MISERICORDIA 20 NOVEMBRE 2016

Non temere, non chiederò a te nulla di più di quello che mi puoi dare: sei chiamato ad incoraggiare chiunque tu incontri sul tuo cammino (da un diario di Angiolina scritto a Borghetto Santo Spirito il 07 luglio 1999)

La frase qui sopra riportata in esergo esprime una mozione avuta da Angiolina e che l’ha condotta ad iniziare gli incontri di guarigione dalle ferite emozionali da lei chiamate “Clinica dell’Anima” e viste come un itinerario particolare per i fratelli e le sorelle della CSV. 

Era l’estate del 1999 e durante gli esercizi che essa annualmente faceva con la “comunità balneare” a Borghetto Santo Spirito, aiutata da una valente stenografa (Elda Bernardi, oggi quasi 96enne), ha riunito in alcune pagine ricche di sapienza spirituale quelle che sono le linee guida della CdA.

Esse tratteggiano una specie di protocollo cui devono ispirarsi ed attenersi non tanto i pazienti quanto piuttosto coloro che collaborano con il Signore Gesù, il primario della Clinica. 

D’altronde coloro che vengono guariti dal Signore Gesù, in genere passano al Suo servizio. Dall’essere serviti a servire, dall’essere guariti ad aiutare a guarire.

Mt 8, 14 Entrato Gesù nella casa di Pietro, vide la suocera di lui che giaceva a letto con la febbre. 15 Le toccò la mano e la febbre scomparve; poi essa si alzò e si mise a servirlo.

Mc 1, 30 La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. 31 Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli.

Lc 4, 38 Uscito dalla sinagoga entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. 39 Chinatosi su di lei, intimò alla febbre, e la febbre la lasciò. Levatasi all’istante, la donna cominciò a servirli.

Si ha l’impressione che con le guarigioni operate da Gesù non vi sia neppure bisogno di un periodo di convalescenza!

D’altra parte, nella vita spirituale occorre sì essere pazienti, non si deve aver premura, però nemmeno bisogna stare fermi. Se si sta fermi non solo non si cresce ma si regredisce. E invece occorre crescere in salute e grazia. Ci dobbiamo sviluppare, spiritualmente, come è normale che ci sviluppiamo corporalmente. Ma mentre il corpo inevitabilmente è soggetto ad una parabola che lo porta prima ad irrobustirsi e poi alla fine a dissolversi, non è così per lo spirito, anzi è il contrario.

2Cor 4, 16 Per questo non ci scoraggiamo, ma se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno. 17 Infatti il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria, 18 perché noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili. Le cose visibili sono d’un momento, quelle invisibili sono eterne.

Il segreto per crescere è servire. Anche un famoso filosofo non cristiano (Rabindranath Tagore) aveva colto questa verità e l’aveva espressa in questi termini poetici:

“Dormivo e sognavo che la vita era gioia. Mi svegliai e vidi che la vita era servizio. Volli servire e vidi che servire era gioia”.

Così è anche oggi. Se non proprio tutti, molti arrivano al Rinnovamento, o a un incontro di preghiera, a una Santa Messa con qualche problema, più o meno grave. 

Se non si accontentano di una fugace esperienza, se perseverano e sviluppano una fedeltà alla preghiera, agli incontri, ai sacramenti, non solo guariscono ma poi sono proprio loro i più efficaci nell’aiutare a loro volta altri a compiere lo stesso percorso verso la guarigione e verso una vita decisamente migliore e più soddisfacente.

Ecco un’altra frase di Angiolina tratta da quel libretto:

Tutti dobbiamo aiutare il fratello a guarire nell’anima: ferite che si è fatto da solo, ferite che gli hanno inferto gli altri, ferite ereditate nel subconscio.

Questi traumi formano montagne, strati di malessere che ad un certo punto fanno soccombere chi non riesce più a fronteggiarli e provocano malattie psicosomatiche.

Tra queste una tipica è la depressione. (12 luglio 1999).

Le fasi che sono da percorrere sono tre:

1) Volgere lo sguardo a Gesù

2) Ricevere il Suo perdono e la Sua Grazia-

3) Accogliere il dono dello Spirito Santo e la guarigione dello spirito, dell’anima e del corpo.

La depressione, dunque. A proposito, le nostre riflessioni non hanno nessuna pretesa di affrontare argomenti di evidente complessità e delicatezza con approccio medico o scientifico. 

Qui alla CdA può accadere che adoperiamo termini di uso medico, ma solo perché oggigiorno sono entrati a far parte del linguaggio comune; non abbiamo alcuna pretesa di imitare o approssimare a sproposito quanto può essere più appropriatamente descritto ed insegnato nelle sedi dove ci si dedica allo studio di tali patologie con criteri medici e scientifici.

Cerchiamo tuttavia di descrivere certe problematiche con un po’ di cura affinché una migliore comprensione delle stesse possa permettere di averne un più adeguato approccio spirituale. 

Del resto noi sappiamo che il nostro Primario è infallibile e sa sempre come operare con efficacia. 

Da parte nostra non serve che diventiamo medici, ma che usiamo correttamente la nostra fede riponendola in Lui.

Pertanto, certe descrizioni di anomalie patologiche che si incontrano frequentemente, hanno unicamente lo scopo di incoraggiare chi ravvisasse di esserne affetto, in misura maggiore o minore, a credere che il Signore Gesù è perfettamente in grado di guarire e di far passare dalla tristezza alla danza, e sempre rispettando pienamente ogni persona nell’esercizio della sua libera volontà. 

Ma veniamo alla depressione. E’ un malanno molto frequente. Oggi si ha l’impressione che lo sia maggiormente rispetto al passato, ma chissà poi se è vero. Una cosa è certa però: chiunque abbia occasione di doversi rapportare con le persone in misura che non sia troppo superficiale, riscontrerà facilmente quanto sia frequente nelle persone, quasi di ogni età e sesso, la depressione in qualche forma o misura.

Come conseguenza, vi sono molti ministri cristiani (preti o pastori) che si sono dedicati a questo tema talora anche in modo specifico.

Non vogliamo, ripeto ancora, metterci in competizione con medici e psicologi. Anche la Parola di Dio invita ad affidarsi ai medici

[Un aspetto molto curioso è rappresentato dalla parola medico che in ebraico è rofè. Tale vocabolo deriva dal verbo raphà che significa guarire; anche il nome dell’Angelo guaritore Raffael ha la stessa origine e
significa “
Dio risana”.

Alcuni passi sono dedicati al rapporto con il medico e soprattutto ci rammentano come sia fondamentale l’intervento divino nel processo di guarigione.

“Onora il medico per le sue prestazioni, perché il Signore ha creato anche lui. Dall’Altissimo infatti viene la guarigione…” (Sir 38, 1-3).

“Figlio, non trascurarti nella malattia, ma prega il Signore ed egli ti guarirà” (Sir 38, 9).

“Ci sono casi in cui il successo è nelle loro (riferito ai medici) mani; anch’essi infatti pregano il Signore perché conceda loro di dare sollievo e guarigione per salvare la vita” (Sir 38, 13-14).

Ma soprattutto è bello citare un ammonimento di estrema attualità e che non dobbiamo mai scordare: 

“Non esitare a visitare un malato, perché per questo sarai amato” (Siracide 7, 35).]

Tuttavia, la “depressione” è un termine tutto sommato abbastanza generico, che può comprendere sia aspetti di derivazione prettamente fisiologica, somatica, sia anche, a volte, aspetti di derivazione… spirituale. E, anche se non è mai semplice la demarcazione tra anima e spirito, è per noi ovvio che in questi casi può essere forse più indicato un approccio… spirituale rispetto a un approccio [solo] farmacologico.

Uno stato depressivo può esplicarsi in molti tipi di malesseri interiori: inquietudine, ansia, noia, paure, ossessioni, rimpianti, risentimenti, egoismo e superficialità. Tutti provocano un’infelicità più o meno acuta, più o meno continua.

Oggi vedremo alcuni motivi di fondo che sono frequentemente causa di depressione e che lo sono da un punto di vista spirituale. Possono perciò essere
illustrati nella nostra clinica, in quanto i problemi (i mali) dell’anima in
genere derivano dal conflitto d’autorità tra spirito e anima.

Secondo un esperto di tali questioni (Martyn Lloyd-Jones – 1899 – 1981), è davvero un peccato che proprio il cristiano, il credente cristiano, non quello anagrafico, e cioè quello che dovrebbe saper testimoniare sempre e in ogni circostanza della speranza che è in lui e della gioia di essere salvato, proprio lui, sia così spesso vittima di stati depressivi di vario genere e specie. E’ evidente che il nostro nemico è particolarmente impegnato a rendere infelici appunto i cristiani, perché così mina alla radice la loro credibilità e quindi la loro capacità di evangelizzazione.

Che il credente possa essere afflitto da uno stato di depressione, lo dimostra bene il Salmo 42:

Sal 42, 5 Perché ti rattristi, anima mia, perché su di me gemi?

* * *

Secondo l’esperto prima citato il punto critico che più espone il credente cristiano a una situazione che può sfociare in una depressione è la mancata comprensione di questa verità spirituale:

Rm 3, 28 Noi riteniamo infatti che l’uomo è giustificato per la fede indipendentemente dalle opere della legge.

In molti cristiani c’è uno sforzo, una preoccupazione per la santificazione, che è buona cosa, però molto più spesso di quanto si penserebbe, manca il presupposto basilare scritto in Rm 3, 28. 

In loro – inaspettatamente – manca un saldo fondamento di salvezza. Nel senso che forse credono di averlo, ma in concreto sono nel vago. 

Il fatto è che se uno non prende davvero consapevolezza della propria condizione di peccatore, nemmeno può rendersi davvero conto del meraviglioso dono della salvezza. 

E solo lo Spirito Santo è in grado di convincere di peccato (Gv 16,8).

Nelle normali condizioni di vita, una persona normale non avvertirà la propria condizione di peccatore. La valuterà in astratto, forse, ma in concreto non la percepirà quasi per niente.

Dentro di sé penserà che siccome non ha ucciso, non ha rubato, ecc. beh, è in una condizione di peccatore un po’ così, come dire, per convenzione teologica e dottrinale, magari anche per potenzialità, ma non per un’essenzialità che riguarda direttamente ed effettivamente proprio la sua persona. Da qualche parte, dentro, risuona sempre la convinzione di essere (spiritualmente parlando), in una situazione abbastanza buona: “perché, in fondo, ce ne sono tanti peggiori di me…”.

Anche se questo ragionamento potrebbe apparire logico, perché corrisponde ad una situazione soggettivamente percepita come reale, racchiude un tranello pericoloso.

Intanto, è un inganno da un punto di vista teologico. Perché la verità è questa: Rm 3, 22 […] E non c’è distinzione: 23 tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, 24 ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù

Giac 2:10 Poiché chiunque osservi tutta la legge, ma la trasgredisca anche in un punto solo, diventa colpevole di tutto;

Gesù ha detto che il riassunto della Legge è amare Dio con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze e il prossimo come se stessi. 

Chiediamoci: possiamo rispondere positivamente (e chi lo può?). Allora è evidente che siamo peccatori.

Il fatto di commettere certi peccati (gravi) potrà certamente aggravare la nostra colpevolezza davanti a Dio. Tuttavia, anche se non commettiamo grossi peccati, siamo colpevoli di essere soddisfatti della nostra vita, e colpevoli di orgoglio nel considerare gli altri (o almeno alcuni altri) dall’alto in basso, pensando (sotto sotto) che noi siamo migliori (e, per questo motivo, di “meritarci”, poco o tanto, la salvezza). 

Non c’è nessun atteggiamento peggiore di questo, che ci porta a stimarci più vicini a Dio, mentre in realtà non lo siamo affatto.

Anche se questo pensiero a volte è così ben nascosto e abbiamo abbastanza pudore da non ammetterlo facilmente nemmeno con noi stessi, talvolta si annida in qualche profondità del nostro essere.

Per questo, San Paolo, conclude: 9 Che dunque? Dobbiamo noi ritenerci superiori? Niente affatto! Abbiamo infatti dimostrato precedentemente che Giudei e Greci, tutti, sono sotto il dominio del peccato, 10 come sta scritto: Non c’è nessun giusto, nemmeno uno,(Sal 142,2).

Può sembrare strano che per contrastare la predisposizione alla depressione, occorra partire da una premessa apparentemente così scoraggiante. Ma essa non ha affatto lo scopo di deprimerci e di abbatterci, al contrario! Basta continuare nell’ascolto della Parola: Rm 3, 23 tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, 24 ma
sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione
realizzata da Cristo Gesù !!!

E altri sono i versetti che pure faremmo bene a ricordare: Gv 17, 3 Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo.

Ci interessa la salvezza, la vita eterna? Molto bene! Ma allora non stiamo a domandarci se io ho fatto (o non ho fatto) questo o quello. Questo può facilmente portarci a sterili vicoli ciechi, recriminazioni, rimpianti, ansie ecc.

Piuttosto, più positivamente, è meglio che io mi domandi: “Conosco Dio? Gesù Cristo è vivo e reale per me, nella mia vita quotidiana?”

Oppure è una nozione un po’ astratta, vaga e distante? Anche se mi credo credente, forse non lo sono poi davvero molto se non comprendo la realtà straordinaria e formidabile espressa da: Rm 3, 21 Ora invece, indipendentemente dalla legge, si è manifestata la giustizia di Dio, testimoniata dalla legge
e dai profeti;
22 giustizia di
Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono.

Se non ci aggrappiamo a Lui e a Lui solo, dopo aver riconosciuto i nostri fallimenti e le nostre incapacità (Gv 15:5… senza di me non potete far nulla), in verità non potremmo ritenerci dei veri cristiani credenti e non c’è da stupirsi se siamo insoddisfatti o addirittura infelici.

Gv 6:29 Gesù rispose: «Questa è l’opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato».

At 16:31 Risposero: «Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia».

Molto chiaro, eppure, la maggior parte dei cristiani ha delle frequenti incertezze su questa base, che dovrebbe essere granitica.

Perché, dopo tutto, molti ancora ritengono che la loro salvezza dipenda o sia comunque in parte commisurata ai loro sforzi. Per tale motivo, alcuni, intimamente, pensano di non essere “abbastanza buoni” per essere accettati da Gesù. Ritengono che sarebbe necessario e forse prudente sforzarsi di diventare migliori per aver diritto alla clemenza divina. Così, senza rendersene conto, pensano, in fondo, che la salvezza dipenda da… loro! Sembra un ragionamento dettato da umiltà, ma è invece un inganno del Diavolo e un rifiuto della fede. Nessuno sarà mai abbastanza buono da “meritare” la salvezza. 

L’essenza stessa della salvezza consiste nel proclamare: Cristo solo è buono e io mi rifugio in Lui!

IL Diavolo vuole distogliere il nostro sguardo e il nostro pensiero da Dio. Ma solo se guarderemo a Lui saremo raggianti.

Invece che ai miei ragionamenti, fisso gli occhi in Gesù. Pongo l’orecchio alla Sua Parola:

Mt 9:13 Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Mc 2:17 Avendo udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori».

Non perdiamo tempo guardando in continuazione ai nostri peccati, ai nostri difetti, ai nostri limiti.

Ciò di cui un cristiano ha maggiormente bisogno non è prendere (magari ancora una volta) la decisione di vivere una vita migliore, più austera, di digiunare, di pregare, di fare pellegrinaggi ecc., ma di cominciare a dire con fermezza a se stesso: 

“così come sono, peccatore,  ma grazie al Sangue da Te versato,  per l’invito che Tu hai fatto al mio cuore, io vengo a Te, Agnello di Dio!”

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Ricordiamo che se il rimedio definitivo per i problemi del corpo saranno risolti definitivamente con l’acquisizione del corpo glorioso (1Cor 15, 43 [42 Così anche la risurrezione dei morti: si semina corruttibile e risorge incorruttibile; 43 si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza; 44 si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale])

Quelli dell’Anima invece, nonostante le molte difficoltà e complicazioni, possono essere completamente sanati già in questa vita.

Visto che a ciascuno è data una misura di fede (Rm 12, 3), vediamo di usarla come piace al Padre, perché senza fede non si può piacere a Dio (Eb 11, 6). 

* * *

[…] L’Italia – un po’ come tutta l’Europa, del resto – si dirige verso il declino culturale e religioso. Penso che se Cristo non ritornerà al centro della vita, se anzi Gesù verrà allontanato dalla quotidianità, allora l’intero mondo occidentale crollerà. Eliminato Cristo, tutto vacillerà.

  
(Tratto dal libro “Contro Satana – intervista a Padre Matteo La Grua”, pag 13-31)

La preghiera di guarigione deve avvenire dopo aver creato un clima di lode e adorazione profonda del Signore ed invocazione dello Spirito Santo. E’ la Santa Trinità l’origine di ogni guarigione perciò è fondamentale creare un clima di preghiera adeguato.

Guido Tomasi  

MISERICORDIA 23 OTTOBRE 2016

Sappiamo bene che il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato. (Rm 6:6)

Riassunto delle puntate precedenti… beh, non proprio un riassunto, perché richiederebbe troppo tempo.

Tuttavia, alcuni punti fermi essenziali ogni volta vanno richiamati.

Sarebbe come se, presentandoci per una visita medica, volessimo ignorare la nostra costituzione fisica. Anzi, proprio da questa occorre evidentemente partire. Ogni volta.

Perciò ora richiameremo molto molto brevemente i punti essenziali che ci servono per continuare nel nostro discorso.

Bene. Allora i punti base essenziali sono questi:

1) Abbiamo – credo esaurientemente – parlato della straordinaria complessità dell’uomo.

2) La natura trinitaria dell’uomo (Spirito, Anima, Corpo)

Se qualcuno volesse maggiori approfondimenti sui concetti espressi in occasione delle cliniche dell’anima degli ultimi mesi, può ascoltare le registrazioni che ne sono state fatte. 

In particolare, sulla natura trinitaria, potrebbe essere veramente utile risentire la registrazione degli esercizi di Muzzano di Agosto 2015 («Lo Spirito è pronto ma la Carne è debole»). Anche se la registrazione non riguarda tutti gli esercizi (è della domenica mattina), rappresenta tuttavia un buon riassunto degli stessi.

(Le registrazioni hanno il vantaggio che uno può risentire quante volte desidera magari quel passaggio perché più complicato da seguire e che magari dal vivo era risultato poco chiaro).

Degli Esercizi di Muzzano potrebbe essere particolarmente utile il libretto (non so se ce n’è ancora qualcuno, ma se qualcuno l’aveva preso, lo vada a rivedere), perché in fondo ci sono gli schemi – a colori – della natura trinitaria dell’uomo (prima del P.O. – dopo il P.O. – dopo la redenzione operata dal Signore Gesù). 

Quegli schemi mi sento di garantirvi che sono frutto di ispirazione dello Spirito Santo e pertanto vorrei che li consideraste non per chi li ha disegnati ma per Chi li ha ispirati.

Da quei due punti base che abbiamo citato, conseguono altri due punti essenziali:

3)  Abbiamo ribadito che così come l’uomo è soggetto a disfunzioni e malattie del corpo, almeno altrettanto è afflitto da disfunzioni dell’Anima.

4) Per i motivi che abbiamo spiegato a Giugno, in genere le guarigioni che riguardano il corpo sono più rapide a verificarsi, spesso sono addirittura istantanee, mentre le guarigioni delle ferite emozionali (dell’Anima), sono di solito più lente.

– Abbiamo più volte considerato le ferite subìte (che cioè ci sono state inferte da altri) in vari momenti della vita. L’elenco è tristemente lungo e purtroppo sempre attuale.

– Abbiamo anche accennato a malattie dell’Anima che in qualche modo, si sviluppano con noi, per motivi vari: per esempio a causa di modelli educativi errati, o magari per inclinazioni personali di cui non abbiamo neppure una vera responsabilità, ma che ci espongono a continui motivi di insoddisfazione e di infelicità.

 (Abbiamo fatto due incontri sul perfezionismo, vi ricordate?)

– Per ultimo (a giugno) abbiamo anche segnalato il danno (reale, ormai comprovato anche dalla scienza medica) che ci possono procurare i nostri stessi pensieri.

– A questi tre gruppi di malanni dell’Anima, ne manca ancora uno che riguarda praticamente la totalità degli uomini, credenti compresi. Ne abbiamo appena accennato la volta scorsa, citando Leon Blois, il quale scrisse in una sua opera: “non c’è che un’infelicità: quella di non essere santi”.

Saltando ogni possibile disquisizione in merito a questa affermazione un tantino perentoria, possiamo tuttavia concordare tutti su una cosa: prescindendo o meno da tutti i mali dell’anima di cui possono essere responsabili gli altri, poco o tanto, in modo più o meno grave, tutti gli uomini peccano. In varia misura, d’accordo. Ma chi può dire di essere senza peccato? La Parola è chiara:

[Il giusto cade sette volte al giorno (Pv 24, 16)]. 

[Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi.(1Gv 1:8)].

O, addirittura:

[come sta scritto (Sal 14,3): Non c’è nessun giusto, nemmeno uno (Rm 3, 10)]

Quindi, in varia misura, facciamo tutti esperienza di peccato e ben sappiamo che il peccato, certamente, produce ferite all’anima, nei casi gravi, anche mortali. 

Non per scoraggiarci, ma giusto per aderenza alla Parola, sappiamo che il peccato non consiste nella trasgressione di una lista di precetti o nell’infrazione di un elenco di divieti (come ritenevano i Farisei), bensì essenzialmente in questo: non fare la volontà di Dio e che, appunto, solo Gesù l’ha compiuta alla perfezione: 

E in realtà tutte le promesse di Dio in lui sono divenute «sì». Per questo sempre attraverso lui sale a Dio il nostro «amen» per la sua gloria. (2Corinzi 1:20). Perciò Gesù è definito l’Amen di Dio in Ap 3,14.

Giusto quindi, e salutare, raccomandarci spesso a Colui nel quale troviamo la remissione dei peccati e sovente ricorrere al sacramento della riconciliazione, che è una tavola di salvezza formidabile. 

Il Giubileo straordinario della Misericordia con l’indulgenza plenaria, poi, ha reso disponibile in ogni diocesi questa ulteriore divina benedizione. Il Giubileo sta per concludersi (20 novembre): forse è il caso di accostarsi o di riaccostarsi alla Porta Santa e (con le dovute disposizioni), varcarla con l’intenzione auspicata dal Papa Francesco, di farci noi stessi Misericordia per quanti vivono attorno a noi. 

Avevamo concluso che, se il rimedio definitivo per i problemi del corpo saranno risolti definitivamente con l’acquisizione del corpo glorioso (1Cor 15, 43 [42 Così anche la risurrezione dei morti: si semina corruttibile e risorge incorruttibile; 43 si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza; 44 si semina un corpo animale, risorge
un corpo spirituale]
)

Quelli dell’Anima invece, nonostante le molte difficoltà e complicazioni, possono essere completamente sanati già in questa vita.

Non ci nascondiamo che non è facile e nemmeno frequente, tuttavia sappiamo che se la Parola di Dio afferma possibile una cosa, allora quella cosa è possibile. Vedremo che la Parola di Dio ci conforta in tal senso in più punti.

Non sto dicendo: coraggio, le nostre afflizioni non sono poi granché, con un po’ di preghiera e un po’ di fede tutto si risolverà in men che non si dica.

Sarebbe mancare di obiettività in modo grave. Anzi, le afflizioni che patiamo nell’anima non sono meno serie e dolorose di quelle che si soffrono nel corpo e che – giustamente – suscitano compassione. 

Intendo però dire, a voi e a me stesso, che qualora il nostro IO divenisse perfettamente sottomesso allo Spirito Santo (mediante il nostro spirito che consente questa obbedienza e docilità), allora si attuerebbe quella condizione che ci renderebbe pienamente conformi a Gesù, e appunto per questo, spiritualmente
ed emotivamente sani in qualsiasi circostanza
.

Galati 2:20 Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me. 

Non ci sono dubbi sul fatto che alcuni credenti erano così fortificati nell’uomo interiore (ovvero nel loro spirito), da non essere sconfitti da NESSUNA situazione esterna, per quanto questa fosse negativa. Proprio San Paolo ne ha dato prova evidente secondo quanto San Luca ci narra in Atti 16:

Atti 16:19 Ma vedendo i padroni che era partita anche la speranza del loro guadagno, presero Paolo e Sila e li trascinarono nella piazza principale davanti ai capi della città;

Atti 16:20 presentandoli ai magistrati dissero: «Questi uomini gettano il disordine nella nostra città; sono Giudei

Atti 16:21 e predicano usanze che a noi Romani non è lecito accogliere né praticare».

Atti 16:22 La folla allora insorse contro di loro, mentre i magistrati, fatti strappare loro i vestiti, ordinarono di bastonarli

Atti 16:23 e dopo averli caricati di colpi, li gettarono in prigione e ordinarono al carceriere di far buona guardia.

Atti 16:24 Egli, ricevuto quest’ordine, li gettò nella cella più interna della prigione e strinse i loro piedi nei ceppi.

Atti 16:25 Verso mezzanotte Paolo e Sila, in preghiera, cantavano inni a Dio, mentre i carcerati stavano ad ascoltarli.

Certo, ciò è logico: dopo una giornata trionfale, dopo essere stati acclamati da tutta la città, beneficiati e omaggiati in tutti i modi, dopo una festosa cena e un lieto commiato, nella comodità accogliente di un buon ricovero per la notte, giustamente, essendo santi uomini, resistevano un poco al sonno dedicando del tempo alla preghiera….

Evidentemente non erano solo parole, quando Paolo affermava:

Tutto posso in Colui che mi dà la forza (Fil 4:13)

Ma comunque non solo Paolo ma molti cristiani di ogni epoca hanno dato prova di possedere interiormente una forza divina e inattaccabile, che li ha resi in grado di non soccombere a nessuna circostanza esterna. 

Anche senza arrivare al martirio, e non in tempi lontani ma attuali, possiamo ricordare per esempio Padre Matteo La Grua, il quale aveva confessato con semplicità ai più intimi: 

“ci sono delle volte in cui mi rendo conto che non sono più io, ma c’è Gesù in me: E’ Lui che opera”. 

Gli aneddoti sui miracoli operati da Gesù attraverso Padre Matteo sono numerosi. *

D’altronde il Vangelo è molto chiaro a riguardo: “In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà” (Mt 18,19-20), poi dice: “In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò” (Gv 14, 12-14), ed ancora: “Qualunque cosa chiediamo la riceviamo da lui perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quel che è gradito a lui” (1Gv 3,22), ed
ancora:
“Questa è la fiducia che abbiamo in lui: qualunque cosa gli chiediamo secondo la sua volontà, egli ci ascolta. E se sappiamo che ci ascolta in quello che gli chiediamo, sappiamo di avere già quello che gli abbiamo chiesto” (1Gv 5, 15-15).

Nei versetti citati, Gesù non dice: “se alcuni privilegiati tra voi chiederanno…forse il Padre concederà qualche cosa” (il che avrebbe comunque lasciato spazio a qualche speranza), bensì assicura che chiunque abbia vera fede, può ottenere nel Suo Nome ogni cosa e compiere prodigi più grandi di quelli che compiva Lui stesso.

Se riflettiamo su tutto ciò, questa promessa non può che apparire grandiosa, quasi incredibile; ci dice che in pratica possiamo usufruire della potenza di Dio se gliela chiediamo per qualcosa che è a Lui gradito.

Gesù è vivente in mezzo a noi e può operare prodigi proprio come 2000 anni fa. L’unica cosa che ci impedisce di mettere in atto queste stupende parole è la nostra fede, spesso purtroppo troppo tiepida. In molti casi è possibile assistere alla guarigione di una malattia o di un problema leggero mentre altri problemi gravi rimangono. Ciò è dovuto al fatto che la nostra fede spesso non si spinge e credere possibile che la potenza di Dio vada oltre i limiti che ci poniamo. La vera fede in Cristo potrebbe realmente fare resuscitare i morti come ci attestano molti Santi (e non solo) e compiere altri grandiosi prodigi. Dopotutto è lo stesso Gesù che ci dice: “In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile”.

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Tra poco, dopo una breve pausa di silenzio e di raccoglimento, il fratello Antonio ci guiderà in una preghiera personale, individuale, con la quale chiederemo al Signore Gesù, con serena fiducia che ci guarisca per i Suoi infiniti meriti, dalle nostre ferite emozionali e ci rafforzi potentemente nell’uomo interiore secondo questa supplica che San Paolo rivolge al padre in Efesini 3:

[… ] piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome, perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati dal Suo Spirito nell’uomo interiore.

Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e conoscere l’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio.

AMEN!

Guido Tomasi  

MISERICORDIA SETTEMBRE 2016

 

Galati 6, 1-7. Fratelli, qualora uno venga sorpreso in qualche colpa, voi che avete lo Spirito correggetelo con dolcezza. E vigila su te stesso, per non cadere anche tu in tentazione. Portate i pesi gli uni degli altri, così adempirete la legge di Cristo. Se infatti uno pensa di essere qualcosa mentre non è nulla, inganna se stesso. Ciascuno esamini invece la propria condotta e allora solo in se stesso e non negli altri troverà motivo di vanto: ciascuno infatti porterà il proprio fardello. Chi viene istruito nella dottrina, faccia parte di quanto possiede a chi lo istruisce. Non vi fate illusioni; non ci si può prendere gioco di Dio. Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato.

Daniele 9,17-18. Ora ascolta, Dio nostro, la preghiera del tuo servo e le sue suppliche e per amor tuo, o Signore, fa’ risplendere il tuo volto sopra il tuo santuario, che è desolato. Porgi l’orecchio, mio Dio, e ascolta: apri gli occhi e guarda le nostre desolazioni e la città sulla quale è stato invocato il tuo nome! Non presentiamo le nostre suppliche davanti a te, basate sulla nostra giustizia, ma sulla tua grande misericordia.

Si parla di emozioni ferite nella clinica dell’anima, e le emozioni ferite ce le abbiamo più o meno tutti, di varia misura e entità e l’entità delle emozioni ferite deriva sia dal fatto in sé che l’ha causata ma anche dalla sua ripetizione e dal grado di fragilità della persona e quando l’ha ricevuta. L’esempio tipico è quello dell’albero, se si da un colpo di accetta o più di uno, e l’albero è grosso, il colpo bene non gli fa ma mica va giù, mentre invece se l’alberello è un fuscello anche meno di un colpo di accetta lo potrebbe tagliare. Quindi l’entità delle ferite emozionali è estremamente vario.

Vediamo come nella guarigione fisica sono tutti contenti di esserlo, o quasi, il Signore dice va bene sii guarito, invece nelle guarigioni emozionali c’è un altro problema, ossia entra in gioco nel processo di guarigione, la nostra libera volontà nel concedere il perdono a qualcuno, di solito le ferite emozionali non ce le facciamo da soli, qualcuno ce le procura, c’entra qualcuno dall’esterno più o meno intenzionalmente che ci fa del male, la guarigione passa attraverso il mio perdono, perché il Signore sa che la ferita dell’anima richiede il mio assenso e che la misericordia raggiunga non solo l’offeso ma anche l’offensore, questa è una logica che solo Dio capisce, non certo l’uomo naturale, egli non lo comprende. Fino a quando uno si dibatte nell’odio, nel rancore, è molto difficile che riesca a superare queste cose.

Il perdono non viene dato facilmente ecco perché le ferite emozionali non trovano guarigione immediata, occorre che ci sia una maturazione, una preparazione all’operazione, come per le malattie fisiche, uno che ha timore nell’operarsi e fa passare del tempo, la situazione peggiora sempre più, poi quando si decide a farla, comprende che se l’avesse fatta prima, non avrebbe penato così tanto. Non è diverso per le ferite emozionali, di solito si viene avvertiti che c’è bisogno di concedere il perdono, però un conto è l’avvertimento e un conto è poi farlo.

L’uomo è estremamente complesso, siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio, ognuno di noi ha una ricchezza e una complessità infinite, se taglio un albero, nel tronco vedo gli anelli concentrici, ossia l’età, così anche nell’uomo di cinquant’anni, dentro ha anche il bambino di 10 e anche il giovanotto di 20 e l’uomo di 30 perché le ha vissute, gli effetti del tempo costruiscono quello che siamo. Noi esseri umani abbiamo una molteplicità di sfaccettature, di stati d’animo diversi.

Siamo fatti come un prodigio, l’amore di Dio è infinito e personale, questo dovrebbe darci una tranquillità interiore, GIOVANNI 3,16. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Questo versetto, se vissuto ci dovrebbe dare un’intima sicurezza, per quello che riguarda la nostra sorte, il Signore per me e per te vuole la felicità eterna. Il Signore ci vuole guarire qualunque cosa abbiamo ma rispetta la nostra volontà, non prevarrà mai su di essa, amatevi gli uni gli altri dice il Signore, come io ho amato voi, ma se uno non è disposto ad amare perché ha le sue ragioni, (il Signore le conosce e non ci accusa), queste, però, impediscono di procedere in questo progresso dello Spirito Santo nell’uomo. Il progetto di Dio per l’uomo è la gioia, la felicità, il bene eterno, la comunione con lui ma questa si realizza pienamente con lo Spirito Santo. Per fare questo passaggio previsto, ci vuole come figli amatissimi, ti ho amato di amore eterno, per questo ti conservo ancora pietà, noi siamo stati crocifissi con i nostri peccati lì sulla croce. 

La possibilità di avere una vita nuova nello Spirito è realizzabile, ci sono degli impedimenti, che non sono solo il diavolo, ma anche i residui del peccato originale che ci fa fragili che ci fa soggetti alle malattie fisiche. Guardiamocela meglio quest’anima. 

Lo scienziato ateo crede solo quello in cui la scienza gli dimostra e basta, il pensiero dell’uomo compresi i sentimenti e le capacità relazionali della mente dipendono dalla complessità del sistema nervoso ma per lo scienziato credente, non è così, il cervello è così sviluppato perché deve fare da interfaccia con lo spirito e la materia. L’uomo è in grado di adorare in spirito e verità. il dna dicono che è uguale a quelli degli scimpanzé ma questo è assurdo, come dire che gli atomi presenti nel blocco di marmo della montagna sono assolutamente uguali agli atomi che ci sono nella pietà di Michelangelo, essa è un’opera sublime ma non è equivalente.

Se si tolgono le capacità mentali e corporee c’è ancora lo spirito, per lo scienziato credente ma per quello ateo no, è finito tutto con la morte.

L’etica dell’ateo è miope, in vista del tutto è lecito, di un’autoaffermazione, di un soddisfacimento delle varie concupiscenze, denaro, potere, successo, piacere, quando questi diritti non sono più garantiti la soluzione è lo scarto, la cultura dello scarto, come dice Papa Francesco, lo scarto può essere subito o a fine vita, vedi l’eutanasia, non è più produttivo, mentre se l’uomo è fatto di anima, corpo e spirito, cambia tutto perché nel finale previsto del Signore prevarrà lo spirito. Nella creazione, Dio aveva fatto l’uomo così come lo vediamo nel giardino dell’Eden, Adamo colloquiava con Dio perché aveva lo spirito che glielo permetteva, anche Gesù ha preso un corpo e ha mantenuto una comunione con il Padre, io e il Padre siamo una cosa sola. 

Nessuno è abbandonato nel piano di salvezza di Dio, rispetta i nostri tempi, ci vuole sani, santi e felici. Noi abbiamo solo del bene che ci aspetta, non opponiamo resistenza alla visione inziale dell’uomo dove lo Spirito Santo è in comunione con lo spirito dell’uomo, il quale comanda all’anima facendo da interfaccia al corpo/materia, arriva così la linea d’autorità dall’alto e procede verso il basso finché non viene eseguito quello che deve essere eseguito.

Con il peccato originale si è interrotto la comunicazione tra Spirito Santo e spirito dell’uomo, in questo modo, è l’anima che comanda e fa quello che dice il corpo, se al corpo piace bere, si beve, se vuole drogarsi, si droga. Anima e corpo sono un’accoppiata perdente, terribile. I pensieri negativi sono droghe che agiscono anche sull’organismo. 

L’anima è l’essenza della personalità dell’uomo, è sinonimo di persona nel Vecchio Testamento.

Lo Spirito è formato dalla coscienza, dall’intuizione e dalla comunione, e ci fa gridare Abbà Padre, la coscienza ci dice che quella cosa che facciamo non va bene, non ha paura di dirci che una cosa non va fatta. Vedi quelle conversioni immediate, Andrè Frossard..il loro spirito attraverso l’intuizione ha accolto la verità di Dio nell’immediato.

L’anima è composta da volontà, intelletto, sentimenti/emozioni, essa riflette e muove una persona che la porta ad agire e fare le cose, l’intelletto è composto da affetti, desideri, sensibilità, es. l’anima magnifica il Signore, è un affetto verso Dio, desideri es. Ezechiele 24,21..delizia dei vostri occhi e sensibilità delle vostre anime. 

In vista del progetto di Dio, l’anima non è in grado di vivere una vita nuova, essa è possibile solo nello Spirito, esso viene rivivificato solo se si accetta Gesù come Salvatore, come avviene nell’effusione dello Spirito, si passa dall’uomo vecchio all’uomo con la sottomissione dell’anima allo Spirito.

Il credente anche praticante non hanno una vera vita spirituale ma solo apparente, essa è camuffata dietro l’anima ovvero pensiero del mondo, desideri carnali. La carne è dura a morire, un quarto d’ora dopo la morte, alcuni dicono, ma fintanto che siamo vivi è dura vincere la carne, la personalità malata, ce l’abbiamo tutti in varia misura. E’ possibile vincere, grazie a Dio, che permette la vita nuova, ci fa aprire gli occhi e vedere dove sono i tranelli e le apparenze e denunciare che quello che ci guida non è lo spirito ma la carne. Il Signore ha pazienza di portarci alla felicità e guarigione. Il Signore è dalla nostra parte, è venuto per salvare e non per condannare. 

Guido Tomasi 

MISERICORDIA GIUGNO 2016

Questa domenica, ormai finalmente estiva, ci vede all’ultimo incontro dedicato alla guarigione delle ferite emozionali, che, come sappiamo, viene definito “clinica dell’anima” che, a Dio piacendo, riprenderà Domenica 25 Settembre prossimo.

E’ perciò una buona occasione per dare il giusto inquadramento a questi incontri, che la nostra Comunità svolge ormai da una ventina d’anni.

Quindi faremo tre cose: 

1) daremo una lettura ecclesiale di questi incontri, alla luce della recentissima Lettera della Congregazione per la Dottrina della Fede “Iuvenescit Ecclesia”, indirizzata ai Vescovi e vertente sulla relazione tra doni gerarchici e carismatici per la vita e la missione della Chiesa.

2) riassumeremo – velocemente – almeno alcune delle cose su cui abbiamo riflettuto negli incontri di quest’anno.

Ciò ci servirà di preparazione per poter fare, nella parte finale,

3) una preghiera meditata, guidata da Antonio.

1) la Lettera “Iuvenescit Ecclesia” è appena uscita (15 giugno), a firma del Prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, card. Ludwig Müller e dell’arcivescovo segretario, mons. Luis Ladaria.

Cosa dice di interessante per noi?

Chi è nel Rinnovamento da un po’ di anni, si ricorderà senz’altro che un tempo era diffusa la sensazione che questa “novità” di un movimento in cui i carismi venivano esercitati anche e specialmente da fedeli laici, incontrava resistenza nella Chiesa Cattolica, particolarmente da parte di frange di stampo conservatore e di quelle più legate alle tradizioni.

In alcuni casi vi erano presbiteri e anche vescovi “conquistati” da questa ventata pneumatologica, e in altri vi erano invece presbiteri e vescovi che manifestavano diffidenza, freddezza e talvolta persino un’ostilità più o meno marcata.

Tutti i Papi, per la verità, hanno invece da subito accolto il Rinnovamento Carismatico con molto favore, da Paolo VI (che l’aveva definito “una chance per la Chiesa”, augurandole “una Pentecoste permanente”), a San Giovanni Paolo II (che considerava i movimenti “una risposta provvidenziale alle necessità della Chiesa e del mondo” e che ci esortava a portare nella Chiesa e nel mondo la Cultura della Pentecoste), a Benedetto XVI (che era stato fin dagli inizi del movimento tra i teologi estensori dei famosi “documenti di Malines”, assieme al grande cardinal Leo Suenens, aveva fin dall’inizio del suo pontificato, raccomandato ai vescovi italiani di non trascurare e piuttosto anzi, di accogliere i doni che nuovi movimenti offrivano alla Chiesa).

Ma, comprensibilmente, in questi quasi 50 anni (l’anno prossimo), più o meno tacitamente, si era venuta a formare l’idea che nella Chiesa ci fosse una dicotomia: una parte gerarchica (petrina, conservatrice, rigida, formale, istituzionale, ecc.) e una parte carismatica (innovatrice, duttile, informale, pronta alle novità, ecc.).

Ecco che – ovviamente sulla base delle indicazioni dettate da Papa Francesco, l’attuale lettera, viene a dare armonia alle due parti. Viene riaffermata la coessenzialità di entrambe le nature della Chiesa e assicurata la loro contemporanea e mutua funzione. Nessuna scissione, nessuna indipendenza, nessuna dominanza. E neppure distinzioni esasperanti tra istituzioni e carismi.

A chiaro esempio di ciò: Cristo Gesù. La sua vita (fin dal concepimento) e le sue opere (fino alla morte in croce) sono state sempre in perfetto accordo con lo Spirito Paraclito.

Nella lettera viene citata una felice definizione di Sant’Ireneo di Lione, che suggestivamente chiama Gesù e lo Spirito Santo, “le due mani del Padre”.

Quindi, è bene abbandonare certe impostazioni che rischiavano di contrapporre e dividere: vi deve invece essere una nuova armonia carismatica nell’unica missione della Chiesa.

Non mancano i riferimenti ai “criteri di ecclesialità” a discernimento dell’autenticità dei doni carismatici, così da favorire la giusta e dovuta “maturità” dei movimenti in ordine alla loro testimonianza nella Chiesa e per la Chiesa nel mondo. 

Infine è anche fatto l’invito ai ministri ordinati a non disdegnare la partecipazione alla vita di una realtà carismatica, da cui potranno trarre forza e aiuto umano e spirituale, nel rispetto delle peculiarità di ogni singola aggregazione.

2) alcune delle cose su cui abbiamo riflettuto negli incontri di quest’anno.

Avevamo fatto una riflessione sulla differenza piuttosto netta che c’è tra guarigioni fisiche e guarigioni emozionali.

E’ una distinzione piuttosto importante e che è bene avere sempre presente.

Val la pena citare una frase di Marco Aurelio: 

“Basta poco per rendere felice una vita; è tutto dentro di te, nel tuo modo di pensare.”

Abbiamo più volte detto e ridetto che il dominio di se, uno dei frutti dello Spirito Santo, presuppone, prima ancora che un dominio sulle proprie azioni, un dominio sulla propria mente, sui propri pensieri.

Abbiamo visto tanti tipi di pensieri negativi, e tante cause che possono originarli.

Abbiamo visto che possono essere utili alcuni passaggi:

– prendere coscienza del problema / trauma

– accettarlo (che è diverso dal giustificare un’eventuale ingiustizia subita)

– decidere di perdonare. (Persone, eventi, situazioni, antenati… Dio)

Importante è però sapere che Gesù non fa “fatica” a guarirci. Solo rispetta la nostra libertà.

In questo genere di guarigione, può essere improprio ridurre tutto all’avere fede a sufficienza.

A volte non è questione di fede.

Altrettanto importante è sapere che, grazie a Gesù, non siamo più sotto la Legge, ma sotto la Grazia.

Questo ha delle implicazioni fondamentali. 

Gesù ci dona dei mezzi effettivi di liberazione da ogni genere di peccato, comprese le abitudini sbagliate di pensiero. Compresi nuovi modi di respingere le tentazioni.

Non solo ci è permesso sperare ogni bene per noi, ma è un nostro diritto.

Gesù non è venuto per giudicare e condannare, ma per salvare. E non è venuto per i giusti, ma per i peccatori. E questo l’ha detto lui in persona.

Importante altrettanto è sapere che conoscere la Parola, ci fa da poveracci inermi e succubi, dei guerrieri bene armati, e che la Parola è in grado di operare fino anche al punto di divisione delle giunture e delle midolla, dell’anima e dello spirito (Eb 4,12)

Ma poiché il primo carisma di discernimento è il buon senso, nemmeno disprezziamo la ragione umana, come dono di Dio.

Perciò ecco oggi sette esempi di alcune delle abitudini quotidiane più distruttive che spesso le persone infelici si creano da sole e che contribuiscono a minare in modo decisivo la loro felicità.

1. Temere il giudizio degli altri.

Molte persone hanno una preoccupazione costante nei confronti delle opinioni e dei giudizi degli altri al punto che, pur di non prestare il fianco a critiche o commenti negativi, di fatto scelgono di non esporsi, rimangono dietro le quinte e finiscono per vivere un’esistenza estremamente limitata.

Come superare questa abitudine:

– Prendiamo consapevolezza del fatto che gli altri si preoccupano di ciò che diciamo e di ciò che facciamo molto meno di quanto pensiamo. Non c’é nessun riflettore puntato su di noi.

– Cambiamo prospettiva: invece di pensare costantemente a come gli altri ci percepiscono, concentriamo invece la nostra attenzione sugli altri e sui loro bisogni. Ascoltiamoli; magari aiutiamoli. Questo ci aiuterà a incrementare la nostra autostima e a limitare una visuale egocentrica.

Poi, non è forse vero che la Parola dice: “se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?” (Rm 8, 31 )

Per non dire poi: “Infatti, è forse il favore degli uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo!” (Gal 1, 10)

2. Complicarsi troppo la vita.

La vita è spesso già troppo complicata di per sé. Ma altrettanto spesso siamo noi stessi a renderla ancora più complicata di quanto effettivamente non sia, e questo nostro atteggiamento contribuisce in modo decisivo a innalzare i nostri livelli di stress e insoddisfazione. Ci lasciamo convincere ad occuparci di mille cose. In più, se mentre parliamo con una persona squilla il telefono, dobbiamo assolutamente rispondere sempre e comunque. E le mail, e gli sms…

Come superare questa abitudine:

– proviamo a stabilire ogni giorno solo 2-3 priorità su cui focalizzare l’attenzione e occupiamoci soltanto di esse.

– Comunichiamo: non aspettiamoci che gli altri siano in grado di leggere nella nostra mente e di venire incontro alle nostre aspettative. Perciò esprimiamo ciò che sentiamo, facciamo domande quando non capiamo e non diamo nulla per sottinteso o per scontato. Questo ridurrà conflitti inutili e incomprensioni.

– Disconnettiamoci ogni tanto: non permettiamo a internet, agli sms e al telefono di espropriarci in continuazione della nostra vita.

– Piuttosto, quando stiamo per cadere in preda allo stress e alla confusione, semplicemente fermiamoci. Sediamoci comodamente per alcuni minuti. Gli psicologi dicono senza fare nulla e senza pensare ad alcunché. In realtà si può fare molto meglio: pregare o meditare dei versetti della Parola. “Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena” (Mt 6, 34) oppure: “Io ritengo, infatti, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi.” (Rm 8, 18)

3. Associare la felicità alla perfezione.

È forse necessario che la nostra vita sia perfetta affinché possiamo ritenerci felici?

Se crediamo che la perfezione sia la premessa indispensabile della felicità, allora con tutta probabilità siamo destinati a rimanere delusi dalla verità dei fatti.

La felicità non possiamo trovarla nella perfezione (che non è di questo mondo), quanto piuttosto nella capacità di sapere gestire la quanità di imperfezioni e di difetti che contraddistinguono noi stessi e il mondo che ci circonda.

Come superare questa abitudine:

“Buono” va benissimo: mirando alla perfezione di solito significa arrovellarsi su un’idea o un’iniziativa e non portarla mai a termine. Ciò che è buono spesso è proprio ciò di cui abbiamo più bisogno, senza necessità di arrivare alla perfezione. Questo non significa agire pigramente o non aver cura dei dettagli, ma riconoscere il valore di ciò che già è ben fatto pur non essendo ancora perfetto.

– Ogni volta che ci dedichiamo a un progetto o a un’iniziativa, poniamoci una scadenza entro cui completarla. Arrivati alla scadenza, consideriamo come completato il lavoro: liberiamoci dall’idea che il progetto richieda ancora delle rifiniture forse inutili.

– Prendiamo consapevolezza del fatto che il mito della perfezione ci costa moltissimo in termini di energie fisiche e mentali. Facciamo del nostro meglio per fare bene le cose e poi rilassiamoci, senza ossessionarci.

4. Vivere in un mare di voci negative.

Nessuno è un’isola. Coloro con i quali socializziamo, ciò che leggiamo, guardiamo e ascoltiamo ha un notevole effetto sul nostro pensiero e sul nostro stato d’animo. (I film!).

Diventa molto più difficile essere felice se ci si lascia trascinare giù dalle voci negative di coloro che sono intorno a noi. Molte voci che sanno guardare l’esistenza soltanto da una prospettiva negativa ci dicono costantemente che la vita è piena di difficoltà, pericoli, limiti e paure.

Come superare questa abitudine:

Lo strumento più potente che abbiamo a disposizione è quello di sostituire le voci negative e pessimiste con pensieri e influssi positivi: questo semplice approccio può aprirci un nuovo mondo.

Proviamo allora a trascorrere più tempo con persone positive e solari, ascoltiamo (bella) musica e leggi libri che ti ispirino, ti facciano sorridere e pensare alla vita in un modo nuovo. 

I canti del Rinnovamento e certi libri di testimonianze, possono addirittura galvanizzare.

5. Rimanere bloccati nel passato e preoccuparsi del futuro.

Trascorrere molto tempo con la mente nel passato e rivivere vecchi ricordi dolorosi, conflitti e opportunità, può fare davvero male.

Anche trascorrere molto tempo con la mente nel futuro prefigurandosi gli scenari peggiori che potrebbero accaderci in salute, in amore e sul lavoro, fa ancora più male.

Così facendo, tra l’altro, trascuriamo di cogliere ed assaporare ciò che di buono il presente ci offre, rinunciando a chissà quante opportunità ed esperienze positive.

Come superare questa abitudine:

E’ praticamente impossibile non pensare al passato o al futuro. Ed è ovviamente importante saper pianificare il futuro e cercare di imparare dal passato.

Ma soffermarsi troppo a lungo sul domani o sullo ieri raramente è di aiuto.

Perciò, proviamo, ogni volta che ci è possibile, a vivere semplicemente nel momento presente. Concentriamoci su quello che stiamo facendo, anche se fosse la cosa più umile e banale.

Se invece stiamo parlando con qualcuno, dedichiamogli la nostra completa attenzione, senza distrazioni. E così via…

Il passato e il futuro mettiamoli nelle mani di Dio, e il presente, cerchiamo di viverlo con Lui!

6. Confrontare la propria vita con quella degli altri.

Un’abitudine quotidiana molto diffusa e allo stesso temo estremamente distruttiva è quella di confrontare continuamente la propria vita con quella delle altre persone. Si mettono a confronto automobili, case, posti di lavoro, scarpe, denaro, relazioni, popolarità sociale e così via. E così facendo si finisce per annientare la propria autostima e generare una mole significativa di sensazioni negative.

Come superare questa abitudine:

Invece di fare come detto sopra, proviamo altre due diverse abitudini.

– Per una volta, lasciamo stare gli altri e concentriamoci soltanto su noi stessi. Valutiamo quanto di buono abbiamo fatto, in cosa siamo cresciuti, cosa abbiamo raggiunto, quali progressi abbiamo compiuto verso il raggiungimento dei nostri obiettivi.

A meno che non siamo particolarmente negativi nella nostra valutazione, questa abitudine dovrebbe generare gratitudine verso Dio, apprezzamento e gentilezza verso noi stessi, osservare da dove siamo venuti, gli ostacoli che abbiamo superato e tutto ciò che di buono (con l’aiuto di Dio) siamo stati in grado di compiere.

– Inoltre, siamo gentili. Il modo di pensare e di comportarsi verso gli altri riveste un ruolo considerevole su come pensiamo e come ci comportiamo verso noi stessi. Più giudichiamo e critichiamo gli altri, più tenderemo a giudicare e a criticare anche noi stessi. Più saremo gentili e disponibili con gli altri, più lo saremo anche con noi stessi.

Concentriamoci sulle cose positive presenti in noi stessi e nelle persone intorno a noi. Apprezziamo ciò che di positivo c’è in noi stessi e negli altri.

Può aiutare: “ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso” (Fil 2, 3) e, naturalmente, l’inno alla carità (1 Cor 13).

7. Concentrarsi sugli aspetti negativi della propria vita.

Focalizzarci costantemente e in modo pressoché esclusivo sugli aspetti negativi di qualsiasi situazione è la via maestra per immergerci nell’infelicità. E per far crollare il buon umore di coloro che ci sono intorno.

Non è uno scenario molto attraente, vero?

Come superare questa abitudine:

– Il superamento di questa abitudine può essere tutt’altro che agevole. Un approccio molto spesso efficace è quello di liberarsi dal vizio del perfezionismo: accettiamo che le cose e le situazioni abbiano i loro aspetti positivi e negativi piuttosto che pensare che tutti i dettagli debbano necessariamente essere a posto in modo impeccabile. 

In questo modo lasciamo scivolare via sia emotivamente che mentalmente ciò che è negativo, invece di soffermarci su di esso e amplificarne la portata.

– Un’altra soluzione vincente è semplicemente quella di concentrare i nostri sforzi e le nostre energie sull’essere costruttivi, anziché lasciarci vincere dall’abitudine di lamentarci di ogni dettaglio negativo. 

Poniamoci domande propositive, quali: “Come posso trasformare questa cosa negativa in qualcosa di utile o positivo?” oppure “Come posso risolvere questo problema?”

La Parola ci viene in aiuto come sempre:

“Tutto posso in Colui che mi dà forza” (Fil 4,13)

MISERICORDIA MAGGIO 2016

Non tutti riescono ad essere sani e felici perché ci sono tante malattie, uno sa che tante cose fanno male, non ci bada, solo quando si hanno scompensi si prende in considerazione che quell’abitudine è da abbondonare, ma fin tanto che l’organismo regge, si va avanti bene, si mangia ciò che si vuole, si fuma, non si riposa, si  beve, si fa tutto ciò che si crede di fare. Quando si è giovani, si pensa di essere super man, degli invincibili. Noi siamo piuttosto ostinati, di dura cervice. 

Quando diventiamo convinti e motivati, modifichiamo il comportamento, ma molti non fanno più a tempo. Noi non siamo solo corpo, ma anche spirito e anima. Ricordiamo due passi di San Paolo: nella lettera 1° Tessalonicesi 5,23… «Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione, e tutto quello che è vostro, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo» e Ebrei 4,12… «Infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito…».

Se ci si riduce a corpo e mente, non abbiamo una progressione, una vera evoluzione trascendente. Potremmo definirci evoluzionisti purché riconosciamo al Signore che è lui l’autore della vita, non solo della vita ma anche di tutto il resto, quindi se c’è un’evoluzione, questa è pensata, è progettata: non c’è il “Caso”. Non siamo il prodotto di una mera casualità di eventi nella cui successione non vi è ordine intelligente. 

C’è dunque un progetto, ma c’è chi interferisce con questo progetto pesantemente. La morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo (Sap. 2,24), allora la nostra lotta è contro principati e potestà che sono intorno a noi, sono i demoni, sono creature spirituali. C’è un aspetto della natura che non è tangibile ma esiste.

Lo scienziato ateo crede che la materia organizzandosi in modo più sopraffino riesca a diventare animata e che essa produce una mente e quindi una coscienza ed il cervello è così complesso che ti da la coscienza.

Su queste basi lo scienziato ateo pensa che, quando il corpo muore (e quindi anche il cervello), muore con esso anche la coscienza e invece lo scienziato cristiano crede una cosa molto diversa, ossia che il cervello sia il risultato della coscienza, una coscienza che viene da Dio, chiamiamola spirito, ed è quella che ha organizzato le cose in maniera che io abbia una coscienza, una mente e che attraverso essa io possa interagire sia con il livello materiale sia con quello spirituale. C’è un progetto divino che ha organizzato le cose.

Nella mente ci sono problemi più ancora che nello spirito. Per il corpo sappiamo che quando qualcosa che mangiamo ci fa male, la togliamo di mezzo ma per la mente non siamo così attrezzati. La scienza viene in aiuto… cosa ha scoperto la scienza? I latini dicevano che la mente sana presuppone un corpo sano, e siccome le due cose sono interdipendenti, è vero anche il contrario: quando io penso una cosa bella, che è degna di ammirazione, di lode, stima, che mi eleva, nella mia mente vengono prodotte delle sostanze chimiche, chiamate endorfine che vengono autoprodotte dal nostro organismo, sono sostanze molto potenti, e vengono prodotte in base alle emozioni. Il pensiero può determinare delle emozioni, ma se non sto attento alle emozioni rischio grosso, perché? Es. sono irritabile, quando ho fretta quel semaforo viene rosso quando non deve, oppure un parcheggio che avevi visto viene occupato prima che tu possa arrivarci, tu come lo vivi? Oppure al mattino ti svegli e guardi dalla finestra e c’è una pioggia torrenziale, le emozioni posso essere due, una ti fa esclamare: “Dannazione che tempo infame” (e questa è un’emozione negativa) e l’altra (quella giusta) ti fa tranquillamente dire:… “Dato che piove così devo prendere l’ombrello”. Quindi se io per un non nulla mi irrito, al quarto semaforo sbiello, se vado avanti così sbraito, reagisco male e peggioro man mano, più mi sfogo e più mi arrabbio, perché quell’emozione, nell’ipofisi o dove che sia, produce sostanze che a tutti gli effetti sono equivalenti a droghe, sono decine e decine, chiamate chimicamente peptidi, molecole organiche, che anche in quantità infinitesimali hanno una straordinaria efficacia, vanno nel circolo sanguigno e i loro effetti possono ripercuotersi anche somaticamente. Se uno non è attento alle sue emozioni rischia seriamente di diventarne schiavo e di perpetuarle, perché anche le droghe psicotrope autoprodotte inducono dipendenza. Accade che il corpo velocemente si abitua e ne richiede un’altra dose, di arrabbiatura, di malinconia, di odio, e così l’organismo si assuefà a queste sostanze. La parola di Dio dice: non tramonti il sole sulla vostra ira (Ef 4,26) perché se si instaura una cosa di questo genere è un circolo vizioso, per cui succede che da un pensiero negativo viene fuori un’emozione negativa e da essa viene fuori la chimica con i peptidi che vanno in circolo e da lì viene fuori una situazione per cui il mio pensiero diventa stabilmente negativo, se io sono incarognito con il mondo, mi incattivisco, divento prigioniero della mia chimica negativa, dei miei pensieri ed emozioni che producono un danno tossico e per uscirne devo acquisire una conoscenza e convinzione e una motivazione per smettere, allora mi darò da fare per vigilare sul serio sui miei pensieri per poter controllare le emozioni pericolose.

Noi abbiamo possibilità d’intervento su cosa dobbiamo pensare e cosa non dobbiamo pensare, basta rifarsi a quelli che sono gli insegnamenti di Gesù per quanto riguarda critica, giudizio, preoccupazioni: Luca 6,37 non giudicate e non sarete giudicati, perdonate e vi sarà perdonato (anche lì, il perdono libera un’infinità di sostanze buone, è in grado di ripristinare condizioni di salute gravemente compromesse), Matteo 6,25 per la vostra vita non affannatevi… Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi per quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, per quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro?

Noi, i pensieri li possiamo cambiare! Ad esempio, oggi piove? Invece di arrabbiarmi, penserò o dirò: lode a te Signore per la pioggia! Rendete grazie in ogni circostanza (1TS 5, 18), le raccomandazioni che Gesù ci ha fatto sono per il nostro bene, non sono astrazioni spirituali.

Il cervello è una risposta ad una coscienza superiore che cerca di esprimersi convenientemente, ecco che abbiamo la responsabilità di decidere di controllare i nostri pensieri e quindi le emozioni perché quest’ultime ci fanno danno. Se le emozioni diventano stati d’animo permanenti possono essere distruttive, però come le fermi? Le fasi sono tre, il pensiero, l’emozione e lo stato d’animo, ossia il sentimento, puoi fermare subito il pensiero, cambialo così non avrai l’emozione negativa, la puoi sostituire con un’emozione positiva, a quel punto non avrai più uno stato d’animo pessimo, non avrai più il sentimento negativo che ti pervade.

La fede produce emozioni e pensieri positivi. 

MISERCORDIA APRILE 2016

Chi l’ha voluta questa festa alla Divina Misericordia nel giorno in cui la Chiesa celebrava la Domenica in Albis? Gesù, tramite rivelazioni private a Suor Faustina nel ‘35, per ben quindici volte, e ha voluto che venisse ufficializzata. 

Don Tissot è stato un religioso che ha portato avanti il culto alla Divina Misericordia, ha pagato anche incomprensioni, esclusioni da certe situazioni, non era visto bene. Addirittura l’immagine stessa che Gesù aveva raccomandato a Suor Faustina era stata messa quasi all’indice, poi però dato che lo Spirito Santo guida la Chiesa, ha fatto in maniera che nel corso di molti anni ci sia stato prima il Concilio Vaticano II che ha rinnovato il lezionario liturgico con le letture che si fanno nei giorni del triennio feriale e nel biennio festivo, letture scelte negli anni ‘60 e poi nel 1980 è uscita l’Enciclica Dives in Misericordia di Giovanni Paolo II che tratteggiava il piano di salvezza del Signore. Il vero volto di Dio non è la giustizia ma è la Misericordia per chiunque la voglia, altrimenti ci sarà la giustizia. Tanto è più grande la miseria di un’anima, tanto maggior diritto ha alla mia Misericordia, così diceva Gesù a Suor Faustina in una rivelazione.

Il progetto di Dio per l’uomo è la Misericordia. Giovanni Paolo II, il 30 aprile del 2000, ha pronunciato in proposito un’importante omelia in occasione della canonizzazione di Suor Faustina Kowalska e sempre in quell’occasione ha anche istituito la festa della Divina Misericordia, però si è scoperto che in effetti non è una nuova festa liturgica, come superficialmente potrebbe sembrare, ma è in realtà una ridenominazione di quella che era la festa della domenica in Albis, seconda domenica dopo Pasqua. Si sono resi conto, Giovanni Paolo II e ancor prima Suor Faustina che le letture proprie della domenica in Albis erano già esattamente adatte alla festa della Divina Misericordia. 

Abbiamo da sfruttare questa mattina per quella che si chiama la clinica dell’anima, e cioè una guarigione dalle emozioni ferite, essa è un po’ più lenta, a differenza di quella fisica perché tocca aspetti più profondi della nostra natura umana, della nostra psicologia, del nostro vissuto, del nostro passato e che coinvolgono anche la nostra libera volontà, per es. capire perché abbiamo dei disagi e delle difficoltà, e poi una volta capito, dobbiamo perdonare le persone o le istituzioni che hanno determinato in noi quelle difficoltà, quelle ferite emozionali. Il perdono però dipende da noi e quindi noi dobbiamo maturare su questi aspetti, realizzare quello che è stata l’evoluzione della nostra vita dal punto di vista emozionale e dare il nostro assenso al perdono di quelle persone, situazioni, avvenimenti che hanno determinato in noi quelle difficoltà ed è per questo che il Signore, sempre rispettoso della nostra volontà, non può procedere con uno schiocco di dita a una guarigione, perché ci vuole un processo di guarigione, a differenza di quella fisica, perché quest’ultima non è un problema, Gesù può far risorgere anche i morti vedi Lazzaro.

C’è un problema nel seguire il Signore se non c’è il cuore libero nella fare la sua volontà, perché c’è il comandamento di amare il prossimo come me stessi ma se io non mi amo, c’è un problema subito, in partenza, non sono in grado di donare un amore che non provo nemmeno verso di me. 

Tutti hanno imperfezioni sia nel fisico ma soprattutto sul lato emozionale, esso è il riflesso psicologico che ognuno di noi ha, noi non siamo solo corpo come dice la lettera in 1°TESSALONICESI 5,23: ...e tutto quello che è vostro, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo. Il problema è nell’anima, cioè il pensiero, l’indole, la natura che si viene formando crescendo. Nei primi anni siamo più sensibili a ciò che accade attorno a noi nel male e nel bene ma è anche vero che non cessiamo di relazionarci con l’esterno, anche da adulti, un ambiente ostile ci guasta un po’.

Noi siamo governati dai nostri pensieri, dalla nostra psiche, lo Spirito c’è, vorrebbe fare le cose ma è troppo condizionato da sentimenti esterni, ferite etc. 

Si era accennato al perfezionismo l’altra volta, ed è un bene ritornarci su, perché esso è come il prezzemolo, c’è dappertutto. Ci sono incomprensioni di certe parole di Dio, a tutti risuonerà nella mente la parola che dice: “…siate perfetti come è perfetto il Padre vostro nei cieli”, la troviamo in MATTEO, 5,48. Silvano Fausti,
autore di uno dei migliori commentari biblici fa un parallelismo con LUCA 6,36 che dice: “… siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro”. Allora la perfezione che raccomanda il Signore è un’altra cosa, è uno stato di evoluzione fino alla completezza, un po’ come l’albero che cresce, dopo un anno e mezzo è già perfetto, secondo il botanico, ma non secondo Dio. Il termine perfezione ci induce in errore, come se avesse un’impossibilità di miglioramento e che sia quantificabile oggettivamente ma non è così. Quel siate perfetti, significa che si tratta di aderire meglio alla sequela di Gesù, via, verità, vita ma non siamo noi a dover fare qualcosa, ci ha chiesto di non giudicare, di non condannare, di amare i nemici, di essere misericordiosi, di amare senza calcolo, fuori da ogni logica, per crescere fino alla completezza/perfezione: su questo Gesù ha detto di esercitarsi. 

Da Dio viene l’amore che ti permette di amare tutti gli altri, l’amore parte da Dio. 

Pensando a certi versetti della Bibbia, bisognerebbe vedere dei commentari che la spieghino, secondo le intenzioni della chiesa e non private interpretazioni come diceva Pietro nella seconda lettera al capitolo 1,20: “Sappiate anzitutto questo: nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione”.

Ogni cristiano non è tale per anagrafe ma è tale per personale accettazione e adesione a Gesù Cristo, per fare ciò che chiede Gesù, bisogna avere un cuore, sano, libero e generoso ma se non è sano e libero non può essere generoso, anche San Paolo nella LETTERA AI ROMANI, 7, 19-25; diceva: “Infatti il bene che voglio, non lo faccio; ma il male che non voglio, quello faccio. Ora, se io faccio ciò che non voglio, non sono più io che lo compio, ma è il peccato che abita in me. Mi trovo dunque sotto questa legge: quando voglio fare il bene, il male si trova in me. Infatti io mi compiaccio della legge di Dio, secondo l’uomo interiore, ma vedo un’altra legge nelle mie membra, che combatte contro la legge della mia mente e mi rende prigioniero della legge del peccato che è nelle mie membra. Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte? Grazie siano rese a Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore. Così dunque, io con la mente servo la legge di Dio, ma con la carne la legge del peccato”.

Questo ci dice che in qualche misura la difficoltà a passare a quella completezza (se non vogliamo più chiamarla perfezione), è una crescita alla sequela di Cristo che non è facile ed è solo possibile se uno persevera.

Per certe menomazioni di tipo emozionale, l’intelletto non ha valore, uno può anche avere due lauree, e tuttavia essere profondamente condizionato da vicende negative del suo vissuto. Cosa dobbiamo fare? Non scoraggiarci mai, perché il Signore è in grado superare qualunque difficoltà, vuole ridonarci l’equilibrio completo, non solo del corpo ma anche dell’anima e dello Spirito, dato che Lui è Onnipotente, dobbiamo confidare in Lui.

Ci si fa delle idee sbagliate su Dio, per quello che è accaduto nella nostra vita, incolpandolo, ma il male nel mondo è entrato per invidia del diavolo, la morte è entrata per la disobbedienza degli uomini, ma non è mai stata intenzione di Dio punire. EZECHIELE 33,11: io non godo della morte dell’empio, ma che l’empio desista dalla sua condotta e viva”. 

Dio è sempre dalla nostra parte, la sua misericordia è stata liberata da quel colpo di lancia, da cui sono usciti sangue e acqua, il punto peggiore dell’abiezione umana. Come i vignaioli avevano ucciso non solo i servi ma anche il figlio, pensando che si avesse rispetto per lui e invece no. Mentre nella parabola c’era la minaccia di far perire i vignaioli omicidi, nella realtà, i vignaioli omicidi si sono sentiti dire dalla croce: “…Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”. La risposta di Dio all’odio è stato il massimo del perdono e della misericordia, del bene. Vincere il male con il bene, non c’è altro modo, altrimenti non è giustizia ma è vendetta. 

Dio non risponde mai alle nostre insufficienze con sdegno, disprezzo, astio ma con misericordia. Lui ha avuto misericordia anche di coloro che Lo hanno massacrato.

La volontà di Gesù è la tua salvezza, come la volontà del Padre. Qualunque siano le nostre imperfezioni, i nostri limiti, non importa, perché Dio ci ama lo stesso, a tal punto da sacrificare Suo Figlio. 

Per capire la differenza tra perfezione e perfezionismo possiamo confrontare tutti i precetti biblici, circa 600 dei farisei e degli scribi che ci sguazzavano in questi cavilli, e finivano per ritenerli più importanti delle sacre scritture della qual cosa, del resto, anche gli ebrei attuali sono tuttora convinti assertori. Infatti, lo ammettono tranquillamente, senza trovarci nulla di strano. Non c’è quindi da meravigliarsi se, su queste basi distorte, a quel tempo abbiano potuto ritenere giusto far fuori Gesù. Gesù invece ha chiarito cosa intendesse per perfezione: «avete inteso che fu detto amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico ma IO vi dico amate i vostri nemici» e la parabola del fariseo e pubblicano in LUCA 18, 10-14: «Due uomini salirono al tempio per pregare; uno era fariseo, e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così dentro di sé: “O Dio, ti ringrazio che io non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri; neppure come questo pubblicano. Io digiuno due volte la settimana; pago la decima su tutto quello che possiedo”. Ma il pubblicano se ne stava a distanza e non osava neppure alzare gli occhi al cielo; ma si batteva il petto, dicendo: “O Dio, abbi pietà di me, peccatore!” Io vi dico che questo tornò a casa sua giustificato, piuttosto che quello; perché chiunque s’innalza sarà abbassato; ma chi si abbassa sarà innalzato».

Dio è paziente, misericordioso, ma il perfezionista è condannato all’infelicità, è sottoposto alla tirannia di dover fare quella cosa o quell’altra in uno sfibrante ma insufficiente, sforzo, che sfocia in una recriminazione continua: “se mi fossi impegnato di più… avrei dovuto fare anche quella cosa…”. In tal modo viene fuori un auto deprezzamento di se stesso; egli ha una bassa opinione di sé perché convinto di dover essere sempre all’altezza, questo procura ansia, si trova sotto una cappa che toglie il respiro. 

Ci sono le varie misure di perfezionismo, per es. uno va a un ritiro e non ha più la routine quotidiana del cucinare o altro e si rilassa, si dedica di più alla parola di Dio, si rasserena un po’, quell’oppressione continua per qualche giorno si toglie un pochino, l’ansia si abbassa, ma quando poi torna alla sua vita di sempre torna alla tirannia delle cose da fare… del suo perfezionismo, allora si prefigge arbitrariamente una serie di cose da fare o rinunciare, esattamente come facevano i farisei; es. ho fatto 10 pellegrinaggi, non mangio più cioccolata, non bevo più vino, tutto questo diventa un legalismo, si costringe in mezzo a tante cose che non servono e che neanche Dio vuole, in  ROMANI 14,17:  “perché il regno di Dio non è questione di cibo o di bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo. Poiché chi serve Cristo in questo, è gradito a Dio e approvato dagli uomini. Cerchiamo dunque di conseguire le cose che contribuiscono alla pace e alla reciproca edificazione”. E in COLOSSESI 2,20-23:  “Se siete morti con Cristo agli elementi del mondo, perché, come se viveste nel mondo, vi lasciate imporre dei precetti, quali: «Non toccare, non assaggiare, non maneggiare» (tutte cose destinate a scomparire con l’uso), secondo i comandamenti e le dottrine degli uomini? Quelle cose hanno, è vero, una parvenza di sapienza per quel tanto che è in esse di culto volontario, di umiltà e di austerità nel trattare il corpo, ma non hanno alcun valore; servono solo a soddisfare la carne”.

Di questo passo il perfezionista diventa anche legalista, s’impone restrizioni inutili, che non hanno senso. E’ possibile che il perfezionista arrivi anche ad uno stato di ira, perché il suo dio gli chiede sempre di più, non è mai abbastanza ciò che fa… ma dato che l’ira è un peccato capitale, allora reprime anche il sentimento d’ira e gli viene un esaurimento, o abbandona completamente tutte le sue compulsive attività e si ritira a vita privata, perché non è più grado di continuare a svolgerle, perché è sempre più stretto tra la cattiva teologia del suo idealismo di salvarsi attraverso l’assolvimento di propri compiti che si è imposto lui e lo sforzo di vivere con un se stesso che non gli piace, con un prossimo con cui non va d’accordo, e con un Dio che non può amare. Comincia ad avere sbalzi di umore frequenti e subirà il crollo, perché il suo dio è un dio inclemente e incontentabile. 

Perciò la cura di queste cose è la grazia, Gesù l’ha data persino a coloro che l’hanno crocifisso. Non ha niente a che vedere con i nostri meriti. Ci vuole del tempo per riprogrammare il proprio pensiero secondo quello che è Dio, un Dio d’amore, paziente, misericordioso, che ti ama indipendentemente da quella che è la nostra situazione o dai risultati che abbiamo ottenuti. 

Non c’è misura alla sua misericordia, la sua misericordia progressivamente ci guarisce dalle nostre magagne “perché tu sei prezioso ai miei occhi, sei degno di stima ed io ti amo”, ti dice il Signore in Isaia 43,4..

Nella vita si fanno delle fatiche ma con il Signore è più facile, come dice MATTEO 11,28: «Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo. Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre; poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero». Dolce perché fatto su misura per te, secondo la tua personalità, umanità, leggero perché Cristo non ti lascerà mai solo a portarlo, sarà sempre unito a te per portare quel peso e quel giogo.

Charles Wesley (1707-1788, fondatore del movimento metodista), scriveva del progredire della grazia di Dio nel cuore di un perfezionista schiavo del senso di colpa. E ben lo descrive nel suo canto-inno intitolato Sorgi anima mia sorgi:

Sorgi anima sorgi,

lìberati dalle tue paure colpevoli; 

il sacrificio di sangue consumato
al posto mio appare:

davanti al trono sta la mia
sicurezza,

davanti al trono sta la mia
sicurezza,

il mio nome è scritto sulle sue mani.

Egli vive per sempre lassù, per intercedere per me;

il suo amore che redime tutti,

il suo sangue prezioso per
difenderci:

il suo sangue espiò per tutta la nostra razza,

il suo sangue espiò per tutta la nostra razza,

ed ora irrora il trono della grazia.

Ha cinque ferite che sanguinano ricevute sul calvario;

esse riversano preghiere efficaci;
mi difendono con vigore;

“perdonalo, oh perdona” esse gridano,

“perdonalo, oh perdona” esse gridano,

“non lasciar morire quel peccatore redento!”

Il Padre lo sente pregare, il Suo caro Unto;

non può respingere la presenza di Suo Figlio:

il Suo Spirito risponde al sangue,

il Suo Spirito risponde al sangue,

e mi dice che sono figlio di Dio.

Il mio Dio è riconciliato; sento la sua voce che perdona;

mi riconosce come Suo Figlio; non posso più temere:

con fiducia ora mi avvicino,

con fiducia ora mi avvicino,

ed imploro “Padre, Abbà, Padre”.

Guido Tomasi  

MISERICORDIA FEBBRAIO 2016

V. Giovanni 14,15-16-17;  Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi.

V. Giovanni 15, 12; Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati.

Atti 6, 7-8; Intanto la parola di Dio si diffondeva e si moltiplicava grandemente il numero dei discepoli a Gerusalemme; anche un gran numero di sacerdoti aderiva alla fede. Stefano intanto, pieno di grazia e di fortezza, faceva grandi prodigi e miracoli tra il popolo.

Qual è il comandamento che ci ha dato Gesù? Amatevi gli uni gli altri come IO ho amato voi, quel “come” è importante, sapete cosa significa? Soffrire, per amare, si soffre, Gesù ha sofferto, è andato in croce, non è una passeggiata, non è un optional, non è se voglio, non è se amo chi mi è simpatico, non è questo, togliamocelo dalla testa, se mi amate osserverete i miei comandamenti.

Questo è un luogo di guarigione. Ogni comunità/gruppo che il Signore chiama a esistere, possiede qualche dono particolare, si chiama grazia profetica, la nostra comunità del Santo Volto ha lo scopo di evangelizzare, ma l’evangelizzazione si compie anche attraverso segni, prodigi e miracoli, e ormai sono 20 anni che viene esercitato un tipo particolare di guarigione dalle ferite emozionali che è stata definita la Clinica dell’Anima, ed è questo incontro mensile, la quarta domenica del mese.

Questo locale il Signore l’ha scelto lui, ce l’ha detto in tanti modi, da far trovare alcuni arredi sacri per l’uso di questa cappella, e poi ci sono stati diversi passi biblici che sono stati dati alla Comunità in occasione della ristrutturazione della sala.

1 Re 9,1-3; Quando Salomone ebbe terminato di costruire il tempio del Signore, la reggia e quanto aveva voluto attuare, il Signore apparve per la seconda volta a Salomone, come gli era apparso in Gàbaon.  Il Signore gli disse: «Ho ascoltato la preghiera e la supplica che mi hai rivolto; ho santificato questa casa, che tu hai costruita perché io vi ponga il mio nome per sempre; i miei occhi e il mio cuore saranno rivolti verso di essa per sempre.

2 Cronache 7, 12-16; Il Signore apparve di notte a Salomone e gli disse: «Ho ascoltato la tua preghiera; mi sono scelto questo luogo come casa di sacrificio. Se chiuderò il cielo e non ci sarà più pioggia, se comanderò alle cavallette di divorare la campagna e se invierò la peste in mezzo al mio popolo, se il mio popolo, sul quale è stato invocato il mio nome, si umilierà, pregherà e ricercherà il mio volto, perdonerò il suo peccato e risanerò il suo paese. Ora i miei occhi sono aperti e i miei orecchi attenti alla preghiera fatta in questo luogo. Ora io mi sono scelto e ho santificato questo tempio perché la mia presenza vi resti sempre; e lì saranno sempre i miei occhi e il mio cuore.

Leggendo questi passi è per dirvi che il Signore ha una particolare benevolenza per questo luogo e poi c’è la preghiera che di per sé apporta guarigione e se comunitaria ne apporta di più, perché scatena una moltitudine di angeli, e qui ci sono altrettanti angeli oltre a noi. Quando chiediamo all’angelo custode di ispirarci, pensate che non ci ispiri una melodia per inneggiare a nostro Signore? E’ da lì che nasce il giubilo che non è scomposto, ma è una melodia vera e propria, perché ispirata dallo Spirito Santo e dai messaggeri di Dio che sono gli angeli. 

Dio siede sulle lodi del suo popolo, già solo frequentare certi luoghi porta guarigione.

Una persona se è guarita torna in questo luogo per accompagnare qualcuno che ne ha bisogno. Mentre le guarigioni fisiche il Signore le può guarire istantaneamente, quelle emozionali sono più complesse perché mentre il nostro corpo lo è altrettanto, è comunque più semplice della nostra personalità formata dalla memoria, dal vissuto, dalle capacità di relazione, la personalità è infinitamente più complessa, ma Dio può guarire qualsiasi cosa, Dio può rifare l’universo addirittura, l’uomo è stato fatto ad immagine e somiglianza di Dio, questo è un fatto, e allora Dio lo rispetta, e quindi quando si tratta della guarigione emotiva, ossia di problemi legati alla nostra personalità, essi interferiscono con il nostro libero arbitrio. Es. è facile perdonare una gomitata sul tram ma ci sono cose ben più gravi, cose che chiedono da parte nostra una comprensione e anche una decisione che è solo nostra, non può prenderla il Signore, perché la parola di Dio dice in Matteo 18,18; che quello che scioglierete sulla terra, sarà sciolto nei cieli, ma quello che non scioglierete sulla terra non sarà sciolto nei cieli, nel senso che noi abbiamo la libertà decisionale tra il bene e il male anche in quel punto lì, ecco perché le guarigioni emozionali non sono uno schiocco di dita, perché deve esserci una maturazione da parte nostra per cui noi arriviamo al punto in cui non siamo solo convinti di accettare, chiedere e dare un perdono, non solo arriviamo a capirlo ma lo desideriamo, accondiscendiamo, lo vogliamo, a quel punto il Signore diventa libero nella sua azione ma non prima.

Le guarigioni emotive sono graduali e sono di tanti tipi.

Migliorare la salute spirituale, ecco perché si viene alla clinica dell’anima.

Noi abbiamo sensibilità che crescendo possono essere urtate in qualche maniera. Ci sono degli ostacoli alla guarigione emotiva, adesso ne tratteremo qualcuno dei più diffusi. Il primo è l’immagine che abbiamo di noi stessi. Gesù qui presente ti fa una domanda amichevolmente e amorevolmente, perché il Signore conosce tutto di te e molto più di te, e ti ama di amore eterno e ti chiede; “Tu, ti ami”? Sei contento di te? Gesù ha detto ama il prossimo tuo come te stesso, quel “come” illustra qual è il problema, perché se non amo me stesso non posso amare il prossimo. Ci sono alcuni che non fanno caso a ciò che dicono, e c’è chi ama il prossimo ma disprezza se stesso, è chiaro che lì c’è uno stato di insoddisfazione, di infelicità, di vario grado. Difficilmente la persona media ha una buona e perfetta immagine di se stessa, magari ha un’immagine sufficientemente accettabile e riesce a relazionarsi in modo normale però alle volte le cose non sono così perché ci sono dei motivi che hanno minato l’immagine che la persona ha di sé. Questo si verifica nei primi anni di vita, a partire dai genitori e man mano che uno esce dall’ambiente famigliare, ci sono i compagni, gli amici, o il clan dove devi essere accettato, es, se la moda è quella vestirsi con pantaloni stracciati, o tatuaggi, o piercing per essere apprezzati, ci si vestirà e ci si tatuerà in quel modo. Questo accade perché il cuore dell’uomo ha bisogno di essere apprezzato, stimato e quindi nella misura in cui queste cose non le ha ricevute in casa dai genitori, a scuola, dagli insegnanti, le ricercherà anche a costo di fare cose sbagliate. In realtà ciò che cerca è avere un’immagine positiva di se stesso. Basta guardare certe mode che c’è poca immagine di se stessi, c’è stato poco amore nella vita di molti, se ci fosse stato ragionerebbe diversamente. 

Un bambino dovrebbe essere sicuro di essere amato a prescindere da tutto, i bambini per spronarli a scuola li si convince che se fanno bene il compito, se prendono il bel voto, se sono promossi, nella misura in cui hanno un risultato allora vengono premiati, amati, ma solo se riescono a fare quelle cose, se invece delude, non riesce, fallisce, nessun amore, questo è terribile, deleterio, se poi aggiungiamo che uno viene preso in giro, per far ridere gli altri, gli altri ridono ma tu piangi perché rimani ferito, i bambini/ ragazzi facendo così, sono impietosi. Ci sono già tutti i vizi capitali anche nei bambini. Delle volte, inconsapevolmente a scuola si può diventare lo zimbello, a quel punto l’immagine del bimbo va a rotoli. 

Venire amato solo se riesco a fare quella cosa e in più mi sento insultare per il mio aspetto fisico perché sono magro, ciccione, basso, spilungone, alla fine crescendo si hanno delle fragilità e non si ha colpa se quell’immagine di se stesso/a non è positiva. Alcuni genitori uccidono se dicono sei nato per sbaglio, da te non verrà niente di buono, queste sono cose che ammazzano perché anche se vengono dette in momenti di rabbia, il bambino rimane ferito profondamente e poi ci sono altre cose, se uno ha fratelli/sorelle quasi al 100% di volte se gli si chiede se i genitori fanno preferenze tra loro e i fratelli, rispondono di si, questo esperimento è stato fatto da uno psicologo. L’immagine di se non è finita lì, perché crescendo l’immagine risente delle relazioni che si hanno con gli altri. Se uno in qualche modo riesce ad avere un certo equilibrio nella vita professionale, famigliare, si aggiusta ma se uno invece trova un lavoro dove i superiori lo trattano male tutto il giorno, sfogando su di lui le loro repressioni o fanno mobbing, diventa terribile andare lavorare o magari ci sono luoghi di lavoro dove colleghi/superiori sono d’accordo per farti soffrire, e fanno di tutto per eliminarti, affinché ti stufi e ti licenzi, tutto questo succede, è vero che c’è la legge anti/mobbing ma non è semplice dimostrarlo. Queste cose sono dannose e lesive per l’immagine di se stessi.

Altro esempio, una mamma di famiglia, preoccupata per i figli e che lavora tutto il giorno, magari si sente confrontata con la suocera perché non ha fatto da mangiare come doveva ai figli, alla lunga usurano queste cose, danneggiano l’immagine, oppure quello che va a lavorare e non porta abbastanza soldi, e la moglie glielo fa notare e magari crescendo anche i figli fanno la stessa cosa, è frustrante tutto questo, ma uno cosa deve fare? Andare a rubare? Il Signore può intervenire e guarire tutte queste ferite.

Ci sono tre problemi all’immagine di sé:

Aver subito una forma di rigetto, essere venuti al mondo contro la volontà dei genitori o quasi e quindi non si è stati desiderati. Magari i genitori desideravano un maschio e non una femmina e non si viene accettati e il padre cerca di farle fare il maschio, questa è una forzatura contro la natura di quella persona. Situazione acuita se si susseguono altri fratelli e sorelle che non subiscono la stessa cosa, e vengono accettati così come sono e possono seguire le loro naturali inclinazioni, così il primogenito ha subito il trattamento di sfavore perché i genitori si aspettavano qualcosa d’altro. Per queste cose, solo la grazia di Dio con il perdono che io decido di dare arriva la guarigione, ed è una grazia arrivarci anche piano piano, allora si è pronti per essere guariti, quando lo si è, il ricordo di quelle cose non recano più dolore, quella è la guarigione emozionale. 

Avere costantemente il senso di colpa. Ci sono molti che hanno un’immagine pessima di sé per errori/peccati commessi effettivamente da loro, per es. uno ha cominciato a rubare a 15 anni per emulazione e ha pagato il suo debito, il problema è che il Signore lo può perdonare ma lui non si perdona, ritiene che il cumulo, di errori, misfatti abbiano raggiunto una misura tale che non è più perdonabile, chiaramente vivono malissimo, sono persone che vivono lontane dal Signore e che non conoscono la Sacra Scrittura perché se riflettessero o saprebbero che la Lettera agli Ebrei 10,17 dice: “Non mi ricorderò dei vostri peccati e delle vostre iniquità”; e poi ancora Romani 8,2; San Paolo dice:  Non c’è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù. Poiché la legge dello Spirito che dà vita in Cristo Gesù ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte. Vuol dire che una persona, non è che non pecca più, ma che nonostante l’uomo sia ancora un peccatore, viene liberato dalla legge che all’epoca presupponeva la morte a seguito del peccato. Es. il buon ladrone ha commesso una moltitudine di reati e si meritava di essere lì come lui stesso aveva ammesso ma ha confidato in Gesù ed è andato in Paradiso. Se riconosciamo i nostri peccati, il Signore fedele e giusto ci perdonerà i nostri peccati e ci purificherà da ogni colpa. Il problema di coloro che sono schiacciati dai sensi di colpa è che non sanno che se riconoscessero i loro peccati e li consegnassero al Signore, il Signore glieli toglierebbe spiritualmente, fa di quella persona una persona nuova. Già in Ezechiele 33,1; Di’ loro: “Com’è vero ch’io vivo – oracolo del Signore Dio – io non godo della morte dell’empio, ma che l’empio desista dalla sua condotta e viva. Convertitevi dalla vostra condotta perversa”. Se uno dice ho sbagliato fino qui, bè da oggi comincio una vita nuova per il Signore, Gesù ha pagato per me, per la società non è così. Lo Spirito Santo convince di peccato, ti da la nozione che quella cosa è male non è un bene, non è un’accusa ma una convinzione che ti dà.

Ultimo ostacolo ricorrente alla guarigione emozionale è il perfezionismo, voler essere perfetti in tutto,  es. a scuola non basta che tu riesca ma devi essere il primo, quando arrivi a casa e dici al papà che hai preso 8, e lui: “Potresti fare ben di più”!. Uno è condannato all’infelicità in questo modo. Il perfezionista cade anche nell’invidia, perché l’altro riesce meglio di sé. Anche gli insegnanti fanno la loro parte, molti di loro trattano l’alunno in base a quello che rende, se è bravo nella sua materia, gli sorridono, sono affabili, sono amichevoli mentre gli altri no. Gli educatori dovrebbero mettere in risalto le qualità interiori, l’atteggiamento, l’approccio al problema e non il risultato. Bisogna elogiare i bambini/ragazzi con l’abbraccio, il bacio, l’incoraggiamento ma sovente c’è il rimbrotto, la ramanzina, l’occhiataccia, uno psicologo ha dichiarato che 99 complimenti pareggiano a mala pena un rimprovero ma quando mai uno riceve 99 complimenti? 

Il confronto è sbagliato, la società porta ad una competitività cristianamente sbagliata, ciò che conta è che Dio ci ama davvero senza che uno è di più e l’altro di meno, a nostra volta il Signore vuole che ci amiamo per avere un’immagine buona di noi stessi. In Isaia 43,4 il Signore dice: “Perché tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo”.

Noi feriamo e siamo a noi volta feriti, c’è solo una soluzione: Cristo, e mediante la sua azione purifica il nostro amore. 

 

 

MISERICORDIA GENNAIO 2016

Michea 5,6. Il resto di Giacobbe sarà, in mezzo a molti popoli, come rugiada mandata dal Signore e come pioggia che cade sull’erba, che non attende nulla dall’uomo e nulla spera dai figli dell’uomo.

Senza fede non possiamo piacere a Dio, a tutti è data una misura di fede, ne basta pochissima ma bisogna usarla, non deve essere corrotta o inquinata, ma come si fa a purificare questa fede? Con Fede, speranza e carità, le tre virtù teologali. Es. se prendiamo un treppiedi e ne togliamo uno, esso non sta in piedi.

Se anche avessi la fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, (AMORE) non sono nulla. 1 Corinzi 13,2.

Basta che ci sia una briciola dell’una e dell’altra è la speranza diventa la somma delle due, è la fiammella più piccola che riaccende le altre, è un dono di Dio, si dice è l’ultima a morire, come il desiderio di sopravvivenza, la speranza del bene, del miglioramento, e l’ha messa Dio in noi.

La carità si manifesta nella capacità di amare, ma se non ho il cuore libero, non desidero e non auspico il bene né per me né per gli altri, amare è desiderare il meglio per una persona, il meglio lo sa il Signore. Giovanni 13,34. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri.

Il Signore non ci ha solo amato ma anche perdonato, ha perdonato Pietro e avrebbe perdonato anche Giuda perché è illimitata la misericordia di Dio ma bisogna accettarla, c’è la regola che se vengo perdonato a mia volta devo perdonare, se io ho bisogno di misericordia, a mia volta devo essere misericordioso. Vedi la parabola del condono del debito. Ma la persona che ha ricevuto il condono non ha avuto la stessa pietà con chi gli doveva restituire quel debito. 

Dobbiamo perdonarci perché il Signore ci ha detto di amarci, se non perdoniamo non possiamo pretendere di essere perdonati. 

Testimonianza. Corrie Tem Boom, sopravvissuta ai supplizi del campo di concentramento, a differenza della sorella che non ce la fece. Prima dell’occupazione nazista, insieme alla famiglia, diede rifugio a molti ebrei ma furono scoperti e internati. Terminata la guerra, sentì ancor di più la chiamata a predicare il Vangelo e il PERDONO, una sera in particolare, al termine della funzione le si avvicinò una persona, e riconobbe subito quell’aguzzino che imperversò sulla sorella fino ad ucciderla e non poté fare altro che perdonarlo, ciò che è impossibile agli uomini è possibile a Dio.

Tutti noi abbiamo da perdonare. La nostra parte di fatica e di sforzo dobbiamo farla, dobbiamo amare i nostri nemici, quando il nemico ti sta facendo del male, in qualche misura, soprattutto quando il nemico è presente, il Signore dice di pregare. Pregare per quella persona è come amarla, la preghiera la facciamo al Signore, e non desidera altro, noi eseguiamo il suo comandamento. Delle tecniche per aiutarci ci sono, visualizziamo in preghiera, la persona da perdonare e immaginiamo dietro di lui il Signore che dice io ti amo e amo anche lui, io sono venuto a salvare tutti nella gloria eterna, io ho pagato per te e per lui, queste sono miserie momentanee. Questa visualizzazione ci permette di pregare per quella persona. Facciamo una lista di persone da perdonare, Dio permette una guarigione per gradi sempre maggiore, volontà e decisione devono andare di comune accordo, poi il perdono è un processo che evolve, sulla base dell’apertura al Signore, alla preghiera, alla sua grazia, e la grazia entra sempre di più in noi per guarire sentimenti ed emozioni ferite. Tra anima e spirito arriva solo il Signore e porta guarigione completa.

E’ il Signore che guarisce, cura, benedice quelle persone che ci hanno fatto del male, visualizzarle è molto utile.

Testimonianza. Quel manicomio criminale, in cui tutti fuggivano, nessuno voleva lavorare lì dentro, tutti si davano per malati, venne un nuovo direttore sanitario e chiuso nel suo studio le cose cominciarono a cambiare, i pazzi furiosi diventavano più tranquilli e guarivano, in un anno si svuotò la clinica. Come mai? Si fece portare le cartelle cliniche dei pazienti e semplicemente pregava su di esse dicendo mi dispiace ti voglio bene. Noi tutti abbiamo delle capacità che ci dà il Signore. 

Tutti noi abbiamo ricevuto ferite, non amati dai genitori, maltrattati, cose che influiscono nella salute interna, ma in tutti i casi il Signore può guarire. Non ci sono impossibiltà per il Signore. Non dobbiamo scoraggiarci e avere pazienza.

Non dare il perdono, decidere di non darlo, vuol dire decidersi per l’odio, tengo la porta aperta all’odio, io non voglio il bene di quelle persone, mi metto nelle tenebre, non mi apro alla grazia di Dio, cedo all’emozione negativa che ci può essere, ma la decisone per il male è pericolosa, perché siamo tentati a vendicarci. Occhio per occhio, dente per dente, ma questo non è il Vangelo, il male si vince con il bene, se no, non lo si vince, intanto il primo a soccombere sono io perché mi ammalo. Il Signore lascia liberi nella decisione tra il bene e il bene ma passare dal male al bene possono avvenire delle guarigioni miracolose e istantanee.   

Tutto subito è del diavolo, bisogna avere pazienza.

Man mano che guariscono i ricordi, le emozioni, e i sentimenti diventiamo canali di amore per gli altri, più uno ha avuto guarigioni e più sarà di guarigione per gli altri. 

MISERICORDIA NOVEMBRE 2015

Grazie Spirito santo che viene a rifare nuove tutte le cose, hai rinnovato la Chiesa, grazie per questo soffio nuovo che viene come un vento e si abbatte gagliardo e le persone che prima erano intimorite e paurose escono e annunciano al mondo il vangelo, la buona notizia,  con una forza nuova, con un coraggio nuovo, tanto che si diceva… questi da dove arrivano? E ognuno li sentiva parlare nella sua lingua, ecco il prodigio della Pentecoste. ATTI 2, 1-12. Gli apostoli si erano preparati alla venuta dello spirito Santo con Maria nel cenacolo, erano riunti in preghiera, nello stesso luogo, non solo vicini ma uniti con il cuore, non avevano astio, non avevano risentimenti reciproci, avrebbero ben potuto, soprattutto Maria nei confronti dei discepoli perché avevano abbandonato suo figlio.

Lo Spirito Santo è misericordia, noi stiamo per arrivare ad un momento molto importante di tutta l’umanità, un anno dedicato alla misericordia che deve portare un cambiamento soprattutto nel nostro cuore, non come i discepoli del tempo che erano chiusi nel cenacolo per timori dei giudei, anche noi abbiamo tanti timori, ansie, preoccupazioni, basta vedere un telegiornale ma c’è lo Spirito Santo e Gesù che quando parla dice: “Non temete, non sia turbato il vostro cuore”. Lo Spirito Santo arriva come un oceano nel nostro cuore, come un fiume, come un fragore, come un fiamma, come una luce che illumina l’intelletto e ci fa vedere le cose sotto un altro aspetto, vediamo così il bicchiere non mezzo pieno ma di più.

Noi stiamo vivendo la Pentecoste di duemila anni fa, noi siamo già un miracolo per via della conversione che abbiamo ricevuto e che dobbiamo mantenere. Si attualizza ciò che è avvenuto duemila anni fa. 

Dobbiamo preparare il nostro cuore per dare questo annuncio con grande gioia, avere il viso gioioso, perché il Signore fa questo annuncio anche attraverso di me, di te magari a cinquanta, cento persone. 

Atti 5,12-15. Molti miracoli e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone; degli altri, nessuno osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava. Intanto andava aumentando il numero degli uomini e delle donne che credevano nel Signore fino al punto che portavano gli ammalati nelle piazze, ponendoli su lettucci e giacigli, perché, quando Pietro passava, anche solo la sua ombra coprisse qualcuno di loro.

Le parole del Signore non sono come quelle degli uomini, anzi… cieli e terra passeranno ma le parole del Signore no, la parola non torna indietro senza che abbia prodotto gli effetti per i quali l’ha mandata, nella misura in cui aderiamo ad essa. COLOSSESI 4,2-8. Perseverate nella preghiera e vegliate in essa, rendendo grazie.

In ogni cosa rendete grazie al Signore, passare dalla via del brontolamento alla via del ringraziamento, è questo il rinnovamento nel nostro animo, il mondo è nella via del brontolamento e invece noi siamo nella via del ringraziamento. Volete cambiare le cose? Cominciate a ringraziare il Signore, è come rilanciare la fiducia nel Signore, come dire Signore io mi fido di te, confido in te, chi confida nel Signore non resterà deluso se no a cosa serve pregare.

Dio non fa preferenze di persone, ha progetti per ognuno di noi, di pace e di bene, ognuno di noi è chiamato alla predicazione, alla testimonianza di Gesù, del vangelo e come si fa? Comportatevi saggiamente con quelli di fuori, approfittate di ogni occasione opportuna e non opportuna, il vostro parlare sia sempre con grazia, condito con sapienza per sapere come rispondere a ciascuno. 

Se a noi sfugge la dimensione dell’eternità, saremo dei cristiani tristi. La nostra dimensione di cristiani prevede un futuro che non terminerà mai. 

ESORTAZIONE

Cari figli, oggi sono davanti a voi due strade, due vie e una piazza larga, ognuno sceglie una di queste strade, una è molto larga, piacevole e percorribile, l’altra è una strada piena di ostacoli, un po’ ripida e porta alla mia casa, alla mia dimora, la piazza è il luogo dove desidero che vi radunate per portare la mia parola, inneggiare alla mia persona e a mio Padre. Fate attenzione a quella che prendete. Io scruto i vostri cuori, state insieme, adorate, umiliatevi, amatevi, abbiate compassione e abbiate misericordia verso tutti, se scegliete questa strada io sarò con voi e il mio amore sarà sempre con voi ma voi siate sinceri, umili, sottomessi a me perché Io sono pace, gioia, liberazione e consolazione, e vi benedico.

La misericordia è pronta, dobbiamo solo accoglierla, è la misericordia, ci permette atti di misericordia.

                                                                                                                                                                                                                   Guido Tomasi

MISERICORDIA DICEMBRE 2015

 

La grazia è per tutti ma non tutti si avvicinano al Signore, non tutti aprono il loro cuore senza riserve.

Non avete mai notato che le preghiere di guarigione sembra che abbiamo più effetto sulle malattie fisiche che su quelle dell’anima? Perché entra in gioco la libertà dell’uomo, il libero arbitrio. Il Signore non fa nulla senza la nostra volontà, essa si deve mettere in sintonia con quella che è la volontà di Dio, solo allora avviene la guarigione. A differenza del nostro corpo che per quanto sia articolato, è semplice rispetto alla complessità della nostra anima.

Se siamo nati, sicuramente abbiamo ricevuto traumi nella nostra vita, difficoltà, disturbi, sofferenze o danni veri e propri, i colpi vengano incassati e determinano difficoltà in noi, piscologiche, emozionali, una persona può avere dieci lauree ma avere difficoltà emotive, che si traducono in difficoltà nei rapporti, di tutti i tipi, in famiglia, conoscenti, o in noi stessi, problematicità a rapportarci in noi stessi, e quindi risulta difficile amare il prossimo. È difficile dare ciò che non si ha…”Cercate di avere di voi stessi la giusta valutazione…” dice la parola di Dio. Imputiamo magari a Dio qualche responsabilità su come siamo, ma in realtà patiamo gli effetti negativi di circostanze passate. Nella nostra educazione errori piccoli o grandi li abbiamo ricevuti, perché non possiamo pretendere che siano stati perfetti anche i migliori genitori e poi c’è il resto del mondo, l’imperfezione di fondo derivante dal peccato originale, la natura geme e soffre… può scatenarsi, la valanga, lo tsunami, incidenti, malattie, che possono colpire non solo noi stessi ma anche le persone vicino a noi, magari possono morire. Nel tempo succedono situazioni che non riusciamo a rimettere a posto, perché non conosciamo le cause e anche se le conoscessimo non possiamo modificare le cose accadute, quindi per risposta abbiamo dipendenze affettive nei confronti degli amici, della famiglia, magari ci attacchiamo agli animali, compensiamo ciò che ci è stato tolto, è più che ragionevole, ma non se ne veniamo a capo, perché rimangono difficoltà relazionali.

L’Incontro dello spirito con la materia è l’anima, come dicevano gli antichi ebrei, mettere insieme cose spirituali e materiali ci poteva riuscire solo Dio. Il nostro pensiero non si può pesare, in base ad esso facciamo delle azioni.

In noi c’è una sorta di scatola nera come quella degli aerei che registra la nostra vita fin dai primi istanti dal concepimento, anche se crescendo non abbiamo consapevolezza di tutto. Gli psicanalisti quando fanno sdraiare la persona sul lettino, fanno riaffiorare traumi subiti, ricordi passati, alla cieca dragano il fondo dello stagno, e viene a galla di tutto, ma il risultato però è un intorbidimento dell’acqua, mentre il Signore sa cosa toccare, dove e come.

Predisponiamoci a ricevere la guarigione del Signore, guardando tre aspetti. 

– Il primo è l’ACCETTAZIONE,  di che cosa? Degli eventi accaduti spiacevoli, quelli ricevuti ingiustamente, danni gratis, senza che nessuno li abbia cercati, i tempi di recupero possono essere lunghi, ciò che conta è vedere perché? Ci sono persone che hanno sensibilità diverse, es. due fratelli ad uno la sgridata lo sconvolge, ad un altro, entra ed esce, non fa gli nulla. I traumi subiti non sono tutti della stessa entità, accettarli è una difficoltà grande, accettiamo il male ma non lo approviamo, soprattutto se si tratta di un torto ingiusto ci suscita un rifiuto totale, questo fa si che il risultato a valle dell’accaduto mantiene il trauma vivo e vegeto, “…questo non me la dovevano fare, proprio lui!”. 

Gli eventi accaduti non possiamo cambiarli, Giovanni16,33 dice.. voi avrete tribolazioni nel mondo, ma io ho vinto il mondo, Gesù non ha approvato la croce ma l’ha accettata, Gesù aveva un equilibrio perfetto, sapeva che ci sarebbe stato un vantaggio per tutti. Il male non viene da Dio, dobbiamo accettare il male che ci capita, il nostro mondo non è ancora il Paradiso. Noi abbiamo un futuro assicurato di gloria. Il presente non lo possiamo vivere se non accettiamo le circostanze negative che accadono. Con la tua grazia Signore continuerò a vivere questa situazione. Tutto posso in colui che mi da la forza. 

– Il secondo aspetto è la RESPONSABILITA, che la si vede da grandi quando abbiamo il raziocinio. Es. separazione dei genitori, ad un bambino non fa bene e non la capisce, cerca di darsi una ragione, per incasellare ciò che succede, si colpevolizza di ciò che accade tra i suoi genitori, lui pensa di essere il problema. Questa visione egocentrica, sviluppa in età adulta delle storture, delle brutture. Può assumere un atteggiamento vittimistico da adulto, per tutto ciò che succede nel mondo. Da adulti, dobbiamo arrivare ad una capacità di giudizio equilibrato non più egocentrico, come il bambino ma vederle più dal di fuori, se no uno incolpa degli altri di tutto ciò che gli capita. Mi capita quella cosa e nessuno mi ha telefonato per sapere come sto ma devo vedere, io l’avrei fatto nella medesima situazione? Magari l’altro non poteva, non dobbiamo condannare senza appello. 

– Il terzo aspetto è la PERSONALITA’, che persona voglio essere? Crescendo dobbiamo relazionarci al di fuori dei rapporti in famiglia, con i compagni, colleghi, è giusto che le relazioni siano di tanti tipi diversi, dobbiamo metterci il cuore, ed è inevitabile che si venga delusi prima o poi, mettendosi in gioco si viene colpiti. L’aspettativa genera delusione, se mi aspetto di ricevere, rimango delusa/o.. Gesù dice fate del bene a chi non può restituire. 

Es. quella persona è stata male ed io la sostengo in quel periodo, se poi negli anni, i ruoli si invertono e dico ma quella persona non si è fatta viva come ho fatto io, e allora cosa faccio? Restituisco male con male, è umano ma non è divino. Ma tu che persona vuoi essere? Comprensiva, generosa, gioiosa, amorevole, misericordiosa, bene se ti piacerebbe essere così allora quella deve essere la tua misura nelle relazioni, non in base alle mancanze ricevute. Il Signore ti propone quello, ed è una misura di cielo, ed è questa che serve, Dio non ci ha ripagato secondo le nostre mancanze o peccati, là dove ha abbondato il peccato ha sovrabbondato la grazia. 

Non permettiamo alla vita di inasprirci e incattivirci, noi vogliamo essere cristiani, ed esserlo comporta anche delle difficoltà ma abbiamo la grazia di Dio di affrontare le situazioni, perdonare settanta volte sette, e se non riesco a perdonare, Signore tu leggi nel mio cuore, vieni in me, dammi il tuo Santo Spirito e perdona quello che io da solo non riesco a perdonare, ti do il permesso e accetto tutto quello che è accaduto nella mia vita di spiacevole. Cercherò di essere equilibrato nei giudizi, cercherò di vedere una mia responsabilità nelle mie relazioni anche passate, cercherò di vedere le cose con equilibrio. 

Guido Tomasi