Comunità  S. Volto  di Gesù

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Sede:  Via Refrancore, 86/6

10151     Torino

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DOVE ARDE LO SPIRITO 

(pro - manoscritto ad uso interno della comunità)

 

Scopo:   meditare sullo Spirito Santo e sui suoi doni

Ø      per prendere coscienza della ricchezza straordinaria che viene dal Battesimo

Ø      per metterla a frutto e condurre una vita più felice e ricca per noi e gli altri. 

Punto di partenza:  una riflessione di antropologia spirituale sull’uomo nuovo, che la forza dello Spirito del Cristo Risorto forma in noi. 

Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si            poserà lo Spirito del Signore, Spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore”      (Is. 11,1-2) 

1)  Da ciò  che sembrava morto nasce un germoglio nuovo.

      Esso ha alcune caratteristiche /doni:

                              sapienza -  intelletto 

                              consiglio - fortezza

                              conoscenza - timore del Signore

      A questi viene aggiunto, nella traduzione greca,  il dono della pietà. 

      Sono caratteristiche d’un Re:

                         buono e saggio nella pace (come Salomone)

                         avveduto e forte in guerra (come Davide)

                         pio e religioso (come Giosuè o Ezechia) 

2)  Questo Re è:

      A  Gesù su cui lo Spirito è sceso e dimora in pienezza, coi suoi 7 doni:

“Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come  di colomba,  e vi  fu una voce dal  cielo: “Tu sei il mio

figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto”    (Lc. 3,21-22). 

“Si recò a Nazareth, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto:  Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore. Poi arrotolò il volume, lo consegnò all’inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. Allora cominciò a dire: Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi”                  (Lc. 4,16-21). 

    B  Chiunque vive in Gesù: |  Maria la piena di grazia:

Le rispose l’angelo: Lo Spirito Santo scenderà  su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo”    (Lc1,25)

         il Battezzato che riceve in Lui queste qualità. 

3)Secondo S. Tommaso:

 

Ø      la fede dallo spirito di intelletto, scienza e consiglio

Ø      la speranza dallo spirito di timor di Dio e di fortezza

Ø      la carità dallo spirito di pietà e di sapienza

§         Doni e virtù guidano i nostri passi nel mondo.

Il cristiano è quindi arricchito da virtù e doni. Ai 7 doni corrispondono:

Ø      le Beatitudini

Ø      il frutto dello Spirito

come conseguenza dell’agire dei doni in noi. 

Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati. Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli”  (Mt. 5,3-10) 

“Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé”

 (Gal. 5,22) 

Tutto l’insieme di virtù, doni, beatitudini, frutto dello Spirito, esprime l’eccezionale ricchezza e vivacità della vita di grazia. Noi siamo così, anche se non ce ne rendiamo conto, perché incamminati verso la conformazione a Cristo (Daniel Ange 145,1.2 / 17-18).

Chi ne prende coscienza sperimenta la potenza del fiume di grazia nella propria vita, che caccia la timidezza e dà coraggio di osare tutto in Dio.

 

IL DONO DELLA PIETA’

 

E’ la capacità di parlare con Dio filiarmente, teneramente.

Di lodarlo e adorarlo. 

Un dono che ha accompagnato tutta la vita di Gesù, che vive in pienezza la sua figliolanza divina e che, per questo, ha avuto il gusto intimo della preghiera rivolta al Padre, all’Abbà (al papà). Dove la preghiera esprime proprio il rapporto di intimità di un figlio con suo Padre (come dice la voce dal cielo: Tu sei il mio figlio prediletto). 

Un dono che può permeare anche la nostra vita dandoci la capacità di:

Ø      guardare a Dio con semplicità filiale e nella verità (Lui Dio, io sua creatura),

Ø      tornare a una preghiera fatta volentieri, con gusto ed entusiasmo,

Ø      orientare il cuore e la vita ad adorare Dio come Padre, sorgente della vita,

Ø      esserne innamorati, desiderosi di stare con Lui e rendergli gloria in tutto. 

Un dono che:

Ø      condiziona l’agire con gli altri rendendoci sensibili, delicati, amorevoli,

Ø      smussa gli spigoli, toglie le spine del nostro essere e dei nostri rapporti,

Ø      in tal senso, ha una forte valenza sociale benefica: in famiglia, nelle amicizie, nel lavoro…..

 

Suo contrario: la durezza di cuore che rende insensibili. Incapaci    di   comprendere  gli  altri,   di vedere  Dio  come   Padre  e sé  e gli altri come figli.

 

Esame personale:

o       Come recito il Padre Nostro?

o       So vincere le angosce della vita guardando a Dio Padre?

o       Ho rispetto amorevole per gli altri, a partire da quelli di casa?

 

IL DONO DI SAPIENZA 

E’ la capacità di una penetrazione amorosa e saporosa dei misteri di Dio. 

Il dono di vedere eventi e situazioni con gli occhi di Dio, col suo sguardo: come li vede Gesù Crocifisso e Risorto (dall’alto della croce e dalla gloria della risurrezione).

Non più, dunque, per intelligenza naturale ma per istinto divino, per connaturalità con Dio. 

Questa connaturalità è paragonata al gusto ed è detta sapienza, proprio perché è qualcosa di sapido, gustabile, per un istinto soprannaturale che fa comprendere quando una scelta è o non è secondo Dio.

E’ un movimento del cuore più che dell’intelletto, così che questo dono è più legato alla carità: è l’intelligenza dell’amore, l’intelligenza del cuore. 

E, come tale, è data anche ai semplici, ai piccoli, toccando gli aspetti quotidiani della vita. E’ Gesù stesso che lo afferma:

“Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelati ai piccoli”   (Mt. 11,25). 

Gesù è incarnazione della sapienza (Lc. 4,16-21 già citato sopra):

Ø      Con la sua parola svela il mistero nascosto da secoli nei profeti.

Ø      Ha una conoscenza sperimentale, connaturale, del mistero del Regno di Dio,  tanto da potere affermare: sono Io.

Ø      In Lui tutto si compie, tutto giunge a perfezione, tutto si svela. 

Il cristiano partecipa della sapienza di Gesù riuscendo, così, a cogliere:

Ø      La relazione di tutte le cose col mistero della trinità.

Ø      L’autentica sapienza della croce, cioè che il Regno di Dio passa attraverso l’umiltà, le avversità, la croce, la morte che ci svelano il mistero di Dio. Ed è solo l’opera dello Spirito Santo in noi che può farcelo accettare, non le nostre forze umane. 

Suo contrario:  insipienza,  stoltezza,  stupidità,  che dicono la  mancanza  del  senso di Dio, del senso del mistero e della provvidenza. Che  rende  ciechi,  smarriti,  preda  di  ansie, paure,  confusioni  mentali. Che impedisce di vivere secondo i dettami della Parola. 

Lc. 12,16: “Stolto questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita”

Lc. 24,25:“Sciocchi e tardi di cuore nel  credere alla parola dei profeti”

Mt. 7,25: “Chiunque  ascolta  queste  mie  parole  e  non  le mette in pratica, è simile a un uomo stolto…”). 

Sarò capace così di rileggere la mia vita come storia di salvezza (storia sacra). Impariamo a invocare spesso questo dono (Sap. 9,1 ss la preghiera di Salomone).

Esame personale:

§         Che posto ha nella mia vita il disegno di Dio per me e per il mondo? Lo colgo? Lo assecondo? Vi collaboro?

§         Che posto ha nella mia vita la sapienza della croce, che fa accettare di buon grado ogni avversità?

§         Mi nutro del pane di sapienza che è la Parola e l’Eucaristia?

 

IL DONO DEL TIMORE DI DIO  

E’ l’amore di Dio conscio della propria fragilità, della possibilità di offenderLo, di perdere la sua amicizia, di mancare in ogni modo, di non essere all’altezza del suo amore ma, allo stesso tempo, dà il desiderio di essere totalmente suo. Inoltre dona il pentimento. 

E’ manifestazione di grande riverenza verso Colui che ci supera da ogni parte, che non possiamo acquistare, perché ci si dona gratuitamente, ma che possiamo respingere o trascurare in ogni modo. 

E’ la coscienza che Dio è mistero che affascina col suo amore e, nello stesso tempo, interpella seriamente, proprio perché è amore totale e esigente, col quale non si può scherzare. 

E’ il complesso di atteggiamenti che ci rende meno banali nel nostro rapporto con Dio, che ci fa vivere l’agire morale come la manifestazione di questo rapporto interpersonale fatto di delicatezza, rispetto, affetto, diligenza.

Per cui il cuore si allarga, tutto si tinge di positività e si sperimenta la gioia di vivere.

Ecco perché si constata che questo dono perfeziona la virtù della Speranza. 

E’ principio della sapienza

    “Il timore del Signore è gloria e vanto, gioia e corona di esultanza. Il timore del Signore allieta il cuore e da contentezza, gioia e lunga vita. Per chi teme il Signore andrà bene alla fine, sarà benedetto nel giorno della sua morte. Principio della sapienza è temere il Signore; essa fu creata con i fedeli nel seno materno. Tra gli uomini essa ha posto il nido, fondamento perenne; resterà fedelmente con i loro discendenti. Pienezza della sapienza è temere il Signore; essa inebria di frutti i propri devoti. Tutta la loro casa riempirà di cose desiderabili, i magazzini dei suoi frutti. Corona della sapienza è il timore del Signore; fa fiorire la pace e la salute. Dio ha visto e misurato la sapienza; ha fatto piovere la scienza e il lume dell’intelligenza; ha esaltato la gloria di quanti la possiedono. Radice della sapienza è temere il Signore; i suoi rami sono lunga vita”  (Sir. 1,9-18.34,13-17) 

Gesu’ vive il timore di Dio

In tutta la sua vita terrena ha espresso una riverenza profonda alla volontà del Padre, persino di fronte alla morte: “Non la mia ma la tua volontà sia fatta” (Lc. 22,42). Tutto il vangelo ne è impregnato…… 

Gesu’, anche, incute timore

Ha avuto parole dure e in diverse circostanze riportate dai vangeli.

Ø      La serie dei guai successive alle beatitudini:

“Ma guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra consolazione. Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi che ora ridete, perché sarete afflitti e piangerete. Guai quando tutti gli uomini  diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti  facevano i loro padri con i falsi profeti”       (Lc. 6,24-26). 

“Guai a te, Corazin, guai a te, Betsàida! Perché se in Tiro e Sidone fossero stati compiuti i miracoli compiuti tra voi, già da tempo si sarebbero convertiti vestendo il sacco e coprendosi di cenere. Perciò nel giudizio Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafarnao, sarai innalzata fino al cielo? Fino agli inferi sarai precipitata!”      (Lc. 10,13-15).

Parole che fanno molto pensare.

Ø      La serie dei guai rivolti a scribi, farisei e dottori della legge:

Allora il Signore gli disse: Voi farisei purificate l’esterno della coppa e del piatto, ma il vostro interno è pieno di rapina e di iniquità. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno  non ha forse fatto anche l’interno? Piuttosto date l’elemosina quel che c’è dentro, ed ecco, tutto per voi sarà mondo. 

Ma guai a voi,  farisei, che pagate la decima della menta, della ruta e di ogni erbaggio, e poi trasgredite la giustizia e l’amore di Dio. Queste cose bisognava curare senza trascurare le altre. Guai a voi, farisei, che avete cari i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo. Uno dei dottori della legge intervenne: Maestro, dicendo questo, offendi anche noi. Egli rispose: Guai anche a voi, dottori della legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito! Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi” (Lc. 11,39-47)

Parole gravissime che toccano anche oggi coloro che hanno delle responsabilità.

Ø      Le minacce espresse nel pianto su Gerusalemme:

Quando fu vicino, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo: Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi. Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte; abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata”     (Lc. 19,41-44). 

Perché Gesù ha avuto espressioni così terribili che incutono paura? E’ una specie di pedagogia del terrore?

No. Egli cerca di incutere il senso della gravità del tempo presente, della responsabilità delle proprie azioni, della responsabilità verso gli altri, il mondo, il cosmo.

Ci insegna che mettere la propria fiducia in valori mondani vuol dire scavarsi la fossa da soli. 

Suo contrario: superficialità, faciloneria, sciatteria, nella preghiera, nella vita, nel servire la causa del Regno. Nulla va banalizzato, compiuto in fretta o distrattamente, senza la dovuta preparazione. Se si agisce superficialmente tutto perde di significato: la preghiera non nutre ed è stentata, i sacramenti si svuotano di efficacia, gli altri ci sono di peso. 

Esame personale:

§         Vivo le mie giornate come qualcosa di importante in cui impegnarmi con tutto me stesso? Un colloquio, un incontro di preghiera, li preparo con attenzione, pregando……?

§         Cosa mi fa sentire male quando non ho fatto il mio dovere?

§         Ho senso di responsabilità verso gli altri?

 

IL DONO DI CONSIGLIO (A) e DI SCIENZA (B) 

Sono due doni che perfezionano la fede, aiutando a viverla al meglio nelle circostanze della vita. 

Ø      (A) DONO DI CONSIGLIO

Luca 6,6-11 ci presenta Gesù nel suo agire di fronte alle scelte poste dagli eventi (senza paura delle conseguenze….):

“Un altro sabato egli entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. Ora c’era là un uomo, che aveva la mano destra inaridita. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva di sabato, allo scopo di trovare un capo di accusa contro di lui. Ma Gesù era a conoscenza dei loro pensieri  e  disse  all’uomo  che  aveva  la  mano  inaridita: 

Alzati e mettiti nel mezzo! L’uomo, alzatosi, si mise nel punto indicato. Poi Gesù disse loro: Domando a voi: E’ lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o perderla? E volgendo tutt’intorno lo sguardo su di loro, disse all’uomo: Stendi la mano!  Egli lo fece e la mano guarì. Ma essi furono pieni di rabbia e discutevano fra di loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù”. 

Spesso capita di essere presi da dubbi di fronte a scelte, anche gravi, della vita.

Ci si pongono domande tipo:

In questa circostanza cos’è vero bene (il principio del minor male)?

Quale bene devo scegliere tra due cose buone che si contrastano?

Come interpretare la legge divina in situazione?

Come districarsi, in una parola, nella complessità della vita? 

Il dono di consiglio risponde a questi quesiti perché permette di vedere tutto alla luce di Dio, dell’eternità, placando le angosce e dando chiarezza nell’agire e pace nel cuore. 

E’ la capacità di sapersi orientare nella vita, guidati dall’istruzione dello Spirito Santo sulle azioni da compiere. 

E’ coraggio nelle decisioni che non vengono più rimandate all’infinito. 

E’ l’esercizio della libertà dei figli di Dio. 

Esistono regole per potere ricevere questo dono?

La Tradizione della Chiesa ha sviluppato le regole del discernimento degli spiriti che hanno fondamento valido sempre, per tutti: il primato della gioia.

L’azione dello Spirito, che è all’opera in noi col dono di consiglio, porta alla gioia vera, alla serenità, all’entusiasmo, al coraggio e alla limpidezza dell’agire.

(Daniel Ange 18-20 / 25-26 /31-32 / 144,3)

 

Ø      (B) DONO DI SCIENZA

 

La scienza, dono dello Spirito, è la conoscenza di Dio e di tutte le cose create nella loro relazione con Dio. 

E’ la capacità di andare oltre le apparenze per scorgere il divino in ogni cosa. 

E’ la scienza dell’amore (come la definisce santa  Teresina) e, proprio per questo, di tutti i fedeli, soprattutto dei più umili. 

E’ scienza dell’uomo nuovo, che vive nello Spirito, nella figliolanza divina, nella certezza dell’eternità, guardando al futuro con fede e speranza. 

Ø      L’assenza di questi doni porta con sé il dubbio, l’incertezza, il brancolare nel buio senza riuscire a scorgere la luce divina. L’incapacità di rapportare ogni cosa a Dio e di ricercarLo in ogni cosa. L’incapacità di decidere in situazione e, in conseguenza, l’immobilismo. 

Alcune note utili:

Impariamo a benedire e pregare per i  nostri nemici     

Saper perdere per vincere

Agire gratuitamente

Intercedere in ogni situazione (giustificando  e benedicendo) 

Esame personale:

§         Le gioie che vivo sono vera manifestazione dello Spirito?

§         Cerco di compiere il bene in ogni situazione, senza scoraggiarmi e sognare un mondo diverso da quello in cui vivo?

§         Mi lascio guidare dalla scienza del Vangelo?

 

 

 

IL DONO DI INTELLETTO (A) e DI FORTEZZA (B)  

 

Ø      (A) DONO DI INTELLETTO

 

Il dono che apre alla comprensione dei misteri divini e che dà coraggio nell’affrontare la vita. Che fa vedere Dio all’opera nella storia umana. 

E’ chiarezza, forza, serenità nell’agire che scaturiscono dalla visione del Padre, del Figlio e dello Spirito sempre presenti nella nostra vita quotidiana, in ogni croce, come forza di risurrezione. 

E’ la visione del germe di vita presente in ogni cosa e situazione che infonde coraggio nell’affrontare ogni prova. 

-         Leggendo gli annunci della passione si coglie chiaramente l’intelligenza del mistero di Dio, dell’uomo e della storia, che dettano le riflessioni di Gesù.

Il Figlio dell’uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno. Poi, a tutti, diceva: Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua”  (Lc. 9,22-23)

 

“Mentre tutti erano sbalorditi per tutte le cose che faceva, disse ai suoi discepoli: Mettetevi bene in mente queste parole: Il Figlio dell’uomo sta per esser consegnato in mano degli uomini. Ma essi non comprendevano questa frase; per loro restava così misteriosa che non ne comprendevano il senso e avevano paura a rivolgergli domande su tale argomento                       (Lc. 9,43b-45).

Egli è consapevole delle conseguenze del suo obbedire in tutto alla volontà del Padre: soffrire, essere riprova, messo a morte per poi risorgere.

 

-         I discepoli invece non capiscono, anzi lo contrastano, e in questo incarnano le paure di ogni uomo che vede, nell’accogliere l’intelligenza spirituale, il rischio di dover vivere ciò che ha vissuto Lui.

Solo dopo pentecoste, per l’azione dello Spirito Santo e dei suoi doni, il loro atteggiamento cambierà radicalmente.

 

 

Ø       (B) DONO DI FORTEZZA 

Il dono di professare la fede anche nelle contraddizioni e nei pericoli, fino all’effusione del sangue. 

E’ vivere la speranza, fino al superamento di ogni paura, compresa quella della morte, a imitazione di Gesù che fu consapevole di vivere la sua vita nelle braccia del Padre. 

E’ attingere direttamente dall’energia divina. 

Ci sostiene in ogni prova della vita, nella malattia, nel distacco della morte e di fronte a tutto ciò che sembra insuperabile.

Inoltre, per professare la propria fede, in un mondo così ostile a Dio. 

 

Riflessioni conclusive 

  1. Lasciamo agire in noi lo Spirito, senza attendere di sentire cose particolari, di avere chissà quale mozione interiore che ci convinca della presenza dei doni.

Agiamo convinti che i doni sono in noi perché in noi    è lo Spirito.

 

  1. Sentirsi veri figli di Dio è la sintesi dei doni, perché ci fa essere partecipi dei doni di Gesù, il Figlio unigenito del Padre, che ci ha ottenuto ogni cosa col suo sacrificio sulla Croce.

Siamo in possesso di tutti i doni perché eredi di Dio, coeredi di Cristo.

 

  1. La vita battesimale, condotta nella ricchezza delle virtù e dei doni dello Spirito, non sarà certo una vita mediocre, triste, trascinata, ma ricca, lieta, libera, sempre nuova e fresca, attenta a Dio e agli uomini.

L’unica proposta di vita piena che si possa trovare nel mondo di oggi.