(Tarcisio Mezzetti – Lozio – luglio 1987)
Avete mai fatto esperienza di pregare su qualcuno che si trova in mezzo
ad una lotta, e la lotta interiore non se ne va o addirittura apparentemente
diventa peggio?
Quando si prega su qualcuno che sta lottando interiormente, spesso il
Signore non toglie la lotta immediatamente. Spesso la lotta interiore è
così grande che è difficile per qualcuno scorgere che Gesù è lì insieme
a lui; ma in genere si fa esperienza della sensazione che Gesù è lì a
condurci attraverso la lotta; ma qualche volta non è così. Quando la lotta
in qualcuno sembra essere troppo grande o quando sembra che Gesù non sia
lì subito, allora la Bibbia può aiutarci.
Si scelga un brano che descriva Gesù nel mezzo di una simile battaglia,
che quindi ci permetta di vedere come Lui si è mosso nel mezzo della sua
lotta interiore. Una volta che si riesce a mettere a fuoco Gesù anziché
sentire soltanto il proprio dolore, e una volta che si sa come Gesù si è
comportato in mezzo alla sua lotta, allora possiamo anche noi muoverci con
successo nel mezzo della nostra battaglia.
Padre Matt Linn racconta: due anni fa ho avuto un’esperienza di questo,
durante il mio mese di ritiro spirituale, quando mi sentii incapace di
pregare. Feci ogni tentativo per cambiare ma, nonostante tutto, la mia
preghiera era sterile. Ognuno degli altri partecipanti sembrava che avesse
tanto beneficio dalla preghiera e questo aveva su di me l’unico effetto di
farmi sentire sempre peggio. All’inizio continuai a chiedere al Signore di
venire in me e di far divenire viva la mia preghiera. Tutto ciò che
riuscivo a dire era: "Gesù portami fuori da questa situazione".
Ma Gesù aspettava invece che io dicessi: "aiutami a superare tutto
questo insieme con Te, come Tu hai superato la stessa situazione. Ciò che
alla fine mi aiutò, infatti fu di vedere come Gesù aveva superato la
stessa situazione. Nell’agonia del Getsemani, quando era solo, Gesù aveva
difficoltà a pregare, e la sua battaglia non gli fu tolta, ma dovette
subirla passo dopo passo. Gesù non sentiva il Padre, aveva bisogno della
compagnia dei suoi amici, e continuava ad andare avanti e indietro; per tre
volte andò a svegliare gli apostoli, mentre quelli invece continuavano a
dormire. Gesù era così da solo, da arrivare al punto di sudare sangue, e
così gridò: "Padre, se è possibile, allontana da Me questo
calice". Questo era stato il mio grido durante tutta la prima parte del
ritiro.
Poi finalmente venne la seconda parte della preghiera di Gesù:
"tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà". Così
cominciai a pregare il Padre insieme con Gesù: "io non riesco a
pregare, ma lasciami essere in questa situazione, insieme con Te. Fammi
sapere che Tu mi ami nello stesso modo in cui Tu amavi Gesù, quando si
trovava nella stessa battaglia, anche se non ho amici che stanno con me,
anche se mi sento solo e incapace di pregare, fammi sentire che io sono con
Te, e che andiamo insieme attraverso questa situazione. A questo punto mi
sono sentito di nuovo in pace. Divenni cosciente che non dovevo guadagnarmi
l’amore di Dio, per mezzo della preghiera perfetta. Potevo quindi essere
nel mezzo di una lotta per riuscire a pregare, e malgrado ciò sapevo, a un
livello completamente diverso, che la parte di me che non mi piaceva, che
stava lottando e che non riusciva a pregare, era anche essa amata da Dio.
Continua Padre Matt Linn: questo è il tipo di guarigione che posso
ottenere quando entro nel luogo stesso dove Gesù sta lottando, e lascio che
il suo modo di lottare mi conduca dove anche io possa superare la mia
battaglia. Spesso quando entriamo con Gesù in una battaglia quale l’aridità
nella preghiera, la lotta non scompare immediatamente, ma si ha il senso che
Gesù è lì e ci conduce con Lui attraverso la situazione.
In altre occasioni invece, la lotta scompare. Una donna che era venuta ad
uno dei nostri seminari aveva sofferto per anni le conseguenze di una grave
disgrazia: suo figlio si era suicidato impiccandosi, ed ella si accusava di
quella morte, per non aver amato quel figlio come aveva amato gli altri
figli. Lei non era stata amata come il fratello primogenito, anzi era stata
odiata da sua madre che non la aveva voluta, così anche lei aveva passato
questo odio nel suo secondogenito, e lui si era suicidato.
Durante il Seminario di guarigione guidammo una preghiera di cinque
minuti, fatta a gruppetti, e tutta la vita di questa donna era cambiata
radicalmente. Più tardi ella scriveva, parlando di quella esperienza: ho
visto Gesù tutto coperto di sudore, il suo corpo stava diventando tutto
grigio perché gli mancava l’ossigeno. Qualcosa però mi sconcertava:
accanto a Gesù pendeva il corpo di mio figlio, non da una croce, ma appeso
ad una corda. A questo punto Gesù mi guardò con lo sguardo pieno di
angoscia, di compassione e di amore, e poi mi disse: oggi tuo figlio sarà
con me in Paradiso, e io veramente credo, Gesù, che quel giorno hai fatto
salire mio figlio in Paradiso. Questo è successo quattro anni fa. Ogni
tanto riceviamo una telefonata dal marito di questa donna, che è uno
psichiatra, e che ci ringrazia e ci racconta del cambiamento totale che è
avvenuto nel cuore della moglie e di come lei ora può correlarsi bene con i
suoi figli e con tutti.
Lei fu guarita quando poté entrare in una scena della scrittura,
unendosi a Gesù ai piedi della croce e lasciando che Gesù facesse con lei
quello che aveva fatto con il buon ladrone. Come Gesù donò il Paradiso al
buon ladrone, così lo donò a suo figlio.
La tradizione di questa preghiera con la Scrittura si rifà a Gesù
stesso che cammina con i suoi Discepoli lungo la strada di Emmaus. I
Discepoli parlano a Gesù della loro lotta, come essi sono rimasti confusi
dagli avvenimenti degli ultimi giorni. Poi entrano nella Scrittura che Gesù
apre per loro. Forse Gesù spiegò loro il Salmo 21, dove così tanto della
Passione viene raccontato.
Gesù dice in pratica a loro: datemi il vostro cuore, e fateci entrare
ciò che dicono queste Scritture. Quando essi lo fecero, i loro cuori furono
cambiati. Così i Discepoli furono in grado di tornare alla comunità con un
nuovo vigore e una nuova speranza. La preghiera della scrittura ha
effetto quando noi sentiamo che Gesù ha subìto e sofferto una lotta come
la nostra, e lasciamo a Lui di spiegarcene il senso, come fece
con i Discepoli di Emmaus, quando essi diedero a lui le loro reazioni e
presero su di se’ le sue reazioni.
La preghiera della scrittura ci guarisce perché noi condividiamo la
nostra lotta con qualcuno che ci ama, con qualcuno che può camminare con
noi in mezzo alla nostra battaglia.
La preghiera con la scrittura può quindi essere l’esperienza di ogni
giorno, se io mi chiedo: quale momento della sua vita Gesù vive in me in
questo momento?
Racconta sempre Padre Matt Linn: un giorno, l’estate scorsa, mi trovavo
in una grande tenda da circo, in una gioiosa riunione con altri seicento
fratelli gesuiti che non vedevo da alcuni anni. Sentivo il Signore che
diceva: questa è la mia gente prediletta in cui mi sono compiaciuto. Mi
sentivo come se fossi alla Trasfigurazione e potessi dire con Pietro:
piantiamo qui un po’ di tende e rimaniamo qui per sempre. Poco dopo la
riunione andai a casa e mi misi a lavorare sul davanti dove avevo piantato
un nuovo prato verde; una macchina passò lungo la strada e qualcuno buttò
delle bottiglie vuote di birra sul mio prato. In quel momento non mi sentivo
più davanti alla Trasfigurazione, ma ero così inferocito che avrei voluto
raccogliere le bottiglie e tirarle addosso agli occupanti della macchina.
Arrabbiato e disgustato smisi di lavorare e rientrai in casa, vivendo un
evento della vita di Gesù, e gli chiesi: quando è successo che Ti sei
sentito come mi sento io in questo momento? Pensai subito a Gesù sulla via
della croce, quando cadde per la terza volta; vedevo Gesù che si sentiva
violato e non rispettato, mentre la gente gli tirava sassi e bastonate. Poi
udii il Signore che diceva: Padre, perdona loro perché non sanno quello che
fanno. Gesù mi chiedeva di crescere e di essere capace di perdonare ogni
volta che mi sentivo violato e non rispettato. Così rientrai in me stesso e
fui capace di uscire di nuovo, raccogliere le bottiglie sul prato e dire:
Padre, perdonali perché non sapevano quello che facevano. Avevo condiviso
la mia battaglia con Gesù che mi aveva condotto dove non ero capace di
andare da solo.
Ognuno può quindi domandarsi quale evento Gesù sta vivendo in lui,
anche adesso, mentre sta facendo questo seminario. Ognuno può sentire il
Padre che gli dice: questo è il mio figlio prediletto nel quale mi sono
compiaciuto; oppure può darsi che qualcuno dica a se stesso: io l’ho
tentato altre volte e sembra che non succeda niente. Se è così, costui
può sentirsi come Gesù nel Getsemani, quando si alzò e andò avanti e
indietro per tre volte, mentre era incapace di pregare e sentiva nel suo
cuore così tanta desolazione.
In ogni situazione noi possiamo sempre chiedere a Gesù: quale evento tu
stai vivendo dentro di me in questo momento? Come dice San Paolo: non sono
più io che vivo ma Cristo vive in me.
Padre Dennis Linn racconta: ho vissuto l’esperienza della preghiera con
la Scrittura, su qualcun altro, quando pregai insieme con uno psichiatra, su
una delle sue pazienti che si chiamava Joan. Io non sapevo quasi niente di
quella paziente, sapevo soltanto che era agghiacciata dalla paura, che
tremava tutta e che non poteva nemmeno dire che cosa temesse, così grande
era in lei la paura. Pregammo così, che Gesù ci rivelasse quale era quella
paura in modo che si potesse in qualche modo operare su di essa. Ma tutti i
tentativi sembravano inutili; e così pregammo: Gesù, conduci qui tua Madre
e aiuta Lei a toccare questa paura e a rivelarci qual’ è. A questo punto
Joan cominciò a comportarsi come se fosse colpita in tutto il corpo e noi
ci fermammo perplessi, non sapendo cosa stava accadendo. Ci sembrava però
che Gesù volesse circondare tutto il corpo di quella creatura e
proteggerla; e cominciammo allora a chiederle: riesci a vedere Gesù? Come
Gesù sta intorno a te? Come le sue braccia ti circondano e ti stringono?
Anche se tu non lo puoi vedere, Egli sente tutti i tuoi dolori: Ora Gesù è
intorno a te e ti protegge da tutti i colpi con le sue braccia strette
intorno a te. A questo punto Joan cominciò a gridare: no, io non voglio,
non colpire Gesù! Ella aveva avuto l’impressione che i colpi che venivano
dati a lei adesso colpivano Gesù. Potemmo così dire a lei: guarda Gesù,
ma guarda la sua flagellazione, guardalo legato alla colonna, proprio come
ha le braccia intorno a te adesso, le aveva intorno alla colonna, guarda
come subisce quei colpi, Lui ha scelto di essere così, Egli vuole subire
quei colpi e perdonare, così ora le sue braccia possono essere intorno a
noi e non solo intorno alla colonna. Joan entrò nella scena e poté vedere
Gesù che prendeva i colpi e che perdonava e amava proprio coloro che lo
stavano flagellando.
Poi poté vedere Gesù che la abbracciava di nuovo, e ora sentiva di
ricevere il suo amore e il suo perdono e cominciò a espellere da lei la
paura. Gesù non era più solo intorno a lei ma adesso era dentro di lei. Il
perdono di Gesù era ora nel suo cuore e cominciò a perdonare tutta la
gente che la aveva ferita nella vita. Adesso Joan non reagiva più ai colpi,
ma aveva amore, era in pace e sorrideva. Tutto questo pensando a Gesù
mentre veniva flagellato. Alla fine chiedemmo che cosa le fosse successo.
Joan aveva avuto una orrenda storia: era stata ripetutamente picchiata e sua
madre aveva cercato di ucciderla tre volte quando era bambina. Quando la
avevamo posta sul grembo di Maria, Joan era entrata in contatto con quel
dolore che veniva dalla propria madre, e ciò che aveva bisogno era che
Gesù prendesse quei colpi su di sé.
Quando Joan cominciò a perdonare e ad amare con l’amore di Gesù,
poté perfino tornare a sedersi sulle ginocchia della madre, in un modo
totalmente diverso; fu capace di entrare in contatto con quel dolore,
portarlo al Signore, ed essere nello stesso tempo in contatto con il suo
amore nel modo in cui Egli perdona ciascuno di noi.
Joan aveva vissuto dentro e fuori dall’Ospedale per anni: quella
preghiera l’aveva guarita.
La preghiera della Scrittura avviene quando si chiede a Gesù come Lui si
sente, come pensa dentro di noi e quando si condivide con Lui come noi
sentiamo e pensiamo. Allora si comincia a vivere una vita di comunicazione
insieme con Lui.
Il primo passo nella preghiera della Scrittura, che ci aiuta a camminare
nella vita insieme con Gesù, è quello di trovare un evento della vita di
Gesù in cui egli attraversava una esperienza simile alla nostra.
Il passo successivo è di leggere i passi che descrivono quell’evento e
di leggerlo tre volte; la prima volta per capirlo con la mente, la seconda
per entrare in ciò che Gesù ha sperimentato e per amarLo in quella
situazione, la terza volta per lasciare che Gesù ci ami e ci mostri come
Lui attraverserebbe qualsiasi situazione pur di venire ad incontrarci.
Quando il passo è stato letto tre volte, bisogna entrare in qualsiasi parte
della scena in qualsiasi modo si voglia; la cosa importante non è quella di
avere un’immagine perfetta e a colori della scena stessa, ma di arrendersi
a Gesù e di essere con Lui in modo da poter assumere il suo cuore.
La scena così vissuta produrrà tanta guarigione in noi in quanto
possiamo essere con Gesù, amandolo ed essendo amati da Lui.
Una scena in cui tutti noi possiamo certamente entrare è quella della
nascita di Gesù.
Una Dottoressa psichiatra che lavora con bambini schizofrenici ci ha
detto, racconta Padre Matt Linn, che lei prega con questi bambini per
condividere con loro la nascita di Gesù e per essere tenuti da Maria e
Giuseppe in quella stalla. E mentre i bambini cominciano a sperimentare l’amore
perfetto di una Madre e di un Padre che è a loro mancato nei primissimi
anni della loro vita, i bambini smettono di avere allucinazioni e la loro
condizione psichica migliora.
Questa psichiatra scoprì la preghiera della Scrittura quando alcuni
fratelli pregarono su di lei perché lei non sopportava che altri la
abbracciassero. Durante la preghiera lei sentì come fosse una bambina di
sei mesi tenuta fra le braccia di Maria e circondata dall’amore perfetto
di una madre. Durante i mesi che seguirono essa tornò a fare questa
preghiera ripetutamente e ogni volta sentì di guarire in qualche parte
senza sapere dove. Tutto quello che sapeva era che, in preghiera, essa
desiderava rimanere a riposarsi nelle braccia di Maria e ricevere l’amore
perfetto di una madre. Mentre lo faceva si accorse che, per la prima volta
nella sua vita, poteva permettere ad altre persone di abbracciarla. Così un
giorno andò da sua madre e le chiese: io non so perché prego così, che tu
sappia è successo qualcosa quando avevo sei mesi? La madre rispose: quando
tu avevi sei mesi hai avuto uno sfogo cutaneo e ti sei riempita di vesciche.
Per alcune settimane non ti ho potuto tenere in braccio, nessuno poteva
toccarti, perché ogni contatto era troppo doloroso per te. Gesù aveva
condiviso la sua nascita con questa donna così che anni dopo, da adulta,
potesse ricevere da Maria ciò che aveva perduto quando aveva sei mesi,
cioè la madre non la teneva più in braccio.
Sia che entriamo nella vita di Gesù alla sua nascita o alla sua morte,
Lui vuole condividere con noi quella parte della sua vita e donarci tutto
quello di cui abbuiamo bisogno.
Immaginatevi adesso di essere nella stalla di Betlemme dove nacque Gesù.
Osservate Maria e Giuseppe che prendono a turno in braccio Gesù e lo amano
teneramente.
Adesso immaginate che i vostri genitori sono lì accanto a Giuseppe e
Maria e vi tengono tra le braccia come quando eravate bambini e poi
lasciatevi prendere in braccio da Maria perché Essa vi colmi di tutto l’amore
che vostra madre non ha saputo darvi, fin dal momento che siete venuti alla
vita nel suo grembo, fin da quando eravate nell’utero di vostra madre,
fino al momento della vostra nascita. Lasciate che l’amore perfetto di
Maria riempia la vostra vita e godetevelo, siete dei bambini fortunati.
Adesso lasciate che le braccia robuste di Giuseppe vi cullino e vi colmino
dell’amore e della sicurezza che vostro padre non ha voluto o non ha
saputo darvi. Rimanete lì e lasciatevi guarire dall’amore perfetto.
Fate ora un lungo canto in lingue. Questo è il momento della grazia.
Lasciatevi amare come vi ama Gesù e apritevi. Lasciate alla grazia di Dio
di agire nei vostri cuori. Condividete con un fratello: voi parlate e lui
ascolta in silenzio, poi pregherà su di voi. Non dirà niente. per lasciare
parlare Gesù, senza nostri consigli umani.