3 NOVEMBRE 2016

Grazie Gesù che tu hai tracciato un cammino che vogliamo percorrere insieme, perché là dove siamo insieme come fratelli, il Signore manda lo Spirito Santo e ci fa camminare nella sua luce e nella sua volontà.

Questo mese prendiamo in esame la parabola del Buon Samaritano presente in LUCA 10,25-37. Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso». E Gesù: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall’altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n’ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all’albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ lo stesso».

I farisei non si onoravano solo di rispettare i 10 comandamenti ma anche altre centinaia di precetti, pare 613 dicono gli esperti. Chi è il prossimo da amare? La parabola non dice nulla sullo sventurato, se era giovane, ebreo o straniero, dice solo che era incappato nei briganti ed era lì in mezzo alla strada, vediamo come il Signore fa leva su un aspetto e cioè chi l’ha visto? Un sacerdote, un levita e un samaritano, ma la risposta del cuore di queste persone è stata diversa, può essere stata indifferenza o commiserazione, fatto sta che sia il sacerdote che il levita hanno tirato dritto e l’hanno lasciato lì, mentre invece chi è stato misericordioso, è stato proprio il samaritano, samaritano che per sua natura era fuori dal popolo d’Israele, era una di quelle classi di cui nessuno si interessava, a malincuore quando Gesù chiede al dottore della legge, chi si è fatto prossimo? E Gesù risponde colui che ha avuto compassione di lui. Il dottore della legge si trova ad ammettere che il prossimo era proprio il samaritano.

E’ vero che Dio si deve amare con tutte le forze, con tutta la mente, con tutto il cuore, ma si deve amare in modo concreto. 1GIOVANNI 4,20-21. Se uno dicesse: «Io amo Dio», e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello.

Quindi, forse il sacerdote e il levita con i loro culti al Tempio amavano Dio, si presume, forse avevano un po’ di compassione, ma non hanno fatto nulla, non amavano il prossimo, quindi l’amore vero l’ha operato chi ha fatto il bene, quindi la compassione non è un sentimento soltanto ma si traduce in azioni concrete, in aiuto e cura dell’altro. Sant’Ambrogio diceva: non il sangue, ma la compassione crea il prossimo; se uno vuole davvero il bene di qualcuno, è quella compassione attiva che fa praticare il bene, quella crea un legame, non è un’astrazione. Ai tempi di Gesù, Gesù stesso si era scagliato contro gli ebrei perché alcuni giungevano a negare ai genitori quanto necessario per il loro sostentamento, e per giunta osavano giustificare questa loro mancanza di pietà con l’impudente scusa che ne avevano fatta offerta al Signore. Ma visto che allora non c’erano le pensioni, se i genitori anziani non venivano aiutati dai figli, erano in grave indigenza. Tutte le volte che si chiude il cuore al prossimo, viviamo in un periodo in cui vediamo alzare i muri da tutte le parti… si ha paura.

Ma la risposta che vince la paura è l’amore. La misericordia di Dio non cancella la legge ma la supera e di fronte al dolore la misericordia cosa fa? Consola, cura le ferite, le guarisce. Forse quell’uomo assalito dai briganti aveva commesso degli errori, era stato imprudente, magari gli era stato detto di non andare a quell’ora per quella strada, fatto sta che Gesù sorvola su quegli aspetti e mette in risalto che aveva bisogno di aiuto e qualcuno gliel’ha dato. Questo è quello che conta. A noi non interessa giudicare né condannare, spetta al Signore, ma ci ha comandato di amare. L’unica premessa per amare è che Lui ci ha amato per primo. L’autentico amore non è un patto sociale o una decisione presa politicamente. Madre Teresa diceva in un’intervista che se non avesse avuto la piena consapevolezza che tutto veniva fatto per servire Gesù avrebbe chiuso la congregazione.

Essere cristiani per davvero, in questo tempo che il Signore ci da da vivere, significa essere provvidenza per gli altri. D’altronde Gesù ha detto siate misericordiosi come lo è il Padre vostro. Io sono una missione su questa terra dice il Papa, ma deve essere una missione misericordiosa.

PARABOLE DELLA MISERICORDIA. 7 OTTOBRE 2016

Parabola dei due debitori LUCA 7,36-48. A quella vista il fariseo che l’aveva invitato pensò tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice». Gesù allora gli disse: «Simone, ho una cosa da dirti». Ed egli: «Maestro, di’ pure». «Un creditore aveva due debitori: l’uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo quello a cui ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m’hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi. Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco».  Poi disse a lei: «Ti sono perdonati i tuoi peccati».

I punti essenziali in questa parabola.

Risulta che tutti siamo debitori verso Dio, nessuno escluso. Ed è incolmabile, non possiamo fare alcuno sforzo che ci consenta di pagare quel debito lì. San Paolo in Romani, 3,23, dice che tutti siamo peccatori, l’unico che è senza peccato e ha attraversato questo mondo senza peccato da uomo è Gesù, è l’unico che ci fa grazia. Grazie Signore del saldo del debito, il debito ci sarebbe ed è enorme, infinito, inestinguibile, se non che Dio è infinitamente misericordioso. Noi, non solo non possiamo pagare il debito personale ma anche non possiamo meritare di avere la grazia, lo sforzo dell’uomo non serve ad acquistare qualche merito nei confronti della divinità come si pensava nel Vecchio Testamento, il fatto è che Dio ama e – in Cristo – fa grazia indistintamente a tutti, Gesù ha detto che non è venuto per i giusti ma per i peccatori, non per i sani ma per i malati. Dio è misericordiosissimo, noi, lo possiamo accogliere, è l’agnello di Dio che toglie il peccato del mondo, ci è venuto a portare la salvezza e la misericordia. Romani 8 dice che non c’è più nessuna condanna per chi è in Cristo Gesù, egli ha pagato il nostro debito, esso è stato annullato, distrutto ai piedi della croce, Colossesi, 2 dice: “Annullando il documento scritto del nostro debito, le cui condizioni ci erano sfavorevoli, egli, Gesù lo ha tolto di mezzo, inchiodandolo alla croce”. Non ci pensiamo poi tanto perché la nostra mente è stata contaminata dal pensiero del mondo, e il mondo ragiona con termini per cui uno si deve guadagnare o meritare le cose, e invece non è così, bisogna accogliere Gesù, in questo modo ci fa creature nuove, ci assimila a lui, ci fa famigliari di Dio, veri figli, ci viene donato lo Spirito Santo a semplice richiesta. Abbiamo una situazione meravigliosa da vivere, è la buona novella la dobbiamo vivere, non siamo più tenuti a vivere una vita da schiavi, ma liberi, gioiosi, non esiste più il passato, i condizionamenti ce li buttiamo alle spalle perché Gesù ha distrutto il debito, non c’è più. Questo è molto confortante, allora cosa bisogna fare? Se riceviamo questo Spirito Santo non va bloccato o posta resistenza, dobbiamo lasciarlo passare attraverso di noi verso gli altri. Per ricevere Gesù dobbiamo farlo in due aspetti, se con la fede accogliamo la sua salvezza, solo con la carità vissuta e praticata possiamo accogliere anche la sua misericordia e diventare conformi a lui e rimanendo in lui portare frutto, in Giovanni dice: “Chi rimane in me e io in lui farà molto frutto, se osserverete i miei comandamenti rimarrete nel mio amore”, tra i comandamenti di Gesù, c’è anche quello di perdonare e amare i nemici e allora vogliamo sapere se abbiamo accolto Gesù non sono nella sua salvezza ma anche con la sua carità? Ci facciamo l’esame di coscienza con l’inno alla carità, tutto scusa, tutto sopporta, vedo se sono in Cristo, non se ho osservato questo o quell’altro o questa regoletta, se no rischiamo di voler ricevere la misericordia ma rifiutare di accordarla a nostra volta, è come snaturare Dio che non può rinnegare se stesso, è un’illusione ricercare la perfezione, la fedeltà, la purezza, moltiplicando parole, devozioni e riti e nel tempo stesso chiudere il nostro cuore ai fratelli con cui veniamo a contatto. Se rimango con del rancore verso mio fratello, Gesù dice se ti presenti all’altare lascia lì, non serve che vai a messa due volte al giorno, è meglio che ti riconcili con tuo fratello.

Con la fede accettiamo la salvezza ma con la carità dobbiamo ricevere la misericordia e praticarla. Le opere di misericordia sono sia spirituali che materiali, tutti noi abbiamo offese da perdonare, sopportare pazientemente chi ci importuna, pregare per tutte le necessità, sono tante. Noi, siamo segnati dal peccato originale e siamo in qualche misura farisei, e anche noi rischiamo di rifugiarci in pratiche religiose che ci rassicurano ma che non assolvono il vero impegno che è quello dell’amore.

LE ALTRE BEATITUDINI – RIFLESSIONE CONCLUSIVA. 3 GIUGNO 2016

Si concludono con stasera i primi 9 venerdì 2015-2016 che abbiamo dedicato alle beatitudini. 

Le beatitudini sono il codice della vita cristiana, la sintesi del messaggio rivoluzionario che Cristo ha portato al mondo: un messaggio di felicità.

E’ una carezza del Signore che proprio oggi la liturgia celebri la solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù. Cuore che ha pietà, che compatisce, che esulta di gioia, che ammira, che è ferito, che prova angoscia; ma soprattutto, è un cuore che ama appassionatamente. Cuore che ama il Padre, cuore che ama gli uomini, suoi fratelli: “Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine” (Gv. 13,1). In tutto il Vangelo ciò è evidente, ma in un versetto Gesù parla esplicitamente del Suo cuore:

Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero» (Mt 11:28-30).

(Le promesse fatte da Gesù a Santa Maria Margherita Alacoque le abbiamo sviluppate lo scorso anno e perciò non ci ritorniamo, almeno per stasera)

Gesù proclama e realizza un cambiamento più sorprendente di quello di Cana (l’acqua in vino). (Gv2,1-11): la penuria diventa abbondanza, la povertà diventa ricchezza, le lacrime gioia.

Egli non segue le vie battute dagli uomini, e tanto meno suggerisce qualche nuova strategia per perseguire ciò che il mondo propone come chiave di realizzazione e di felicità. Prende atto del nostro bisogno di gioia e lo approva, perché è stato installato da Dio creatore nel nostro cuore, ma cambia la segnaletica del percorso, muta radicalmente il valore delle cose, ribalta la mentalità del mondo.

Restare succubi della mentalità del mondo è rimanere prigionieri di logiche pericolose e spietate, che non consentono nessuna via d’uscita.

Quelli che si lasciano sedurre da false beatitudini hanno come minimo un concetto superficiale della realtà e della felicità.

Non è vero che gli orgogliosi, gli egoisti e coloro che aspirano a dominare gli altri, anche nel caso che riescano in questi loro intenti, trovino poi la felicità che cercavano.

Non è vero che la ricchezza procura la felicità. Non è vero che lasciarsi andare alle passioni senza freni rende l’uomo felice. Non è vero che la felicità può essere trovata almeno da chi ha solo soddisfazioni e nessuna sofferenza. Pura illusione. Le sofferenze ci sono per tutti; piuttosto è vero che pur nelle sofferenze la felicità può esistere, MA solo per coloro che si sanno mantenere orientati verso Dio.

Perché la felicità che promette Gesù è di un altro genere rispetto a quelle offerte dal mondo. È la vera felicità, quella che si radica nel fondo dell’anima. Non dipende da condizioni esteriori, ma da disposizioni interiori. Tra le false beatitudini e quelle vere non vi è solo una differenza nelle vie d’accesso, ma nella stessa natura della felicità.

Il vangelo è una buona notizia che rende felici, ma giustamente questa felicità è offerta a coloro che desiderano Dio e non pongono l’ideale della loro esistenza nelle molteplici gioie terrene. 

Il Vangelo avverte con chiarezza che tutti i valori che il mondo esalta e invita a ricercare, sono, alla prova dei fatti, moneta falsa, corruttibile, transitoria, inaffidabile, che i ladri possono scassinare e rubare e la tignola e la ruggine rovinare e consumare (cf Mt 6:19 e Lc 12,33). 

Le beatitudini sono indirizzate a tutti perché Gesù ha voluto offrire a tutti la felicità, quella vera, quella più alta, quella che il mondo non può intaccare né rapire.

Però perché lo Spirito di Verità consenta agli uomini di rendersi conto della loro realtà spirituale, e aprirsi alla grazia che è loro data dall’alto e così anche comprendere il senso delle beatitudini annunciate da Cristo occorre ascoltare  VERAMENTE la parola di Cristo.

Potremmo dire che la prima beatitudine consiste nell’ascoltare le beatitudini, e che l’ultima sia poi viverle realmente: “Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica!” (Lc 11,28). 

Ciò ha anche conseguenze sociali per la nostra vita. Ogni nostra attività: non solo la preghiera, ma anche il lavoro, lo studio, l’esercizio dei doveri e dei diritti del cittadino, il tempo libero e tutti i nostri rapporti interpersonali di ogni ordine e grado dovrebbero essere sempre coerenti con il Vangelo. “Sia dunque che mangiate sia che
beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio
”(1Cor 10:31)

Sottolineiamo inoltre che c’è uno stretto rapporto tra le beatitudini e le opere di misericordia e che l’amore – che non deve avere finzioni (Rm 12,9) verrà valutato (Mt 25) anche da piccoli gesti, purché concreti. «E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa» (Mt 10:42).

Ricordiamo che le beatitudini elencate in Matteo e in Luca: i poveri in spirito, gli afflitti, i miti, quelli che hanno fame e sete della giustizia, i misericordiosi, i puri di cuore, gli operatori di pace, i perseguitati per causa della giustizia, sono quelle essenziali, ma nel Vangelo, in ordine sparso, sono enunciate anche altre beatitudini:

«Beato colui che non si scandalizza di me» (Mt 11,6); 

«Beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono» (Mt 13,16); 

«Beato quel servo che il padrone al suo ritorno troverà ad agire così!» (Mt 24,46); 

«Quando dài un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti» (Lc 14,13-14)…

Dopo aver lavato i piedi agli apostoli e averne spiegato il significato, Gesù aggiunge: «Sapendo queste cose, sarete
beati se le metterete in pratica
» (Gv 13,17).

Ha proclamato beati quelli che, pur non avendo visto, avrebbero creduto (Gv 20,29).

Maria, sua madre, è beata perché ha creduto (Lc 1,45), perché ha ascoltato la parola di Dio, e l’ha messa in pratica (Lc 11,27-28).

Vi è ancora una beatitudine pronunciata da Gesù, che non si trova nei Vangeli ma negli Atti degli apostoli in un discorso di Paolo: In tutte le maniere vi ho dimostrato che lavorando così si devono soccorrere i deboli, ricordandoci delle parole del Signore Gesù, che disse: «Vi è più gioia nel dare che nel ricevere! » (At 20,35).

La beatitudine è veramente la caratteristica di tutto l’insegnamento di Gesù, che incoraggia gli uditori al dono di se stessi. Colui che dà gratuitamente, prova una gioia profonda e impagabile, più che se donasse assicurandosi un contraccambio.

Le beatitudini proclamate da Gesù sono reali: la felicità che esse promettono non è lontana; si realizza immediatamente, in ogni situazione in cui si verificano le condizioni stabilite dal Maestro.

La condizione di base, è incontrare, accogliere (=ascoltare, credere e agire di conseguenza) e rimanere in Gesù.

Possiamo fare un paragone naturalistico. Anni fa, accadeva ogni tanto che realizzassero, magari in Africa o in altri luoghi lontani, delle grandi dighe. Una volta che la diga era terminata, un vasto territorio era destinato a essere sommerso dal nuovo lago le cui acque cominciavano a salire inesorabilmente. In alcuni documentari venivano illustrate le operazioni svolte da naturalisti e da scienziati per salvare dalla morte quegli animali selvatici intrappolati dal crescere delle acque. 

Molte di quelle povere bestie, non potendo comprendere la loro reale situazione nel suo evolvere, con istintivo timore sfuggivano dai soccorritori impedendo così loro di salvarle. Altre raddoppiavano in ferocia, sentendosi in pericolo.

Anche l’uomo, sulla terra, è condannato dagli effetti del peccato originale a qualcosa di simile.

Dio nel Suo infinito amore, in Gesù si è fatto uomo con la nostra stessa carne, affinché l’uomo nei Suoi confronti deponesse la sua diffidenza e cessasse di reagire con la fuga e con la violenza. 

La via di Salvezza, per l’Uomo è Cristo, è in Cristo, è per Cristo (e in nessun altro).

Di conseguenza, TUTTE le scelte indicate da Gesù, antitetiche alle logiche del mondo selvaggio, costituiscono altrettante scelte VINCENTI nel mondo redento che trionferà un giorno.

Piaccia o no, tutte le scelte che il mondo propone, sono perdenti e non danno affatto la felicità nemmeno ora. Invece le scelte indicate da Gesù garantiscono la beatitudine, senz’altro nel futuro, ma anche già qui e già ora, nella misura in cui le sue parole dimorano in noi noi avremo la mente di Cristo e non la mente del mondo. 

Noi saremo in Cristo e Cristo in noi e avremo vinto le logiche del Maligno. (cfr. 1Giovanni 2:14 e 1Cor 2, 16)

Vi ho detto queste cose perché in voi sia la mia gioia e la vostra gioia sia piena. (Giovanni 15:11)

Alla faccia del mondo selvaggio e spietato.

Tra poco verrà posto su questo altare l’Autore della Vita e di ogni nostra gioia che deriva dal Suo infinito ed eterno amore per noi. ContempliamoLo quindi con gli occhi del nostro cuore, lasciandoci avvolgere dalla Sua infinita Misericordia per sperimentare la tenerezza di questo Amore che trasforma la debolezza in forza, la povertà in ricchezza, la mancanza in risorsa, la tristezza in gioia

BEATI I PERSEGUITATI PER CAUSA DELLA GIUSTIZIA PERCHE’ DI ESSI E’ IL REGNO DEI CIELI. MAGGIO 2016

  

MATTEO
5, 10-12
;  Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi.

LUCA
6, 22-23;
Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v’insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti.

Ho fatto una scoperta sull’argomento, anche stavolta il termine “BEATI”, accostato, anzi proprio abbinato a ciò che dovrebbe essere motivo (secondo il senso comune), di particolare sofferenza, dà qualche problema. Il comprensibile sconcerto può essere chiarito, con una migliore traduzione della lingua originale. Perché, infatti, una traduzione in qualche misura insufficiente o imprecisa, è probabile che non permetta una completa comprensione del messaggio originario.

Shalom, per fare un esempio, viene tradotto semplicemente con la parola italiana “pace”, ma nella lingua originaria non significa soltanto pace, ma anche: completezza, prosperità, ciao, arrivederci o stare bene. Pace non è sbagliato, ma è un po’ riduttivo.

Così anche per il termine “BEATI” con cui si è tradotto il greco “Macarioi”. Il fatto è che Gesù non parlava in greco e non ha usato nessuno di questi due termini. Egli ha usato il termine “ashrè” per il quale il biblista ebreo Shouraki (reputato tra i migliori conoscitori dell’ebraico antico), propone come migliore traduzione: “avanti”! ( con coraggio). Il che richiama alla mente altre esortazioni in linea con tale interpretazione: “non scoraggiatevi di fare il bene”, “Vincete il male con il bene”. 

Non è quindi una questione di felicità. Essa non è per questo mondo. E infatti Gesù non ha mai invitato a cercare la felicità in questo mondo. La giustizia quella si.

Guai a voi se tutti vi apprezzeranno e vi esalteranno, vuol dire che il mondo non vi vede come nemici, se il mondo non ci vede come nemici, vuol dire che sulle labbra abbiamo un altro vangelo o non abbiamo il Vangelo sulle labbra. E’ il vangelo la buona novella, con la giustizia che l’accompagna che da fastidio al potere. Anche nell’Antico Testamento, i profeti sono stati perseguitati, Isaia, Geremia, etc, l’ultimo Giovanni il Battista  e sappiamo che fine ha fatto. 

Siamo un pezzo del Regno di Dio, la giustizia di Dio è in noi ma il mondo ci odia, se veniamo perseguitati dal mondo è perché curiamo l’applicazione del Vangelo nella nostra vita, quella è una garanzia che noi siamo esattamente nella volontà di Dio. In noi c’è la gioia e la consapevolezza di esserlo. Vi faccio un esempio di Paolo ATTI 16, 25-34; Verso mezzanotte Paolo e Sila, in preghiera, cantavano inni a Dio, mentre i carcerati stavano ad ascoltarli. D’improvviso venne un terremoto così forte che furono scosse le fondamenta della prigione; subito tutte le porte si aprirono e si sciolsero le catene di tutti. Il carceriere si svegliò e vedendo aperte le porte della prigione, tirò fuori la spada per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti. Ma Paolo gli gridò forte: «Non farti del male, siamo tutti qui». Quegli allora chiese un lume, si precipitò dentro e tremando si gettò ai piedi di Paolo e Sila; poi li condusse fuori e disse: «Signori, cosa devo fare per esser salvato?». Risposero: «Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia». E annunziarono la parola del Signore a lui e a tutti quelli della sua casa. Egli li prese allora in disparte a quella medesima ora della notte, ne lavò le piaghe e subito si fece battezzare con tutti i suoi; poi li fece salire in casa, apparecchiò la tavola e fu pieno di gioia insieme a tutti i suoi per avere creduto in Dio. 

Paolo era in catene e cosa fece? Cantava lodi e inni a Dio, una persona che ragiona nella maniera del mondo avrebbe detto, guarda cosa ho guadagnato a predicare Cristo, passerebbe la voglia a ognuno di noi, ma che cosa ha fatto, una volta uscita di prigione? Ha continuato a predicare, a portare il regno di Dio. Quel terremoto che ha scombussolato tutto, ha sciolto i ceppi delle catene e Paolo è tornato libero. 

Era tutto buio, non c’erano luci di emergenza in quella prigione e Paolo ha potuto vivere quella beatitudine perché Gesù era in lui, non era demoralizzato per la sua situazione, a questo punto noi che siamo ora nel mondo, probabilmente non verremmo messi in ceppi, viviamo ancora una situazione tranquilla, forse veniamo derisi magari sul posto di lavoro, un pochino emarginati, tuttavia e lì che si gioca, siamo davvero seguaci di Gesù? Esposti a subire una persecuzione magari piccola? Ma se la subiamo per amore del Signore allora noi vivremo questa beatitudine. Vangelo di Giovanni 16, 22-23. Così anche voi, ora siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e nessuno potrà togliervi la vostra gioia.

BEATI GLI OPERATORI DI PACE PERCHE’ SARANNO CHIAMATI FIGLI DI DIO. 1°APRILE 2016

Si cade nell’equivoco che l’operatore di pace sia una persona che ha gusto per starsene tranquillo, che non vuole grane, quello che non da fastidio e non vuole essere infastidito, invece non è così, perché gli operatori sono coloro che la fanno, la procurano, costruiscono la pace. Ci sono tante cose che possono togliere pace, innanzitutto se non c’è comunione con Dio, dove l’anima è unita al Signore, la pace è certo che c’è, Gesù è la pace, quando uno non oppone resistenza a Dio, certamente ha la pace con Dio e se ha la pace con Dio, ce l’ha anche con se stesso, ed è in grado di portarla agli altri, diversamente può avere tanti desideri buoni ma non è detto che ci riesca perché il mondo soffre di tante mancanze di amore, di equilibrio di tutti i generi, di disagi, sofferenze che provocano una mancanza di pace, e tuttavia l’operatore di pace è colui che dovrebbe portare la pace in tutti casi in cui non c’è. L’operatore di pace è colui che cerca di essere paziente, amichevole, comprensivo ma nella misura in cui lui stesso è pacificato dentro di sé può trasmettere la pace agli altri. E’ un po’ come il lievito che fa crescere la pasta, se uno dentro di sé ha tensioni, malcontenti, dei motivi di rabbia, rancore, è molto più difficile trasmettere tranquillità e pace. 

Non possiamo tirarci indietro dall’essere operatori di pace, non solo in famiglia, ma anche nella società anche se è molto complicato. Il catechismo della Chiesa Cattolica specifica che la pace non è assenza di guerra, perché il mondo ritiene di poter parlare di pace dicendo che il conflitto è cessato in quella tal nazione ma quella non è mica pace, è un’assenza di guerra, da un momento all’altro può riprendere, la pace non è equilibrio di forze, com’era per esempio durante la guerra fredda. La pace è una giustizia in senso ampio, in maniera che non ci siano persone danneggiate, sfruttate e altre che se ne approfittano, per es. in una situazione in cui c’è una nazione egemone che trae guadagno da cose poco lecite, o chiaramente illecite come può essere la vendita di armi in grande stile, una fetta della ricchezza di quella nazione deriva da quel tornaconto, oppure un’altra nazione che trae profitto dalle case da gioco d’azzardo, queste, sono fonti che non rispondono alla giustizia. 

La pace come diceva Don Tonino Bello più che un vocabolo è un vocabolario che comprende la ricerca della verità, l’affermazione delle libertà, la solidarietà, l’amore. La pace è la convivialità delle differenze, essere riuniti ad una stessa tavola, diversi però insieme, un po’ come nel Cenacolo, un po’ come il Signore ha previsto per noi nella frazione del pane, il Signore vuole mangiare con noi, Egli prevede con l’Eucarestia che ci sia questa convivialità nelle differenze ma prevede anche che il cristiano non solo osservi i dieci comandamenti ma prevede che uno in proprio si faccia un esame di coscienza e si chieda: ma io cerco la pace?

L’operatore di pace è anche quello che si mette in politica, perché se è veramente cristiano e non uno che sfrutta l’emblema del cristianesimo per avere voti, gli interessa l’applicazione del Vangelo, e allora si impegnerà seriamente perché non vengano promulgate leggi inique. Se la politica rimane nelle mani dei non cristiani ci possiamo aspettare che vengano fatte delle leggi che permettono o persino aumentino diseguaglianze gravi nella giustizia sociale e quando non c’è più giustizia sociale, ci sono frange della popolazione sotto la soglia della povertà che aumentano sempre più, e cresce il malcontento, la paura, a un certo punto, come diceva GIACOMO 2,15-16: Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, che giova?. Se uno non ha da mangiare hai voglia a dirgli di starsene tranquillo, pacca sulle spalle e via, noi abbiamo nei confronti del Signore degli obblighi che non riguardano solo lo Spirito ma anche l’essere materiale, vedi MATTEO 25, 34-40: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. 

Tutte queste cose sono collegate, quindi l’operatore di pace è colui che ha il cuore e il discernimento per capire non solo cosa può portare pace sulla punta del suo naso ma anche nel suo Comune, nel suo palazzo, nella sua regione, nella sua città, in Europa. L’operatore di pace non è solo esserlo in casa sua ma anche nella società.

Guido Tomasi 

BEATI I PURI DI CUORE PERCHE’ VEDRANNO DIO. 4 MARZO 2016

 Le beatitudini per noi cristiani non sono delle nozioni o filosofie da sapere ma piuttosto delle norme di vita da praticare e da vivere.

In che misura siamo puri di cuore o cosa dobbiamo fare per diventarlo?

L’impurezza da dove arriva? Non da fuori dall’uomo ma dal cuore dell’uomo, Gesù dice in MATTEO 15,18-19; Invece ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore. Questo rende immondo l’uomo. Dal cuore, infatti, provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adultèri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie, il medesimo concetto è in MARCO 7,20-23; Diceva inoltre: «È quello che esce dall’uomo che contamina l’uomo; perché è dal di dentro, dal cuore degli uomini, che escono cattivi pensieri, fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, frode, lascivia, sguardo maligno, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive escono dal di dentro e contaminano l’uomo».

La purezza di cuore non si riferisce solo ad aspetti di etica sessuale come fornicazioni o adulterio ma c’è tutto il resto dei comandamenti e tutte le cose riprovate da Dio, furti, omicidi etc., in tutte queste cose possiamo metterci anche le volgarità gratuite, il turpiloquio, etc…

Se uno nel suo cuore coltiva il desiderio per una cosa peccaminosa, è già peccato e quindi lo rende impuro. Meno male che nella Bibbia non c’è scritto solo questo, vediamo nei Salmi 23,3-4; Chi salirà il monte del Signore? Chi starà nel suo luogo santo? Chi ha mani innocenti e cuore puro, chi non pronunzia menzogna, chi non giura a danno del prossimo, otterrà benedizione dal Signore, giustizia da Dio sua salvezza. Salmo 50, 9-12; Ma tu vuoi la sincerità del cuore e nell’intimo mi insegni la sapienza, (il contrario è la stoltezza), purificami come issopo e sarò mondo; lavami e sarò più bianco della neve. Fammi sentire gioia e letizia, esulteranno le ossa che hai spezzato. Distogli lo sguardo dai miei peccati, cancella tutte le mie colpe. Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo.

Cominciamo a capire da dove può arrivare un cuore puro, chiediamolo a Dio il cuore puro, nel Salmo 72,1: Quanto è buono Dio con i giusti, con gli uomini dal cuore puro! Proverbi 22:  Il Signore ama chi è puro di cuore e chi ha la grazia sulle labbra è amico del re; è un parlare dolce e assennato, allora saremo incoraggiati a chiederglielo il cuore puro, sapendo che in Ebrei 10,17; il Signore promette non mi ricorderò più dei loro peccati e delle vostre iniquità, e anche in Romani 8, dopo tutto quello sconforto in cui Paolo ammette di non essere capace di compiere il bene che vuole ma piuttosto commette il male che non vuole, non c’è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù.  Poiché la legge dello Spirito che dà vita in Cristo Gesù ci ha liberato dalla legge del peccato e dalla morte. 

Nell’Antico Testamento attraverso i profeti, Dio aveva affermato che non era ansioso di punire nessuno, anzi, desidera che l’empio si converta e viva. In Isaia 1,18; Su, venite e discutiamo dice il Signore anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve. Se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana. 

1 GIOVANNI 1,9; Se riconosciamo i nostri peccati, egli che è fedele e giusto ci perdonerà i peccati e ci purificherà da ogni colpa per grazia perché la grazia non viene data attraverso pratiche alimentari, non mangiando cose impure ma viene dalla grazia di Dio. Noi siamo quelli che attraverso la grazia, che ci viene da Gesù possiamo vivere in noi stessi quelle promesse che aveva fatto ad Ezechiele più volte, nel c.11 e c. 36; “Vi prenderò dalle genti, vi radunerò da ogni terra, vi ricondurrò sul vostro suolo, vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, vi libererò da tutte le vostre impurità”.

Sappiamo che queste cose non vengono dai nostri sforzi ma attraverso la grazia dal Signore. Esse sono un diritto di ogni cristiano, se un cristiano accoglie Gesù, Egli ha dato il potere di diventare figlio ed erede, viene ridato l’anello al dito, il vestito bianco, pulito, un cuore nuovo e uno spirito puro, rinnovato. In Ezechiele 11 diceva a voi darò il paese d’Israele, vi entreranno ed elimineranno tutti i vostri idoli, noi, a nostra volta rientriamo in noi stessi e dobbiamo avere cura di eliminare gli idoli dal nostro paese. (mente). 

Un filosofo diceva: I pensieri dell’uomo sono il suo regno, in questo regno dobbiamo saper governare, almeno cercare di fare del nostro meglio, se uno ha questa restaurazione da Gesù che è la vita nuova, deve cercare di restarci, deve vigilare non tanto sulle azioni che solo il risultato finale ma prima sul pensiero, quindi le intenzioni recondite del nostro cuore, purezza di mente e coscienza devono essere tradotte nella nostra vita per un vero rinnovamento nelle relazioni sociali, per esempio essere onesto sul lavoro, sia che sia salariato sia che lavori in proprio, anche nelle relazioni affettive, se uno è figlio si comporterà da figlio, se è genitore, farà il genitore responsabile, così il coniuge. Il cristiano deve cercare di mantenersi rinnovato nello spirito della sua mente, in Efesini 4,23; “Perché se lo facciamo ora noi abbiamo il pensiero di Cristo”, così diceva San Paolo.

Essere puri di cuore non è una virtù, è una risultanza della trasparenza che noi diamo all’azione divina, come se fossimo un cristallo bellissimo, puro, perfetto, i cristalli quelli veri non hanno imperfezioni, perciò la luce si riflette si rifrange in mille modi meravigliosi, possono nascere anche colori particolari, straordinari, perché la luce di Dio comprende tutti i colori. Curioso che fisicamente già Newton aveva scoperto che se si mettono insieme tutti i colori il risultato è il colore bianco, la luce bianca, mentre l’assenza di colore è il nero, buio, il nero non è un colore, è l’assenza di colore. Noi se siamo questo cristallo, abbiamo intorno a noi come dei finestroni aperti verso la luce divina che arriva da tutte le parti, il Signore ce li pulisce dal di dentro perché sono incrostati, c’è catrame e così non entra niente, per cui di fuori noi siamo una cosa e dal di dentro siamo un’altra, è terribile ma è così. Ma chi va a pulire dal di dentro le incrostazioni dovute al peccato originale, oltre tutti i miei peccati e dei miei antenati? La grazia di Dio, essa toglie e rende trasparenti tutte le finestre del mio cristallo, quindi le finestre possono essere le virtù che quando sono oscurate completamente sono sostituite dai vizi, solo il Signore è capace di toglierli e così passa la luce da tutte le parti. Però se non siamo vigilanti nel nostro interno, nei nostri pensieri, allora può darsi che saltino fuori delle nuove incrostazioni, delle nuove proliferazioni di erbacce e zizzanie a crescita rapida e facilmente rioscurano prima una finestra e poi un’altra ad esempio se uno è iracondo si oscura quella finestra lì. 

Dobbiamo mantenerci aperti con la grazia di Dio attraverso il sacramento della riconciliazione, attraverso la vigilanza sui nostri pensieri, frequenza alle preghiere di gruppo, queste cose ci aiutano a mantenere puliti questi finestroni in maniera che tutta la luce divina passi da una parte all’altra.

Il perché vedranno Dio, è una promessa, visto che in ebraico l’occhio puro voleva anche dire occhio generoso, quando uno guardava con intenzione di praticare la misericordia verso qualcuno che aveva bisogno, quello era l’occhio puro, mentre l’avaro, guardava con occhio impuro, nel senso che era egoista e non voleva aiutare. 

Salmo 10,7. Giusto è il Signore, ama le cose giuste, gli uomini retti vedranno il suo volto.

Guido Tomasi 

BEATI I MISERICORDIOSI PERCHE’ TROVERANNO MISERICORDIA. 5 FEBBRAIO 2016

 

Noi abbiamo un comando dal Signore, di amarci gli uni gli altri, è un amore non intellettuale ma è un amore da praticare, sembra facile apparentemente la beatitudine, perché ha un riscontro logico. 

L’essere misericordiosi, non è una categoria, come dire che ci sono i poveri, gli afflitti e poi ci sono i misericordiosi, non è proprio così, essere misericordiosi è una qualità, come una specie di abito da indossare, non è una beatitudine di quelle cose che si fanno, tipo la carità, ho fatto visita all’ammalato, ho dato tempo a chi voleva sfogarsi, ho ospitato qualcuno, ho fatto un sforzo più o meno grande, sono stato misericordioso perché ho compiuto un atto di misericordia ma in realtà non è neanche così. I misericordiosi sono coloro che decidono di essere misericordiosi sempre, non una tantum, vedi Matteo 25,31-40.  Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.

Per fare queste cose bisogna vivere la misericordia, non con un atto saltuario ma con una dimensione di vita, questo, presuppone di fare un cammino spirituale, non è un sforzo isolato che salva la situazione. Bisogna diventare misericordiosi, Gesù dice siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro che è nei cieli ma capite che essere misericordiosi molte volte va contro la giustizia, come si fa ad essere misericordiosi è nello stesso tempo giusti? Eppure la giustizia senza misericordia non è vera giustizia, la giustizia di Dio se riusciamo a vederla, è già qui, lui senza peccato si è fatto crocifiggere, ha pagato il peccato di tutti, nessuna vendetta o maledizione, questa è la misericordia massima. Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno, dice Gesù. Noi, per diventare misericordiosi, dobbiamo tenere presente che nasciamo senza nessuna propensione alla misericordia, perché la nostra natura umana, ereditata da Adamo ed Eva, quella naturale, non è incline alla misericordia per niente e tuttavia con il battesimo ci viene data una veste nuova, bianca dal Signore che rappresenta una vita nuova, delle capacità nuove di tipo spirituali, e lo Spirito Santo posto in noi ci darà un cuore nuovo, ma quella vita nuova nello Spirito bisogna che si sviluppi ma per far questo, dobbiamo esercitarla come una pianticella che deve mettere i germogli, se i germogli li lasciamo sviluppare, la pianta cresce e con essa i frutti, diversamente non accade nulla e quando magari decideremo di portare anche un piccolo frutto, stranamente e terribilmente, vedremo che non saremo in grado di dare neanche quel poco, e  a quelli che credono di avere, sarà tolto anche quello che hanno. 

Quando noi nella vita superiamo i piccoli screzi, le piccole offese, i piccoli torti, e ce ne capitano, quel gesto di insofferenza, quella piccola difficoltà, allora apriamo il nostro cuore alla misericordia, e germoglia un frutto di essa, lasciandola sviluppare un pochino alla volta, ad es. passando al silenzio, evitando di giudicare, non condannare per non esser condannati, ecco che in questi modi sviluppiamo il nostro essere spirituali, così quell’abito che si assume ci fa diventare empatici alle sofferenze altrui, e non indifferenti, ecco che saremo intercessori e che pregheremo in spirito e verità, la sofferenza del fratello è la mia sofferenza, la sua difficoltà è la mia difficoltà, siamo membra dello stesso corpo che è il corpo mistico di Cristo, se un membro soffre, tutto il corpo soffre, ma questo si realizza man mano che si realizza il nostro essere spirituali in Cristo. Il Signore ha dato un esempio pratico, di perdono; lavare i piedi gli uni degli altri per avere parte con Me, dobbiamo avere questa clemenza, questa propensione d’animo nel superare le offese, di andare oltre ciò che abbiamo ricevuto di negativo, con l’aiuto del Signore, poco per volta si può dare la precedenza alla misericordia, cominciando se abbiamo parenti e conoscenti e ci siamo legati al dito quella cosa che ci hanno fatto, facciamo questo sforzo, vediamo di produrre un frutto di misericordia, non è un’astrazione filosofica, passa da una nostra decisione la misericordia. È una decisione di lasciare campo nel nostro cuore a Gesù che ci prende così come siamo, non ci rinfaccia nulla, però è pronto a donarci il suo Spirito perché dia frutto ed il primo è il perdono che dobbiamo accordare anche a noi stessi. 

                                                                                                                                                                                                                   Guido Tomasi

BEATI QUELLI CHE HANNO FAME E SETE DELLA GIUSTIZIA, PERCHE’ SARANNO SAZIATI. 8 GENNAIO 2016

Il Signore è venuto a cercare i peccatori, quindi chi si sente peccatore è al posto giusto, chi non si sente peccatore deve stare attento perché il Signore ha avuto parole di misericordia con tutti i peccatori, e non tanto misericordiose con chi si riteneva giusto. Detto questo, al termine è consuetudine che tutta l’assemblea preghi per chi è qui per la prima volta, non siete qui per caso, il Signore vuole farvi sentire a vostro agio, innanzitutto il Signore vi accoglie e vi ama personalmente, ha progetti di pace e non di sventura, il Signore ha particolare cura perché è l’anno della misericordia, è iniziato il giubileo straordinario della Misericordia un mese fa, noi siamo interessati a ricevere questa misericordia e darla perché gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.

Il tema di questa sera è la beatitudine di cui parla Matteo 5,6: “Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia perché saranno saziati”, anche l’evangelista Luca ne parla nel Vangelo al Cap.6 ver.21: “Beati voi che ora avete fame perché sarete saziati”. Forse è giusto pensare un po’ a tutte e due le cose perché l’uomo non è solo spirito e non è solo corpo, noi siamo trinitari, spirito e anima e corpo quindi abbiamo bisogno di tutti questi aspetti e il Signore ci vuole saziare. L’apostolo Matteo, il termine saziare lo usa non solo in questa occasione ma anche quando parla della moltitudine che non aveva cibo, l’ora era tarda, e non si poteva mandarli a mangiare e Gesù disse agli apostoli date loro da mangiare, avevano solo due pani e cinque pesci e qui Gesù fece la moltiplicazione, così furono saziati 5000 uomini.

La fame e la sete, è il desiderio che ci sia giustizia, ma non solo di un giusto rapporto con Dio come gli Israeliti nel Vecchio Testamento, il Signore vuole qualcosa di più, Egli non vuole pie pratiche o filosofie, la carità non abbia finzioni. Gesù vuole una effettiva capacità di amare in concreto non in astratto, una desiderio di giustizia che riguarda gli ultimi, i poveri, non fa politica, nella Lettera Enciclica LAUDATO SI’ di Papa Francesco, il Santo Padre parla di clamorose iniquità sociali, troppi muoiono di fame letteralmente, ci sono risorse limitate usate da pochi. A proposito di questo, recentemente in televisione venne intervistata una suora andata in missione in Africa, precisamente a Nairobi in Kenya, e raccontava che mentre la città, era una selva di grattacieli bellissimi e di ville, dove tutti stavano bene, nella sua missione i bimbi morivano di fame; questo è terribile, è peggio dell’aids e delle malattie, la fame porta a morte un organismo sano, e non c’è più niente da fare, questa è iniquità sociale, se siamo cristiani dobbiamo avere una sensibilità, non dobbiamo trascurare il fatto che abitano lontani da noi, essi non sono lontani dalla vista del Signore, il nostro cuore deve essere aperto, ci sono strumenti come la Caritas, attraverso i quali si può fare qualcosa, dobbiamo avere una sensibilità maggiore. In Atti 20,35 Gesù dice che vi è più gioia nel dare che nel ricevere, diversamente battiamo l’aria, la preghierina non risolve tutto, ci sono le opere di misericordia corporali e spirituali, bisogna essere concreti attraverso le opere di misericordia, non dobbiamo dimenticarcelo. Dare da mangiare agli affamati è la prima opera di misericordia corporale. Un’altra considerazione la si trova in Giovanni 6,35 dice solo Gesù può saziare la fame dell’uomo, la fame più importante che è quella dello spirito, noi abbiamo fame su più livelli, c’è una cosa che ci soddisfa pienamente ed è il Corpo di Cristo, ossia l’eucarestia, perché Gesù ha detto: “Questo è il mio corpo dato per voi, chi mangerà non avrà più fame e non morirà in eterno”. Fonte e vertice della vita cristiana, dice il Concilio vaticano II è l’Eucarestia, Gesù si offre, sazia e dona la vita eterna. Per Vivere questa beatitudine, dobbiamo essere felici di donare, avere un’attitudine di cuore per i deboli, per i poveri.

Guido Tomasi 


FORMATO PDF PER CHI VOLESSE SCARICARE – 
Beati quelli che hanno fame e sete di giusitizia perchè saranno saziati

BEATI I POVERI IN SPIRITO 6 NOVEMBRE 2015

Questa beatitudine è possibile renderla più comprensibile con un esempio, le squadre di calcio. Una fatta di povere pecorelle che subivano falli e non potevano lamentarsi, mentre l’altra, formata da lupi, che facevano tutto quello che volevano e gli andava sempre bene e l’arbitro dava anche ragione a loro anziché alle pecore, il rischio vero per la le perdenti era di cedere alla tentazione di cambiare squadra:  “Prendo colpi oggi e domani” e il lupo che ti strizza pure l’occhio per venire dalla sua parte e ti grida: “Si sta meglio, si vince facile”, però il Signore ci assicura che la vittoria finale è della sua squadra, ossia delle pecore.

Guido Tomasi 

FORMATO PDF PER CHI VOLESSE SCARICARE – BEATI I POVERI IN SPIRITO 6 NOVEMBRE 2015

BEATI I MITI PERCHE’ EREDITERANNO LA TERRA 4 DICEMBRE 2015

Essi non fanno paura, sono mansueti, ma quanto sono mansueti? In che misura sono miti? Perché uno potrebbe non avere un atteggiamento violento ma dentro ribollire d’ira, di ogni cattivo sentimento magari anche giustamente ma il problema vero è nel cuore dell’uomo, quindi la nostra mitezza non è un’esteriorità ma una cosa intima, non è così facile come sembra, perché alle ingiustizie, soprusi, angherie rimanere miti dentro è san Francesco perfetta letizia Frate Leone, noi però abbiamo un’assicurazione perché questi miti erediteranno la terra, questo “Erediteranno la terra” per gli ebrei era di grande significato, essi erano il popolo che Dio aveva scelto per concedere la terra promessa e quando finalmente la raggiunsero, la divisero tra tutte le famiglie degli israeliti e ognuna ne possedeva un pezzo, non erano un popolo nomade, essi coltivavano una terra dove stillava latte e miele, era per loro una specie di carta d’identità personale, assumeva un valore di dignità personale. Però allora gli uomini erano rapaci, qualcuno più furbo, altri disonesti e quindi la proprietà che originariamente era divisa tra tutti, dopo qualche generazione apparteneva solo a pochi e molti non l’avevano più perdendo così anche la loro dignità, pensate a Nabot e alla sua bella vigna che gli era stata tolta. Dio promette a noi, di tutte le cose di cui siamo stati defraudati, di tutte le cose che il mondo ci ha fatto, angherie, dignità perduta etc, che erediteremo quella terra ma non un pezzetto, bensì una dignità infinita, non si accontenta solo di darci delle guarigioni per quanto importanti possano essere, ma ci ristabilisce in una condizione neanche paragonabile a quella originaria.

Guido Tomasi 

FORMATO PDF PER CHI VOLESSE SCARICARE – BEATI I MITI PERCHE’ EREDITERANNO LA TERRA