“Ogni Scrittura, è ispirata da Dio e utile a
insegnare, a riprendere, a correggere, a educare nella giustizia, affinché
l’uomo di Dio sia ben formato, perfettamente attrezzato per ogni opera
buona”.(2°Tm.3,16-17)
Purtroppo la Scrittura,
non sempre è conosciuta, anche se San Girolamo diceva: < l’ignoranza della
Parola, è ignoranza di Dio >.
A questo proposito Paolo
dice a Timoteo:
“Tu però rimani saldo in
quello che hai imparato e di cui sei convinto, sapendo da chi l’hai
appreso e che fin dall’infanzia conosci la sacre Scritture: queste possono
istruirti per la salvezza, che si ottiene per mezzo della fede in Cristo
Gesù”. (2°Tm.3,14-15)
Tutta la Scrittura è
ispirata da Dio, per opera dello Spirito Santo, scritta per mano di uomini
(Dio che si rivela agli uomini). Egli, in un momento della storia, decide
di svelare il suo nome a Mosè dicendo: “IO SONO” e Mosè, scendendo dal
monte, dice al popolo:
“COLUI CHE E’” ( in
ebraico JAVHE’) mi ha mandato a voi. (Es. 3,14-15)
La Scrittura è diventata
patrimonio di tutti, ed ora dobbiamo farla nostra se voglio che dia
frutti. Nella Dei Verbum, (Divina rivelazione) al capitolo 2° si
legge:
< Piacque a Dio nella sua
bontà e sapienza farsi conoscere e rivelare se stesso manifestando il
mistero della sua volontà, mediante il quale gli uomini per mezzo di
Cristo, Verbo fatto carne nello Spirito Santo, hanno accesso al Padre e
sono partecipi della sua divina natura >.(cfr Ef. 2,18;
2 Pt.1,4)
Dio, nel suo grande amore, parla agli uomini come
ad amici in un rapporto di comunione intima (Gv. 15,14-15).
Ancora dalla Dei Verbum capitolo 2:
< La profonda verità, sia di Dio sia della salvezza
degli uomini, per mezzo di questa rivelazione risplende a noi in Cristo,
il quale è insieme mediatore e la pienezza di tutta intera la rivelazione
>.
La Parola di Dio va compresa col cuore interpretata
secondo il genere letterario, affinché l’uomo di Dio sia completo e ben
preparato.
Tutti sappiamo che la Bibbia, anche se ci appare in
un unico volume, in realtà è suddivisa in due parti ben distinte tra loro,
e cioè: < Il Vecchio Testamento > 46 libri; < Il Nuovo Testamento > 27
libri.
Sono toccati tutti i generi letterari esistenti:
dalla narrativa, ai libri storici, ai profetici, ai sapienziali, ai
numerici, ai poetici, ai giuridici ecc.
Persino nei Vangeli noi notiamo una diversità tra
Matteo, Marco, Luca e Giovanni: una diversa sensibilità.
Sapendo chi erano e soprattutto cosa erano, si
riesce a capire la loro cultura e il loro diverso stile dei loro scritti.
Infatti, leggendo ad esempio la passione di Cristo
descritta da Luca, notiamo da alcuni particolari che Luca era un medico,
quindi aveva una sensibilità di un certo tipo, diversa dagli altri; ma
l’ispirazione di Dio c’è sempre.
La Parola di Dio va colta come ispirata, presa,
interpretata e mai letta così com’è, per non rischiare di cadere nel
fondamentalismo.
Noi, quindi, dobbiamo essere molto attenti a
cogliere esattamente quello che l’autore dei testi ha voluto dire, tenendo
presente proprio il genere letterario ed il contesto in cui queste parole
sono state scritte, perché sono state scritte al fine di far comprendere
sempre meglio il messaggio di Dio agli uomini.
All’interno della Chiesa vi sono delle persone che
hanno consacrato la propria vita allo studio della Parola di Dio, e dànno
alla Chiesa (quindi a tutti noi) sussidi sempre più chiari e comprensibili
a tutti.
La Parola, quella che veramente viene da Dio,
diventa utile in tutti i sensi:
“per insegnare, convincere, correggere e formare
alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni
opera buona”. (2°Tm.3,16)
Non si può essere servi di Dio e ignoranti della
Parola.
Noi sappiamo bene che chi è al servizio di Dio ha a
che fare col nemico - satana -; questi, se si accorge che un credente è
ignorante della Parola di Dio gli tende un tranello, proprio sulla Parola,
come ha cercato di fare con Gesù nel deserto.
Egli ci studia: se la nostra debolezza è solo
carnale (nel corpo) ci tenterà nel corpo - se la debolezza sta nella
psiche, ci tenterà sulla psiche - se si accorge che la debolezza è
spirituale, tenterà proprio con la parola di Dio.
Dobbiamo allora ricordarci che i figli di Dio
saranno tentati dal diavolo, sempre sulla parola di Dio e allora noi,
senza indugi, ma con la massima sicurezza e con forza, dobbiamo
rispondere: “STA SCRITTO”.
Ma per poter far questo, bisogna che la Parola
cominci a vivere in noi.
Dio avrebbe potuto rivelarsi a noi in mille modi;
forse che mancava a Dio la fantasia?
No di certo, eppure Egli ha scelto il nostro
linguaggio, < Parole umane >, affinché noi fossimo in grado di ben
comprendere, senza trovare scuse e senza possibilità di fraintendere. Egli
ha spiegato il tutto in maniera molto chiara, accessibile a tutti.
Quindi nel leggere la Bibbia noi dobbiamo tenere
conto, come già detto, dell’epoca, del tempo in cui le cose sono state
scritte, delle espressioni comprensibili allora e, forse, un po’ meno oggi
e della mentalità di duemila anni fa, totalmente diversa da quella
attuale.
Poiché la stessa parola umana è utilizzata anche,
purtroppo, in maniera non giusta, non precisamente benedetta da Lui, è
necessario purificare il nostro cuore e la nostra mente prima di accostare
la Parola di Dio, per poterla accogliere nella luce dello Spirito.
Noi, abbiamo un grande dono. Usando nel modo giusto
la parola possiamo comunicare all’altro il nostro cuore, possiamo
comunicare la vita usando parole buone, però………ben sappiamo che con la
parola possiamo anche uccidere, e certo Dio non vuole che ci dimentichiamo
di questo pericolo.
Quindi, fratelli, prima di accostarci alla Parola
di Dio, prima di cercare qualsiasi dialogo con Dio, dobbiamo purificarci
sempre e comunque, perché come peccatori quali siamo e molto più facile
per noi fare il male anche se non lo vogliamo, che fare il bene che
desideriamo.
Il grande rischio è di accostarci alla Parola senza
prima esserci purificati, e quindi far dire alla Parola quello che in quel
momento noi abbiamo nel cuore, che può essere odio, vendetta, desiderio di
guerra, desiderio di cose insane ecc.
A questo proposito e per non dimenticare,
ricordiamo le guerre sante e la santa inquisizione, che di Santo non
avevano proprio nulla.
Il documento della Dei Verbum, sicuramente, è il
testo più importante della Chiesa sulla < Rivelazione di Dio >: un
documento straordinario ad opera dei Padri conciliari ispirato dallo
Spirito Santo e intessuto della Parola di Dio.
Il numero 2° di questo testo, che ha per titolo <
Origine, natura e fine della Rivelazione > ci dice qualcosa di importante:
le prime parole sono < Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelare
se stesso e manifestare il mistero della sua volontà, mediante il quale
gli uomini per mezzo di
Cristo, Verbo fatto carne nello Spirito Santo,
hanno accesso al Padre e sono resi partecipi della Divina natura >. (Ef.2,18
e 2°Pt.1,4)
Dio, nella Scrittura, si rivela e si fa conoscere
come Dio dell’Amore, Dio Padre, un Dio buono, giusto, misericordioso
“lento all’ira e ricco di grazia”.
Satana invece, che è mentitore e padre della
menzogna, vorrebbe farci conoscere il suo dio - un dio che castiga, pronto
a punire per ogni nonnulla, pronto a condannare senza rimedio, un dio che
si compiace di vedere interi popoli morire. Un Dio falso che non ha pietà
per nessuno.
Per noi Dio è nostro Padre, Lui ci ama; anche se
non sempre lo capiamo, accettiamo quello che Lui permette per noi perché,
come dice Paolo: “Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio”, il
quale non vuole il male, non può volerlo, perché è < AMORE > , ma corregge
chi è suo figlio, come un vero Papà; noi ci fidiamo di Lui e ci affidiamo
a Lui.
Dio ci AMA, ci AMA, vuole per noi tutto il meglio
e ce lo concede già qui in questa vita rivelandoci la sua volontà.
Ma, qual è la volontà di Dio? La volontà di Dio è
la salvezza di tutti per mezzo di Cristo, nello Spirito Santo.
Grazie a Cristo noi abbiamo nuovamente accesso al
Padre, perché Cristo si è incarnato ed è morto in croce per noi e noi,
partecipando di questa morte, siamo stati liberati dal peccato.
E’ stato tolto quel velo
che ci impediva la comunione col Padre, e ci ha reso capaci di comunione
con Dio per il compimento del progetto che Dio ha in mente da sempre:
parteciparci la sua natura divina. Per questo Cristo ha assunto la natura
umana, perché noi potessimo assumere la natura divina.
Continuando, il capitolo
2° della Dei Verbum dice: con questa rivelazione infatti Dio, invisibile
nel suo grande amore, parla agli uomini come ad amici (Gesù aveva infatti
detto ai discepoli: “non vi chiamo più servi ma amici, perché vi rivelo la
volontà del Padre”).
Un rapporto di comunione
intima con sé < E si intrattiene con essi per invitarli e ammetterli alla
comunione con sé >.
Ed il numero 6° della Dei
Verbum precisa: con la Divina Rivelazione Dio volle manifestare e
comunicare se stesso e i decreti eterni della sua volontà, riguardo alla
salvezza degli uomini, per renderli partecipi di quei beni divini che
trascendono la comprensione della mente umana.
Nella lettera agli Ebrei,
al capitolo 8, noi leggiamo: < Ma ora Gesù è incaricato di una funzione
nuova è più grande: quella di essere mediatore di un’alleanza molto
migliore, fondata su migliori promesse >.
Infatti se la prima
alleanza fosse stata perfetta, non sarebbe stato necessario sostituirla
con un’altra.
Sempre nel capitolo 8 Dio,
rimproverando il suo popolo, dice: “Ecco vengono giorni, dice il Signore,
quando io stipulerò con la casa d’Israele e con la casa di Giuda
un’alleanza nuova; non come l’alleanza che feci con i loro padri, nel
giorno in cui li presi per mano per farli uscire dal paese d’Egitto;
poiché essi non son rimasti fedeli alla mia alleanza, anch’io non ebbi più
cura di loro, dice il Signore. E questa é l’alleanza che io stipulerò
con la casa d’Israele dopo quei giorni, dice il Signore: porrò le mie
leggi nella loro mente e le imprimerò nei loro cuori; sarò il loro Dio ed
essi saranno il mio popolo.
Né alcuno avrà più da
istruire il suo concittadino, né alcuno il proprio fratello, dicendo:
Conosci il Signore! Tutti infatti mi conosceranno, dal più piccolo al più
grande di loro. Perché io perdonerò le loro iniquità e non mi ricorderò
più dei loro peccati”. (Eb.8,8-12)
Nel parlare di
un’alleanza nuova, Dio ha reso antiquata la precedente. Ora, ogni cosa che
viene resa antiquata è vicina a scomparire.
Ognuno di noi
dovrebbe almeno una volta leggere attentamente la lettera agli Ebrei;
sicuramente - dopo - avremmo le idee molto più chiare circa il Vecchio e
il Nuovo Testamento.
Questa è davvero
la chiave di lettura per accostarci alla Parola di Dio.
Il Vecchio
Testamento non si butta via, no di certo, tuttavia, ampiamente superato
dal Nuovo, è compreso nel Nuovo.
L’Antico
Testamento prepara la venuta di Gesù sulla terra e ci porta a conoscere il
Nuovo Testamento, quanto Dio ha fatto sovrabbondando con la sua grazia.
-
Come accostarci alla Scrittura -
A questo punto, ora, proviamo a capire come
accostare la Sacra Scrittura.
Avendo in memoria questo quadro d’insieme della
Parola di Dio, proviamo a cercare un sistema per memorizzare ciò che
leggiamo. Ci sono strumenti già pronti, libretti dove possiamo trovare
delle sintesi, anche ben fatte, della Parola di Dio; sicuramente questi
aiutano a meglio comprendere la Parola stessa.
Un buon metodo, per chi ha
buona volontà, sarebbe quello di riportare su un quaderno i brani che
legge e che lo colpiscono; avrà così una Bibbia personale.
Un quaderno tutto dedicato
alla conoscenza della Parola di Dio, dove si raccolgono le frasi che ci
parlano; quelle parole che ci sono servite come nutrimento e che ci hanno
fatto crescere. Quelle parole che abbiamo ripetuto centinaia di volte nel
bisogno e che possono sempre essere d’aiuto.
A proposito di nutrimento,
Dio dice al profeta Ezechiele: “Figlio dell’uomo, mangia questo rotolo, io
aprii la bocca ed egli mi fece mangiare quel rotolo dicendomi: figlio
dell’uomo, mangia, nutrisci il tuo ventre e riempi le viscere con questo
rotolo che ti porgo; poi, và e parla alla casa d’Israele. Io lo mangiai e
fu per la mia bocca dolce come il miele”. (Ez.3,1-3)
Ecco, io devo mangiare la
Parola di Dio, riempire il mio ventre per farne il nutrimento della mia
vita spirituale e devo assimilare questo cibo.
Perché un cibo dia il suo nutrimento, non basta
ingerirlo, deve essere assimilato, digerito: se il cibo non viene digerito
non diventa nutrimento, e così è la Parola di Dio. Essa deve entrare nelle
viscere, deve scorrere dentro di noi, poi pian piano va sminuzzata,
ruminata, fintanto che verrà assimilata; solo allora potrà essere vero
nutrimento per il nostro spirito.
Alla Parola di Dio ci si accosta in preghiera; non
esiste un altro modo efficace per accostare la Parola.
Per fare questo, allora, bisogna scegliere un luogo
adatto, tranquillo; un posto dove possiamo essere sicuri di non essere
disturbati, possibilmente sempre lo stesso posto: un angolino da destinare
alla preghiera e che deve diventare esclusivo, personale.
Allora ci accorgeremo che già dirigendoci in quel
luogo, entriamo nel clima della preghiera.
Oltre alla pace esteriore la preghiera comporta la
pace interiore; dobbiamo distaccarci dal nostro passato, lasciare tutto
ciò che appartiene al mondo, svuotarci di tutti i pesi e di tutta la
zavorra che ci tiene ancorati al mondo - svuotare la mente completamente,
perché se la mente è occupata dalle cose del mondo la Parola non può
parlarci.
La purificazione si ottiene nel fare il vuoto
dentro di noi e nella nostra mente, ed è il momento giusto per chiedere il
perdono a Dio, presentandogli tutto ciò che ci ha staccato da Lui. Quindi
la nostra riflessione personale è questa:
se io non mi libero di tutta la zavorra, le cose
che Dio non può benedire in me mi impediranno di assimilare la Parola;
impediranno alla Parola di parlarmi.
Invocherò poi lo Spirito Santo il quale, avendo
ispirato la Scrittura, mi porgerà la Parola facendomela anche comprendere.
Ecco, solo a questo punto aprirò la Scrittura e
leggerò la Parola di Dio - la leggerò e la rileggerò fin tanto che dal
testo che ho letto, alcune parole spunteranno fuori, si illumineranno e su
di loro fermerò la mia attenzione.
Allora incomincerò a ripetere queste parole, a
ripeterle e ancora ripeterle fin tanto che si scolpiranno nel mio cuore,
dentro di me.
Posso anche poi continuare a ripeterle lungo tutto
il corso della giornata, cosicché quel versetto della Scrittura diventa
nutrimento della mia vita e inciderà profondamente il mio cuore.
La Parola di Dio diventa così vita nella mia vita
ed io potrò vivere veramente della Parola. Questo atteggiamento mi porterà
ad innamorarmi della Parola di Dio, a memorizzarla e, pian piano, in me si
formerà un vero e proprio bagaglio.
La conversione a Cristo, la nuova nascita con il
Battesimo, il dono dello Spirito Santo, il Corpo e il Sangue di Cristo,
ricevuti in nutrimento, ci rendono santi e immacolati al cospetto di Dio
(Ef.1,4) come la Chiesa stessa, sposa di Cristo, è santa e immacolata
davanti a Lui.
Tuttavia la vita nuova, ricevuta nell’iniziazione
cristiana, non ha soppresso la fragilità e la debolezza della natura
umana, né ha tolto l’inclinazione al peccato comunemente detta: <
concupiscenza >.
La vita nuova in noi ci permette, e
contemporaneamente ci spinge, a sostenere le prove nel combattimento della
vita cristiana, aiutati dalla grazia di Cristo.
Questo combattimento spirituale è poi la nostra
conversione in vista della santità e della vita eterna, alla quale il
Signore ci chiama continuamente.
“Siete stati lavati, siete stati santificati, siete
stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del
nostro Dio!” (1°Cor.6,11)
L’apostolo S.Giovanni, nella sua prima lettera al
capitolo 1,8 afferma:
“Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi
stessi e la verità non è in noi”.
Gesù stesso ci ha insegnato a pregare < perdonaci i
nostri peccati >, legando la nostra capacità di perdonare le offese che
abbiamo ricevuto, al perdono che Dio accorderà alle nostre colpe.
La sera del giorno di Pasqua, mentre le porte del
luogo dove si trovavano i discepoli erano chiuse, per paura dei Giudei,
venne Gesù, stette in mezzo a loro e disse: “Pace a voi” e detto questo
mostrò loro le mani e il fianco.
Si rallegrarono i discepoli vedendo il Signore.
Poi, Gesù disse di nuovo:
“Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, così Io
mando voi”.
Detto ciò, soffiò su di loro e disse:
“Ricevete lo Spirito Santo, a chi rimetterete i
peccati, saranno rimessi e a chi non li rimetterete resteranno non
rimessi”. (Gv.20,19-23)
Ricordiamoci che il peccato ferisce la dignità
dell’uomo chiamato ad essere figlio di Dio, intacca la salute spirituale
della Chiesa di cui ogni cristiano deve essere pietra viva; ma ancor di
più, il peccato ferisce l’onore di Dio e il suo grande amore che riversa
sull’uomo.
Agli occhi della fede, nessun male è più grave del
peccato e niente ha conseguenze peggiori per gli stessi peccatori, per la
Chiesa e per il mondo intero.
Se voglio eliminare da me questo male, se voglio
togliermi di dosso l’odore della fogna e del mondo, se voglio sradicare da
me questo male, io devo uniformarmi alla mente di Cristo Gesù, devo
riuscire ad essere un altro Cristo. Per diventare un altro Gesù io devo
riuscire a scrollarmi di dosso tutto ciò che non piace a Dio Padre, per
vestirmi dei panni di Cristo.
Gesù, quando è giunto il suo momento, ha ricevuto
il battesimo nel Giordano da Giovanni Battista; quando lo Spirito Santo
scese sopra di Lui, si udì una voce dal cielo che diceva: “Questi, è il
mio figlio prediletto, ascoltatelo!”
Questa stessa voce dovremmo averla sentita anche
noi quando ricevemmo l’effusione, il battesimo nello Spirito Santo.
Dio, deve poter guardare a me e compiacersi
perché io < sono un altro Gesù >.
Allora, cosa devo fare per prima cosa? Devo entrare
in me, guardarmi dentro e dire: ma la mia mente, è la mente di Gesù? O io
ho ancora la mentalità del mondo? Come posso arrivare a capirlo da solo?
Non è difficile: se ci tengo ancora a guardare la
televisione tutte le sere, se le partite di pallone sono più importanti di
un incontro di preghiera, se al primo posto c’è ancora la famiglia,
insomma se ho ancora tanti idoli e al primo posto non trovo il Signore, io
devo ancora fare un lungo cammino di conversione, finché mi accorgerò che
nella mia mente non c’è più nulla che riguarda il mondo, il mio cuore è
sgombro da tutti i pesi, da tutta quella zavorra che per tanti anni mi
sono trascinato dietro, senza mai riuscire a scrollarmela di dosso.
In me, come per incanto, c’è solo più un interesse:
Cristo; nella mia mente esiste solo più un nome: Gesù Signore!
E’ solo allora che finalmente potrò uniformarmi
alla sua mentalità. Infatti l’ultima parte del seminario di < Vita nuova >
è proprio intitolata: Trasformazione in Cristo.
Ecco, a questo punto, cosa succede nella mia mente:
< avviene che si innesca una vera e propria
battaglia, la parte che appartiene al mondo contro la parte che è di
Cristo >.
E’ in questa battaglia che la parte più tenebrosa
di me deve indietreggiare - deve sparire, lasciandomi la mente libera.
Questa, è una battaglia con noi stessi: “Chi vuole
seguirmi, rinneghi se stesso”.
Questo è il rinnegare noi stessi! Rinnegare quella
parte di noi che è ancora uniformata al mondo. S.Giacomo a proposito dice:
“chi ama il mondo, odia Dio” e noi non vogliamo più amare il mondo; la
parte in noi che ama ancora il mondo, è la parte delle tenebre.
-
Trasformazione in Cristo -
< Arriva la luce!…….CRISTO SIGNORE! …….Le tenebre
indietreggiano > e nella mia mente io penso solo più ad amare Gesù e a
uniformarmi al suo carattere. Quale?:
“ MA IO VI DICO ” “ MA IO VI DICO ”.
Ecco allora perché io devo conoscere la Parola!
L’ignoranza delle Scritture, è ignoranza di Dio! Man mano che io mi
uniformo alla Parola, le tenebre indietreggiano, e, la mia mente si
uniforma a quella di Cristo.
Se io cammino in linea con la Parola e sono
uniformato alla mentalità di Cristo, satana non è certo contento!
Fino ad ora io avevo lavorato per lui, per il suo
regno, ora si trova a dover rincorrere una cosa che era sua e che si è
visto sfuggire dalle mani! Da ora, incominciano le tentazioni.
Il maligno non si ferma davanti a nulla: è arrivato
a tentare Gesù, il Figlio di Dio, figuriamoci se non ci proverà con me!
Per tentare Cristo, usa addirittura come arma la Parola di Dio. Ecco
perché è bene che noi facciamo discernimento nei nostri gruppi, quando si
apre la Bibbia e si legge!……..< Quella Parola, viene veramente da Dio? >
Dobbiamo essere molto vigili, imparare dalla
Scrittura stessa, perché purtroppo anche il maligno…….sa usare bene tutte
le armi a sua disposizione; dobbiamo scrutare bene, vagliare attentamente,
assicurarsi che il brano che si sta leggendo venga veramente da Dio e non
piuttosto sia suggerito dall’altro, per confonderci e portarci fuori
strada!
- Le
tentazioni di Gesù nel deserto -
Le tentazioni che Gesù subisce nel deserto vanno a
toccare i tre aspetti dell’uomo: Spirito, Anima, Corpo.
1.
Dice il maligno a Gesù: “se tu sei Figlio di Dio, dì a queste
pietre che diventino pane.” Ecco, Gesù era rimasto quaranta giorni nel
deserto senza mangiare, aveva digiunato, alla fine ebbe fame. Satana se ne
accorge, ed ecco pronta la tentazione. Ma Gesù gli risponde “Sta scritto:
Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni Parola che esce dalla bocca di
Dio”. Qesto è il primo livello di tentazione.
2.
Poi, il diavolo lo prende, lo conduce con sé a Gerusalemme, nella
città Santa e lo porta sul pinnacolo del Tempio, dicendo: “Se tu sei
Figlio di Dio, buttati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà
ordine per te, perché essi ti custodiscano; e anche: essi ti sosteranno
con le mani, perché il tuo piede non inciampi in una pietra”. Qui Gesù
viene tentato sulle sue opere; è il livello della psiche, della mente,
degli affetti, delle emozioni, della volontà.
Gesù, ancora una volta
risponde: “Sta scritto non tentare il Signore Dio tuo”. Quanti esempi
su questo livello si potrebbero portare! Del tentare il Signore!……………..Come
ci gioca bene la nostra psiche!……………Forse, ognuno di noi, a questo
riguardo, a qualche cosa da ricordare.
3.
Arriviamo poi alla terza tentazione. Di nuovo il diavolo lo prese e
lo porto sopra un altissimo monte e gli mostro tutti i regni del mondo con
la loro gloria e gli disse:
“Tutte queste cose ti
regalerò se prostrandoti mi adorerai!”
Qui, siamo a livello
della tentazione dello Spirito.
Sono le classiche
scorciatoie spirituali! Gesù arriva sulla terra, prende su di sé la carne
mortale con un progetto ben preciso, Lui sa già in anticipo cosa avrebbe
comportato per Lui questo progetto; questo vivere da parte sua, in tutto,
nella volontà del Padre: avrebbe comportato di essere rifiutato dagli
uomini fino ad essere ucciso.
Ma il maligno gli
propone una scorciatoia:
< prostrati davanti a
me, adorami e avrai tutto quello che vuoi > (in pratica, quello che avrà
con la morte e risurrezione).
E’ molto importante
ricordare che il maligno è capace di tentare attraverso la Parola di Dio;
egli ci tenta a tutti i livelli del nostro essere.
L’unica arma che propone
Gesù, qual è? “Sta scritto”. O io mi fondo sulla conoscenza della Parola,
o soccombo dinanzi alle tentazioni del maligno.
Riflettendo su queste tre tentazioni, noi vediamo
che il diavolo tenta Gesù sull’orgoglio: “Se sei figlio di Dio”.
A questo punto, per qualcuno viene naturale
replicare: < Certo, io sono figlio di Dio, ma chi credi di essere tu. Io
sono figlio di Dio e adesso te lo dimostro……….>
Ecco come si può cadere nel tranello; come figlio
di Dio, per dimostrare al maligno di esserlo veramente, posso arrivare a
tentare Dio. Io non devo dimostrare proprio niente a nessuno, tantomeno al
diavolo! A ogni tentazione, io devo solo rispondere: “STA SCRITTO” e poi
trovare quel versetto della scrittura che mi può essere d’aiuto, in quel
preciso momento.
Ma, se non ho un versetto pronto, in quel momento,
io soccombo!
Quindi alla base di tutte le tentazioni, c’è sempre
il peccato d’orgoglio: addirittura orgoglio spirituale! Tutte le
tentazioni che satana ha fatto, vanno in tre direzioni e cioè: corpo,
psiche e spirito dell’uomo; sono fatte in modo diverso, ma hanno tutte,
come base, l’orgoglio spirituale, cioè quello che ci fa dire: io sono un
figlio di Dio e, come tale, posso fare……..questo……e quell’altro.
Qui, siamo in contrasto con una affermazione fatta
da Gesù:
“Ma voi, farete cose più grandi di quelle che ho
fatto io perché riceverete il dono dello Spirito Santo”. E allora? Ecco
l’orgoglio < Voglio dimostrare a satana che sono forte, che non ho paura
di lui; che posso combatterlo come e quando voglio! >.
Invece io non devo far vedere nulla, non ho niente
da dimostrare, devo solo usare del potere che mi viene da Dio quando mi
trovo in una circostanza per dare gloria a Lui.
Solo allora userò il potere che mi ha dato come
figlio, perché, come figlio, sono anche erede, e, come tale, devo usare
della eredità di figlio di Dio, questa l’ho avuta e la devo esercitare.
Non però per dimostrare a satana chi sono io!
Il Signore mette in evidenza la tentazione
sull’orgoglio spirituale: < Tu non sai chi sono io >.
A questo punto, o conosco bene la Parola e
controbatto, o altrimenti passo al silenzio e mi metto a pregare,
aspettando che il Signore mi faccia comprendere qual è la sua volontà.
Dio, che è Padre, permette la tentazione, perché
attraverso questa corregge i suoi figli. Satana quindi, viene usato da Dio
per la correzione.
Dio è Sommo Bene, non vuole farmi del male, non
vuole bastonarmi, però permette per la mia correzione.
Intanto lo Spirito Santo farà ricordare quel
versetto per poter fare la nostra battaglia, quel preciso versetto della
Bibbia che ho incamerato e che ora devo riportare alla mente, perché è
quello che serve per combattere il maligno. Solo quando avrò a mente quel
versetto sarò tranquillo, perché lo ripeterò talmente tante volte, e ad
alta voce se occorre, fin quando avrò vinto la mia battaglia.
-
I Salmi -
Il Salmo è una composizione poetica cantata con
accompagnamento di strumenti musicali.
Essi sono centocinquanta, suddivisi su modello del
Pentateuco, su cinque libri.
La maggior parte dei canti, è posteriore all’epoca
davidica, e gli autori appartenevano alla classe colta della nazione.
Una parte del Salterio è formato da inni, mentre
una parte è composto di preghiere, lamentazioni, suppliche e imprecazioni
del popolo d’Israele.
Essi contengono una profonda dottrina su Dio ed i
suoi attributi: la provvidenza che regge il mondo.
Il Salterio, molto usato a Qumran, è diventato la
preghiera di Gesù e poi della Chiesa tutta.
Nella liturgia delle ore la Chiesa ha però scartato
tutti quei salmi che non erano in linea con la mente di Cristo, perché
spesso, nel salmo, affiora l’Antico Testamento, la mentalità di allora.
Se voglio pregare i salmi, come mi debbo
comportare?
Ecco: debbo leggere il versetto, portarlo alla
mente di Cristo Gesù, poi da Gesù a me.
Gesù lo purifica e io lo accolgo, sapendo che è il
popolo di Dio che prega.
- I Profeti, i Re, i
Sacerdoti -
Il popolo di Dio
Un Popolo Sacerdotale, Profetico e Regale
La parola < Profeta > deriva dal greco e significa:
< Colui che annuncia >, che proclama.
La figura del profeta non è esclusiva di Israele,
risulta infatti che fin dall’antichità vi fossero organizzazioni
profetiche.
Il vero profeta parla a nome di Dio; guai se un
profeta, tentato, facesse passare per opera di Dio ciò che è suo pensiero!
Sarebbe per lui condanna a morte sicura (dice la Scrittura).
Proprio perché parla a nome di Dio, il Profeta è
sempre un uomo coraggioso; non teme di dire a nome di Dio, cose che a
volte possono sembrare sgradevoli, ma siccome Dio è amore, le esprime con
la misericordia; non offende mai, non distrugge, e, come viene detto di
Gesù: “Non spezzava una canna incrinata, né spegneva un lucignolo
fumigante”.
Il Profeta deve parlare con verità ed amore, perché
Dio parla con amore.
Egli è < uomo di Dio > e per questo vive nella
santità; parla direttamente alla sua gente; spesso nemmeno capisce quello
che dice, proprio perché parla a nome di Dio.
Così egli si inserisce nella storia del popolo di
Dio.
I profeti sono suddivisi in : Profeti maggiori che
sono < Isaia, Geremia, Ezechiele, Daniele > e Profeti minori che sono: <
Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo,
Zaccaria, Malachia >.
Il profeta deve avere una vita integra, deve dare
sempre e in ogni luogo testimonianza di amore, di carità; non si deve mai
offendere qualsiasi cosa venga detta di lui, non deve avere mai nessuna
pretesa: anche se la sua parola non dovesse essere presa in
considerazione, non deve mai protestare, rimanendo sempre in sottomissione
ai fratelli.
Deve essere umile sempre e stare in obbedienza.
Bisogna veramente indagare sul profeta, sul tipo di
vita che conduce, come si comporta nel mondo, se per esempio ha rinunciato
ai vizi, cioè: <fumo, alcool, gioco, sesso>.
Emotivamente com’è? Si altera facilmente? Riesce
sempre a dominarsi in qualunque situazione si viene a trovare? Anche se
coinvolto direttamente?
Sotto l’azione dello Spirito Santo le emozioni
vengono frenate - la lingua non dirà più parole vane e offensive - non si
punterà più il dito contro nessuno - usciranno solo parole d’amore e di
consolazione. Va vagliato anche e soprattutto il suo comportamento: è
consono alla vocazione di profeta?
Rispetto al suo corpo: nel vestire……nei
gesti…….Tutta la vita del profeta deve essere trasparente e limpida e va
passata al crogiuolo, deve essere mondo da ogni impurità per poter parlare
a nome di Dio, sempre. Il popolo di Dio è: Sacerdotale, Profetico e Regale
(Dt.18,1-22).
Esiste il carisma della profezia, ed esiste il
popolo profetico che siamo noi.
Anche noi, siamo profeti, a nostra insaputa, perché
essendo ripieni di Spirito Santo e mangiando e ruminando continuamente la
Parola di Dio, faremo di tutto per avere una vita giusta e irreprensibile;
dalla nostra bocca difficilmente usciranno parole vane o che potrebbero
offendere o intaccare la vita di un fratello; nessuna critica mai per
nessun motivo, ma la convinzione che:
< Sono
tutti migliori di me >; allora al momento opportuno, a un
fratello o ad una sorella, in una particolare circostanza, lo Spirito ci
farà dire una parola che sarà la stessa Parola di Dio, quel versetto che
avremo scritto nel nostro quaderno e anche nel nostro cuore: in quel
momento, noi saremo profeti.
Un grave pericolo può scaturire: dobbiamo fare
molta attenzione a non impossessarci del carisma della profezia,
altrimenti l’altro, che è sempre vigile e attento, piano, piano si
insinuerà in noi e sarà la nostra distruzione.
- La Triplice unzione
ricevuta nel Battesimo -
Popolo Sacerdotale, Profetico e Regale
(
Deutoronomio 17, 14-20 )
Dice il Deuteronomio al capitolo 17: “Porrai sopra
di te il Re che il Signore tuo Dio sceglierà”. Costituirai Re uno preso
tra i tuoi fratelli, non metterai sopra di te un straniero.”
Ed al versetto 18 dice: “Quando siederà sul trono,
dovrà trascriversi su un quaderno una copia della legge (che troverà
presso i sacerdoti Leviti), la leggerà e la rileggerà tutti i giorni della
sua vita, affinché, impari a temere il Signore suo Dio, a osservare la
legge e gli ordinamenti e metterli in pratica, perché il suo cuore non si
esalti ed i suoi passi non abbiano a deviare.”
Il Re ha un mandato, esercita un potere sul popolo,
ma questo potere deve essere sottomesso all’autorità di Dio. Quindi il
servo di Dio, quale Re, esercita il suo potere istruito da Dio; sottomesso
a Dio. Ricapitolando: il Re ha ricevuto l’unzione per esercitare
l’autorità di Dio sul popolo. Egli, è un custode della Parola e la sua
autorità deriva da lì.
Nel primo libro di Samuele al capitolo 10, IDDIO
parla al profeta Samuele e lo invia ad ungere Saul Re: “Il Signore, ti ha
consacrato principe sul suo popolo Israele. Tu reggerai il popolo del
Signore e lo salverai dal potere dei suoi nemici tutt’intorno. Questo sarà
il segno per te che il Signore ti ha consacrato sulla sua eredità."
Quindi il Re eserciterà un’autorità sui nemici del
popolo.
Siccome questo riguarda la triplice unzione
battesimale, da qui traiamo un insegnamento: < noi abbiamo ricevuto
autorità, questa autorità ci deriva dalla conoscenza della Parola di Dio,
dal fatto che noi siamo strettamente uniti alla Parola di Dio. Questa
autorità noi la esercitiamo sui nostri nemici, su satana, il nemico per
eccellenza. Noi abbiamo autorità per la Parola che dimora in noi, quella
stessa Parola che il Re doveva custodire, leggere e rileggere e farla sua
per non usare l’autorità in malo modo >.
Continuando, nel Deuteronomio al capitolo 18
troviamo il sacerdozio Levitico - Il sacerdote Levita compie sacrifici per
il popolo - Esso è intercessore verso Dio - Noi, però, sappiamo che il più
grande Sacerdote per noi cristiani, è Gesù Cristo. Egli è: Sacerdote,
Altare, Vittima.
Offre se stesso in espiazione di tutti i peccati, e
questo sacrificio è l’unico, l’ultimo, il vero.
Allora, se il sacrificio che per noi conta è quello
di Cristo, partendo dalla nostra unzione sacerdotale ricevuta col
battesimo, noi offriamo a Dio l’unico sacrificio, cioè Gesù Cristo, unendo
noi stessi a lui, poiché Cristo ha detto: “Fate questo in memoria di me”.
Noi ci offriamo al Padre e unendoci al sacrificio di Cristo diventiamo
intercessori presso Dio.
Questa è la nostra unzione sacerdotale.
Terminando il capitolo 18 del Deuteronomio,
troviamo poi l’unzione profetica: il Signore susciterà un profeta in mezzo
a loro, gli porrà in bocca le sue parole ed egli le dirà loro.
In Ezechiele capitolo 3 versetto 10, troviamo il
mandato del profeta: “Figlio dell’uomo, tutte le parole che ti dico,
accoglile nel cuore e ascoltale con gli orecchi, poi và dai figli del tuo
popolo e parla loro. Dirai: Così dice il Signore, ascoltino o non
ascoltino.”
Quindi il profeta parla con le parole di Dio e a
nome di Dio. Questo ci riguarda direttamente: è la Parola che siamo
chiamati a portare, quella di cui ci siamo nutriti: la Parola di Dio.
Siamo inviati come profeti, come annunciatori della Parola. Quella stessa
Parola che Dio ha chiesto a noi di fare nostra, ora dobbiamo portarla agli
altri.
Il testo dice ancora che il profeta deve vegliare
come sentinella; deve avvisare il popolo stesso degli errori che compie,
ed avvertirlo di cambiare vita per non perdere la grazia di Dio. Se il
profeta non lo farà, il peccato del popolo diverrà il suo e sarà
corresponsabile della perdita di anime.
In sintesi, con quanto è stato detto finora, è
emerso che abbiamo ricevuto delle indicazioni sulla triplice unzione che
abbiamo nel battesimo, quindi ci riguarda tutti.
Siamo chiamati ad esercitare quel potere che
abbiamo ricevuto nella triplice unzione ed è stato anche detto come
esercitarlo.
La linea che unisce tra loro queste tre unzioni, è
la Parola di Dio: il Re deve nutrirsi della Parola; il sacerdote è
sacerdote della Parola di Dio; nel popolo di Dio, per ogni servizio c’è
sempre, come fondamento, la Parola di Dio.
- L’uso della Parola di
Dio nel quotidiano -
Ora vediamo un po’ l’uso della Parola di Dio nel
quotidiano, nella nostra vita di tutti i giorni.
Ciò che verrà spiegato è stato tratto da un testo
che è intitolato: < La Bibbia: il mio amico > di John Sherril, autore di:
Essi parlano in altre lingue.
Questo libro vuol essere la testimonianza del
vissuto di questo giornalista. Il punto di partenza di questo libro è una
domanda che vuol essere un esame di coscienza: < Chi scegli nella tua
vita? Stai scegliendo veramente Dio? >.
E’ una domanda, questa, che nasce automatica dopo
tanto parlare della Parola di Dio - Seguita da un’altra domanda che è una
verifica: < Qual è la tua condizione spirituale in questo momento? >.
La conclusione è che la Bibbia è il sostegno per un
cammino di fede; vera vitamina spirituale. Starne lontani vuol dire piano,
piano, indebolirsi.
Nell’approccio alla Parola di Dio il primo rischio
è < l’orgoglio > cioè il nostro io che può prevalere sulla Parola.
Se non riusciamo a sottomettere il nostro io, se
pian piano non riusciamo a debellare il nostro orgoglio, noi rischiamo di
far dire alla Parola di Dio ciò che vogliamo.
Altro rischio: < La mente prevale sullo Spirito. >
Le nostre idee prevalgono sulla Parola, non l’ispirazione dello Spirito.
E importante eliminare i preconcetti, cioè la
“nostra” idea di Dio e purificarci da queste idee, che possono
condizionare la lettura della Parola.
Ad esempio, se abbiamo in mente un Dio che castiga,
ignorando che Cristo deve essere sempre il centro della Parola,
sceglieremo nell’Antico Testamento tutti quei brani dove vi si trovano i
castighi che Dio ha mandato al suo popolo, senza riportarli a Cristo che,
per noi, deve essere sempre il nostro obbiettivo.
Attenzione a quelle condizioni di vita che non sono
in linea con la Parola: < I peccati > questi naturalmente ostacolano quel
crearsi di un rapporto intimo che Dio cerca di instaurare con noi. La
Parola arde come fuoco, è luce per la nostra vita ma noi possiamo
ostacolare tutto questo col nostro comportamento sbagliato.
Alcuni suggerimenti per la corretta lettura della
Parola: metterci in preghiera, sottomettendo il nostro io, i nostri
desideri, la nostra psiche, perché altrimenti si rischia di usare la
Parola di Dio - non nello Spirito - ma nella psiche; indirizzare la nostra
lettura usando dei lezionari per non
rischiare di fare indigestione di Parola (per esempio: le letture della
Messa del giorno).
Ecco, quindi, il bisogno continuo di purificazione
prima di accostarci alla Parola di Dio, chiedere perdono per i nostri
peccati, lasciarci lavare dal sangue di Gesù e, soltanto dopo, aprire e
leggere la Parola.
Ora arriviamo a quello che è < il vero tesoro
della Parola di Dio >, che diventa per noi: < Manna > e < Arsenale >.
Col dire < versetti manna > intendiamo il
nutrimento giornaliero che viene da Dio; questo ci fa sperimentare l’amore
di Dio, quell’amore che ci segue passo dopo passo, tutti i giorni.
E’ la Parola che quotidianamente facciamo entrare
nel cuore e che ci nutre: può essere un versetto, potrebbe anche essere
solo una parola che si illumina in quel momento.
Poi ci sono i < Versetti Arsenale >. I versetti che
riusciamo a memorizzare, ce li farà usare il Signore al momento opportuno,
nella battaglia contro il < nemico >.
Sarà Dio stesso che li farà affiorare alla mente,
come a Gesù nel deserto: “Sta scritto”; ecco la nostra arma contro il
maligno. Certamente i versetti manna che ci sono serviti giornalmente,
immagazzinati nella nostra mente, diventano a loro volta versetti >
Arsenale > e Dio ci permetterà di usare anche questi al momento
opportuno.
Oltre ai versetti > Manna e Arsenale > ci sono la
Parole < Rhema >.
Il Rhema è una Parola che arriva in una specifica
situazione e serve solo per quella situazione, mentre il versetto manna
nutre per tutta la giornata.
A questo punto, occorre avere un metodo per
memorizzare e ricordare la Parola. Naturalmente ce ne sono moltissimi,
addirittura ognuno può averne uno personale: chi usa la memoria visiva,
riuscendo addirittura a ricordare la pagina della Bibbia dove è scritto
quel versetto; ecc. ecc.
L’autore suggerisce di scrivere dei bigliettini e
metterseli in tasca; lungo la giornata poi, ogni tanto, tirarne fuori uno
e leggerlo una, due, dieci, venti volte, finché alla fine della giornata,
qualcosa in memoria sicuramente rimane.
Andando avanti ci viene insegnato come applicare la
Parola nella vita, con fede.
Un esempio: suona il telefono che annuncia un
incidente grave; in quel momento subentra l’agitazione e in un attimo è il
caos più assoluto - Tutto sbagliato! -
Il sistema più giusto è la preghiera:
< Signore, anche lui è tuo figlio come lo sono io,
tu puoi tutto Signore; a te tutto è possibile, quindi pensaci tu, io te lo
affido - Se è tuo volere, lo puoi salvare - Se pensi che questo sia il suo
miglior bene, guariscilo, Signore - Poiché tu ci ami, Signore, ti lodo e
ti ringrazio perché so che già stai facendo qualcosa per lui, grazie
Signore >.
Dopo la preghiera mantenere la pace interiore,
mentre il Signore sicuramente sta già operando.
Questo è l’esercizio della fede.
Il Signore ci assicura che è lui che si occupa dei
nostri casi, fidiamoci! Di fronte all’attacco del maligno la Parola deve
essere proclamata, all’occorrenza gridata, perché diventa < Professione di
Fede > e la fede si professa con la lingua.
Siamo chiamati anche a fare discernimento sulla
Parola, al fine di capire se veramente è da Dio o se arriva da qualcun
altro.
Quindi, fare discernimento chiedendo luce allo
Spirito Santo.
Al capitolo 9° del libro, l’autore dice che la
scrittura aiuta a rimanere nello Spirito e ad affrontare, nello Spirito,
ogni problema.
Se veramente ci siamo nutriti della Parola di Dio,
in quel momento particolare ci aiuterà a rimanere nello Spirito e ad
affrontare la situazione nello Spirito.
Se invece non ci siamo nutriti della Parola, gli
eventi avranno il sopravvento su di noi e non capiremo più niente. Crolla
la facciata, e diventiamo come tutti gli altri.
Nel momento della prova, solo in quel momento, si
comprende il cammino che abbiamo fatto e se, veramente, abbiamo camminano
con Dio.
I problemi sono tentazioni contro la vita nello
Spirito.
Essere nello Spirito significa avere la
consapevolezza della costante presenza di Dio nella nostra vita; se
veramente siamo nello Spirito non andiamo alla ricerca di null’altro,
rimanendo in un’alta qualità di vita, perché in noi si sviluppano i frutti
dello Spirito.
Essere nello Spirito vuol dire rimanere nel Regno
di Dio, cioè fare quello che lui ci chiede, usando gli strumenti di grazia
che ci dà, rimanendo dove Lui ci vuole: saremo così figli di Dio, sempre,
in ogni situazione.
C’è ancora un forte richiamo a rimanere ancorati
alla Parola di Dio e ad usarla come arma contro satana, che cercherà in
tutti i modi di distoglierci da Dio e dal cammino che stiamo facendo.
Un altro capitolo viene dedicato ai problemi del
lavoro e ci ricorda che: < Regno, Potenza, Gloria, sono di Dio >,
appropriarsene significa entrare nel regno della menzogna, di satana,
perché anche nel vostro lavoro saremo tentati nell’orgoglio, nella gloria,
nel successo ecc. ecc.
Un ultimo capitolo tratta l’attacco spirituale di
satana.
Quando il nemico ci attacca, se noi ci
sottomettiamo a Dio, saremo in grado di resistere e satana fuggirà da noi
(Gc.4,7).
Saremo liberi perché Dio ci renderà liberi;
affidiamo a Dio ogni cosa ed Egli ci fortificherà per la lotta.
- Il Combattimento
Spirituale -
Continuando a scorrere il testo < La Bibbia: il mio
amico > arriviamo al capitolo dove tratta dei < problemi >, che sono vere
e proprie tentazioni nella vita spirituale. Questo insegnamento viene
tratto < dalle tentazioni di Gesù nel deserto >. L’argomento viene diviso
in tre parti:
< Prima della battaglia - nella battaglia - dopo la
battaglia >.
Strategia contro i problemi di tentazione.
·
< Prima della battaglia >:
Prima che sorgano i problemi è bene preparare
alcuni strumenti e atteggiamenti interiori: questo come prevenzione nei
momenti di calma, perché sappiamo che dobbiamo battagliare parecchio
contro il maligno.
Nei momenti di tregua è bene rivedere il nostro
armamentario, se possibile procurarcene del nuovo, immagazzinare bene e il
più possibile nel nostro arsenale. Questo vuol dire avere versetti pronti
da usare, stare il più possibile nella pace, assolutamente non
spaventarsi; lo Spirito Santo che condusse Gesù nel deserto, ora conduce
noi.
Questo stesso Spirito ci assiste con potenza; non
dobbiamo agitarci, ma stare tranquilli - mettersi a tremare ora non serve
a nulla, anzi………….Quando siamo alla fine di una prova e semplicemente
inutile pensare a quello che succederà dopo: gustiamoci la vittoria, in
grazia di Dio.
Stiamo nella pace, lo Spirito Santo ci sta
guidando: ci conduce, ci sostiene, ci protegge - quello stesso Spirito che
nel deserto sosteneva Gesù. < Ma è meraviglioso ! >
Altro punto della strategia < prima della battaglia
>.
Lo Spirito Santo, ci dà il discernimento per
identificare la presenza di satana; difatti si possono indicare delle vere
e proprie caratteristiche della sua presenza: quando in una situazione noi
sentiamo il desiderio di fissare la nostra attenzione sul problema,
perdendo di vista Dio, è chiaro segno che il maligno è all’opera;
attenzione!
Stiamo perdendo la grazia dello Spirito.
Quando, tendenzialmente, rimaniamo sui problemi che
provano la nostra superiorità - cioè, quando per qualsiasi motivo, ci
lasciamo trascinare in situazione dove viene allo scoperto in nostro io,
godendo della lode altrui: < Ma come sei bravo!……Come sei
intelligente!……..>.
E comunque, quando scegliamo situazioni dove il
nostro “io” prevale su tutto, questo è un chiaro segno che la nostra vita
non la sta guidando lo Spirito, ma bensì qualcun altro.
Altri segni indicatori: quando in una situazione
siamo agitati, quando ci adiriamo facilmente, quando per una sciocchezza
perdiamo le staffe, quando non riusciamo a controllarci, quando non siamo
sottomessi in umiltà, quando abusiamo del potere e della libertà che lo
Spirito ci dona, quando cerchiamo di aggirare i problemi invece di
affrontarli.
Il Signore fa verità in noi e il problema ce lo
pone davanti a noi, molto abilmente, cerchiamo a volte di girargli
attorno, sperando magari che altri lo risolvano per noi.
·
< Durante la battaglia >:
1° Punto (che è il punto chiave): restare
costantemente alla presenza di Dio - Non lasciarsi distogliere mai - Se ci
siamo allenati prima a vivere al cospetto di Dio, durante la battaglia ci
sarà facile farlo. Se distogliamo lo sguardo da Dio nella battaglia,
abbiamo già perso.
Gesù a proposito dice: “Chi mette mano all’aratro e
si volta indietro non è adatto per il Regno dei cieli”.
La moglie di Lot, < voltata indietro > mentre
scappava da Sodoma, è stata trasformata in una statua di sale.
2° Punto: Avere una sola speranza - la forza di Dio
-
Non la nostra forza, che non esiste, ma la forza di
Dio, perché la nostra battaglia non è contro cose di questo mondo, ma
contro realtà spirituali. Solo Dio può darci forza per combattere questa
battaglia; non possiamo attingere alle proprie forze umane, al buon senso,
che sicuramente serve, ma non è sufficiente per intraprendere battaglie
contro il maligno.
Se ci fidiamo di Dio certamente faremo cose che il
buon senso rifiuta, per esempio: il buon senso, avrebbe detto a Gesù di
seguire i suoi, quando erano andati a riprenderselo; il buon senso, gli
avrebbe detto di accettare le proposte di satana, quando gli aveva
promesso: “se mi adorerai, ti darò tutti i regni del mondo”.
Spesse volte il buon senso non ci lascia agire
secondo Dio e, l’altro, questo lo sa bene.
3° Punto: Una sola arma nella battaglia: il
corretto uso dei versetti che il Signore ci ha donato, come ci ha
insegnato Gesù nelle tentazioni nel deserto. In quel momento, se il nostro
sguardo è fisso in Dio, torneranno alla mente.
Dio solo fornirà le armi spirituali per combattere:
sarà quella Parola di Dio che proclameremo con forza e con fede, in quel
momento, a darci la vittoria.
Nel testo (La Bibbia: il mio amico) troviamo alcuni
criteri per poter fare discernimento e capire se i versetti vengono
veramente da Dio oppure no. Ad esempio, quando il versetto della Parola di
Dio ci porta a guardare a Dio e non al problema (è possibile difatti, che
una Parola letta, metta in risalto il problema invece che richiamare la
fede in Dio).
Satana, nel deserto, cercava di spostare
l’attenzione di Gesù da Dio al problema < fame > “Dì a questa pietra che
si trasformi in pane!” Ma Gesù fermamente rispose: “ Sta scritto: Non di
solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni Parola che esce dalla bocca di
Dio”.
Dio dice che dobbiamo nutrirci di Lui, questo è
importante! Al resto penserà Lui. I versetti sono da Dio, quando ci
aiutano a trovare Dio nel problema (a causa del problema, possiamo
perderlo di vista).
Viene da Dio, quando al di là delle circostanze ci
dà sicurezza, ci incoraggia, ci dà fiducia, ci toglie la paura iniziale,
ci dà pace - Quando quel versetto dà fiducia nell’attendere l’agire di
Dio, allora siamo certi che il Signore farà qualcosa - Siamo sicuri che
Dio agisce - Quando quel versetto stimola in noi il rimanere in pace
nonostante tutto.
·
< Dopo la battaglia >:
Dobbiamo ricordare che se il Signore permette che
nella nostra vita sorgano problemi, è perché vuole farci crescere, vuole
fare di noi qualche cosa: se nei problemi continuiamo a cercare Dio,
riusciremo a fare quei passi decisivi verso di Lui. Nel bel mezzo dei
problemi noi verremo usati da Dio ed i problemi affrontati con Dio, ci
attivano verso gli altri. ( Efesini 2,10)
Noi dobbiamo rimanere radicati nella Parola di Dio
e pian piano, problema dopo problema, affrontarli nel Signore, diventando
strumenti di Dio capaci di operare quanto Dio attende da noi - Permettiamo
a Dio di indurci nei problemi - Procediamo nelle prove guardando a Dio -
Aspettiamoci di essere messi all’opera da Lui -
Se superiamo le prove Egli ci considera abilitati
nella fede per agire in suo nome (esperienza).
Mentre stiamo vivendo un problema, se la nostra
fede tentenna e noi non riusciamo a rimanere in Dio, ricordiamoci di
permettere alla Bibbia di parlare in nostro favore; prendiamo in mano la
Parola di Dio, quei famosi versetti che ci eravamo scritti: leggiamoceli!
Lottiamo per confidare in Dio, anche se non
comprendiamo il problema: < Signore, io non capisco, ma non importa; io
credo, io confido in te, credo che sei tu che stai permettendo questo, per
un tuo disegno preciso; sia fatta la tua volontà, Signore >. Soprattutto
quando la prova è piuttosto grossa dobbiamo lottare con noi stessi; quando
cioè siamo tentati di non vedere, dietro a questo, la mano di Dio che
guida la nostra vita.
“La Bibbia”
Lettera d’amore scritta da Dio per il suo
popolo
Se la Bibbia è la lettera d’amore di Dio per noi,
quel rivelarsi di Dio a noi, allora è bene leggere i passi almeno due
volte: la prima, per capire ciò che dice; la seconda, per riuscire a
cogliere il manifestarsi dei sentimenti di Dio tra quelle righe.
Dio desidera solo il nostro bene più alto e cioè:
·
< Che possiamo avere il possesso di Lui >
·
< La sua presenza nella nostra vita >
·
< Il godimento della sua presenza >
v
Il Signore vuole che immagazziniamo la Parola per avere
potenza in noi.
v
Che impariamo a pronunciarla, sui problemi con fede.
v
Che la usiamo per godere di Lui e del suo amore.
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