(Tarcisio Mezzetti – Lozio – luglio 1987)
Padre Dennis Linn racconta: pregare per la guarigione è molto
semplice, vuol dire soltanto diventare una sorgente dell’amore di Gesù
per un’altra persona.
Io imparai quanto fosse facile operare guarigioni quando mi trovavo in
India e pregavo per la guarigione fisica con due persone note per il loro
forte carisma di guarigione. Un vescovo venne a chiederci una preghiera e,
poiché gli altri erano già occupati, io ed un altro sacerdote ci occupammo
del Vescovo. Pensai: è formidabile, pregherò per questo Vescovo e lui
guarirà; allora dirà ai suoi sacerdoti che le guarigioni sono autentiche,
reali, e le parrocchie fioriranno in tutta l’India. Il Vescovo soffriva di
problemi cardiaci che gli provocavano gonfiore alle gambe e così cominciai
a pregare affinché il gonfiore diminuisse. Pregai per qualche minuto, ma
senza che si verificasse alcun cambiamento. Continuai a pregare seguendo
ogni via che conoscevo; chiesi perfino al Vescovo se avesse qualcuno da
perdonare. Ma nulla sembrava giovare: il Vescovo si trovava alla fine nello
stesso pessimo stato di quando avevamo cominciato. Infine interruppi la
preghiera e mi sentii molto esausto e inutile. Mi chiesi se vi fosse in me
qualche ostacolo che tratteneva il Signore dall’operare per mio tramite.
Questa è la differenza base che passa tra un guaritore o pranoterapista,
e uno che usa i carismi: non sa mai quando il Signore opera.
Mentre sedevo in preda a questo senso di inutilità, due uomini fecero
entrare una donna di 28 anni che si chiamava Poline. Circa sei mesi prima
ella era stata vittima di un incidente ferroviario presso Bombay. Tutti gli
amici che la accompagnavano su quel treno, erano morti gridando aiuto tra i
rottami: dei 60 passeggeri presenti in quella carrozza, soltanto Poline era
sopravvissuta. Per estrarla fu necessaria la fiamma ossidrica, ma questa
aveva troncato i nervi di Poline al ginocchio. Per questo motivo non poteva
più camminare regolarmente e doveva indossare calzature ortopediche con
protesi metalliche. Nell’incidente si era anche lesionata la schiena per
cui aveva problemi anche col busto. Soffriva inoltre di insonnia e
depressione perché le tornavano sempre alla mente l’ossessionante fragore
dei due treni che si scontravano e le grida angosciate e spaventose dei suoi
amici che chiedevano aiuto. Poline si era rivolta a molti medici dopo l’incidente,
ma nessuno aveva potuto aiutarla di più. Scoraggiato dall’insuccesso con
il Vescovo, ignoravo il suo caso e credevo che la gravità di esso
richiedesse la presenza delle due persone con carismi particolarmente forti.
Ma queste erano ancora impegnate per cui ci mettemmo a pregare su Poline io,
il sacerdote che era con me e il Vescovo non guarito, e decidemmo di pregare
fino a che qualcuno fosse venuto a sostituirci. Scoprimmo che Poline non
parlava inglese, così tutte le preghiere di guarigione interiore che io
avrei potuto recitare per curare il trauma di Poline, erano inutili, parlava
indiano. Tutto ciò che potevamo fare era sostenerla ed amarla come la amava
Gesù; pregammo così in totale silenzio per 5 minuti. Poi, mediante un
interprete, le chiedemmo cosa stesse provando; dovevo chiederglielo perché
di solito non so con esattezza ciò che Dio sta operando. Ho imparato che
non c’è bisogno di usare parole drammatiche per pregare, tipo:
"Gesù guariscilo! Gesù apri il suo cuore!" basta che lo amiamo
come Gesù, il resto lo fa Lui. Tutto ciò di cui ho bisogno è l’amore;
quando non so che cosa stia avvenendo, non faccio altro che chiederlo alla
persona e poi prego che si compia o progredisca sempre più ciò che sta
accadendo. Poline disse più tardi: sentivo come se Gesù mi stesse
sostenendo; Egli uscì verso di me come da una luce chiara ed ecco per la
prima volta da sei mesi, tutta la mia depressione e tutta la mia ansia se ne
sono andate, mi sento libera. Noi avevamo pregato Gesù perché la
sostenesse e le desse la sua pace, perciò pregammo perché questa pace
crescesse. dopo altri 5 minuti di preghiera, quando chiedemmo a Poline cosa
succedeva, disse: sento come se il mio piede formicolasse, comincio a
sentire delle sensazioni. Allora cominciammo a pregare per il piede destro;
dopo altri 5 minuti poteva muovere il pollice (ricordiamo che i nervi erano
stati tagliati); altri 5 minuti di preghiera e poteva muovere tutte le dita;
dopo altri 5 minuti muoveva regolarmente tutto il piede. Non avevamo neppure
pensato di pregare per la schiena di Poline, ma anche essa fu guarita.
In 30 minuti il Signore le aveva guarito la schiena, il piede e le aveva
fatto sparire la depressione. Da quella preghiera sono trascorsi ormai 5
anni e nessuno dei sintomi è mai più ricomparso. Eravamo sbalorditi che
Poline avesse ricevuto una tale guarigione; immaginate il Vescovo! Ma il
nostro stupore era fuori luogo in quanto le profonde guarigioni che
Poline ha potuto sperimentare, si verificano ogni volta che si prega su
un ammalato, con la compassione di Gesù.
La gente dice: non guarisci? E’ perché non hai fede! Non è così: uno
che fa un simile discorso, non ama, perché noi non sappiamo quanta è la
sua fede, neppure conosciamo la nostra…
Ogni volta che preghiamo concentrandoci non sulle tecniche di
preghiera, né sui risultati che otterremo, ma soltanto nell’amare la
persona ammalata proprio come l’ama Gesù, tutti coloro che sono
coinvolti nella preghiera sperimentano tre cose:
- una maggior pace (anche chi prega),
che non c’era prima della
preghiera
- una comunità più unita
di prima tra quelli che pregano
- un senso
più profondo di essere Gesù
La pace che Poline sperimentò era così profonda, che mise fine per
sempre alla sua depressione e alla sua ansia che non erano nemmeno state
scalfite dalle medicine e dalle terapie.
Inoltre il senso di appartenere a una comunità che noi provammo, sebbene
parlassimo lingue diverse, fu ben più profondo di quando si possa dire a
parole. Sentimmo nell’intimo del nostro cuore, la ragione per cui Gesù
volle chiamare l’emorroissa "figlia"(Mc 5,34): perché era
inclusa nella sua comunità, addirittura nella sua famiglia.
Dovete pregare così, come se la persona su cui pregate e quelle che
pregano con voi, siano una famiglia sola, veramente intimamente fratelli.
Infine, mentre pregavamo per Poline, capimmo veramente cosa significasse
essere Gesù, il quale trascorse gran parte della sua vita terrena lasciando
che l’amore taumaturgico del Padre guarisse i suoi figli ammalati.
La crescita nella pace, il senso di comunità e dell’essere Gesù, sono
i doni più profondi concessi nelle preghiere di guarigione.
Questi doni vengono sempre concessi quando ci concentriamo nell’amare
come faceva Gesù, e nel ricevere il suo amore. Benché questi doni vengano
sempre concessi, mai avevo visto una guarigione fisica verificarsi con tanta
pienezza.
Dopo aver pregato per Poline, mi misi da una parte e pensai: non capisco!
Perché quando ho pregato con fede profonda per il Vescovo non si è
verificata alcuna guarigione fisica?
Come mai quando invece ho pregato per Poline, questa è stata guarita?
Ho pensato poi a due ragioni che mi aiutano a comprendere quella strana
serata.
La prima ragione riguarda il mio atteggiamento: quando pregavo per il
Vescovo, ero preoccupato di trovare la tecnica giusta perché nulla sembrava
funzionare; al contrario, quando pregavo per Poline, dato che non parlava
inglese, non potevo usare nessuna tecnica precisa. Così non mi rimaneva
altro che tentare di perdere me stesso in Gesù e di essere Gesù per
Poline.
Pregando per Poline non avevo alcuna fiducia nella mia preghiera, ma
soltanto nell’amore di Gesù.
Ma la seconda ragione per cui tutto ciò si compì per Poline era l’atteggiamento
di Poline.
Poline era così fiduciosa di ricevere l’amore di Gesù che era
venuta quella sera con i sandali in un sacco di carta: ella credeva che se
qualcuno avesse pregato per lei, non avrebbe più avuto bisogno delle sue
grosse scarpe ortopediche.
La guarigione ha maggiore probabilità di successo non solo se le persone
che pregano sanno lasciarsi invadere dall’amore di Gesù che scorre in
loro, ma anche se colui che riceve la preghiera sa, come Poline, assorbire
quell’amore e aspettarsi che l’amore di Gesù la guarirà.
Pregare con l’amore taumaturgico di Gesù è così semplice che possiamo
pregare, come nel caso di Poline, senza fare uso neppure di una
parola: se stiamo pregando per qualcuno, tutto ciò che dobbiamo fare
è cercare di diventare Gesù per lui. Divenire Gesù significa che non sono
più io che vivo ma è Cristo che vive in me.
Così quando intraprendiamo la preghiera noi possiamo provare a
raffrontarla con la stessa compassione di Gesù, chiedendogli perfino DOVE e
COME Lui imporrebbe la mano.
Insomma: si tratta solo di permettere all’amore di Gesù di scorrere
dai nostri cuori, attraverso le nostre mani, verso la persona su cui stiamo
pregando, mentre noi diventiamo Gesù. Quando ci identifichiamo in Lui,
sapremo se dobbiamo dire o fare qualcosa per effondere il suo amore, o se
invece dobbiamo essere semplicemente Gesù che ama. Se capiterà di dire
qualche suggerimento: poche parole, non come fanno i pagani.
Se invece stiamo ricevendo la preghiera dobbiamo semplicemente assorbire
l’amore di Gesù, facendo la preghiera del respiro, aspirando il
suo amore. Il resto lo fa Lui.
Un’immagine utile a questo scopo è quella di immaginarci di essere
distesi su una spiaggia calda, con il sole che irradia tutto il nostro
corpo, mentre noi permettiamo che la luce taumaturgica di Gesù ci riempia
gradualmente, entrando dentro il nostro corpo. Allora ecco che è utile
inspirare l’amore di Gesù ed espirare ogni forma di oscurità.
A meno che avvertiamo che qualche cosa ci trattiene, che abbiamo dei
pensieri per la testa, basterebbe soltanto RICEVERE l’amore di Gesù. Non
dobbiamo pensare a NULLA, dobbiamo soltanto ricevere l’amore di Gesù.
Se stiamo pregando per la guarigione di qualcuno o se stiamo ricevendo la
preghiera di guarigione, ciò che guarisce non siamo noi e neppure il
"fluido": è l’amore di Gesù.
Mentre questo amore fluisce in ogni cellula del nostro corpo, ecco che
noi diventiamo Gesù: nella misura in cui siamo Gesù noi possiamo guarire
noi stessi e possiamo guarire gli altri.
Fate ora una pausa di silenzio nella quale ringraziate Gesù per quello
che ha già operato in voi e preparatevi ad essere guariti dall’amore di
Gesù.
Disponete, seduta su una sedia, la persona su cui si prega e in piedi
tutto intorno chi prega su di lei; sia che abbia o non abbia ricevuto l’effusione,
tutti possono pregare se sanno amare come ama Gesù.
Mettiamoci ora in preghiera: con la mano sul cuore chiediamo al Signore
la grazia di avere il cuore di Gesù perché Lui possa usare il nostro cuore
per guarire adesso, e rifiutiamo tutto quello che non va bene, tutti gli
ostacoli.
Inspiriamo Gesù, trasformandoci in Lui, con la sua compassione per gli
ammalati, mentre diciamo al Padre: "Abbà, usaci!"
Cerchiamo di capire la frase di Paolo che dice: "non sono più io
che vivo ma è Cristo che vive in me".
Quelli che pregano alzino la mano destra verso Gesù e preghino perché
questa mano divenga la mano di Gesù, la mano che guarisce.
Esperimentate la compassione di Gesù per l’ammalato.
Quando sentite nel vostro cuore la compassione di Gesù, posate la mano
sull’ammalato, dove sentite che l’amore e la delicatezza di Gesù la
metterebbe, con la sua stessa cura e gentilezza.
Canto in lingue.
Sempre rivolti al Padre, con la mente dite: "Abba!" e fate
scorrere la luce di Gesù che guarisce, attraverso la vostra mano, e
lasciatela fluire nella parte ammalata, nel vostro fratello, con la pace di
Gesù, la forza di Gesù e la salute che viene da Gesù.
Vivete questo momento come lo vive Gesù.
Canto di ringraziamento.