Si concludono con stasera i primi 9 venerdì 2015-2016 che abbiamo dedicato alle beatitudini.
Le beatitudini sono il codice della vita cristiana, la sintesi del messaggio rivoluzionario che Cristo ha portato al mondo: un messaggio di felicità.
E’ una carezza del Signore che proprio oggi la liturgia celebri la solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù. Cuore che ha pietà, che compatisce, che esulta di gioia, che ammira, che è ferito, che prova angoscia; ma soprattutto, è un cuore che ama appassionatamente. Cuore che ama il Padre, cuore che ama gli uomini, suoi fratelli: “Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine” (Gv. 13,1). In tutto il Vangelo ciò è evidente, ma in un versetto Gesù parla esplicitamente del Suo cuore:
“Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero» (Mt 11:28-30).
(Le promesse fatte da Gesù a Santa Maria Margherita Alacoque le abbiamo sviluppate lo scorso anno e perciò non ci ritorniamo, almeno per stasera)
Gesù proclama e realizza un cambiamento più sorprendente di quello di Cana (l’acqua in vino). (Gv2,1-11): la penuria diventa abbondanza, la povertà diventa ricchezza, le lacrime gioia.
Egli non segue le vie battute dagli uomini, e tanto meno suggerisce qualche nuova strategia per perseguire ciò che il mondo propone come chiave di realizzazione e di felicità. Prende atto del nostro bisogno di gioia e lo approva, perché è stato installato da Dio creatore nel nostro cuore, ma cambia la segnaletica del percorso, muta radicalmente il valore delle cose, ribalta la mentalità del mondo.
Restare succubi della mentalità del mondo è rimanere prigionieri di logiche pericolose e spietate, che non consentono nessuna via d’uscita.
Quelli che si lasciano sedurre da false beatitudini hanno come minimo un concetto superficiale della realtà e della felicità.
Non è vero che gli orgogliosi, gli egoisti e coloro che aspirano a dominare gli altri, anche nel caso che riescano in questi loro intenti, trovino poi la felicità che cercavano.
Non è vero che la ricchezza procura la felicità. Non è vero che lasciarsi andare alle passioni senza freni rende l’uomo felice. Non è vero che la felicità può essere trovata almeno da chi ha solo soddisfazioni e nessuna sofferenza. Pura illusione. Le sofferenze ci sono per tutti; piuttosto è vero che pur nelle sofferenze la felicità può esistere, MA solo per coloro che si sanno mantenere orientati verso Dio.
Perché la felicità che promette Gesù è di un altro genere rispetto a quelle offerte dal mondo. È la vera felicità, quella che si radica nel fondo dell’anima. Non dipende da condizioni esteriori, ma da disposizioni interiori. Tra le false beatitudini e quelle vere non vi è solo una differenza nelle vie d’accesso, ma nella stessa natura della felicità.
Il vangelo è una buona notizia che rende felici, ma giustamente questa felicità è offerta a coloro che desiderano Dio e non pongono l’ideale della loro esistenza nelle molteplici gioie terrene.
Il Vangelo avverte con chiarezza che tutti i valori che il mondo esalta e invita a ricercare, sono, alla prova dei fatti, moneta falsa, corruttibile, transitoria, inaffidabile, che i ladri possono scassinare e rubare e la tignola e la ruggine rovinare e consumare (cf Mt 6:19 e Lc 12,33).
Le beatitudini sono indirizzate a tutti perché Gesù ha voluto offrire a tutti la felicità, quella vera, quella più alta, quella che il mondo non può intaccare né rapire.
Però perché lo Spirito di Verità consenta agli uomini di rendersi conto della loro realtà spirituale, e aprirsi alla grazia che è loro data dall’alto e così anche comprendere il senso delle beatitudini annunciate da Cristo occorre ascoltare VERAMENTE la parola di Cristo.
Potremmo dire che la prima beatitudine consiste nell’ascoltare le beatitudini, e che l’ultima sia poi viverle realmente: “Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica!” (Lc 11,28).
Ciò ha anche conseguenze sociali per la nostra vita. Ogni nostra attività: non solo la preghiera, ma anche il lavoro, lo studio, l’esercizio dei doveri e dei diritti del cittadino, il tempo libero e tutti i nostri rapporti interpersonali di ogni ordine e grado dovrebbero essere sempre coerenti con il Vangelo. “Sia dunque che mangiate sia che
beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio”(1Cor 10:31)
Sottolineiamo inoltre che c’è uno stretto rapporto tra le beatitudini e le opere di misericordia e che l’amore – che non deve avere finzioni (Rm 12,9) verrà valutato (Mt 25) anche da piccoli gesti, purché concreti. «E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa» (Mt 10:42).
Ricordiamo che le beatitudini elencate in Matteo e in Luca: i poveri in spirito, gli afflitti, i miti, quelli che hanno fame e sete della giustizia, i misericordiosi, i puri di cuore, gli operatori di pace, i perseguitati per causa della giustizia, sono quelle essenziali, ma nel Vangelo, in ordine sparso, sono enunciate anche altre beatitudini:
«Beato colui che non si scandalizza di me» (Mt 11,6);
«Beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono» (Mt 13,16);
«Beato quel servo che il padrone al suo ritorno troverà ad agire così!» (Mt 24,46);
«Quando dài un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti» (Lc 14,13-14)…
Dopo aver lavato i piedi agli apostoli e averne spiegato il significato, Gesù aggiunge: «Sapendo queste cose, sarete
beati se le metterete in pratica» (Gv 13,17).
Ha proclamato beati quelli che, pur non avendo visto, avrebbero creduto (Gv 20,29).
Maria, sua madre, è beata perché ha creduto (Lc 1,45), perché ha ascoltato la parola di Dio, e l’ha messa in pratica (Lc 11,27-28).
Vi è ancora una beatitudine pronunciata da Gesù, che non si trova nei Vangeli ma negli Atti degli apostoli in un discorso di Paolo: In tutte le maniere vi ho dimostrato che lavorando così si devono soccorrere i deboli, ricordandoci delle parole del Signore Gesù, che disse: «Vi è più gioia nel dare che nel ricevere! » (At 20,35).
La beatitudine è veramente la caratteristica di tutto l’insegnamento di Gesù, che incoraggia gli uditori al dono di se stessi. Colui che dà gratuitamente, prova una gioia profonda e impagabile, più che se donasse assicurandosi un contraccambio.
Le beatitudini proclamate da Gesù sono reali: la felicità che esse promettono non è lontana; si realizza immediatamente, in ogni situazione in cui si verificano le condizioni stabilite dal Maestro.
La condizione di base, è incontrare, accogliere (=ascoltare, credere e agire di conseguenza) e rimanere in Gesù.
Possiamo fare un paragone naturalistico. Anni fa, accadeva ogni tanto che realizzassero, magari in Africa o in altri luoghi lontani, delle grandi dighe. Una volta che la diga era terminata, un vasto territorio era destinato a essere sommerso dal nuovo lago le cui acque cominciavano a salire inesorabilmente. In alcuni documentari venivano illustrate le operazioni svolte da naturalisti e da scienziati per salvare dalla morte quegli animali selvatici intrappolati dal crescere delle acque.
Molte di quelle povere bestie, non potendo comprendere la loro reale situazione nel suo evolvere, con istintivo timore sfuggivano dai soccorritori impedendo così loro di salvarle. Altre raddoppiavano in ferocia, sentendosi in pericolo.
Anche l’uomo, sulla terra, è condannato dagli effetti del peccato originale a qualcosa di simile.
Dio nel Suo infinito amore, in Gesù si è fatto uomo con la nostra stessa carne, affinché l’uomo nei Suoi confronti deponesse la sua diffidenza e cessasse di reagire con la fuga e con la violenza.
La via di Salvezza, per l’Uomo è Cristo, è in Cristo, è per Cristo (e in nessun altro).
Di conseguenza, TUTTE le scelte indicate da Gesù, antitetiche alle logiche del mondo selvaggio, costituiscono altrettante scelte VINCENTI nel mondo redento che trionferà un giorno.
Piaccia o no, tutte le scelte che il mondo propone, sono perdenti e non danno affatto la felicità nemmeno ora. Invece le scelte indicate da Gesù garantiscono la beatitudine, senz’altro nel futuro, ma anche già qui e già ora, nella misura in cui le sue parole dimorano in noi noi avremo la mente di Cristo e non la mente del mondo.
Noi saremo in Cristo e Cristo in noi e avremo vinto le logiche del Maligno. (cfr. 1Giovanni 2:14 e 1Cor 2, 16)
Vi ho detto queste cose perché in voi sia la mia gioia e la vostra gioia sia piena. (Giovanni 15:11)
Alla faccia del mondo selvaggio e spietato.
Tra poco verrà posto su questo altare l’Autore della Vita e di ogni nostra gioia che deriva dal Suo infinito ed eterno amore per noi. ContempliamoLo quindi con gli occhi del nostro cuore, lasciandoci avvolgere dalla Sua infinita Misericordia per sperimentare la tenerezza di questo Amore che trasforma la debolezza in forza, la povertà in ricchezza, la mancanza in risorsa, la tristezza in gioia