MISERICORDIA 20 NOVEMBRE 2016

Non temere, non chiederò a te nulla di più di quello che mi puoi dare: sei chiamato ad incoraggiare chiunque tu incontri sul tuo cammino (da un diario di Angiolina scritto a Borghetto Santo Spirito il 07 luglio 1999)

La frase qui sopra riportata in esergo esprime una mozione avuta da Angiolina e che l’ha condotta ad iniziare gli incontri di guarigione dalle ferite emozionali da lei chiamate “Clinica dell’Anima” e viste come un itinerario particolare per i fratelli e le sorelle della CSV. 

Era l’estate del 1999 e durante gli esercizi che essa annualmente faceva con la “comunità balneare” a Borghetto Santo Spirito, aiutata da una valente stenografa (Elda Bernardi, oggi quasi 96enne), ha riunito in alcune pagine ricche di sapienza spirituale quelle che sono le linee guida della CdA.

Esse tratteggiano una specie di protocollo cui devono ispirarsi ed attenersi non tanto i pazienti quanto piuttosto coloro che collaborano con il Signore Gesù, il primario della Clinica. 

D’altronde coloro che vengono guariti dal Signore Gesù, in genere passano al Suo servizio. Dall’essere serviti a servire, dall’essere guariti ad aiutare a guarire.

Mt 8, 14 Entrato Gesù nella casa di Pietro, vide la suocera di lui che giaceva a letto con la febbre. 15 Le toccò la mano e la febbre scomparve; poi essa si alzò e si mise a servirlo.

Mc 1, 30 La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. 31 Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli.

Lc 4, 38 Uscito dalla sinagoga entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. 39 Chinatosi su di lei, intimò alla febbre, e la febbre la lasciò. Levatasi all’istante, la donna cominciò a servirli.

Si ha l’impressione che con le guarigioni operate da Gesù non vi sia neppure bisogno di un periodo di convalescenza!

D’altra parte, nella vita spirituale occorre sì essere pazienti, non si deve aver premura, però nemmeno bisogna stare fermi. Se si sta fermi non solo non si cresce ma si regredisce. E invece occorre crescere in salute e grazia. Ci dobbiamo sviluppare, spiritualmente, come è normale che ci sviluppiamo corporalmente. Ma mentre il corpo inevitabilmente è soggetto ad una parabola che lo porta prima ad irrobustirsi e poi alla fine a dissolversi, non è così per lo spirito, anzi è il contrario.

2Cor 4, 16 Per questo non ci scoraggiamo, ma se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno. 17 Infatti il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria, 18 perché noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili. Le cose visibili sono d’un momento, quelle invisibili sono eterne.

Il segreto per crescere è servire. Anche un famoso filosofo non cristiano (Rabindranath Tagore) aveva colto questa verità e l’aveva espressa in questi termini poetici:

“Dormivo e sognavo che la vita era gioia. Mi svegliai e vidi che la vita era servizio. Volli servire e vidi che servire era gioia”.

Così è anche oggi. Se non proprio tutti, molti arrivano al Rinnovamento, o a un incontro di preghiera, a una Santa Messa con qualche problema, più o meno grave. 

Se non si accontentano di una fugace esperienza, se perseverano e sviluppano una fedeltà alla preghiera, agli incontri, ai sacramenti, non solo guariscono ma poi sono proprio loro i più efficaci nell’aiutare a loro volta altri a compiere lo stesso percorso verso la guarigione e verso una vita decisamente migliore e più soddisfacente.

Ecco un’altra frase di Angiolina tratta da quel libretto:

Tutti dobbiamo aiutare il fratello a guarire nell’anima: ferite che si è fatto da solo, ferite che gli hanno inferto gli altri, ferite ereditate nel subconscio.

Questi traumi formano montagne, strati di malessere che ad un certo punto fanno soccombere chi non riesce più a fronteggiarli e provocano malattie psicosomatiche.

Tra queste una tipica è la depressione. (12 luglio 1999).

Le fasi che sono da percorrere sono tre:

1) Volgere lo sguardo a Gesù

2) Ricevere il Suo perdono e la Sua Grazia-

3) Accogliere il dono dello Spirito Santo e la guarigione dello spirito, dell’anima e del corpo.

La depressione, dunque. A proposito, le nostre riflessioni non hanno nessuna pretesa di affrontare argomenti di evidente complessità e delicatezza con approccio medico o scientifico. 

Qui alla CdA può accadere che adoperiamo termini di uso medico, ma solo perché oggigiorno sono entrati a far parte del linguaggio comune; non abbiamo alcuna pretesa di imitare o approssimare a sproposito quanto può essere più appropriatamente descritto ed insegnato nelle sedi dove ci si dedica allo studio di tali patologie con criteri medici e scientifici.

Cerchiamo tuttavia di descrivere certe problematiche con un po’ di cura affinché una migliore comprensione delle stesse possa permettere di averne un più adeguato approccio spirituale. 

Del resto noi sappiamo che il nostro Primario è infallibile e sa sempre come operare con efficacia. 

Da parte nostra non serve che diventiamo medici, ma che usiamo correttamente la nostra fede riponendola in Lui.

Pertanto, certe descrizioni di anomalie patologiche che si incontrano frequentemente, hanno unicamente lo scopo di incoraggiare chi ravvisasse di esserne affetto, in misura maggiore o minore, a credere che il Signore Gesù è perfettamente in grado di guarire e di far passare dalla tristezza alla danza, e sempre rispettando pienamente ogni persona nell’esercizio della sua libera volontà. 

Ma veniamo alla depressione. E’ un malanno molto frequente. Oggi si ha l’impressione che lo sia maggiormente rispetto al passato, ma chissà poi se è vero. Una cosa è certa però: chiunque abbia occasione di doversi rapportare con le persone in misura che non sia troppo superficiale, riscontrerà facilmente quanto sia frequente nelle persone, quasi di ogni età e sesso, la depressione in qualche forma o misura.

Come conseguenza, vi sono molti ministri cristiani (preti o pastori) che si sono dedicati a questo tema talora anche in modo specifico.

Non vogliamo, ripeto ancora, metterci in competizione con medici e psicologi. Anche la Parola di Dio invita ad affidarsi ai medici

[Un aspetto molto curioso è rappresentato dalla parola medico che in ebraico è rofè. Tale vocabolo deriva dal verbo raphà che significa guarire; anche il nome dell’Angelo guaritore Raffael ha la stessa origine e
significa “
Dio risana”.

Alcuni passi sono dedicati al rapporto con il medico e soprattutto ci rammentano come sia fondamentale l’intervento divino nel processo di guarigione.

“Onora il medico per le sue prestazioni, perché il Signore ha creato anche lui. Dall’Altissimo infatti viene la guarigione…” (Sir 38, 1-3).

“Figlio, non trascurarti nella malattia, ma prega il Signore ed egli ti guarirà” (Sir 38, 9).

“Ci sono casi in cui il successo è nelle loro (riferito ai medici) mani; anch’essi infatti pregano il Signore perché conceda loro di dare sollievo e guarigione per salvare la vita” (Sir 38, 13-14).

Ma soprattutto è bello citare un ammonimento di estrema attualità e che non dobbiamo mai scordare: 

“Non esitare a visitare un malato, perché per questo sarai amato” (Siracide 7, 35).]

Tuttavia, la “depressione” è un termine tutto sommato abbastanza generico, che può comprendere sia aspetti di derivazione prettamente fisiologica, somatica, sia anche, a volte, aspetti di derivazione… spirituale. E, anche se non è mai semplice la demarcazione tra anima e spirito, è per noi ovvio che in questi casi può essere forse più indicato un approccio… spirituale rispetto a un approccio [solo] farmacologico.

Uno stato depressivo può esplicarsi in molti tipi di malesseri interiori: inquietudine, ansia, noia, paure, ossessioni, rimpianti, risentimenti, egoismo e superficialità. Tutti provocano un’infelicità più o meno acuta, più o meno continua.

Oggi vedremo alcuni motivi di fondo che sono frequentemente causa di depressione e che lo sono da un punto di vista spirituale. Possono perciò essere
illustrati nella nostra clinica, in quanto i problemi (i mali) dell’anima in
genere derivano dal conflitto d’autorità tra spirito e anima.

Secondo un esperto di tali questioni (Martyn Lloyd-Jones – 1899 – 1981), è davvero un peccato che proprio il cristiano, il credente cristiano, non quello anagrafico, e cioè quello che dovrebbe saper testimoniare sempre e in ogni circostanza della speranza che è in lui e della gioia di essere salvato, proprio lui, sia così spesso vittima di stati depressivi di vario genere e specie. E’ evidente che il nostro nemico è particolarmente impegnato a rendere infelici appunto i cristiani, perché così mina alla radice la loro credibilità e quindi la loro capacità di evangelizzazione.

Che il credente possa essere afflitto da uno stato di depressione, lo dimostra bene il Salmo 42:

Sal 42, 5 Perché ti rattristi, anima mia, perché su di me gemi?

* * *

Secondo l’esperto prima citato il punto critico che più espone il credente cristiano a una situazione che può sfociare in una depressione è la mancata comprensione di questa verità spirituale:

Rm 3, 28 Noi riteniamo infatti che l’uomo è giustificato per la fede indipendentemente dalle opere della legge.

In molti cristiani c’è uno sforzo, una preoccupazione per la santificazione, che è buona cosa, però molto più spesso di quanto si penserebbe, manca il presupposto basilare scritto in Rm 3, 28. 

In loro – inaspettatamente – manca un saldo fondamento di salvezza. Nel senso che forse credono di averlo, ma in concreto sono nel vago. 

Il fatto è che se uno non prende davvero consapevolezza della propria condizione di peccatore, nemmeno può rendersi davvero conto del meraviglioso dono della salvezza. 

E solo lo Spirito Santo è in grado di convincere di peccato (Gv 16,8).

Nelle normali condizioni di vita, una persona normale non avvertirà la propria condizione di peccatore. La valuterà in astratto, forse, ma in concreto non la percepirà quasi per niente.

Dentro di sé penserà che siccome non ha ucciso, non ha rubato, ecc. beh, è in una condizione di peccatore un po’ così, come dire, per convenzione teologica e dottrinale, magari anche per potenzialità, ma non per un’essenzialità che riguarda direttamente ed effettivamente proprio la sua persona. Da qualche parte, dentro, risuona sempre la convinzione di essere (spiritualmente parlando), in una situazione abbastanza buona: “perché, in fondo, ce ne sono tanti peggiori di me…”.

Anche se questo ragionamento potrebbe apparire logico, perché corrisponde ad una situazione soggettivamente percepita come reale, racchiude un tranello pericoloso.

Intanto, è un inganno da un punto di vista teologico. Perché la verità è questa: Rm 3, 22 […] E non c’è distinzione: 23 tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, 24 ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù

Giac 2:10 Poiché chiunque osservi tutta la legge, ma la trasgredisca anche in un punto solo, diventa colpevole di tutto;

Gesù ha detto che il riassunto della Legge è amare Dio con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze e il prossimo come se stessi. 

Chiediamoci: possiamo rispondere positivamente (e chi lo può?). Allora è evidente che siamo peccatori.

Il fatto di commettere certi peccati (gravi) potrà certamente aggravare la nostra colpevolezza davanti a Dio. Tuttavia, anche se non commettiamo grossi peccati, siamo colpevoli di essere soddisfatti della nostra vita, e colpevoli di orgoglio nel considerare gli altri (o almeno alcuni altri) dall’alto in basso, pensando (sotto sotto) che noi siamo migliori (e, per questo motivo, di “meritarci”, poco o tanto, la salvezza). 

Non c’è nessun atteggiamento peggiore di questo, che ci porta a stimarci più vicini a Dio, mentre in realtà non lo siamo affatto.

Anche se questo pensiero a volte è così ben nascosto e abbiamo abbastanza pudore da non ammetterlo facilmente nemmeno con noi stessi, talvolta si annida in qualche profondità del nostro essere.

Per questo, San Paolo, conclude: 9 Che dunque? Dobbiamo noi ritenerci superiori? Niente affatto! Abbiamo infatti dimostrato precedentemente che Giudei e Greci, tutti, sono sotto il dominio del peccato, 10 come sta scritto: Non c’è nessun giusto, nemmeno uno,(Sal 142,2).

Può sembrare strano che per contrastare la predisposizione alla depressione, occorra partire da una premessa apparentemente così scoraggiante. Ma essa non ha affatto lo scopo di deprimerci e di abbatterci, al contrario! Basta continuare nell’ascolto della Parola: Rm 3, 23 tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, 24 ma
sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione
realizzata da Cristo Gesù !!!

E altri sono i versetti che pure faremmo bene a ricordare: Gv 17, 3 Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo.

Ci interessa la salvezza, la vita eterna? Molto bene! Ma allora non stiamo a domandarci se io ho fatto (o non ho fatto) questo o quello. Questo può facilmente portarci a sterili vicoli ciechi, recriminazioni, rimpianti, ansie ecc.

Piuttosto, più positivamente, è meglio che io mi domandi: “Conosco Dio? Gesù Cristo è vivo e reale per me, nella mia vita quotidiana?”

Oppure è una nozione un po’ astratta, vaga e distante? Anche se mi credo credente, forse non lo sono poi davvero molto se non comprendo la realtà straordinaria e formidabile espressa da: Rm 3, 21 Ora invece, indipendentemente dalla legge, si è manifestata la giustizia di Dio, testimoniata dalla legge
e dai profeti;
22 giustizia di
Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono.

Se non ci aggrappiamo a Lui e a Lui solo, dopo aver riconosciuto i nostri fallimenti e le nostre incapacità (Gv 15:5… senza di me non potete far nulla), in verità non potremmo ritenerci dei veri cristiani credenti e non c’è da stupirsi se siamo insoddisfatti o addirittura infelici.

Gv 6:29 Gesù rispose: «Questa è l’opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato».

At 16:31 Risposero: «Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia».

Molto chiaro, eppure, la maggior parte dei cristiani ha delle frequenti incertezze su questa base, che dovrebbe essere granitica.

Perché, dopo tutto, molti ancora ritengono che la loro salvezza dipenda o sia comunque in parte commisurata ai loro sforzi. Per tale motivo, alcuni, intimamente, pensano di non essere “abbastanza buoni” per essere accettati da Gesù. Ritengono che sarebbe necessario e forse prudente sforzarsi di diventare migliori per aver diritto alla clemenza divina. Così, senza rendersene conto, pensano, in fondo, che la salvezza dipenda da… loro! Sembra un ragionamento dettato da umiltà, ma è invece un inganno del Diavolo e un rifiuto della fede. Nessuno sarà mai abbastanza buono da “meritare” la salvezza. 

L’essenza stessa della salvezza consiste nel proclamare: Cristo solo è buono e io mi rifugio in Lui!

IL Diavolo vuole distogliere il nostro sguardo e il nostro pensiero da Dio. Ma solo se guarderemo a Lui saremo raggianti.

Invece che ai miei ragionamenti, fisso gli occhi in Gesù. Pongo l’orecchio alla Sua Parola:

Mt 9:13 Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Mc 2:17 Avendo udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori».

Non perdiamo tempo guardando in continuazione ai nostri peccati, ai nostri difetti, ai nostri limiti.

Ciò di cui un cristiano ha maggiormente bisogno non è prendere (magari ancora una volta) la decisione di vivere una vita migliore, più austera, di digiunare, di pregare, di fare pellegrinaggi ecc., ma di cominciare a dire con fermezza a se stesso: 

“così come sono, peccatore,  ma grazie al Sangue da Te versato,  per l’invito che Tu hai fatto al mio cuore, io vengo a Te, Agnello di Dio!”

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Ricordiamo che se il rimedio definitivo per i problemi del corpo saranno risolti definitivamente con l’acquisizione del corpo glorioso (1Cor 15, 43 [42 Così anche la risurrezione dei morti: si semina corruttibile e risorge incorruttibile; 43 si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza; 44 si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale])

Quelli dell’Anima invece, nonostante le molte difficoltà e complicazioni, possono essere completamente sanati già in questa vita.

Visto che a ciascuno è data una misura di fede (Rm 12, 3), vediamo di usarla come piace al Padre, perché senza fede non si può piacere a Dio (Eb 11, 6). 

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[…] L’Italia – un po’ come tutta l’Europa, del resto – si dirige verso il declino culturale e religioso. Penso che se Cristo non ritornerà al centro della vita, se anzi Gesù verrà allontanato dalla quotidianità, allora l’intero mondo occidentale crollerà. Eliminato Cristo, tutto vacillerà.

  
(Tratto dal libro “Contro Satana – intervista a Padre Matteo La Grua”, pag 13-31)

La preghiera di guarigione deve avvenire dopo aver creato un clima di lode e adorazione profonda del Signore ed invocazione dello Spirito Santo. E’ la Santa Trinità l’origine di ogni guarigione perciò è fondamentale creare un clima di preghiera adeguato.

Guido Tomasi