GUARIRE TROVANDO LA VOLONTA’ DI DIO
(Tarcisio Mezzetti – Lozio – luglio 1987)
Come facciamo a capire se stiamo ascoltando la voce di Dio o la nostra?
Sia che noi stiamo prendendo grandi decisioni, come quella di cambiare
lavoro, o decisioni più ordinarie quali quella di come pregare su una
persona, abbiamo bisogno del dono delle orecchie che ci aiuti ad ascoltare.
Che cosa fece Gesù per aiutare Pietro ad ascoltare bene la sfida che
egli faceva di servirlo pascendo i suoi agnelli ?(Gv. 21,5). Gesù sapeva
che Pietro avrebbe avuto molte difficoltà nell’ascoltarlo perché Pietro,
da poco, l’aveva rinnegato, e adesso stava annegando nella paura che non
sarebbe stato mai più capace di servirLo con fedeltà. Ma Gesù sapeva che
più Pietro Lo avrebbe amato, più sarebbe stato capace di ascoltare.
Così, quando Gesù sfidò Pietro (Gv. 21) lo fece nel contesto in cui
Pietro più facilmente avrebbe potuto sperimentare l’amore. Quale era
questo contesto?
Una pesca miracolosa esattamente come era stata quella di quando lo aveva
chiamato e gli aveva detto: "vieni e seguimi", e lui, abbandonando
la barca piena di pesce ed i garzoni, Lo seguì. Inoltre, le rive del lago
di Galilea, lo stesso lago dove Gesù lo aveva chiamato la prima volta.
Quello era l’ambiente in cui Pietro avrebbe potuto sentire più vivo l’amore
perché quello era lo stesso ambiente in cui aveva sentito, per la prima
volta, la chiamata di Gesù a seguirlo: "seguitemi, vi farò pescatori
di uomini".
Quello era l’ambiente in cui Pietro si era sentito più profondamente
amato, ed era lì, dopo la pesca miracolosa, che lui rispose il suo
"si" più profondo (Lc 5, 1-12).
Nel Vangelo di Giovanni (21), abbiamo prima visto che Gesù è un grande
psicologo; usa perfino il vecchio nome "Simone", il nome che
Pietro aveva quando si era sentito così amato, che aveva risposto con il
suo "si" più profondo.
Riportando Pietro indietro, al momento del suo più grande slancio di
amore, ancora una volta Pietro è capace di abbandonare le sue reti e le
paure dietro di sé, ed ancora una volta è capace di dire il suo
"si" completo, mentre ascoltava Gesù che lo sfidava: "pasci
i miei agnelli".
Come Pietro, se vogliamo ascoltare il Signore, dobbiamo metterci in
contatto con il nostro "si" più profondo, quello che abbiamo
detto quando abbiamo conosciuto l’amore di Dio ed eravamo pronti ad
ascoltare e a soddisfare ogni sua richiesta.
Racconta Padre Matt Linn: Quando insegnavo nella riserva Sioux, ebbi una
esperienza come quella di Pietro, che mi insegnò come ascoltare il Signore.
Io in quel tempo cercavo di scegliere tra due cose che non volevo fare:
rimanere nella riserva ad insegnare, oppure lasciare la riserva per fare
seminari di preghiera di guarigione.
Non volevo rimanere perché metà dei miei studenti aveva lasciato l’ora
di religione, quando fu data loro la possibilità di scegliere tra l’ora
di religione e l’ora di educazione fisica.
L’altra metà, i cui genitori avevano insistito che prendessero la
lezione di religione, volevano lasciarla quando sentivano i compagni che
giocavano a pallacanestro nella palestra che stava proprio a contatto con la
nostra classe.
Ma io avevo anche una grande paura di fare seminari di guarigione,
perché non ho doni speciali per fare miracoli e per sentire la voce del
Signore, né per mezzo del dono di conoscenza, né per mezzo di immagini
mentali.
Nella preghiera di guarigione io non mi sentivo a mio agio nel dipendere
totalmente dall’azione del Signore. Avevo il terrore che fino al momento
in cui il Signore avesse agito, i partecipanti al seminario sarebbero
entrati nel caos; immaginavo che avrebbero avuto attacchi di ansia e di
isterismo.
Per quanto riordinassi i miei pensieri e mettessi per iscritto tutte le
ragioni per rimanere o per lasciare, le mie paure non mi permettevano di
scegliere liberamente una via oppure l’altra.
Il Signore ha i suoi piani per rendermi libero di scegliere.
Una notte stavo guidando lungo un burrone, quando un autista ubriaco
cominciò a sbandare lungo la discesa verso di me. Per cercare di evitarlo
io uscii di strada verso il burrone. Per mia fortuna, il paraurti posteriore
agganciò un solitario paletto di ferro, che fece ruotare completamente l’auto
su sé stessa, riportandola sulla strada, ma in direzione contraria al mio
senso di marcia. Sorpreso di essere ancora capace di muovermi, uscii dalla
macchina in mezzo alla strada. Pieno di gratitudine cominciai a muovere le
braccia, perché mi sembrava che la mia vita mi fosse stata donata di nuovo,
dopo avere avuto, per un attimo, la certezza
di finire o morto all’istante o paralitico per tutta la vita.
In quel momento ero grato a Dio per ogni cosa, perfino del danno subito
dalla mia macchina; ero così grato al Signore per avermi salvato che ora
volevo solo donargliela per poterLo servire in qualsiasi modo Lui avesse
voluto. Con mia sorpresa scoprii che, con gratitudine, potevo scegliere
qualsiasi cosa il Signore volesse che io facessi, perché ero diventato
cosciente che perfino il respirare era un dono. Il giorno successivo ero
perfino contentissimo di poter insegnare, e dissi al Signore che avrei
insegnato per sempre se questo era ciò che Lui voleva da me, non cercavo
più i risultati ma soltanto la possibilità di servire e contraccambiare il
dono della vita che mi era stato fatto.
Non avevo più paura nemmeno dei seminari di guarigione, perché adesso
sapevo che il Signore aveva una ragione per tenermi in vita, e se avessi
tenuto seminari, Egli mi avrebbe ancora una volta protetto.
Io ero così permeato del suo amore, che alla fine dissi in profondità:
"si, io farò qualsiasi cosa Tu vorrai".
L’anno scorso al campo, un ragazzo fece questa testimonianza: "ho
saputo recentemente che quando mia madre aspettava me, per una questione
medica, il consiglio era di abortire; ma mia madre non lo ha voluto fare ed
io sono nato. Ho capito così che il Signore mi ha dato la vita due volte,
ed allora ho pensato che questa vita non è più la mia, ma è sua: servirò
il Signore tutta la vita".
L’amore perfetto caccia via ogni paura, dice San Giovanni nella sua
prima lettera, e ci dona la libertà di ascoltare e conoscere la volontà di
Dio.
Come feci allora per ascoltare e trovare la volontà di Dio? Per decidere
se insegnare o fare seminari? Ambedue erano scelte buone, non era perciò
immediatamente evidente quale delle due dovessi scegliere, ma poiché io
ricercavo le conseguenze di ognuna, fui pronto a fare la scelta di fare
seminari di guarigione. Nella mia preghiera ritornai al mio "Si"
più profondo, su quella strada di montagna e alla mia convinzione che
adesso la mia vita apparteneva al Signore, Poi confrontai le due
possibilità con il mio "si" più profondo, il quale risuonava
più "si" andando a fare i ritiri e rendendomi così più
dipendente da Dio, di quanto non fosse facendo l’insegnante.
Questa scelta di fare ritiri e seminari fu confermata quando più tardi
pregai con la Scrittura e mi consultai con coloro che amavano il Signore e
che mi conoscevano bene, compreso il mio superiore. Questi mi spaventò
chiedendomi di cominciare il lavoro dei seminari a tempo pieno, con mio
fratello Dennis, per almeno dieci o quindici anni.
Tutte le mie paure vennero allora a galla di nuovo e dovetti tornare in
preghiera sulla strada dell’incidente per scoprire che la Sua decisione
era in accordo con il mio "si", molto di più del lavoro parziale
che io avrei voluto fare: un po’ di seminari e un po’ di altre cose.
Pregando, consultando le scritture e coloro che più amano il Signore e
che mi conoscono bene, posso sempre discernere se io sto ascoltando la
volontà di Dio o no.
Il discernimento è un processo complesso, non è come qualcuno crede:
apro la Bibbia o sento nel cuore e l’argomento è chiuso.
Il test finale per ascoltare la volontà di Dio è vedere se la cosa che
faccio porta in realtà la vita a me e agli altri: questa scelta che sto
facendo è il modo migliore con cui posso dare e ricevere amore?
Se non è così devo tornare indietro, ripercorrere tutto il mio processo
di guarigione e scoprire dove ho ascoltato la mia volontà anziché la
volontà di Dio, specialmente nei miei sogni e nelle mie paure. Dio conferma
sempre la sua volontà con il dono della vita, perfino in mezzo ai conflitti
più grandi.
Qualche volta mi capita di sperimentare il conflitto quando riscrivo una
cosa per la decima volta, e ancora mi accorgo che non va bene e mi sento
scoraggiato; oppure quando mi sento all’improvviso così sfiduciato, come
la persona distrutta che, seduta davanti a me, sta parlando con me.
Ma anche in questi momenti di conflitto profondo, la pace di Dio, ancora
più profonda di ogni conflitto, scende su di me da un "si" ancora
più profondo che io pronuncio in quel momento: "Signore, si, anche se
questo conflitto non cesserà mai, io continuerò a cercare fin quando Tu lo
vorrai".
Gesù disse questo "si" ed ebbe la stessa pace, nel mezzo del
conflitto che lo fece sudare sangue, mentre si arrendeva al Padre sul
Getsemani.
Il conflitto non scompare con il "si", ma c’è una forza
nuova per fare la volontà del Padre, e questa forza porta la vita in tutto
quello che facciamo.
Il test non è se io avverto l’intensità del mio primo "si",
ma se io sento la sua profondità e la sua serietà o la quantità di resa
totale che questo "si" comporta.
Quindi quel "si" mi fa pronto a fare qualsiasi cosa che mi
aiuterà a dare o a ricevere la vita di Dio più profondamente.
La volontà di Dio spesso significa la Croce, ma anche in questo caso
vuol dire dare e ricevere più della sua vita e del suo amore.
Forse adesso, ascoltare la volontà di Dio suona come una cosa molto
complessa, ma invece è un processo molto semplice, è come sentire il
pianto del bambino nella notte. Chi è il primo che ode il pianto del
bambino che si è svegliato nella notte? In genere è la persona che ama di
più il bambino perché è la persona che dorme meno pesantemente, in modo
da essere sveglia in qualsiasi momento il bambino si possa trovare in
difficoltà.
Il genitore che ama di più il bambino è anche il meno pronto a
rigirarsi nel caldo del letto e lasciare che il bambino continui a piangere
finché non si riaddormenterà sfinito.
L’amore non solo si estende ad ascoltare i bisogni dell’essere amato,
ma supera tutti gli ostacoli per rispondere ai suoi bisogni.
Ascoltare Dio è così semplice e profondo, come l’ascolto di una madre
per il pianto del proprio bambino. La voce di Dio grida nel tempio:
"chi manderò e chi andrà per noi?"
Il Profeta Isaia ascolta e risponde: "eccomi, manda me".
Rispondere così alla voce di Dio vuol dire catturare la generosità di
cuore, entrare nel cuore di Dio, entrare nell’amore di Dio e guarire.
Facciamo un momento di silenzio. Gesù è nel nostro cuore e ci prepara
una sorpresa.
Ascoltiamo questa meravigliosa pagina del Vangelo di Luca 1:
26
Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu
mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a
una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato
Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse:
"Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te". 29A
queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale
saluto. 30L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai
trovato grazia presso Dio. 31Ecco concepirai un figlio, lo darai
alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e chiamato Figlio
dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e
regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà
fine".
34
Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile? Non
conosco uomo". 35Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo
scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo.
Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. 36Vedi:
anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e
questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: 37nulla
è impossibile a Dio". 38Allora Maria disse:
"Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai
detto". E l'angelo partì da lei.
Disponete il vostro corpo nella stesa posizione che secondo voi assunse
il Corpo di Maria, quando Ella disse: "avvenga di Me quello che hai
detto".
Fate che il vostro respiro, le vostre mani, il vostro modo di stare
seduti o di stare in piedi, sia come quello di Maria quando pronunciò il
suo "si" più profondo. Dentro di voi ripetetene le parole:
"avvenga di Me quello che hai detto". Ripetetele finché non
suonano nel vostro cuore, con la stessa profondità del "si" che
disse Maria.
Adesso emettete un respiro profondo e chiedete al Padre di farvi
ricordare un momento della vostra vita, quando voi avete detto un
"si" profondo a Lui.
Forse fu dopo un’esperienza in cui siete stati vicino alla morte, o
avevate toccato il fondo, o avevate sperimentato il suo amore
incondizionato, o il suo perdono, dopo una confessione che è stata
importante, o il giorno della vostra effusione. Chiedete al Padre di
ricordare questo vostro "si" profondo, che lo ha reso pieno di
gioia; allora anche voi gioite col padre e ringraziatelo per quella grande e
straordinaria opportunità, mentre ancora una volta, riposando nell’amore
del Padre, nelle Sue palme delle mani, vi lasciate cullare da Lui che vi ha
reso capaci di pronunciare quel "si" profondo.
Canto in lingue.