il Nuovo Testamento.

Questa è davvero la chiave di lettura per accostarci alla Parola di Dio. 

Il Vecchio Testamento non si butta via, no di certo, tuttavia, ampiamente superato dal Nuovo, è compreso nel Nuovo.

 L’Antico Testamento prepara la venuta di Gesù sulla terra e ci porta a conoscere il Nuovo Testamento, quanto Dio ha fatto sovrabbondando con la sua grazia. 

 

               - Come accostarci alla Scrittura -

 

A questo punto, ora, proviamo a capire come accostare la Sacra Scrittura.

Avendo in memoria questo quadro d’insieme della Parola di Dio, proviamo a cercare un sistema per memorizzare ciò che leggiamo. Ci sono strumenti già pronti, libretti dove possiamo trovare delle sintesi, anche ben fatte, della Parola di Dio; sicuramente questi aiutano a meglio comprendere la Parola stessa. 

Un buon metodo, per chi ha buona volontà, sarebbe quello di riportare su un quaderno i brani che legge e che lo colpiscono; avrà così una Bibbia personale.

Un quaderno tutto dedicato alla conoscenza della Parola di Dio, dove si raccolgono le frasi che ci parlano; quelle parole che ci sono servite come nutrimento e che ci hanno fatto crescere. Quelle parole che abbiamo ripetuto centinaia di volte nel bisogno e che possono sempre essere d’aiuto. 

A proposito di nutrimento, Dio dice al profeta Ezechiele: “Figlio dell’uomo, mangia questo rotolo, io aprii la bocca ed egli mi fece mangiare quel rotolo dicendomi: figlio dell’uomo, mangia, nutrisci il tuo ventre e riempi le viscere con questo rotolo che ti porgo; poi, và e parla alla casa d’Israele. Io lo mangiai e fu per la mia bocca dolce come il miele”.  (Ez.3,1-3)

Ecco, io devo mangiare la Parola di Dio, riempire il mio ventre per farne il nutrimento della mia vita spirituale e devo assimilare questo cibo.

Perché un cibo dia il suo nutrimento, non basta ingerirlo, deve essere assimilato, digerito: se il cibo non viene digerito non diventa nutrimento, e così è la Parola di Dio. Essa deve entrare nelle viscere, deve scorrere dentro di noi, poi pian piano va sminuzzata, ruminata, fintanto che verrà assimilata; solo allora potrà essere vero nutrimento per il nostro spirito. 

Alla Parola di Dio ci si accosta in preghiera; non esiste un altro modo efficace per accostare la Parola.

Per fare questo, allora, bisogna scegliere un luogo adatto, tranquillo; un  posto dove possiamo essere sicuri di non essere disturbati, possibilmente sempre lo stesso posto: un angolino da destinare alla preghiera e che deve diventare esclusivo, personale.  

Allora ci accorgeremo che già dirigendoci in quel luogo, entriamo nel clima della preghiera.

Oltre alla pace esteriore la preghiera comporta la pace interiore; dobbiamo distaccarci dal nostro passato, lasciare tutto ciò che appartiene al mondo, svuotarci di tutti i pesi e di tutta la zavorra che ci tiene ancorati al mondo - svuotare la mente completamente, perché se la mente è occupata dalle cose del mondo la Parola non può parlarci. 

La purificazione si ottiene nel fare il vuoto dentro di noi e nella nostra mente, ed è il momento giusto per chiedere il perdono a Dio, presentandogli tutto ciò che ci ha staccato da Lui. Quindi la nostra riflessione personale è questa:

se io non mi libero di tutta la zavorra, le cose che Dio non può benedire in me mi impediranno di assimilare la Parola; impediranno alla Parola di parlarmi. 

Invocherò poi lo Spirito Santo il quale, avendo ispirato la Scrittura, mi porgerà la Parola facendomela anche comprendere.

Ecco, solo a questo punto aprirò la Scrittura e leggerò la Parola di Dio - la leggerò e la rileggerò fin tanto che dal testo che ho letto, alcune parole spunteranno fuori, si illumineranno e su di loro fermerò la mia attenzione.

Allora incomincerò a ripetere queste parole, a ripeterle e ancora ripeterle fin tanto che si scolpiranno nel mio cuore, dentro di me. 

Posso anche poi continuare a ripeterle lungo tutto il corso della giornata, cosicché quel versetto della Scrittura diventa nutrimento della mia vita e inciderà profondamente il mio cuore.

La Parola di Dio diventa così vita nella mia vita ed io potrò vivere veramente della Parola. Questo atteggiamento mi porterà ad innamorarmi della Parola di Dio, a memorizzarla e, pian piano, in me si formerà un vero e proprio bagaglio. 

La conversione a Cristo, la nuova nascita con il Battesimo, il dono dello Spirito Santo, il Corpo e il Sangue di Cristo, ricevuti in nutrimento, ci rendono santi e immacolati al  cospetto di Dio (Ef.1,4) come la Chiesa stessa, sposa di Cristo, è santa e immacolata davanti a Lui.  

Tuttavia la vita nuova, ricevuta nell’iniziazione cristiana, non ha soppresso la fragilità e la debolezza della natura umana, né ha tolto l’inclinazione al peccato     comunemente  detta: < concupiscenza >.

La vita nuova in noi ci permette, e contemporaneamente ci spinge, a sostenere le prove nel combattimento della vita cristiana, aiutati dalla grazia di Cristo.

Questo combattimento spirituale è poi la nostra conversione in vista della santità e della vita eterna, alla quale il Signore ci chiama continuamente.

“Siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio!”  (1°Cor.6,11) 

L’apostolo S.Giovanni, nella sua prima lettera al capitolo 1,8 afferma:

“Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi”.

Gesù stesso ci ha insegnato a pregare < perdonaci i nostri peccati >, legando la nostra capacità di perdonare le offese che abbiamo ricevuto, al perdono che Dio accorderà alle nostre colpe. 

La sera del giorno di Pasqua, mentre le porte del luogo dove si trovavano i discepoli erano chiuse, per paura dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo a loro e disse: “Pace a voi”  e detto questo mostrò loro le mani e il fianco.

Si rallegrarono i discepoli vedendo il Signore. Poi, Gesù disse di nuovo:

“Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, così Io mando voi”.

Detto ciò, soffiò su di loro e disse:

“Ricevete lo Spirito Santo, a chi rimetterete i peccati, saranno rimessi e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi”.  (Gv.20,19-23) 

Ricordiamoci che il peccato ferisce la dignità dell’uomo chiamato ad essere figlio di Dio, intacca la salute spirituale della Chiesa di cui ogni cristiano deve essere pietra viva; ma ancor di più, il peccato ferisce l’onore di Dio e il suo grande amore che riversa sull’uomo.

Agli occhi della fede, nessun male è più grave del peccato e niente ha conseguenze peggiori per gli stessi peccatori, per la Chiesa e per il mondo intero. 

Se voglio eliminare da me questo male, se voglio togliermi di dosso l’odore della fogna e del mondo, se voglio sradicare da me questo male, io devo uniformarmi alla mente di Cristo Gesù, devo riuscire ad essere un altro Cristo. Per diventare un altro Gesù io devo riuscire a scrollarmi di dosso tutto ciò che non piace a Dio Padre, per vestirmi dei panni di Cristo. 

Gesù, quando è giunto il suo momento, ha ricevuto il battesimo nel Giordano da Giovanni Battista; quando lo Spirito Santo scese sopra di Lui, si udì una voce dal cielo che diceva:  “Questi, è il mio figlio prediletto, ascoltatelo!”

Questa stessa voce dovremmo averla sentita anche noi quando ricevemmo l’effusione, il battesimo nello Spirito Santo.  

Dio, deve poter   guardare a me   e compiacersi   perché  io < sono un altro Gesù >.

Allora, cosa devo fare per prima cosa? Devo entrare in me, guardarmi dentro e dire: ma la mia mente, è la mente di Gesù? O io ho ancora la mentalità del mondo? Come posso arrivare a capirlo da solo?

Non è difficile: se ci tengo ancora a guardare la televisione tutte le sere, se le partite di pallone sono più importanti di un incontro di preghiera, se al primo posto c’è ancora la famiglia, insomma se ho ancora tanti idoli e al primo posto non trovo il Signore, io devo ancora fare un lungo cammino di conversione, finché mi accorgerò che nella mia mente non c’è più nulla che riguarda il mondo, il mio cuore è sgombro da tutti i pesi, da tutta quella zavorra che per tanti anni mi sono trascinato dietro, senza mai riuscire a scrollarmela di dosso. 

In me, come per incanto, c’è solo più un interesse: Cristo; nella mia mente esiste solo più un nome: Gesù Signore!

E’ solo allora che finalmente potrò uniformarmi alla sua mentalità. Infatti l’ultima parte del seminario di < Vita nuova > è proprio intitolata: Trasformazione in Cristo.

Ecco, a questo punto, cosa succede nella mia mente:

< avviene che si innesca una vera e propria battaglia, la parte che appartiene al mondo contro la parte che è di Cristo >. 

E’ in questa battaglia che la parte più tenebrosa di me deve indietreggiare - deve sparire, lasciandomi la mente libera.

Questa, è una battaglia con noi stessi: “Chi vuole seguirmi, rinneghi se stesso”. 

Questo è il rinnegare noi stessi! Rinnegare quella parte di noi che è ancora uniformata al mondo. S.Giacomo a proposito dice: “chi ama il mondo, odia Dio” e noi non vogliamo più amare il mondo; la parte in noi che ama ancora il mondo, è la parte delle tenebre.

 

                - Trasformazione in Cristo -

 

< Arriva la luce!…….CRISTO SIGNORE! …….Le tenebre indietreggiano > e nella mia mente io penso solo più ad amare Gesù e a uniformarmi al suo carattere. Quale?:

“ MA IO VI DICO ”  “ MA IO VI DICO ”.

Ecco allora perché io devo conoscere la Parola! L’ignoranza delle Scritture, è ignoranza di Dio! Man mano che io mi uniformo alla Parola, le tenebre indietreggiano, e, la mia mente si uniforma a quella di Cristo. 

Se io cammino in linea con la Parola e sono uniformato alla mentalità di Cristo, satana non è certo contento!

Fino ad ora io avevo lavorato per lui, per il suo regno, ora si trova a dover rincorrere una cosa che era sua e che si è visto sfuggire dalle mani! Da ora, incominciano le tentazioni.  

Il maligno non si ferma davanti a nulla: è arrivato a tentare Gesù, il Figlio di Dio, figuriamoci se non ci proverà con me! Per tentare Cristo, usa addirittura come arma la Parola di Dio. Ecco perché è bene che noi facciamo discernimento nei nostri gruppi, quando si apre la Bibbia e si legge!……..< Quella Parola, viene veramente da Dio? >

Dobbiamo essere molto vigili, imparare dalla Scrittura stessa, perché purtroppo anche il maligno…….sa usare bene tutte le armi a sua disposizione; dobbiamo scrutare bene, vagliare attentamente, assicurarsi che il brano che si sta leggendo venga veramente da Dio e non piuttosto sia suggerito dall’altro, per confonderci e portarci fuori strada! 

 

           - Le tentazioni di Gesù nel deserto -

 

Le tentazioni che Gesù subisce nel deserto vanno a toccare i tre aspetti dell’uomo: Spirito, Anima, Corpo. 

1.      Dice il maligno a Gesù: “se tu sei Figlio di Dio, dì a queste pietre che diventino pane.” Ecco, Gesù era rimasto quaranta giorni nel deserto senza mangiare, aveva digiunato, alla fine ebbe fame. Satana se ne accorge, ed ecco pronta la tentazione. Ma Gesù gli risponde “Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni Parola che esce dalla bocca di Dio”. Qesto è il primo livello di tentazione. 

2.      Poi, il diavolo lo prende, lo conduce con sé a Gerusalemme, nella città Santa e lo porta sul pinnacolo del Tempio, dicendo: “Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordine per te, perché essi ti custodiscano; e anche: essi ti sosteranno con le mani, perché il tuo piede non inciampi in una pietra”. Qui Gesù viene tentato sulle sue opere; è il livello della psiche, della mente, degli affetti, delle emozioni, della volontà.

Gesù, ancora una volta risponde: “Sta scritto  non    tentare il Signore Dio tuo”. Quanti esempi su questo livello si potrebbero portare! Del tentare il Signore!……………..Come ci gioca bene la nostra psiche!……………Forse, ognuno di noi, a questo riguardo, a qualche cosa da ricordare.

 

3.      Arriviamo poi alla terza tentazione. Di nuovo il diavolo lo prese e lo porto sopra un altissimo monte e gli mostro tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse:

“Tutte queste cose ti regalerò se prostrandoti mi adorerai!”

Qui, siamo a livello della tentazione dello Spirito.

Sono le classiche scorciatoie spirituali! Gesù arriva sulla terra, prende su di sé la carne mortale con un progetto ben preciso, Lui sa già in anticipo cosa avrebbe comportato per Lui questo progetto; questo vivere da parte sua, in tutto, nella volontà del Padre: avrebbe comportato di essere rifiutato dagli uomini fino ad essere ucciso.

Ma il maligno gli propone una scorciatoia:

< prostrati davanti a me, adorami e avrai tutto quello che vuoi > (in pratica, quello che avrà con la morte e risurrezione).

E’ molto importante ricordare che il maligno è capace di tentare attraverso la Parola di Dio; egli ci tenta a tutti i livelli del nostro essere.

L’unica arma che propone Gesù, qual è? “Sta scritto”. O io mi fondo sulla conoscenza della Parola, o soccombo dinanzi alle tentazioni del maligno. 

Riflettendo su queste tre tentazioni, noi vediamo che il diavolo tenta Gesù sull’orgoglio: “Se sei figlio di Dio”.

A questo punto, per qualcuno viene naturale replicare: < Certo, io sono figlio di Dio, ma chi credi di essere tu. Io sono figlio di Dio e adesso te lo dimostro……….> 

Ecco come si può cadere nel tranello; come figlio di Dio, per dimostrare al maligno di esserlo veramente, posso arrivare a tentare Dio. Io non devo dimostrare proprio niente a nessuno, tantomeno al diavolo! A ogni tentazione, io devo solo rispondere: “STA SCRITTO” e poi trovare quel versetto della scrittura che mi può essere d’aiuto, in quel preciso momento.  

Ma, se non ho un versetto pronto, in quel momento, io soccombo! 

Quindi alla base di tutte le tentazioni, c’è sempre il peccato d’orgoglio: addirittura orgoglio spirituale! Tutte le tentazioni che satana ha fatto, vanno in tre direzioni e cioè: corpo, psiche e spirito dell’uomo; sono fatte in modo diverso, ma hanno tutte, come base, l’orgoglio spirituale, cioè quello che ci fa dire: io sono un figlio di Dio e, come tale, posso fare……..questo……e quell’altro. 

Qui, siamo in contrasto con una affermazione fatta da Gesù:

“Ma voi, farete cose più grandi di quelle che ho fatto io perché riceverete il dono dello Spirito Santo”. E allora? Ecco l’orgoglio < Voglio dimostrare a satana che sono forte, che non ho paura di lui; che posso combatterlo come e quando voglio! >.  

Invece  io non devo far vedere nulla, non ho niente da dimostrare, devo solo usare del potere che mi viene da Dio quando mi trovo in una circostanza per dare gloria a Lui.

Solo allora userò il potere che mi ha dato come figlio, perché, come figlio, sono anche erede, e, come tale, devo usare della eredità di figlio di Dio, questa l’ho avuta e la devo esercitare.

Non però per dimostrare a satana chi sono io! 

Il Signore mette in evidenza la tentazione sull’orgoglio spirituale: < Tu non sai chi sono io >.

A questo punto, o conosco bene la Parola e controbatto, o altrimenti passo al silenzio e mi metto a pregare, aspettando che il Signore mi faccia comprendere qual è la sua volontà.  

Dio, che è Padre, permette la tentazione, perché attraverso questa corregge i suoi figli. Satana quindi, viene usato da Dio per la correzione.  

Dio è Sommo Bene, non vuole farmi del male, non vuole bastonarmi, però permette per la mia correzione.

Intanto lo Spirito Santo farà ricordare quel versetto per poter fare la nostra battaglia, quel preciso versetto della Bibbia che ho incamerato e che ora devo riportare alla mente, perché è quello che serve per combattere il maligno. Solo quando avrò a mente quel versetto sarò tranquillo, perché lo ripeterò talmente tante volte, e ad alta voce se occorre, fin quando avrò vinto la mia battaglia. 

 

                                                         - I  Salmi -

 

Il Salmo è una composizione poetica cantata con accompagnamento di strumenti musicali.

Essi sono centocinquanta, suddivisi su modello del Pentateuco, su cinque libri. 

La maggior parte dei canti, è posteriore all’epoca davidica, e  gli autori appartenevano alla classe colta della nazione.

Una parte del Salterio è formato da inni, mentre una parte è composto di preghiere, lamentazioni, suppliche e imprecazioni del popolo d’Israele. 

Essi contengono una profonda dottrina su Dio ed i suoi attributi: la provvidenza che regge il mondo.

Il Salterio, molto usato a Qumran, è diventato la preghiera di Gesù e poi della Chiesa tutta.

Nella liturgia delle ore la Chiesa ha però scartato tutti quei salmi che non erano in linea con la mente di Cristo, perché spesso, nel salmo, affiora l’Antico Testamento, la mentalità di allora. 

Se voglio pregare i salmi, come mi debbo comportare?

Ecco: debbo leggere il versetto, portarlo alla mente di Cristo Gesù, poi da Gesù a me.

Gesù lo purifica e io lo accolgo, sapendo che è il popolo di Dio che prega.

 

- I Profeti, i Re, i Sacerdoti -

Il popolo di Dio

Un Popolo Sacerdotale, Profetico e Regale 

La parola < Profeta > deriva dal greco e significa: < Colui che annuncia >, che proclama.

La figura del profeta non è esclusiva di Israele, risulta infatti che fin dall’antichità vi fossero organizzazioni profetiche. 

Il vero profeta parla a nome di Dio; guai se un profeta, tentato, facesse passare per opera di Dio ciò che è suo pensiero! Sarebbe per lui condanna a morte sicura (dice la Scrittura).  

Proprio perché parla a nome di Dio, il Profeta è sempre un uomo coraggioso; non teme di dire a nome di Dio, cose che a volte possono sembrare sgradevoli, ma siccome Dio è amore, le esprime con la misericordia; non offende mai, non distrugge, e, come viene detto di Gesù: “Non spezzava una canna incrinata, né spegneva un lucignolo fumigante”. 

Il Profeta deve parlare con verità ed amore, perché Dio parla con amore.

Egli è < uomo di Dio > e per questo vive nella santità; parla direttamente alla sua gente; spesso nemmeno capisce quello che dice, proprio perché parla a nome di Dio.

Così egli si inserisce nella storia del popolo di Dio. 

I profeti sono suddivisi in : Profeti maggiori che sono < Isaia, Geremia, Ezechiele, Daniele > e Profeti minori che sono: < Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malachia >. 

Il profeta deve avere una vita integra, deve dare sempre e in ogni luogo testimonianza di amore, di carità; non si deve mai offendere qualsiasi cosa venga detta di lui, non deve avere mai nessuna pretesa: anche se la sua parola non dovesse essere presa in considerazione, non deve mai protestare, rimanendo sempre in sottomissione ai fratelli.

Deve essere umile sempre e stare in obbedienza. 

Bisogna veramente indagare sul profeta, sul tipo di vita che conduce, come si comporta nel mondo, se per esempio ha rinunciato ai vizi, cioè: <fumo, alcool, gioco, sesso>.

Emotivamente com’è? Si altera facilmente? Riesce sempre a dominarsi in qualunque situazione si viene a trovare? Anche se coinvolto direttamente? 

Sotto l’azione dello Spirito Santo le emozioni vengono frenate - la lingua non dirà più parole vane e offensive - non si punterà più il dito contro nessuno - usciranno solo parole d’amore e di consolazione. Va vagliato anche e soprattutto il suo comportamento: è consono alla vocazione di profeta? 

Rispetto al suo corpo: nel vestire……nei gesti…….Tutta la vita del profeta deve essere trasparente e limpida e va passata al crogiuolo, deve essere mondo da ogni impurità per poter parlare a nome di Dio, sempre. Il popolo di Dio è: Sacerdotale, Profetico e Regale (Dt.18,1-22).

Esiste il carisma della profezia, ed esiste il popolo profetico che siamo noi.  

Anche noi, siamo profeti, a nostra insaputa, perché essendo ripieni di Spirito Santo e mangiando e ruminando continuamente la Parola di Dio, faremo di tutto per avere una vita giusta e irreprensibile; dalla nostra bocca difficilmente usciranno parole vane o che potrebbero offendere o intaccare la vita di un fratello; nessuna critica mai per nessun motivo, ma la convinzione che:

 <     Sono  tutti  migliori  di  me     >;  allora al momento opportuno,  a un fratello o ad una sorella, in una particolare circostanza, lo Spirito ci farà dire una parola che sarà la stessa Parola di Dio, quel versetto che avremo scritto nel nostro quaderno e anche nel nostro cuore: in quel momento, noi saremo profeti. 

Un grave pericolo può scaturire: dobbiamo fare molta attenzione a non impossessarci del carisma della profezia, altrimenti l’altro, che è sempre vigile e attento, piano, piano si insinuerà in noi e sarà la nostra distruzione. 

 

- La Triplice unzione ricevuta nel Battesimo -

Popolo Sacerdotale, Profetico e Regale

( Deutoronomio  17, 14-20 ) 

Dice il Deuteronomio al capitolo 17: “Porrai sopra di te il Re che il Signore tuo Dio sceglierà”. Costituirai Re uno preso tra i tuoi fratelli, non metterai sopra di te un straniero.” 

Ed al versetto 18 dice: “Quando siederà sul trono, dovrà trascriversi su un quaderno una copia della legge (che troverà presso i sacerdoti Leviti), la leggerà e la rileggerà tutti i giorni della sua vita, affinché,  impari a temere il Signore suo Dio, a osservare la legge e gli ordinamenti e metterli in pratica, perché il suo cuore non si esalti ed i suoi passi non abbiano a deviare.” 

Il Re ha un mandato, esercita un potere sul popolo, ma questo potere deve essere sottomesso all’autorità di Dio. Quindi il servo di Dio, quale Re, esercita il suo potere istruito da Dio; sottomesso a Dio. Ricapitolando: il Re ha ricevuto l’unzione per esercitare l’autorità di Dio sul popolo. Egli, è un custode della Parola e la sua autorità deriva da lì. 

Nel primo libro di Samuele al capitolo 10, IDDIO parla al profeta Samuele e lo invia ad ungere Saul Re: “Il Signore, ti ha consacrato principe sul suo popolo Israele. Tu reggerai il popolo del Signore e lo salverai dal potere dei suoi nemici tutt’intorno. Questo sarà il segno per te che il Signore ti ha consacrato sulla sua eredità."

Quindi il Re eserciterà un’autorità sui nemici del popolo.  

Siccome questo riguarda la triplice unzione battesimale, da qui traiamo un insegnamento: < noi abbiamo ricevuto autorità, questa autorità ci deriva dalla conoscenza della Parola di Dio, dal fatto che noi siamo strettamente uniti alla Parola di Dio. Questa autorità noi la esercitiamo sui nostri nemici, su satana, il nemico per eccellenza. Noi abbiamo autorità per la Parola che dimora in noi, quella stessa Parola che il Re doveva custodire, leggere e rileggere e farla sua per non usare l’autorità in malo modo >. 

Continuando, nel Deuteronomio al capitolo 18 troviamo il sacerdozio Levitico - Il sacerdote Levita compie sacrifici per il popolo - Esso è intercessore verso Dio - Noi, però, sappiamo che il più grande Sacerdote per noi cristiani, è Gesù Cristo. Egli è: Sacerdote, Altare, Vittima.  

Offre se stesso in espiazione di tutti i peccati, e questo sacrificio è l’unico, l’ultimo, il vero. 

Allora, se il sacrificio che per noi conta è quello di Cristo, partendo dalla nostra unzione sacerdotale ricevuta col battesimo, noi offriamo a Dio l’unico sacrificio, cioè Gesù Cristo, unendo noi stessi a lui, poiché Cristo ha detto: “Fate questo in memoria di me”. Noi ci offriamo al Padre e unendoci al sacrificio di Cristo diventiamo intercessori presso Dio.

Questa è la nostra unzione sacerdotale. 

Terminando il capitolo 18 del Deuteronomio, troviamo poi l’unzione profetica: il Signore susciterà un profeta in mezzo a loro, gli porrà in bocca le sue parole ed egli le dirà loro. 

In Ezechiele capitolo 3 versetto 10, troviamo il mandato del profeta: “Figlio dell’uomo, tutte le parole che ti dico, accoglile nel cuore e ascoltale con gli orecchi, poi và dai figli del tuo popolo e parla loro. Dirai: Così dice il Signore, ascoltino o non ascoltino.” 

Quindi il profeta parla con le parole di Dio e a nome di Dio. Questo ci riguarda direttamente: è la Parola che siamo chiamati a portare, quella di cui ci siamo nutriti: la Parola di Dio. Siamo inviati come profeti, come annunciatori della Parola. Quella stessa Parola che Dio ha chiesto a noi di fare nostra, ora dobbiamo portarla agli altri. 

Il testo dice ancora che il profeta deve vegliare come sentinella; deve avvisare il popolo stesso degli errori che compie, ed avvertirlo di cambiare vita per non perdere la grazia di Dio. Se il profeta non lo farà, il peccato del popolo diverrà il suo e sarà corresponsabile della perdita di anime. 

In sintesi, con quanto è stato detto finora, è emerso che abbiamo ricevuto delle indicazioni sulla triplice unzione che abbiamo nel battesimo, quindi ci riguarda tutti.

Siamo chiamati ad esercitare quel potere che abbiamo ricevuto nella triplice unzione ed è stato anche detto come esercitarlo.   

La linea che unisce tra loro queste tre unzioni, è la Parola di Dio: il Re deve nutrirsi della Parola; il sacerdote è sacerdote della Parola di Dio; nel popolo di Dio, per ogni servizio c’è sempre, come fondamento, la Parola di Dio. 

 

- L’uso della Parola di Dio nel quotidiano -

 

Ora vediamo un po’ l’uso della Parola di Dio nel quotidiano, nella nostra vita di tutti i giorni.

Ciò che verrà spiegato è stato tratto da un testo che è intitolato: < La Bibbia: il mio amico > di John Sherril, autore di: Essi parlano in altre lingue.  

Questo libro vuol essere la testimonianza del vissuto di questo giornalista. Il punto di partenza di questo libro è una domanda che vuol essere un esame di coscienza: < Chi scegli nella tua vita? Stai scegliendo veramente Dio? >. 

E’ una domanda, questa, che nasce automatica dopo tanto parlare della Parola di Dio - Seguita da un’altra domanda che è una verifica: < Qual è la tua condizione spirituale in questo momento? >. 

La conclusione è che la Bibbia è il sostegno per un cammino di fede; vera vitamina spirituale. Starne lontani vuol dire piano, piano, indebolirsi.

Nell’approccio alla Parola di Dio il primo rischio è < l’orgoglio > cioè il nostro io che può prevalere sulla Parola. 

Se non riusciamo a sottomettere il nostro io, se pian piano non riusciamo a debellare il nostro orgoglio, noi rischiamo di far dire alla Parola di Dio ciò che vogliamo.

Altro rischio: < La mente prevale sullo Spirito. > Le nostre idee prevalgono sulla Parola, non l’ispirazione dello Spirito.  

E importante eliminare i preconcetti, cioè la “nostra” idea di Dio e purificarci da queste idee, che possono condizionare la lettura della Parola.

Ad esempio, se abbiamo in mente un Dio che castiga, ignorando che Cristo deve essere sempre il centro della Parola, sceglieremo nell’Antico Testamento tutti quei brani dove vi si trovano i castighi che Dio ha mandato al suo popolo, senza riportarli a Cristo che, per noi, deve essere sempre il nostro obbiettivo. 

Attenzione a quelle condizioni di vita che non sono in linea con la Parola: < I peccati > questi naturalmente ostacolano quel crearsi di un rapporto intimo che Dio cerca di instaurare con noi.  La Parola arde come fuoco, è luce per la nostra vita ma noi possiamo ostacolare tutto questo col nostro comportamento sbagliato. 

Alcuni suggerimenti per la corretta lettura della Parola: metterci in preghiera, sottomettendo il nostro io, i nostri desideri, la nostra psiche, perché altrimenti si rischia di usare la Parola di Dio - non nello Spirito - ma nella psiche; indirizzare la nostra lettura usando dei lezionari per non rischiare di fare indigestione di  Parola   (per esempio: le letture della Messa del giorno). 

Ecco, quindi, il bisogno continuo di purificazione prima di accostarci alla Parola di Dio, chiedere perdono per i nostri peccati, lasciarci lavare  dal sangue di Gesù e, soltanto dopo, aprire e leggere la Parola.

Ora arriviamo a quello che è    < il vero tesoro della Parola  di Dio >, che diventa per noi:  < Manna >  e  < Arsenale >. 

Col dire < versetti manna > intendiamo il nutrimento giornaliero che viene da Dio; questo ci fa sperimentare l’amore di Dio, quell’amore che ci segue passo dopo passo, tutti i giorni.

E’ la Parola che quotidianamente facciamo entrare nel  cuore e che ci nutre: può essere un versetto, potrebbe anche essere solo una parola che si illumina in quel momento. 

Poi ci sono i < Versetti Arsenale >. I versetti che riusciamo a memorizzare, ce li farà usare il Signore al momento opportuno, nella battaglia contro il < nemico >. 

Sarà Dio stesso che li farà affiorare alla mente, come a Gesù nel deserto: “Sta scritto”; ecco la nostra arma contro il maligno. Certamente i versetti manna che ci sono serviti giornalmente, immagazzinati nella nostra mente, diventano a loro volta versetti > Arsenale > e Dio ci permetterà di usare anche questi al momento opportuno. 

Oltre ai versetti > Manna e Arsenale > ci sono la Parole  < Rhema >.

Il Rhema è una Parola che arriva in una specifica situazione e serve solo per quella situazione, mentre il versetto manna nutre per tutta la giornata. 

A questo punto, occorre avere un metodo per memorizzare e ricordare la Parola. Naturalmente ce ne sono moltissimi, addirittura ognuno può averne uno personale: chi usa la memoria visiva, riuscendo addirittura a ricordare la pagina della Bibbia dove è scritto quel versetto; ecc. ecc. 

L’autore suggerisce di scrivere dei bigliettini e metterseli in tasca; lungo la giornata  poi, ogni tanto, tirarne fuori uno e leggerlo una, due, dieci, venti volte, finché alla fine della giornata, qualcosa in memoria sicuramente rimane.

Andando avanti ci viene insegnato come applicare la Parola nella vita, con fede. 

Un esempio: suona il telefono che annuncia un incidente grave; in quel momento subentra l’agitazione e in un attimo è il caos più assoluto - Tutto sbagliato! -     

Il sistema più giusto è la preghiera:

< Signore, anche lui è tuo figlio come lo sono io, tu puoi tutto Signore; a te tutto è possibile, quindi pensaci tu, io te lo affido - Se è tuo volere, lo puoi salvare - Se pensi che questo sia il suo miglior bene, guariscilo, Signore - Poiché tu ci ami, Signore, ti lodo e ti ringrazio perché so che già stai facendo qualcosa per lui, grazie Signore >. 

Dopo la preghiera mantenere la pace interiore, mentre il Signore sicuramente sta già operando.

Questo è l’esercizio della fede.  

Il Signore ci assicura che è lui che si occupa dei nostri casi, fidiamoci! Di fronte all’attacco del maligno la Parola deve essere proclamata, all’occorrenza gridata, perché diventa < Professione di Fede > e la fede si professa con la lingua.

Siamo chiamati anche a fare discernimento sulla Parola, al fine di capire se veramente è da Dio o se arriva da qualcun altro. 

Quindi, fare discernimento chiedendo luce allo Spirito Santo.

Al capitolo 9° del libro, l’autore dice che la scrittura aiuta a rimanere nello Spirito e ad affrontare, nello Spirito, ogni problema. 

Se veramente ci siamo nutriti della Parola di Dio, in quel momento particolare ci aiuterà a rimanere nello Spirito e ad affrontare la situazione nello Spirito. 

Se invece non ci siamo nutriti della Parola, gli eventi avranno il sopravvento su di noi e non capiremo più niente. Crolla la facciata, e diventiamo come tutti gli altri. 

Nel momento della prova, solo in quel momento, si comprende il cammino che abbiamo fatto e se, veramente, abbiamo camminano con Dio.

I problemi sono tentazioni contro la vita nello Spirito. 

Essere nello Spirito significa avere la consapevolezza della costante presenza di Dio nella nostra vita; se veramente siamo nello Spirito non andiamo alla ricerca di null’altro, rimanendo in un’alta qualità di vita, perché in noi si sviluppano i frutti dello Spirito. 

Essere nello Spirito vuol dire rimanere nel Regno di Dio, cioè fare quello che lui ci chiede, usando gli strumenti di grazia che ci dà, rimanendo dove Lui ci vuole: saremo così figli di Dio, sempre, in ogni situazione. 

C’è ancora un forte richiamo a rimanere ancorati alla Parola di Dio e ad usarla come arma contro satana, che cercherà in tutti i modi di distoglierci da Dio e dal cammino che stiamo facendo. 

Un altro capitolo viene dedicato ai problemi del lavoro e ci ricorda che: < Regno, Potenza, Gloria, sono di Dio >, appropriarsene significa entrare nel regno della menzogna, di satana, perché anche nel vostro lavoro saremo tentati nell’orgoglio, nella gloria, nel successo ecc. ecc. 

Un ultimo capitolo tratta l’attacco spirituale di satana.

Quando il nemico ci attacca, se noi ci sottomettiamo a Dio, saremo in grado di resistere e satana fuggirà da noi (Gc.4,7).

Saremo liberi perché Dio ci renderà liberi; affidiamo a Dio ogni cosa ed Egli ci fortificherà per la lotta. 

 

- Il Combattimento Spirituale -

 

Continuando a scorrere il testo < La Bibbia: il mio amico > arriviamo al capitolo dove tratta dei < problemi >, che sono vere e proprie tentazioni nella vita spirituale. Questo insegnamento viene tratto  < dalle tentazioni di Gesù nel deserto >. L’argomento viene diviso in tre parti:

< Prima della battaglia - nella battaglia - dopo la battaglia >.

Strategia contro i problemi di tentazione.

·        < Prima della battaglia >:

Prima che sorgano i problemi è bene preparare alcuni strumenti e atteggiamenti interiori: questo come prevenzione nei momenti di calma, perché sappiamo che dobbiamo battagliare parecchio contro il maligno. 

Nei momenti di tregua è bene rivedere il nostro armamentario, se possibile procurarcene del nuovo, immagazzinare bene e il più possibile nel nostro arsenale. Questo vuol dire avere versetti pronti da usare, stare il più possibile nella pace, assolutamente non spaventarsi; lo Spirito Santo che condusse Gesù nel deserto, ora conduce noi. 

Questo stesso Spirito ci assiste con potenza; non dobbiamo agitarci, ma stare tranquilli - mettersi a tremare ora non serve a nulla, anzi………….Quando siamo alla fine di una prova e semplicemente inutile pensare a quello che succederà dopo: gustiamoci la vittoria, in grazia di Dio.

Stiamo nella pace, lo Spirito Santo ci sta guidando: ci conduce, ci sostiene, ci protegge - quello stesso Spirito che nel deserto sosteneva Gesù.      < Ma è meraviglioso ! >  

Altro punto della strategia < prima della battaglia >.

Lo Spirito Santo, ci dà il discernimento per identificare la presenza di satana; difatti si possono indicare delle vere e proprie caratteristiche della sua presenza: quando in una situazione noi sentiamo il desiderio di fissare la nostra attenzione sul problema, perdendo di vista Dio, è chiaro segno che il maligno è all’opera; attenzione!

Stiamo perdendo la grazia dello Spirito.  

Quando, tendenzialmente, rimaniamo sui problemi che provano la nostra superiorità - cioè, quando per qualsiasi motivo, ci lasciamo trascinare in situazione dove viene allo scoperto in nostro io, godendo della lode altrui: < Ma come sei bravo!……Come sei intelligente!……..>.

E comunque, quando scegliamo situazioni dove il nostro “io” prevale su tutto, questo è un chiaro segno che la nostra vita non la sta guidando lo Spirito, ma bensì qualcun altro. 

Altri segni indicatori: quando in una situazione siamo agitati, quando ci adiriamo facilmente, quando per una sciocchezza perdiamo le staffe, quando non riusciamo a controllarci, quando non siamo sottomessi in umiltà, quando abusiamo del potere e della libertà che lo Spirito ci dona, quando cerchiamo di aggirare i problemi invece di affrontarli. 

 Il Signore fa verità in noi e il problema ce lo pone davanti a noi, molto abilmente, cerchiamo a volte di girargli attorno, sperando magari che altri lo risolvano per noi. 

·        < Durante la battaglia >:

1° Punto (che è il punto chiave): restare costantemente alla presenza di Dio - Non lasciarsi distogliere mai - Se ci siamo allenati prima a vivere al cospetto di Dio, durante la battaglia ci sarà facile farlo. Se distogliamo lo sguardo da Dio nella battaglia, abbiamo già perso. 

Gesù a proposito dice: “Chi mette mano all’aratro e si volta indietro non è adatto per il Regno dei cieli”.

La moglie di Lot, < voltata indietro > mentre scappava da Sodoma, è stata trasformata in una statua di sale. 

2° Punto: Avere una sola speranza - la forza di Dio -

Non la nostra forza, che non esiste, ma la forza di Dio, perché la nostra battaglia non è contro cose di questo mondo, ma contro realtà spirituali. Solo Dio può darci forza per combattere questa battaglia; non possiamo attingere alle proprie forze umane, al buon senso, che sicuramente serve, ma non è sufficiente per intraprendere battaglie contro il maligno. 

Se ci fidiamo di Dio certamente faremo cose che il buon senso rifiuta, per esempio: il buon senso, avrebbe detto a Gesù di seguire i suoi, quando erano andati a riprenderselo; il buon senso, gli avrebbe detto di accettare le proposte di satana, quando gli aveva promesso: “se mi adorerai, ti darò tutti i regni del mondo”.   

Spesse volte il buon senso non ci lascia agire secondo Dio e, l’altro, questo lo sa bene. 

3° Punto: Una sola arma nella battaglia: il corretto uso dei versetti che il Signore ci ha donato, come ci ha insegnato Gesù nelle tentazioni nel deserto. In quel momento, se il nostro sguardo è fisso in Dio, torneranno alla mente.

Dio solo fornirà le armi spirituali per combattere: sarà quella Parola di Dio che proclameremo con forza e con fede, in quel momento, a darci la vittoria. 

Nel testo (La Bibbia: il mio amico) troviamo alcuni criteri per poter fare discernimento e capire se i versetti vengono veramente da Dio oppure no. Ad esempio, quando il versetto della Parola di Dio ci porta a guardare a Dio e non al problema (è possibile difatti, che una Parola letta, metta in risalto il problema invece che richiamare la fede in Dio). 

Satana, nel deserto, cercava di spostare l’attenzione di Gesù da Dio al problema < fame > “Dì a questa pietra che si trasformi in pane!” Ma Gesù fermamente rispose: “ Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni Parola che esce dalla bocca di Dio”.    

Dio dice che dobbiamo nutrirci di Lui, questo è importante! Al resto penserà Lui. I versetti sono da Dio, quando ci aiutano a trovare Dio nel problema (a causa del problema, possiamo perderlo di vista). 

Viene da Dio, quando al di là delle circostanze ci dà sicurezza, ci incoraggia, ci dà fiducia, ci toglie la paura iniziale, ci dà pace - Quando quel versetto dà fiducia nell’attendere l’agire di Dio, allora siamo certi che il Signore farà qualcosa - Siamo sicuri che Dio agisce - Quando quel versetto stimola in noi il rimanere in pace nonostante tutto. 

·        < Dopo la battaglia >:

Dobbiamo ricordare che se il Signore permette che nella nostra vita sorgano problemi, è perché vuole farci crescere, vuole fare di noi qualche cosa: se nei problemi continuiamo a cercare Dio, riusciremo a fare quei passi decisivi verso di Lui. Nel bel mezzo dei problemi noi verremo usati da Dio ed i problemi affrontati con Dio, ci attivano verso gli altri. ( Efesini 2,10) 

Noi dobbiamo rimanere radicati nella Parola di Dio e pian piano, problema dopo problema, affrontarli nel Signore, diventando strumenti di Dio capaci di operare quanto Dio attende da noi - Permettiamo a Dio di indurci nei problemi - Procediamo nelle prove guardando a Dio - Aspettiamoci di essere messi all’opera da Lui -   

Se superiamo le prove Egli  ci considera abilitati nella fede per agire in suo nome (esperienza).  

Mentre stiamo vivendo un problema, se la nostra fede tentenna e noi non riusciamo a rimanere in Dio, ricordiamoci di permettere alla Bibbia di parlare in nostro favore; prendiamo in mano la Parola di Dio, quei famosi versetti che ci eravamo scritti: leggiamoceli!

Lottiamo per confidare in Dio, anche se non comprendiamo il problema: < Signore, io non capisco, ma non importa; io credo, io confido in te, credo che sei tu che stai permettendo questo, per un tuo disegno preciso; sia fatta la tua volontà, Signore >. Soprattutto quando la prova è piuttosto grossa dobbiamo lottare con noi stessi; quando cioè siamo tentati di non vedere, dietro a questo, la mano di Dio che guida la nostra vita.       

                                        

“La Bibbia”

Lettera d’amore scritta da Dio per il suo popolo 

 

Se la Bibbia è la lettera d’amore di Dio per noi, quel rivelarsi di Dio a noi, allora è bene leggere i passi almeno due volte: la prima, per capire ciò che dice; la seconda, per riuscire a cogliere il manifestarsi dei sentimenti di Dio tra quelle righe. 

Dio desidera solo il nostro bene più alto e cioè:

·        < Che possiamo avere il possesso di Lui >

·        < La sua presenza nella nostra vita >

·        < Il godimento della sua presenza > 

v     Il Signore vuole che immagazziniamo la Parola per avere potenza in noi.

v     Che impariamo a pronunciarla, sui problemi con fede.

v     Che la usiamo per godere di Lui e del suo amore.

 

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