BEATI I PERSEGUITATI PER CAUSA DELLA GIUSTIZIA PERCHE’ DI ESSI E’ IL REGNO DEI CIELI. MAGGIO 2016

  

MATTEO
5, 10-12
;  Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi.

LUCA
6, 22-23;
Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v’insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti.

Ho fatto una scoperta sull’argomento, anche stavolta il termine “BEATI”, accostato, anzi proprio abbinato a ciò che dovrebbe essere motivo (secondo il senso comune), di particolare sofferenza, dà qualche problema. Il comprensibile sconcerto può essere chiarito, con una migliore traduzione della lingua originale. Perché, infatti, una traduzione in qualche misura insufficiente o imprecisa, è probabile che non permetta una completa comprensione del messaggio originario.

Shalom, per fare un esempio, viene tradotto semplicemente con la parola italiana “pace”, ma nella lingua originaria non significa soltanto pace, ma anche: completezza, prosperità, ciao, arrivederci o stare bene. Pace non è sbagliato, ma è un po’ riduttivo.

Così anche per il termine “BEATI” con cui si è tradotto il greco “Macarioi”. Il fatto è che Gesù non parlava in greco e non ha usato nessuno di questi due termini. Egli ha usato il termine “ashrè” per il quale il biblista ebreo Shouraki (reputato tra i migliori conoscitori dell’ebraico antico), propone come migliore traduzione: “avanti”! ( con coraggio). Il che richiama alla mente altre esortazioni in linea con tale interpretazione: “non scoraggiatevi di fare il bene”, “Vincete il male con il bene”. 

Non è quindi una questione di felicità. Essa non è per questo mondo. E infatti Gesù non ha mai invitato a cercare la felicità in questo mondo. La giustizia quella si.

Guai a voi se tutti vi apprezzeranno e vi esalteranno, vuol dire che il mondo non vi vede come nemici, se il mondo non ci vede come nemici, vuol dire che sulle labbra abbiamo un altro vangelo o non abbiamo il Vangelo sulle labbra. E’ il vangelo la buona novella, con la giustizia che l’accompagna che da fastidio al potere. Anche nell’Antico Testamento, i profeti sono stati perseguitati, Isaia, Geremia, etc, l’ultimo Giovanni il Battista  e sappiamo che fine ha fatto. 

Siamo un pezzo del Regno di Dio, la giustizia di Dio è in noi ma il mondo ci odia, se veniamo perseguitati dal mondo è perché curiamo l’applicazione del Vangelo nella nostra vita, quella è una garanzia che noi siamo esattamente nella volontà di Dio. In noi c’è la gioia e la consapevolezza di esserlo. Vi faccio un esempio di Paolo ATTI 16, 25-34; Verso mezzanotte Paolo e Sila, in preghiera, cantavano inni a Dio, mentre i carcerati stavano ad ascoltarli. D’improvviso venne un terremoto così forte che furono scosse le fondamenta della prigione; subito tutte le porte si aprirono e si sciolsero le catene di tutti. Il carceriere si svegliò e vedendo aperte le porte della prigione, tirò fuori la spada per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti. Ma Paolo gli gridò forte: «Non farti del male, siamo tutti qui». Quegli allora chiese un lume, si precipitò dentro e tremando si gettò ai piedi di Paolo e Sila; poi li condusse fuori e disse: «Signori, cosa devo fare per esser salvato?». Risposero: «Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia». E annunziarono la parola del Signore a lui e a tutti quelli della sua casa. Egli li prese allora in disparte a quella medesima ora della notte, ne lavò le piaghe e subito si fece battezzare con tutti i suoi; poi li fece salire in casa, apparecchiò la tavola e fu pieno di gioia insieme a tutti i suoi per avere creduto in Dio. 

Paolo era in catene e cosa fece? Cantava lodi e inni a Dio, una persona che ragiona nella maniera del mondo avrebbe detto, guarda cosa ho guadagnato a predicare Cristo, passerebbe la voglia a ognuno di noi, ma che cosa ha fatto, una volta uscita di prigione? Ha continuato a predicare, a portare il regno di Dio. Quel terremoto che ha scombussolato tutto, ha sciolto i ceppi delle catene e Paolo è tornato libero. 

Era tutto buio, non c’erano luci di emergenza in quella prigione e Paolo ha potuto vivere quella beatitudine perché Gesù era in lui, non era demoralizzato per la sua situazione, a questo punto noi che siamo ora nel mondo, probabilmente non verremmo messi in ceppi, viviamo ancora una situazione tranquilla, forse veniamo derisi magari sul posto di lavoro, un pochino emarginati, tuttavia e lì che si gioca, siamo davvero seguaci di Gesù? Esposti a subire una persecuzione magari piccola? Ma se la subiamo per amore del Signore allora noi vivremo questa beatitudine. Vangelo di Giovanni 16, 22-23. Così anche voi, ora siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e nessuno potrà togliervi la vostra gioia.