(Tarcisio Mezzetti – Lozio – luglio 1987)
Ogni volta che Sant’Ignazio desiderava ricevere consolazione, si
metteva semplicemente a ricordare i propri peccati.
La cosa più importante del peccato è la scelta che ci presenta dinanzi:
quando noi pecchiamo possiamo diventare depressi, rinchiuderci in noi stessi
o perfino sviluppare delle spinte suicide. Questa fu la scelta di Giuda.
Ricordate quella affermazione incredibilmente lapidaria che sta nel Vangelo
di Giovanni: "quello che devi fare fallo presto!". Gli altri
apostoli non capirono cosa dicesse ma Giuda si alzò ed uscì; Giovanni dice
che era notte.
C’è una scelta di uscire dalla luce ed entrare nelle tenebre, con
tutte le conseguenze. Possiamo quindi dire: questa è la fine e scegliere la
strada di Giuda; oppure quando pecchiamo possiamo dire: adesso posso essere
più vicino al Signore di quanto non lo sia mai stato prima.
E questa fu la scelta di Pietro. Nel Vangelo di Giovanni al Capitolo 21,
quando Gesù fa una apparizione sul lago di Genezaret,i suoi discepoli erano
in quel momento disorientati nella loro vita. Gesù disse: gettate le reti
dalla parte destra della barca e troverete. Gettarono le reti e tirarono su
così tanti pesci che Giovanni li conta perfino: erano 153 grossi pesci.
Pietro a questo punto dice: è il Signore! Si rivestì, saltò fuori dalla
barca e arrivò a terra per primo e trovò che Gesù non solo aveva il pesce
ma lo aveva anche arrostito.
Nonostante questo, Pietro non aveva il coraggio di parlare a Gesù
perché sapeva di essere un peccatore.
Sentite cosa dice il Vangelo, anche se la traduzione in italiano dal
greco di questo brano, non fa onore ai traduttori, perché hanno tolto uno
dei significati più straordinari lì compresi.
In greco Giovanni gioca su due verbi: uno è il verbo "agapao"
che significa amore sconfinato, senza limiti, senza condizioni, amore
straordinariamente grande, totale. L’altro è il verbo "fileo"
che vuol dire: ti voglio bene, un verbo piccolo piccolo in confronto al
primo.
Gesù si rivolge a Pietro che lo aveva tradito tre volte, e gli fa tre
domande, perché Gesù sa che non si può essere evangelizzatori e pastori
se prima non siamo stati guariti da Gesù stesso. Guariti non vuol
dire che non siamo più claudicanti eccetera, vuol dire che ormai siamo
confidenti che il Signore è con noi e che quindi ci guarirà per sempre;
abbiamo capito che Lui è proprio con noi e quindi la ferita prodotta dal
peccato o da qualsiasi altra debolezza, è guarita.
Gesù si rivolge a Pietro e gli dice: Simone figlio di Giona, mi ami tu
più di tutti costoro? usa il verbo agapao. Pietro è così pieno del senso
di essere un peccatore che non riesce a dirgli di si. Mesi prima gli disse:
Si Signore, ti seguirò ovunque tu vada. Ma in questa situazione lui è
schiacciato dal peso del proprio peccato, e si sente indegno dell’amore di
Dio, e risponde: Signore, tu lo sai che io ti voglio bene (fileo).
Pasci le mie pecore! Il Signore, davanti a una risposta così povera gli
affida lo stesso il suo gregge. Pietro non capisce lì per lì, ma Gesù gli
ripete per la seconda volta: Simone di Giona mi ami tu (agapao)? ha tolto:
più di tutti costoro; è sceso di un gradino. Pietro ancora
cosciente della sua povertà risponde Signore, io ti voglio bene.
Pasci i miei agnelli. Per la terza volta Gesù gli dice: Simone figlio di
Giona…Pietro a questo punto si spaventa…mi vuoi bene (fileo)? Gesù usa
il verbo fileo, mi vuoi bene?. Pietro risponde: Signore io ti voglio bene, l’unica
cosa che posso avere per Te, non sono capace di fare se non questo.
Dio è sceso a livello dell’uomo; Pietro ha capito che anche
nella sua debolezza Dio ama l’uomo e ha fiducia nella debolezza dell’uomo.
Adesso Pietro è guarito; adesso può essere Papa. Adesso è così
totalmente guarito che può accettare Gesù che gli dice
"seguimi", potrà andare a Roma e potrà incontrare la sua morte
in croce, perché adesso Pietro ha capito che davanti a Dio non c’è
limite alla misericordia.
Possiamo fare nostra quella frase di Giovanni nella sua prima lettera:
"anche se il tuo cuore ti condanna, Dio è più grande del tuo
cuore". Non è straordinario sentirsi dire in questo momento che
ascolti o leggi, una cosa così dal Signore? "mi vuoi bene?".
Noi cosa gli possiamo rispondere? "Si, Signore ti voglio bene, ecco
quel pochino che ho!"
Ma al Signore gli basta questo!
Quando Pietro poté ricevere il perdono per avere tradito il Signore,
egli era pronto a seguire Gesù ad un livello nuovo e profondo.
Se prendiamo poi il Vangelo di Luca al capitolo 7, 36-50, noi troviamo l’episodio
della peccatrice che va da Gesù.
36
Uno dei farisei lo invitò a mangiare da
lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. 37Ed
ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella
casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato; 38e
fermatasi dietro si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò a
bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li
cospargeva di olio profumato.
39
A quella vista il fariseo che l'aveva invitato pensò tra sé.
"Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è
colei che lo tocca: è una peccatrice". 40Gesù allora gli
disse: "Simone, ho una cosa da dirti". Ed egli: "Maestro, di'
pure". 41"Un creditore aveva due debitori: l'uno gli
doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta. 42Non avendo essi
da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo
amerà di più?". 43Simone rispose: "Suppongo quello a
cui ha condonato di più". Gli disse Gesù: "Hai giudicato
bene". 44E volgendosi verso la donna, disse a Simone:
"Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m'hai dato
l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha
asciugati con i suoi capelli. 45Tu non mi hai dato un bacio, lei
invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi. 46Tu
non mi hai cosparso il capo di olio profumato, ma lei mi ha cosparso di
profumo i piedi. 47Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi
molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco,
ama poco". 48Poi disse a lei: "Ti sono perdonati i tuoi
peccati". 49Allora i commensali cominciarono a dire tra sé:
"Chi è quest'uomo che perdona anche i peccati?". 50Ma
egli disse alla donna: "La tua fede ti ha salvata; va' in pace!".
In questo episodio ci viene detto che la donna che ungeva i piedi di
Gesù amava molto perché molto le era stato perdonato.
Noi possiamo amare molto il Signore quando noi sappiamo quanto Egli ci ha
perdonato. Io ho capito il giorno della mia effusione spontanea quanto
grande era veramente il mio peccato davanti a Dio e quanto mi vergognavo
davanti a Dio; quando ho capito che Dio era venuto ugualmente verso di me,
mi sono innamorato di Dio allora perché ho capito che soltanto Dio poteva
non avere ribrezzo di me.
Padre Dennis Linn racconta: il momento in cui mi sono sentito perdonato
di più e quindi volevo amare molto, fu quando feci la mia confessione
generale dopo essere entrato nei Gesuiti. Dopo quella confessione sapevo che
Gesù mi aveva molto perdonato e gli ero così grato che riuscivo a dirgli:
io andrò per Te in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento Tu lo vorrai.
Quella esperienza cambiò la mia vita. Coloro che conoscono il funzionamento
dell’anonima alcolisti riconosceranno il 5° passo del programma della
loro associazione.
In questo passo l’alcolista fa la revisione di tutta la sua vita, e
confessa ad un’altra persona e a Dio tutte le cose di cui si vergogna di
più.
Per quanto Dio ci abbia concesso il suo perdono per mezzo della morte di
Gesù, già prima che avessimo peccato, la confessione ci aiuta a ricevere e
a sperimentare ad un livello più profondo, il perdono costante di Dio.
Questo specialmente quando scopriamo che è più duro rallegrarci con il
Padre che ci ha perdonato un debito di cinquecento anziché di cinquanta.
Se siamo stati grandi peccatori allora abbiamo l’opportunità di
diventare grandi innamorati di Dio. La confessione ha lo scopo di guarirci e
di farci diventare grandi innamorati, ma spesso la confessione, come viene
fatta, è soltanto una ripetizione degli stessi vecchi peccati. Ci alziamo
quindi alla fine senza sentire la forza di cambiare. La forza guaritrice
della confessione viene non solo perché noi confessiamo i nostri
peccati, ma quando io confesso il peccato di cui io mi vergogno di più,
qualsiasi cosa io consideri la parte peggiore di me.
Padre Matt Linn ci racconta questo curiosissimo episodio; dice: questa fu
la mia prima confessione in terza elementare e mi portò la più grande
guarigione della mia vita. Avevo molti peccati da confessare: non aveva
portato fuori la spazzatura, non avevo lavato i piatti al mio turno, c’erano
tante cose che mia madre mi aveva chiesto di fare ed io non avevo fatto
bene. Io cercavo di trovare un nome per tutti questi peccati, qualcosa che
esprimesse la disobbedienza ai genitori. Pensa e ripensa la parola che mi
sembrava giusta era: adulterio, in quanto credevo significasse: disobbedire
agli adulti. Le suore non ci spiegavano mai cosa fosse l’adulterio, ci
dicevano solo che era un grande peccato che faceva diventare la nostra anima
molto nera. Così io mi trovavo in terza elementare ed avevo già commesso
adulterio!
Quando arrivò la domenica, pianificai la mia strategia mentre facevo la
fila davanti al confessionale. Il piano consisteva di fare una confessione
sandwich, cioè di dire due piccoli peccati a voce alta e sperare che il
prete non sentisse il grosso peccato che io infilavo in mezzo, in un
sussurro. Così quando arrivò il mio turno io dissi: Padre mi benedica
perché ho peccato, sono passate tre settimane dalla mia ultima confessione,
e da allora i miei peccati sono stati i seguenti: ho saltato la mia
preghiera del mattino tre volte, ho commesso
cinque volte adulterio, ho litigato tre volte con mio fratello!
Ci fu una lunga pausa e capii che era andata buca. Il prete mi chiese:
quanti anni hai? Io risposi: faccio la terza. Lui mi rispose: è proprio
come pensavo: io non credo che tu abbia commesso adulterio, ma se tu lo hai
fatto, voglio che tu sappia che Gesù ti ama tanto e che ti perdona. Io
sentii tutta una nuova libertà entrare in me: io avevo messo quello che
credevo il peggiore peccato, nelle mani del Signore e Lui mi aveva
perdonato!
La confessione è così piena di guarigione oggi come allora, quando
cioè dico al Signore le mie cose peggiori, e permetto a me stesso di
ricevere il suo amore e il suo perdono.
Anche se io non sono veramente un peccatore, posso sentirmi come se lo
fossi ed essere guarito, mentre lascio che il Signore mi ami dove io
sento più vergogna.
Il peccato più profondo non è l’azione che io compio, ma è il
permettere che la mia vergogna mi separi dal perdono di Dio.
In verità vi dico, disse Gesù, tutti i peccati saranno perdonati ai
figli degli uomini, e anche tutte le bestemmie che diranno, ma chi avrà
bestemmiato contro lo Spirito Santo non avrà perdono in eterno, sarà reo
di colpa eterna (Mc 3, 28-29).
La preghiera di questa sessione è la preghiera del prodigo in cui
cercheremo di sperimentare cosa significhi essere salutati con gioia quando
torniamo a casa, dopo che abbiamo fatto ciò di cui ci vergogniamo. Come il
figliol prodigo fu festeggiato dopo aver fatto la cosa più vergognosa che
poteva fare (trattare il padre come se fosse già morto; reclamare la parte
di eredità e sperperarla) eppure fu perdonato. Nonostante una così grande
offesa, il Padre poteva festeggiare con gioia il ritorno a casa del figlio.
Raccontano i fratelli Linn: recentemente, mentre eravamo in Corea,
abbiamo sentito il racconto del tipo di amore fraterno che può perdonare la
peggiore offesa subita da un figlio. In Corea c’è un risveglio del
Cristianesimo che è incredibile: pensate che tutti i Vescovi della Corea
hanno preso l’effusione dello Spirito Santo; le effusioni si danno negli
stadi con migliaia di effusionandi per volta. I cattolici sono solo il 2%
della popolazione eppure sono fortissimi. Io ho conosciuto persone della
Corea e del Giappone così forti nella fede, capaci di sacrificare tutto pur
di non rinunciare alla loro appartenenza alla chiesa Cattolica.
Noi avevamo notato che in Corea c’erano molte e forti comunità
cristiane in piena crescita, e quando chiedemmo che cosa avesse aiutato
queste comunità a svilupparsi, ci fu detto di un dramma teatrale che si
chiamava "La bomba atomica dell’amore". Il dramma si basa su una
storia vera cominciata nel 1948, quando i comunisti della Corea del nord
attaccarono e conquistarono un villaggio. Quando il Pastore Sun,
protestante, ritornò al villaggio dal lebbrosario dive lavorava, trovò che
un giovane comunista aveva assassinato entrambi i suoi figli. Alcuni giorni
dopo quel comunista fu catturato e condannato a morte. Il Pastore Sun andò
alla prigione e disse: se voi ucciderete questo ragazzo, tutto ciò non
riporterà in vita i miei figli: io voglio che lo liberiate e lo consegnate
a me così che possa farlo crescere nella mia famiglia e fare il lavoro che
i miei due figli volevano fare. Il prigioniero fu rilasciato e crebbe nella
famiglia del Pastore; successivamente divenne cristiano, frequentò il
Seminario e cominciò a lavorare nel lebbrosario. Quando i familiari dell’assassino
seppero cosa era successo al loro figlio, andarono a visitare il Pastore Sun.
Essi non riuscivano a capire un tale atteggiamento di misericordia, e
vollero imparare che cosa avesse reso possibile per il Pastore riuscire a
perdonare l’assassino dei suoi figli. Allora il Pastore Sun mandò la
propria figlia a vivere con questa famiglia per alcuni anni, e tutta la
famiglia divenne cristiana.
Cari fratelli, l’idea di amare i propri nemici è un’idea unicamente
cristiana, per questo il Cristianesimo è l’unica religione vera che
esiste al mondo, perché è rivelata da Dio; le altre religioni sono umane.
Come cristiani noi riusciamo ad amare i nostri nemici perché abbiamo un
Padre che ci ama anche quando noi ci comportiamo da suoi nemici.
San Paolo scriverà ai Romani al capitolo 7: sarebbe difficile trovare
qualcuno disposto a dare la vita per un uomo buono, tutt’al più si
troverebbe qualcuno disposto ad offrire la propria vita per un uomo dabbene,
ma Cristo è morto per noi quando noi eravamo peccatori, cioè quando
eravamo i suoi nemici: questa è la prova che Dio ci ama. Noi abbiamo
un Padre che lascia che il suo sole brilli sui giusti e sugli ingiusti, che
ama tanto i peccatori impenitenti quanto coloro che sono perfetti e vivono
in grazia. Il nostro Padre non allontana mai il suo amore da noi, ma
siamo noi che quando pecchiamo ci allontaniamo dal suo amore che è un amore
costante, fedele e guaritore.
La Chiesa ci dice che essere scrupolosi vuol dire peccare, non vuol dire
essere più santi; ebbene, quando siamo scrupolosi, oppure quando sentiamo
come se ci dovessimo guadagnare la misericordia di Dio (dobbiamo fare le
cose perché se no Dio non ci amerà abbastanza), in questo caso noi
giochiamo orgogliosamente ad essere Dio, rifiutando la sua misericordia
gratuita ed onnipotente. Il nostro Padre ci invita a trovare il momento
della nostra vita in cui non siamo stati abbastanza coscienti della sua
misericordia.
Quando siamo stati più pieni di vergogna per qualcosa che abbiamo fatto
e vogliamo che nessuno lo sappia: proprio in quel momento noi possiamo
ricevere il suo amore che ci guarisce, come il Pastore Sun fu capace di
amare il ragazzo che aveva ucciso i suoi figli.
Un uomo aveva due figli. 12Il più giovane disse al padre:
Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra
loro le sostanze. 13Dopo non molti giorni, il figlio più
giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò
le sue sostanze vivendo da dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto,
in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel
bisogno. 15Allora andò e si mise a servizio di uno degli
abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. 16Avrebbe
voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene
dava. 17Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in
casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi
leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo
e contro di te; 19non sono più degno di esser chiamato tuo
figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. 20Partì e si
incamminò verso suo padre.
Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro,
gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli disse: Padre,
ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser
chiamato tuo figlio. 22Ma il padre disse ai servi: Presto,
portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito
e i calzari ai piedi. 23Portate il vitello grasso, ammazzatelo,
mangiamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto
ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a
far festa. (Lc15,11-24)
Decidete ora se volete essere il Padre o il Figliol prodigo.
Se siete il Padre, senza usare parole, come ha fatto il Padre, gettando
le braccia al collo e baciando, commossi date il benvenuto al figlio che è
tornato a casa.
Nella vostra immaginazione dovete abbracciare la parte peggiore di voi.
Immaginatevi tutta la scena.
Se invece di essere il Padre siete il figlio prodigo, assorbite l’amore
del Padre mentre Lui vi dà il benvenuto, e godetevelo, fate la preghiera
del respiro, bevendo l’amore del Padre.
Ora invertite i ruoli, se eravate il figlio fate il Padre e viceversa.
Canto in lingue.
Condividete tra voi tutto quello che il Signore ha operato in voi in
quest’area della vostra vita.
Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al
Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. 2Mentre
cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota,
figlio di Simone, di tradirlo, 3Gesù sapendo che il Padre gli
aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, 4si
alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse
attorno alla vita. 5Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò
a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si
era cinto. 6Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse:
"Signore, tu lavi i piedi a me?". 7Rispose Gesù:
"Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo".
8Gli disse Simon Pietro: "Non mi laverai mai i piedi!".
Gli rispose Gesù: "Se non ti laverò, non avrai parte con me". 9Gli
disse Simon Pietro: "Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il
capo!". 10Soggiunse Gesù: "Chi ha fatto il bagno, non
ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi,
ma non tutti". 11Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo
disse: "Non tutti siete mondi".
12
Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti,
sedette di nuovo e disse loro: "Sapete ciò che vi ho fatto? 13Voi
mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. 14Se
dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi
dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. 15Vi ho dato infatti
l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi. 16In
verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone,
né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato. 17Sapendo
queste cose, sarete beati se le metterete in pratica. (Gv13,1-17)
La lavanda dei piedi, molto curiosamente è come un Sacramento cristiano,
ma nessuna denominazione cristiana lo ha mai rivendicato per sé. Così è
un Sacramento che appartiene a tutti, è Gesù che ha detto di fare questo.
Un Sacramento è una azione di Gesù che Egli ci chiede di ripetere in modo
da effondere il suo amore in mezzo agli uomini. Quando Gesù lavò i piedi
ai suoi discepoli fece loro questa richiesta: se dunque io, il Signore e il
Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni
con gli altri. Come tutti gli altri Sacramenti ufficiali della Chiesa, la
lavanda dei piedi è una opportunità che ci viene offerta, per ricevere l’amore
di Gesù che guarisce.
Ai tempi di Gesù i piedi erano considerati la parte peggiore del corpo,
la più contaminata, la parte del corpo che nessuno avrebbe voluto farsi
toccare da altri. I piedi erano considerati contaminati e sporchi non
perché avevano raccolto la sporcizia, il che era una cosa normale, ma
perché ogni persona avrebbe potuto camminare dove aveva camminato un
lebbroso. Prima di entrare in una casa, l’ospite ebreo si lavava i piedi
non solo per pulirli, ma anche in segno di rispetto verso il padrone di
casa, per evitare che essi portassero dentro tutte le cose sudicie che
avevano raccolto per strada.
Simon Pietro avrebbe quindi tranquillamente potuto lavare i piedi di
Gesù, come segno speciale di rispetto: era un Rabbì.
Lavare i piedi ad una persona era come dirgli: io farò qualsiasi cosa
per te, ti laverò perfino i piedi, tanto grande è il rispetto che io ho
per te.
Quando noi permettiamo ad una persona di lavarci i piedi, in questo
servizio affidiamo al Signore quella parte di noi di cui più ci
vergogniamo, e lasciamo che il suo amore che purifica e rinnova, giunga fino
a noi attraverso un’altra persona.
Quando ci laviamo i piedi a vicenda, dobbiamo essere sia Pietro che
Gesù, l’uno e l’altro, quando diamo e riceviamo l’amore e il perdono
del Signore.
Possiamo anche lavare i piedi per conto di qualcun altro e ad altri. Per
esempio qualcuno vorrebbe lavare i piedi alla madre già morte, in questo
caso si rivolge ad un’altra persona e le dice: fammi da madre, la mia si
chiamava…Rosa e io ti chiamerò Rosa.
Poi le laverà i piedi dicendo: io mamma ti lavo i piedi esprimendo con
questo il mio amore per te, la mia riconoscenza, la mia richiesta di
perdono, ecc. La persona che si è prestata a lasciarsi lavare i piedi,
sotto la guida dello Spirito Santo dovrebbe riuscire a rispondere quello che
risponderebbe la madre vera. Occorre avere sensibilità e tenere una
gestualità adatta al caso: se chi lava piange, abbracciare, consolare, e
così via.
Raccontano i fratelli Linn: tenevamo un seminario ad alcune suore, ed uno
psichiatra che si era intrufolato in mezzo, si dedicò al servizio della
lavanda dei piedi e lavò i piedi alle partecipanti per tutta la notte. Una
sorella dopo l’altra si aggrappava a lui chiedendogli di essere il padre
che l’aveva trascurata, o il fratello che non era andato d’accordo con
lei. Il bello è che anche lo psichiatra aveva avuto tutti quegli stessi
problemi con figli, sorelle eccetera, ed inoltre aveva addosso un cancro
attivo. Mentre si stava diffondendo il perdono del Signore alle suore per
conto di padri, di fratelli eccetera, il cancro che egli aveva andò in
remissione e guarì. Lo psichiatra dichiarò che fu come fare anni di
psicanalisi, non so come quelle suore lo fecero, fatto sta che lo fecero.
Per questo: se chiedi ad una persona di essere Gesù per te e di lavarti
i piedi, puoi portare alla guarigione anche quella persona. La sua
guarigione si verificherà soprattutto se tu inviti quella persona ad amarti
in un modo in cui non ha mai saputo amare, nella sua vita, le persone che
ora in questo servizio, tu rappresenti.
Se egli ti lava i piedi e ti offre il perdono di Gesù, scoprirà quanto
profondamente Gesù ha perdonato anche lui.
La contrizione, il pentimento, non deriva tanto dal riconoscere quanto
male abbiamo fatto, ma dal renderci conto di quanto siamo amati.
Nel Vangelo di Giovanni, la lavanda dei piedi ebbe luogo perché Gesù
"dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla
fine". Questa è la chiave per capire; sapendo queste cose sarete beati
se le metterete in pratica. Cioè se li metteremo in pratica Il Signore ci
promette felicità.