3 NOVEMBRE 2016

Grazie Gesù che tu hai tracciato un cammino che vogliamo percorrere insieme, perché là dove siamo insieme come fratelli, il Signore manda lo Spirito Santo e ci fa camminare nella sua luce e nella sua volontà.

Questo mese prendiamo in esame la parabola del Buon Samaritano presente in LUCA 10,25-37. Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso». E Gesù: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall’altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n’ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all’albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ lo stesso».

I farisei non si onoravano solo di rispettare i 10 comandamenti ma anche altre centinaia di precetti, pare 613 dicono gli esperti. Chi è il prossimo da amare? La parabola non dice nulla sullo sventurato, se era giovane, ebreo o straniero, dice solo che era incappato nei briganti ed era lì in mezzo alla strada, vediamo come il Signore fa leva su un aspetto e cioè chi l’ha visto? Un sacerdote, un levita e un samaritano, ma la risposta del cuore di queste persone è stata diversa, può essere stata indifferenza o commiserazione, fatto sta che sia il sacerdote che il levita hanno tirato dritto e l’hanno lasciato lì, mentre invece chi è stato misericordioso, è stato proprio il samaritano, samaritano che per sua natura era fuori dal popolo d’Israele, era una di quelle classi di cui nessuno si interessava, a malincuore quando Gesù chiede al dottore della legge, chi si è fatto prossimo? E Gesù risponde colui che ha avuto compassione di lui. Il dottore della legge si trova ad ammettere che il prossimo era proprio il samaritano.

E’ vero che Dio si deve amare con tutte le forze, con tutta la mente, con tutto il cuore, ma si deve amare in modo concreto. 1GIOVANNI 4,20-21. Se uno dicesse: «Io amo Dio», e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello.

Quindi, forse il sacerdote e il levita con i loro culti al Tempio amavano Dio, si presume, forse avevano un po’ di compassione, ma non hanno fatto nulla, non amavano il prossimo, quindi l’amore vero l’ha operato chi ha fatto il bene, quindi la compassione non è un sentimento soltanto ma si traduce in azioni concrete, in aiuto e cura dell’altro. Sant’Ambrogio diceva: non il sangue, ma la compassione crea il prossimo; se uno vuole davvero il bene di qualcuno, è quella compassione attiva che fa praticare il bene, quella crea un legame, non è un’astrazione. Ai tempi di Gesù, Gesù stesso si era scagliato contro gli ebrei perché alcuni giungevano a negare ai genitori quanto necessario per il loro sostentamento, e per giunta osavano giustificare questa loro mancanza di pietà con l’impudente scusa che ne avevano fatta offerta al Signore. Ma visto che allora non c’erano le pensioni, se i genitori anziani non venivano aiutati dai figli, erano in grave indigenza. Tutte le volte che si chiude il cuore al prossimo, viviamo in un periodo in cui vediamo alzare i muri da tutte le parti… si ha paura.

Ma la risposta che vince la paura è l’amore. La misericordia di Dio non cancella la legge ma la supera e di fronte al dolore la misericordia cosa fa? Consola, cura le ferite, le guarisce. Forse quell’uomo assalito dai briganti aveva commesso degli errori, era stato imprudente, magari gli era stato detto di non andare a quell’ora per quella strada, fatto sta che Gesù sorvola su quegli aspetti e mette in risalto che aveva bisogno di aiuto e qualcuno gliel’ha dato. Questo è quello che conta. A noi non interessa giudicare né condannare, spetta al Signore, ma ci ha comandato di amare. L’unica premessa per amare è che Lui ci ha amato per primo. L’autentico amore non è un patto sociale o una decisione presa politicamente. Madre Teresa diceva in un’intervista che se non avesse avuto la piena consapevolezza che tutto veniva fatto per servire Gesù avrebbe chiuso la congregazione.

Essere cristiani per davvero, in questo tempo che il Signore ci da da vivere, significa essere provvidenza per gli altri. D’altronde Gesù ha detto siate misericordiosi come lo è il Padre vostro. Io sono una missione su questa terra dice il Papa, ma deve essere una missione misericordiosa.