(pro - manoscritto ad uso interno della comunità)
I Quaderni della Comunità n° 2/2007
Comunità S. Volto di Gesù
……… Torino ………
Tel. 011 - 7395152
Sede: Via Refrancore, 86/6
10151 Torino
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Riflessioni tratte da:
<< VITA COMUNE >>
di Dietrich Bonhoeffer
<< COMUNITÀ >>
di Augusto Perasso
< LA SANTA INDIFFERENZA >
di Giuseppe Bentivegna SJ
INTRODUZIONE
Dietrich Bonhoeffer: La sua figura
Nato a Breslau, Germania (oggi Wroclaw, Polonia) 4.2.1906,
sesto di 8 figli, famiglia agiata tedesca,
amava la musica (pianista). La natura ha contribuito a
formarlo (mezza montagna, la foresta di Turingia).
Luterano, a 16 anni sapeva che voleva essere un teologo.
Laureato in teologia presso l’università di
Berlino. Tesi: La comunione dei Santi.
Nel momento in cui la chiesa riformata nazionale si legava
troppo al nazismo, la chiesa confessante si
opponeva al nazismo che considerava l’anticristo, si trovò
la necessità di creare un seminario, una vera
comunità religiosa che preparasse i giovani pastori al
ministero.
ESPERIENZA NUOVA
: scelta
di vita.
PROBLEMA DI TUTTI
: tutti
sono la comunità, con tante forme.
Problema vasto affidato alla “Chiesa”
Stare insieme per fare esperienza di vita di grazia, di
fede, di vita ecclesiale.
Durante un viaggio in America per delle conferenze (1939)
alcuni amici cercarono di fermarlo, con
proposte interessanti. Ritornò in Germania, incarcerato
dal 5/4/1943 al 8/10/1944 perché aiutava Ebrei a
fuggire, con l’accusa di sovvertimento delle forze armate,
venne impiccato a Flossenburg.
Affrontò la morte completamente sottomesso alla volontà di
Dio. “Un martire cristiano è un credente
che sceglie di morire, piuttosto che rinnegare Cristo e la
sua opera”
LA VITA COMUNE
1. La missione del cristiano è vivere in mezzo agli altri.
“Ecco quant’è bello e gioioso che i fratelli dimorino
insieme” (Sal. 133.1).
Non è cosa ovvia che il cristiano possa vivere in mezzo ad
altri cristiani: Gesù visse in mezzo ai
suoi nemici.
“Io li disseminerò fra i popoli, ed essi si ricorderanno
di me nei paesi lontani” (Zc. 10.9).
Perciò è solo una anticipazione concessa dalla grazia di
Dio, se dei cristiani, già qui possono
vivere insieme ad altri cristiani e riunirsi visibilmente
in questo mondo, attorno alla Parola di Dio
ed ai Sacramenti.
La presenza fisica di altri cristiani è per il credente
fonte di gioia e di forza.
“Paolo prega intensamente per poter vedere il volto della
comunità di Tessalonica” (1° Ts.
3.10).
Dio concede il dono di una comunità visibile:
“Chiesa domestica, gruppi di preghiera che diventano
comunità, per vivere insieme e studiare,
pregare insieme la PAROLA”.
Tra gli uomini regna la discordia (spirito del mondo).
“Egli è la nostra pace” (Ef. 2.14)
Solo in Gesù Cristo siamo uno.
Quando Dio ebbe misericordia di noi, noi imparammo ad
avere misericordia del fratello, invece
del giudizio ci fu concesso il PERDONO.
2. LA COMUNITÀ NON È UN IDEALE UMANO MA UNA REALTÀ DIVINA
quindi UNA
REALTÀ pneumatica e non psichica.
Il Signore non è il signore delle emozioni, ma della
Verità. Ogni ideale umano che venisse portato
in una comunità cristiana, impedisce la vera comunione.
Dove un ideale umano fallisce, gli pare che debba venir
meno la comunità, così egli rivolge le sue
accuse prima contro i fratelli, poi contro Dio e infine se
stesso.
Dio ci ha uniti in un sol corpo di Cristo, molto prima che
noi entrassimo a far parte di una
comunità con altri cristiani.
Noi impediamo a Dio di concederci grandi doni spirituali
perché non ringraziamo per i doni
quotidiani, per la nostra comunità così com’è.
COMUNIONE SPIRITUALE
è la comunione di coloro che sono chiamati da Cristo, vive
l’amore fraterno nell’agape, e la Parola
di Dio.
COMUNIONE PSICHICA
è la comunione delle anime religiose (empi istinti pii
dell’eros) accanto alla
PAROLA
domina
anche l’uomo dotato di particolari forze ed esperienze
(disposizioni suggestivo magiche). Esiste
una conversione psichica che si manifesta con i segni di
una vera conversione (amore psichico)
cioè ama il prossimo per se stesso.
L’amore spirituale ama il prossimo per Cristo, lo ama
nella sua libertà, disposto sempre a
perdonare, amare il proprio nemico, quello che si oppone
al proprio ideale.
3. AMORE SPIRITUALE: FONDAMENTO DELLA COMUNITÀ
L’amore spirituale viene da Gesù, serve solo Lui, legato
solo alla Parola di Gesù Cristo, non
desidera nulla per sé, pensa solo a servire, ama tanto il
nemico quanto il fratello, ed è nato da
Cristo e dalla sua Parola.
Significa che io devo lasciare libero l’altro e non
tentare di determinare le sue decisioni. Resterà
costante, affidando tutto ciò che fa e dice e il prossimo
a Gesù Cristo.
VITA VISSUTA IN COMUNE SOTTO LA PAROLA
dove per fede è Dio che opera, ci rende beati e
contenti, dove i fratelli dimorano insieme in Cristo,
perché Gesù Cristo è la nostra concordia.
“EGLI È LA NOSTRA PACE”
(Ef. 2.14)
4. LE GIOIE E I DOVERI DELLA VITA QUOTIDIANA
Ogni mattina splende la luce della risurrezione.
“Quelli che ti amano siano come il sole quando si leva in
tutta la sua forza” (Gdc. 5.31)
Ti adoro mio Dio, ti amo con tutto il cuore……….
“Oh Dio tu sei il mio Dio all’aurora ti cerco………”(Sal. 63)
“Le sue misericordie si rinnovano ogni mattina” (Lam.
3.23)
Dio si rivela nella sua Parola.
CANTO –
Dove non si
canta in onore a Dio, si canta in proprio onore o in onore della musica.
(inno a un idolo)
5. PREGHIERA COMUNITARIA
Alla molteplicità della comunità corrisponderà una
molteplicità di forme culturali.
Una comunità (famiglia con bambini): chiesa domestica avrà
bisogno di un culto diverso da
quello tenuto da teologi.
Il culto deve però comprendere le seguenti parti:
o
Invocazione allo
Spirito Santo
o
La lettura della
Parola di Dio
o
Preghiera della
comunità
o
Inni appropriati
o
Lodi – Ringraziamento
– Intercessione
Cristo intercede per chi prega (Gv. 17)
Lo Spirito Santo intercede con gemiti inesprimibili (Rm.
8.26)
Alla stanchezza della sera con noi
DIO
compie la sua opera.
Quando subentra la notte per la comunità, la “
COMPIETA”
chiude i nostri occhi.
Si dispone l’animo al perdono reciproco, a perdonare
tutti, a consegnare il nostro spirito al Signore
– affinché satana nella notte non abbia alcun potere su di
noi.
6. LA SOLITUDINE NELLA COMUNITÀ FRATERNA
Molti cercano una comunità per paura della solitudine.
Di solito poi sono delusi e rimproverano alla comunità ciò
che è colpa loro.
In realtà non si cerca la comunione nello Spirito Santo ma
l’ebbrezza che possa fargli dimenticare
la sua solitudine.
Siamo tutti destinati a morire e ognuno dovrà lottare
personalmente per sé con la morte.
Nella comunità porti la tua croce, lotti e preghi con
loro. Riconosciamo che possiamo rimanere
soli, soltanto se siamo inseriti nella comunità dei
credenti.
7. NECESSITÀ E FORZA DEL SILENZIO
La giusta parola nasce dal silenzio, come la parola è la
caratteristica della comunione.
Tacere non significa restare muti, come parlare non
significa chiacchierare.
“C’è un tempo per tacere, un tempo per parlare” (Qoèlet
3.7)
Tacciamo dopo l’ascolto della Parola, perché questa ci
parla ancora, vive e dimora in noi.
Il silenzio del cristiano è un silenzio intento ad
ascoltare, un silenzio umile, vincolato alla
“PAROLA”.
Il cristiano ha bisogno di un periodo di solitudine con sé
stesso nella giornata; tre sono le cose cha
ha bisogno:
a) Meditazione della Parola.
b) Preghiera di lode, ringraziamento.
c) Intercessione
Leggiamo la Parola di Dio come Parola di Dio per noi, non
per altri.
Invocheremo lo Spirito Santo perché ci riveli la sua
Parola e ci illumini e come Maria
“conservava in sé” (Lc. 2.19)
8. INTERCESSIONE: SERVIZIO ALLA COMUNITÀ
Una comunità cristiana vive dell’intercessione reciproca
dei membri o perisce.
Intercedere non significa altro che presentare il fratello
a Dio, vederlo nella luce della croce di
Gesù come povero uomo, peccatore, bisognoso di grazia.
È un servizio che ci viene chiesto da Dio e dal fratello
ogni giorno. Non è una preghiera generica,
ma una richiesta molto concreta.
Quanto più chiara è la mia preghiera di intercessione,
tanto più certo è l’esaudimento.
9. IL TEMPO DELLA PROVA NEL MONDO NON CRISTIANO
Il singolo deve sapere che il suo comportamento quando è
solo si riflette sulla comunità, può
distruggere e macchiare la comunità e può fortificarla e
santificarla: SIAMO MEMBRA DIO UN
SOLO CORPO.
“Chi sa dominare la propria lingua, sa anche dominare il
proprio corpo” (Gc. 3.3)
“Vivere l’inno della carità” (1°Co.13) e le beatitudini
(Mt. 5) praticare il perdono ed accettare la
croce di Cristo.
10. SERVIZIO FRATERNO
LEGGE FONDAMENTALE DELLA COMUNITÀ
Appena degli uomini si mettono insieme, ecco che
incominciano ad osservarsi, giudicarsi, a
classificarsi. È la lotta dell’uomo naturale, carnale.
Aiutarsi vicendevolmente a diventare
spirituali, ad accettarsi, non giudicarsi. “Nessuna parola
cattiva esca dalla vostra bocca……”
(Ef 4.29)
Sarò in grado di lasciar libero completamente il fratello
come Dio me lo ha messo accanto?
Chi vuol imparare a servire deve prima imparare a tenere
se stesso in poco conto – Romani 12,3.
Solo chi vive del perdono dei suoi peccati in Gesù Cristo
può provare la giusta umiltà ed
ASCOLTERÀ IL FRATELLO come ascoltiamo la Parola di Dio.
Chi non sa ascoltare il fratello non saprà ascoltare Dio
per portare i pesi gli uni degli altri.
11. RICONCILIATI CON DIO E CON GLI UOMINI VOGLIAMO
Ricevere il corpo di Gesù: SANTA CENA (Eucaristia)
compimento della comunione cristiana.
DA UNA MEDITAZIONE flash (in memoria di Augusto)
COMUNITÀ
È la condivisione della vita, la quale scaturisce
dall’amore. La comunità si attua quando più persone
condividono la vita, perché si amano.
La parola comunità non ricorre mai nell’A.T.
C’è la parola ecclesia, chiesa, convocazione da parte di
Cristo, c’è la parola Koinonia che vuol dire
comunione.
Differenza tra comunione e comunità.
La comunità è costituita dalla unione, dalla volontà dei
membri che vogliono unirsi per amarsi.
La comunione è l’azione dello Spirito Santo, che unifica
tra di loro i membri.
Nella comunità la causa efficiente è l’uomo, nella
comunione la causa efficiente è Dio. E ciò che unifica i
cristiani è l’iniziativa di Dio, è il Signore Risorto,
presente nella sua Parola e nell’Eucaristia, che infonde
in tutti il medesimo Spirito.
La comunione non è tanto il frutto di un impegno umano,
quanto la docilità allo Spirito Santo.
Le comunità devono essere orientate a diventare comunione,
mediante una valorizzazione dei soli fattori
unificanti, più che dai fattori psicologici.
Comunanza di Spirito.
Per San Paolo, per comunanza dei nostri spiriti, intende,
lo spirito umano permeato dallo Spirito Santo,
ma è sempre l’effetto sovrannaturale di Dio che cala sugli
uomini e li unifica fra di loro.
La comunione determina l’AGAPE, che vuol dire amore.
Malattie della Chiesa, essere vivente.
Uniformità -
L’unità senza pluralità, abbiamo l’uniformità, la massa. E
spesso l’equivoco è stato quello di
confondere l’unità nella uniformità.
Pluralità, senza unità, abbiamo la divisione, il
settarismo.
Il mondo chiede una comunità cristiana dove è così
fiorente il servizio e la comunione, da rendere
trasparente la presenza di Dio. “Guardate come si amano”.
Il mondo deve vedere che il nostro modo di
vivere susciti interrogativi.
L’interrogativo per essere credibile, più che nascere dal
singolo, deve nascere dalla comunità.
Rinnovamento.
L’attuazione dell’uomo nuovo, a livello, non solo di
persona ma di Chiesa.
Rinnovamento è conversione completa e totale allo Spirito
di Cristo che si riflette nella vita personale e
nella vita comunitaria.
Quando noi diciamo al mondo “Cristo è Risorto” e la gente
dice, bè sei tu che lo dici, ma dov’è il Cristo
Risorto; ed il segno che lo rende visibile è la Comunità.
Il segno che lo rende visibile nella comunità, “Dove due o
più sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo
a loro” .
Perché siete così, venite a vedere, abbiamo il Signore.
Noi partecipiamo alla vita divina, che è unità nella
pluralità.
La comunità che partecipa della vita divina, diventa unità
nella pluralità.
“Siano anch’essi una stessa cosa, perché il mondo creda
che tu mi hai mandato”.
Perché il mondo creda occorre che l’annuncio della Parola,
sia reso in qualche modo credibile, sia
confermato dal segno della presenza del Signore nella
comunità che attua l’unità nella pluralità.
DIRE LE COSE AGLI ALTRI, ARRICCHISCONO ANCHE ME.
Dio creò gli uomini, non perché vivessero individualmente,
ma in comunità.
Dio vuole salvarci insieme come popolo, perché vuol
salvare la comunità. Promuovere l’unità,
corrisponde agli scopi della Chiesa (G. Spess. N. 42).
Vivendo in comunione di vita, la comunità vive la presenza
di Gesù. La comunione è dono di Dio, quindi
bisogna pregare affinché Dio ci conceda questo dono.
Il Padre vuole che conosciamo negli altri il Cristo
fratello.
Rapporto fra di noi. Essere uniti nella preghiera.
Ricordare che la malizia di satana, cerca di dividerci.
Chi non si rende indifferente sconvolge i disegni di
Dio.
di Giuseppe Bentivegna, JS
L’indifferenza è la regola che bisogna osservare per
ordinare i propri desideri, e tutte le nostre scelte.
1. Dio e l’anima sono i soli oggetti ai quali l’uomo deve
riferire ogni cosa.
Tutto il resto per se stesso nulla vale e nulla importa.
Chi non si rende indifferente a tutte le cose create,
mostra di non capire quale sia il loro valore e quale sia
la loro importanza, che cosa siano Dio e l’anima.
2. Dalla pratica dell’indifferenza dipende la nostra
felicità.
È impossibile peccare, se si segue questa regola. Il
peccato infatti non è altro che un attaccamento a
qualche cosa creata in contrasto con i disegni di Dio.
Chi è indifferente per tutte le creature si trova in una
regione superiore. Di là tutte le cose si vedono con
occhi sempre uguali. L’alto e il basso, il più e il meno
non possono cagionare alcuna agitazione, che non
si calmi con un momento di riflessione.
3. Solo la provvidenza di Dio dispone di noi e delle cose
nostre.
Noi non sappiamo ciò che possa giovare o essere di
ostacolo al conseguimento del fine per cui siamo nel
mondo. Se Dio rimettesse sempre a noi la scelta della
sanità o dell’infermità, delle ricchezze o della
povertà, dell’onore o del disonore, della vita breve o
lunga, noi per timore di errare dovremmo dirgli:
Signore, fai tu.
4. Dio in molte cose lascia la scelta a noi.
Se non siamo indifferenti per le cose che passano quaggiù,
facilmente sbaglieremo nella scelta, perché
tendiamo a scegliere per passione. Beati noi, se arriviamo
a metterci nella mente e nel cuore la
pratica di questa verità
fondamentale. Avremo acquistato il maggior tesoro che si
possa dare in questa vita, la vera via da tenere
nell’avvenire per arrivare alla vita eterna. Di coloro che
agiscono così San Paolo direbbe: “Hanno messo
da parte un buon capitale per il futuro, per acquistare la
vita eterna”
1Tm 6,19
5. Sant’Ignazio sottolinea alcune situazioni particolari
nelle quali dobbiamo fare uso
“dell’indifferenza” perché fanno molto spesso parte delle
nostre quotidiane preoccupazioni.
Povertà, ricchezze, onore e disonore appartengono
all’ordine dei rapporti umani; sono fonte di bene se,
quando ci tocca di sperimentarli, usiamo il nostro libero
arbitrio praticando il principio dell’indifferenza.
in ricordo di….AUGUSTO PERASSO
Dal suo testamento:
“…Grazie per questi anni di luce e di Rinnovamento, dono
tuo o mio Signore, perché non abbandoni i
tuoi figli anche se peccatori e ti chini su di loro come
ti sei chinato su di me, peccatore. Chiedo
perdono, in primo luogo alla mia cara Angiolina, a tutti i
fratelli e sorelle in Cristo ed a tutte le persone
che volontariamente o involontariamente ho potuto
offendere con le mie azioni ed il mio
comportamento. Chiedo perdono a tutti, il Signore vi
benedica e faccia splendere su di Voi il suo
Volto.”
N: Cesana 18 - 11 - 1923 : Torino 18 - 06 – 2002
Sanità e malattia, vita lunga o breve appartengono
all’ordine delle disposizioni divine, non sono rilasciate
al nostro libero arbitrio. Non ci è mai lecito cercare una
malattia o desiderare una vita breve; ci è proibito
di volere, come se dipendesse da noi, la sanità anziché la
malattia, la vita lunga anziché la vita breve. E
cosi via in tutto il resto. Lo stato di indifferenza è una
disposizione d’animo che non ci deve mai
abbandonare. Dio solo conosce che cosa a ciascuno sia più
opportuno perché consegua il suo fine, che
cosa gli è di aiuto e che cosa gli è di impedimento.
Alcuni hanno usato le ricchezze e gli onori come
occasione per accumulare copiosi meriti, al contrario sono
stati causa di rovina e dannazione.
Giuseppe Bentivegna, SJ
Gesuita e patrologo di fama internazionale, insegna
Teologia all’Istituto di Scienze umane e religiose
presso l’Ignatianum di Messina. È autore di numerosi testi
tradotti anche in altre lingue. Collabora alla
rivista La Civiltà Cattolica. Fa parte del Rinnovamento
dal 1976.
COMUNITA’
SANTO VOLTO DI GESU’
Tel. e fax 011-7395152
Via Refrancore, 86/6 - presso “Centro della
Divina Misericordia” - Torino
Venerdì ore 16 e sabato ore 15,30 incontro
di preghiera e di guarigione.
Quarta domenica di ogni mese (da settembre
a giugno) ore 9-12 preghiera di guarigione
comunitaria delle ferite emozionali; ore
14,30-18 culto a Gesù misericordioso, intercessione ed
eucaristia.